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Autore: Valvonauta_    25/02/2014    5 recensioni
«Non capisco che diavolo sta succedendo ma una cosa è sicura: Sirius sta rischiando di crepare soffocato. Per me.
Sento gratitudine, euforia e paura mischiarsi nel mio animo come in una strana pozione.»
Una piccola one shot slash su Sirius e Remus.
"La storia partecipa al contest "Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?" di PhoenixQuill"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sirius, I don't want to be your friend
 
Per i prossimi giorni è prevista una bufera di neve eccezionale. Talmente eccezionale da costringere il preside a rimandare con largo anticipo la partita di Quidditch tra Serpeverde e Grifondoro prevista per la settimana successiva, al rientro dalle vacanze di Natale.
A tutti quei pochi, disgraziati studenti rimasti nella scuola è stato tassativamente ordinato dalla professoressa McGranitt di restare nei propri alloggi... fino a nuovo ordine.
E allora che ci faccio qui fuori al gelo, disteso sul sottile filo d’acqua di quello che mi auguro sia il Lago Nero?
Sento i vestiti impregnati d’acqua, il mio corpo costretto in uno stato di semi-congelamento.
Vorrei muovermi, ma non ce la faccio. Sono un fantoccio, un pezzo di carne trasportato dalla corrente verso chissà quale destinazione.
Cerco di aprire gli occhi.
Li sento pesanti; le palpebre non si vogliono aprire, ma non mi faccio prendere dal panico e con grande fatica, dopo almeno una decina di tentativi, ci riesco.
Davanti alle mie iridi, prima sfumato poi man mano sempre più definito, il cielo grigio fa capolino, sovrastandomi in tutta la sua imponenza. Le nuvole mi guardano dall'alto, quasi sbeffeggiandomi.
Nient’altro si affaccia nel mio campo visivo.
Ho freddo.
Tanto freddo. Così tanto che non sento più niente: è come se io fossi una testa, una testa parlante, proprio come quelle che ci sono ai Tre Manici di Scopa. (*)
Anzi, penso ironicamente, macché parlante... muta!
Rido tra me. Sì, tra me, perché appena provo a muovere i muscoli della bocca un sordo dolore mi spezza il fiato.
Una crisi, una maledettissima crisi. Un'altra notte di luna piena.
Un’altra volta.
Ancora.
Non ce la faccio più.
Ormai mi son chiesto talmente tante volte ‘perché a me?’ che è assurdo che non sia riuscito a trovare neanche un mozzicone di risposta, in tutti questi anni di licantropia.
Aspetterò che qualcuno mi trovi. Aspetterò nella speranza di non aver fatto male a nessuno.
Eppure me lo aveva detto Sirius, mi aveva avvertito con quella sua faccia da culo che si ritrova, ma io, come mio solito, convinto della sua totale mancanza di buon senso e capacità di comprendere la mia situazione, l’ho palesemente ignorato. Ed eccomi qui. In mezzo all'acqua di quello che prego essere il Lago Nero.
Questa volta l’avventato sono stato io. Eccome.
- Rem, non fare stupidaggini. Credi davvero che una pozione possa evitarti la trasformazione? Secondo te, se fosse efficace, l'avrebbero tenuta nascosta? E' una stupidaggine! Sei un licantropo e non puoi farci nulla. Andiamo alla Stamberga come sempre, forza...
- Lasciami in pace, Sirius. So quello che sto facendo. -
Ed invece no, no che non lo sapevo.
Illuso. Illuso. Cretino. Idiota. Illuso.
Pensavi davvero che quel libro trovato nella sezione proibita, scritto da uno strambo mago pazzo nel XVI secolo, potesse aiutarti? Non c'è cura alla licantropia e tu sei un idiota per ogni singolo minuto in cui hai creduto il contrario, sei un deficiente e nient’altro.
Una rabbia assurda ed inedita si impadronisce di me. Ho voglia di spaccare il mondo, prendermi a pugni, spaccarmi la faccia ma non ho la forza e tutto quello che sono in grado di fare è piangere dal nervoso, dalla frustrazione e dall’odio che provo nei miei confronti.
Sento le lacrime lentamente scivolare ai lati del mio volto.
Attendo, attendo, attendo. Ormai credo di essere vicino all'ibernazione, quando finalmente una voce rompe quel mortale e totale silenzio che mi circonda, rotto solo dal lieve eco dell’acqua che si infrange in piccole onde contro il mio corpo, irrequieta.
- REM! REM! REM!
La voce aumenta sempre più di volume ma non riesco a riconoscerla.
Vorrei rispondere con tutto me stesso, ma rimango silenzioso come un cadavere.
Percepisco il rumore di qualcuno che nuota, in lontananza.
- Re-rem… Son… Sono…Qui…
In un attimo di pura, gioia riconosco quella voce: Sirius!
Quella consapevolezza mi dà la forza per riuscire ad agitarmi un po’ senza però grandi risultati.
Sento un braccio afferrarmi la camicia a livello della spalla, procurandomi un gran male, ma non emetto neanche un gemito di dolore. Non sono capace neanche di quello.
Giro gli occhi per quanto mi è possibile e ai lati del mio campo visivo riesco a vedere, a tratti, i capelli neri di Felpato.
- Re…o….or….ora…ti…portoari…va…
Perché parla così? mi chiedo. Poi realizzo, in un attimo di terrore, che Sirius non sa nuotare.
Rischia di morire soffocato stando in acqua!
Sento i suoi movimenti convulsi ed agitati che fa per rimanere a galla, per non essere risucchiato dall’acqua che lo vorrebbe trascinare sul fondale.
Quasi mi usa come salvagente, aggrappandosi alla mia pancia e mi sento spingere inesorabilmente verso il basso. Una generosa boccata d’acqua mi invade i polmoni.
Per fortuna ho ancora quel briciolo di forza che mi consente di sputacchiarla.
- Scus... – mi dice.
Lo sento mollare immediatamente la presa.
Non capisco che diavolo sta succedendo ma una cosa è sicura: Sirius sta rischiando di crepare soffocato. Per me.
Sento gratitudine, euforia e paura o, per meglio dire, terrore, mischiarsi nel mio animo come in una strana pozione.
Lo sento tirarmi per un braccio.
Dopo interminabili minuti di movimenti strani e rumori sordi, percepisco finalmente la schiena toccare qualcosa di duro.
Pochissimi secondi e vedo la figura di Sirius ergersi, bagnato fradicio, che, con la forza delle sue braccia, rischiando seriamente un’ernia, trascina il mio peso sulla riva, togliendomi dall’acqua dopo chissà quante ore.
I suoi muscoli si tendono dallo sforzo, mostrandosi in tutta la loro tonicità.
Appena riesce a tirarmi fuori del tutto, lascia la presa e si scaraventa sulla mia figura, lasciandosi cascare accanto a me.
Riesco finalmente a vedere il suo volto.
E’ magnificamente sconvolto, come poche volte l’ho visto in vita mia.
Una fiamma si accende dentro di me.
- Rem, am….
Sputacchia un po’ di acqua.
Ha rischiato davvero di strozzarsi per salvarmi… Sono in debito con lui. Lo sono di già, penso, da quando, quel giorno, in mensa è arrivato al mio fianco e mi ha detto, deciso, che rimaneva a scuola per il periodo di Natale, pur di non lasciarmi solo.
Che forse lui….?
- Che… che ti è successo?
Mi guarda, mi tocca, mi alza un braccio.
- Riesci a muoverti?
Lo vedo tremare dal freddo, come una foglia.
All’improvviso sento sonno, non riesco a tenere aperte le palpebre, la mia forza di volontà non può più far nulla. E l’ultima immagine che i miei occhi riescono a catturare è la figura di Sirius che mi urla contro.
 
***
 
- Questa volta te lo devo proprio dire Lunastorta: sei un coglione come me.
Non risposi alla voce canzonatoria del mio “amico”, continuando a tenere gli occhi chiusi facendo ancora finta di dormire.
- Proprio quando gli altri non ci sono per le vacanze di Natale ti metti a fare l’incosciente? Cosa diranno Codaliscia e gli altri quando sapranno che si saranno persi l’unica cazzata mai fatta dal retto e pacato Remus Lupin?
Poi, non contento, inizia ad imitare malamente la mia voce.
- Ragazzi, no, non fatelo. E’ da idioti. Ascoltatemi una buona volta!
Fintamente scocciato apro un occhio e, guardandolo torvo, gli rispondo seccamente: - Non sono la McGranitt.
Sir, seduto nel letto accanto al mio, in infermeria, se la ghigna sonoramente.
- Anche questo è vero, vecchio mio.
Un silenzio prolungato si instaura nel grande ambiente e mi sento in dovere di dire qualcosa.
Prendo coraggio e parto. - Felpato?
- Si? - risponde Sirius con una vocina melodiosa.
Sicuramente sa già cosa sto per dire. Mi sento la faccia in fiamme, nonostante ho ancora il gelo nelle ossa… chissà perché.
- Grazie - dico flebilmente, quasi controvoglia.
- Cosa hai detto, Storto?
- Grazie - mi ritrovo quasi ad urlare.
- Mmmm, interessante.
Di nuovo silenzio. Non ho intenzione di non romperlo, però all’improvviso una domanda mi si affaccia alla mente e non posso che darle voce.
- Perché lo hai fatto?
Ho bisogno di sapere, di cercare capire... forse lui
Vedo il mio salvatore fissarmi sconvolto, con gli occhi sorpresi.
- Perché sei mio amico, idiota! – lo dice con forza, convinto fino al midollo ed io, istantaneamente, sento gli occhi pizzicare.
Poche volte ho pianto in vita mia… eppure…
- Remus, ma che ti prende? – il suo sguardo si fa preoccupato, una deliziosa ruga di preoccupazione gli increspa la fronte.
In realtà, non lo so neanch'io.
"Stupido d’un lupo mannaro! Sai benissimo perché!" urla una vocina dentro me, mentre io cerco di ignorarla.
- Rem! Guarda che noi siamo amici, hai capito?  - continua insistendo, quasi infervorandosi.
Non capisce.
Non gli rispondo, non so che dire. O forse sì, ma ormai non avrebbe più senso.
Penso solo una cosa: no.
- Tutta quell’acqua, per caso, ti ha arrugginito il cervello?
Io so che siamo amici, lo so, lo so da sempre; e allora perché una tristezza immensa mi ha afferrato il cuore nel momento in cui ha pronunciato quella frase? Sento il gelo del dolore e della delusione afferrarmi l’anima e non lasciarla più, in una morsa mortale.
- Ma che ti prende, Lunastorta?
Incapace di mascherare le mie emozioni, mi volto dall’altra parte, dandogli le spalle.
No, non siamo amici.
Non voglio che siamo amici.
Voglio di più.
Ma ora so che non sarà mai possibile.
Ed inizio silenziosamente a piangere.



(*) Prima che qualcuno se ne esca con l’immancabile battuta “Ma guarda che mica ci sono nel libro!” vi dico che ne sono perfettamente cosciente.

Spazio autrice:
Si, sono una infame. Amo le angst e qua ne ho dato ancora una volta la riprova. Non posso farci niente. Spero abbiate comunque gradito ed apprezzato il fatto che ho cercato in tutti i modi di renderla meno triste e straziante. Vi giuro che la prima scrittura era molto molto più 'pesante'.
Vi è andata bene questa volta. *risata malefica*
Vabbuò, ora mi dileguo.
Baci,
FranciscaMalfoy
 








 


 
   
 
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