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Autore: GraStew    20/02/2014    5 recensioni
Martina è la classica ragazza acqua e sapone. Ha vissuto molte esperienze tristi, ma nonostante ciò non si lascia distruggere da niente. Tutto cambierà un giorno d'estate, quando il suo cuore verrà spezzato per l'ennesima volta. Questa è la storia di una vendetta, di un'amore che non porterà niente di buono. Questa è la storia di Martina, una ragazza che avrà bisogno dell'aiuto degli altri per riuscire a sopravvivere e per continuare ad amare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Hurt Lovers
 
*Telefonate inaspettate*
 
-undicesimo capitolo-


 
 
Napoli è una di quelle città che mi ha sempre affascinata. Non so il reale motivo, ma fin da piccola sognavo di venirci. Ero curiosa di osservare le bellissime chiese che costituiscono parte della città e dei dintorni. La mattinata l’abbiamo trascorsa al museo di Capodimonte, uno storico museo di Napoli, sito all'interno dell'omonimo bosco, nella reggia di Capodimonte, una delle dimore storiche della casa reale dei Borbone di Napoli.* Io e Elisa eravamo davvero incantate nell’osservare i vari quadri dei più importanti pittori, tra i quali Botticelli, i Carracci, Correggio, Raffaello. Ed è proprio un’opera, di quest’ultimo pittore, che mi ha stregata. La Madonna del Divino Amore è uno dei miei quadri preferiti dell’autore. L’avevo studiato a scuola e sono sempre stata curiosa di vederlo dal vivo.
Ho ammirato, insieme alla mia amica, i colori così scuri e si nota una certa rigidità nell’esecuzione. La composizione, ricca di particolari, rappresenta Gesù in grembo alla Madonna mentre è intento ad ammirare la Croce posta davanti a lui e che lo separa da San Giovannino. Accanto alla Madonna c’è Sant’Elisabetta, mentre a sinistra si apre una loggia dove la figura di san Giuseppe assiste in disparte, sullo sfondo di un paesaggio buio.
Adesso, dopo aver girato un altro po’ all’interno del Museo e dopo aver visitato la Reggia, siamo in pieno centro, a Napoli.
Cammino sorridendo e ammirando il lungo corso, ricco di negozi e bar. M’incanto ogni volta che i miei occhi si posano sull’insegna di una libreria. Mondadori, Feltrinelli… il mio mondo. Mia sorella storcerebbe il naso di fronte ai miei occhi pieni d’amore verso i libri, come io lo farei verso tutti i cosmetici.
«Ti piacciono i libri?». Samuel interrompe i miei pensieri facendomi saltare in aria per lo spavento.
«Ti sei spaventata? Non era mia intenzione» mormora sorridendo.
«Tranquillo. Ero sovrappensiero, per questo non ti ho sentito. Comunque sì, amo i libri. Amo l’odore che hanno appena comprati. Amo il modo in cui ti fanno immergere in un altro mondo, il modo in cui ti aiutano a superare la rabbia, il dolore. Mi hanno aiutata in vari momenti della mia vita. Quando è morto mio padre mi sono buttata a capofitto sulla lettura e da allora non ho mai smesso di leggere. Ora non lo faccio frequentemente perché ho tante cose che mi frullano per la testa, ma appena tornerò a casa lo farò di nuovo. Comprerò altri libri e li divorerò» ammetto scrollando le spalle.
«Cioè… ti rendi conto che hai detto tutto senza prendere fiato? Stai bene?».
«Ti rendi conto che ho un amico stronzo, che invece di starmi a sentire pensa ad altre cretinate?» lo rimprovero assumendo l’aria di una persona offesa.
«Dai che scherzo, scema!» mi dice facendomi l’occhiolino. «Ho capito tutto quello che mi hai detto tranne il primo pezzo, l’ultimo e il centrale».
«Sei un cretino, Samuel!» esclamo dandogli un pugno sulla spalla.
Scoppia a ridere con le lacrime agli occhi e continua a camminare scuotendo la testa. «No, dico… ti sembra giusto lasciarmi così? Sei un cafone!» continuo ad insultarlo finché non si gira e mi viene incontro.
«Sei amica di un cafone» sottolinea e prima di iniziare a camminare nuovamente, si piega verso di me per darmi un bacio sulla guancia.
Sorrido per il suo gesto inaspettato e lo raggiungo percorrendo a passo veloce i pochissimi metri che ci separano.
«Per la cronaca: sono felice di avere un amico cafone come te» confesso sorridendo.
Mi da una pacca sulla spalla e non dice altro fin quando non arriviamo davanti un negozio della Disney.
Dire che sono meravigliata è poco! Mi sono sempre piaciuti i peluche di qualunque marca e dimensione.
«Oh mio Dio!» esclamo con gli occhi sgranati per l’entusiasmo.
«Hai esclamato proprio come una vera inglese» scherza Daniele, spezzando il silenzio. Tutti, compresa me, lo guardiamo con stupore. Le mie amiche mi fissano scuotendo la testa, mentre Samuel mi stringe la mano.
«Che succede? Ho detto una stupidaggine? Gli inglesi non dicono sempre “Oh my God”? Non capisco i vostri sguardi indignati» continua Daniele guardandoci uno alla volta. Giustamente non può sapere che sono innamorata di un inglese e che la mia vita si è complicata da quando lo conosco.
Respiro profondamente e mi sforzo di sorridere. «Stai tranquillo. Hai ragione! Stupidi inglesi!» farfuglio entrando dentro il negozio.
«Martina!» mi chiama Chiara quasi urlando.
Mi volto per sapere cosa vuole e quando noto le facce dispiaciute dei miei amici, sorrido. «State tranquilli. Sto bene» confesso mentendo.
Samuel e Daniele si rilassano, mentre le mie due migliori amiche continuano a scrutarmi, dato che mi conoscono alla perfezione.
«Entrate, dai» l’invito intrufolandomi tra una coppia di signori con un bambino.
Non se lo fanno ripetere due volte e raggiungendomi ci perdiamo tra le centinaia di pupazzi in esposizione.
Ringrazio mentalmente le mie amiche per non essersi soffermate troppo sull’accaduto.
Qualche ora più tardi, davanti ad un bicchiere di coca-cola, le mie amiche partono all’attacco.
«Marti stai bene?» mi chiede Elisa.
«Sì, cioè… non proprio» confesso prendendomi la testa tra le mani. Sono davvero un caso perso!
«Spiegati»
«Okay… ogni volta che sento il nome di Ryan o la parola inglese mi viene da star male, perché mi manca in un modo che non avrei creduto possibile. Mi manca tutto di lui. La sua risata, il suo accento, i suoi buffi occhiali, la sua sfacciataggine. Non so davvero come devo fare».
«Oh mio Dio! Sei innamorata persa!» sbotta Chiara con gli occhi sgranati.
Batto le mani e la guardo male. «No, ma brava Chia! Sono mesi che sto male e tu ora lo capisci!».
«Non è che non l’avevo capito, ma speravo non fosse reale!».
«Scusa?»
«Martina lui è più grande di te».
«Non m’importa»
«Vive in un altro Stato».
«Non m’importa».
«Non è innamorato di te, secondo me. Ecco l’ho detto!» sbotta Chiara sorprendendomi.
«Cosa te l’ho fa credere?»
«Oh, ma dai! Non sei stupida, Martina. È venuto a letto con te e poi non si è fatto più sentire. È di nuovo a casa e siamo sicuri che tornerà?».
«Sei ingiusta! Certo che tornerà… lui, lui… qualche tempo fa mi ha detto che mi vuole e che tra di noi c’è complicità».
«Martina sveglia! Lui ti vuole solo per scopare!» grida Chiara con la sua estrema delicatezza.
«Grazie!» urlo di rimando alzandomi di scatto, facendo cadere la sedia.
Scoppio in un pianto disperato e corro via mentre sento Samuel chiedere cosa sia successo alla cugina.
Mi chiudo in camera e mi butto sul letto disperata. Sfogo tutte le mie lacrime per un tempo indecifrabile mentre continuo a pensare alle parole della mia amica.
Non ci credo! Non posso neanche prenderle in considerazione perché so com’era mentre facevamo l’amore, so come mi stringeva e mi coccolava.
Dovrei chiamarlo, ma ancora non ho trovato il coraggio.
Qualcuno bussa alla mia porta ma io non ho la forza di parlare con nessuno, né tanto meno voglio farmi vedere in questo stato.
«Chiunque tu sia vai via. Non ce la faccio ora. Ti prego» sussurro tra un singhiozzo e l’altro.
La persona dietro la porta smette di bussare e il silenzio torna l’unico sovrano della situazione.
Mezzora più tardi, seduta a terra con la schiena contro il letto, guardo il display del cellulare.  Ho sempre pensato che parlare al telefono senza poter guardare la persona dall’altro capo della cornetta fosse più semplice, meno pericoloso. Non possiamo vedere il loro sguardo, le loro espressioni e questo ci dovrebbe aiutare molto. Perché allora non riesco a premere quel benedetto tasto, in modo da far partire la chiamata?
Le mie mani continuano a tremare ed io non trovo il coraggio necessario. Sono davvero un caso perso!
Salto in aria per lo spavento quando all’improvviso il mio cellulare inizia a squillare e a vibrare.
Il cuore perde un battito e le mani iniziano a tremare per il nervosismo. Il nome che compare sullo schermo non era quello che mi sarei mai e poi aspettata.
Alessio.
Cerco di schiarirmi la voce per come posso, ma quando la sente, mi chiede subito cosa sia successo.
«Niente, tranquillo. Nostalgia di casa» gli dico senza entrare nei particolari.
«Di casa o di Ryan?» sbotta all’improvviso. Posso chiaramente vederlo mentre si maledice da solo mentre si da una botta in testa.
«Di casa. E comunque non mi pare corretto parlare di Ryan proprio con te».
«Hai ragione. Scusa! Infatti non voglio sapere niente di lui»
«Ecco»
«Già»
Non so cosa dire. Il silenzio è talmente imbarazzante che decido di chiudere la conversazione con una scusa.
«Beh… mi stanno chiamando. Devo andare. Ci sentiamo presto. Grazie per la chiamata» dico anche se aggiungerei un “che mi hai chiamato a fare se non parli?”, ma non dico niente per non sembrare antipatica.
«No, aspetta. C’è un motivo se ti ho chiamata».
«Ah, beh, allora dimmi tutto».
«Mi hai detto chiaramente che non vuoi stare con me perché non mi ami».
Lo interrompo prima che possa andare oltre; rifare quella conversazione non mi pare il modo migliore per finire questa giornata.
«No, non voglio parlarne. Voglio essere sicuro che sia ancora la cosa che vuoi».
«Sì, è quello che voglio» sussurro flebilmente.
«Bene. Sappi che ti amo ancora, Martina. Non smetterò di farlo molto facilmente, ma voglio provarci. Voglio che tu lo sappia da me».
«Che cosa dovrei sapere?» balbetto. La voce calma e piatta di prima adesso è fragile.
«Ho deciso di stare con una persona. Si chiama Elena e mi fa sorridere. Non sono innamorato di lei, ma spero di esserlo. È una bella persona».
«Non come me» continuo al posto suo con la voce rotta dal pianto.
«Martina…»
«Non dire niente, ti prego. Spero soltanto che Elena ti renda felice per come meriti. Capisco di non essere più niente per te, ma… non so cosa dire Ale».
«Sei tutto per me, Martina ma, non posso averti. Questo mi uccide, ma ho vent’anni e devo andare avanti. Ti auguro il meglio. Ti aspetterò per come posso, ma ho bisogno di qualcuno che mi apprezzi».
«Io… ti apprezzo, ma…»
«ma ami un altro» continua lui. Trattengo le lacrime per non sembrare la vittima della situazione.
L’ho voluta io.
Io che sono attratta da un uomo che non mi considera, che mi ha presa in giro. Io che mi caccio sempre nelle situazioni più assurde.
Io che m’innamoro sempre delle persone sbagliate.
Io che faccio soffrire chi invece mi ama veramente.
«Mi dispiace tanto, Alessio».
«Lo so, lo so».
Rimaniamo in silenzio, senza pronunciare parola, soli con noi stessi. Soli con le nostre lacrime.
Lo sento dall’altra parte del telefono tirare su con il naso.
Sento la sua tristezza.
Mi sento come se l’avessi trafitto al cuore con una spada; in realtà il cuore gliel’ho distrutto.
«Devo andare» annuncia all’improvviso. «Stammi bene, Marti» continua e non aspetta neanche la mia risposta che chiude la chiamata.
Mi butto a terra disperata perché sono consapevole che questo era un addio. Ha trovato un’altra ragazza; una persona che lo rispetta, che lo apprezza davvero.
Alessio è quel tipo di persona che ti entra nel cuore già la prima volta che lo vedi. Ha un sorriso contagioso ed è sempre pronto a darti una spalla su cui piangere. Elena è proprio fortunata ad averlo trovato.
Alessio sta andando avanti senza di me.
È dura da accettare, ma devo farlo anch’io. Devo accettare le conseguenze delle mie scelte senza voltarmi indietro. Devo arrivare al mio obiettivo.
Ryan.
Ho bisogno di sentire la sua voce, di accettarmi che non mi sono fatta solo dei film mentali.
Ho bisogno di sapere se i sentimenti che provo sono contraccambiati. Non mi fermerà niente e nessuno.
Mi schiarisco la voce e pronta ad affrontare la realtà compongo il suo numero al cellulare e aspetto che risponda.
Mi tremano le mani, ma ormai non posso tornare indietro.
Dopo tre squilli risponde.
Sentire la sua voce mi fa sbalzare il cuore nel petto e mi rende all’istante euforica.
«Ciao» mormoro senza sapere cos’altro dire.
«Ciao»
«Come… come stai?» gli chiedo, mentre decido di sedermi sul letto.
Incrocio le gambe come gli indiani e sorrido.
«Sto bene, e tu?»
«Potrebbe andare meglio, Ryan. Ho visitato la Reggia di Caserta». Lo informo facendolo sorridere.
«Bella, vero?»
«Assolutamente sì. Ci sono tanti di quei quadri e sculture che mi girava la testa. Ho amato ogni singolo oggetto, stanza e giardino. Sarebbe stato perfetto se…» non finisco la frase maledicendomi di averla iniziata.
«Se?»
«Niente, lascia stare» mugugno scuotendo la testa imbarazzata.
«Dai, dimmelo».
Inspiro profondamente e decido di parlare.
«Beh… sarebbe stato perfetto se tu fossi stato con me» sussurro con il cuore a mille.
Lo sento trattenere il fiato.
«Oh, Martina!» esclama senza dire altro.
Lo sapevo che era una pessima idea. Sicuramente non gli manco neanche un po’.
«Lascia stare, davvero. Non so cosa mi sia passato per la testa» gli dico per cercare di giustificare il mio gesto e per non metterlo in imbarazzo.
«NO! Aspetta! Mi manchi Martina» sussurra a voce bassa.
«Davvero?» gli chiedo con voce incredula, quasi gridando.
«Sì, sciocchina».
«Anche tu mi manchi tanto.  Non vedo l’ora di vederti. Dove sei? Ancora a Londra?»
«No, sono a Milano. Alcuni amici mi hanno ospitato».
«e Marta?» gli chiedo curiosa. So che era con lui in Inghilterra.
«A casa» risponde deciso. «Quando torni dobbiamo parlare di alcune cose, Martina. Molte non ti piaceranno, ma ho bisogno di dirtele guardandoti negli occhi».
«Va bene» acconsento, anche se sono curiosa.
Quando sto per dirgli che ho preso la decisione di stare con lui, i battiti del mio cuore diventano più frenetici.
Una voce in lontananza mi fa spuntare le lacrime.
Una voce dall’altro capo del telefono mi distrugge il cuore in tanti piccoli pezzi.
Non ci posso credere.
La telefonata si chiude inaspettatamente con Ryan che impreca ed io che scoppio a piangere.
 
 
 ****
 
 
BUONASERAAAA ^^ dopo un mese eccomi qui con un altro aggiornamento di Hurt Lovers. La storia prosegue a rilento e mi dispiace tanto.
Molti l’hanno abbandonata, molti se ne sono dimenticati.
Questo mi spezza il cuore, ma ci metto tutta l’anima per scrivere un capitolo e spesso non esce come dovrebbe.
Scusatemi!
In questo capitolo, dalle telefonate inaspettate, succede un po’ di tutto.
Martina finalmente vuole dichiararsi, ma qualcosa la blocca.
È facile, dai xD Non vi dico niente però :p
Alessio è un cucciolo e non odiatemi, please ^^
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Grazie a chi mi segue ancora :*
Vi adoro <3
Per quanto riguarda il primo pezzo, sulla Reggia di Capodimonte e il ritratto volevo solamente dire che le informazioni le ho prese su Wikipedia.
Sono stata a Napoli tre volte e in una di queste gite sono stata alla Reggia di Capodimonte e devo dirvi che è assolutamente così come quella di Caserta, ancora più bella.
Non mi ricordo tutto tutto, però è meravigliosa *-*
Andate a visitarle, se potete <3
Alla prossima bellezze :3
Grazia
   
 
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