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Autore: Neverland98    26/02/2014    2 recensioni
[Dal capitolo 9]
La porta si aprì lasciando entrare una luce accecante che la costrinse a chiudere gli occhi, “Finalmente”, pensò, “Sono libera!”.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'odore acre di disinfettante si fondeva con quello sgradevole di malattia, i corridoi dell'ospedale erano illuminati solo dalla fioca luce delle lampadine. Bruce si appoggiò pesantemente contro il muro. Tre ore, tre ore che Elsa era in sala operatoria e ancora non aveva sue notizie. Era stata necessaria una lavanda gastrica, aveva spiegato Aniston prima di chiudersi in sala operatoria con un terzetto di infermiere. Bruce individuò un distributore automatico in un angolo del corridoio e vi si diresse a passo svelto, digitando poi il codice del caffè. Un bicchiere fu prontamente riempito del suo liquido scuro e Bruce lo afferrò, bevendone avidamente il contenuto amaro. Doveva rimanere sveglio.
“Signor Malone?” una mano gli si posò sulla spalla. Bruce si voltò di scatto, Aniston indossava ancora il camice bianco, ma con qualche schizzo di sangue in più.
“Come sta?” gli chiese.
“Meglio. L'intervento è andato bene, sua moglie si rimetterà presto. Adesso sta dormendo, se vuole può andare a trovarla.”
“Grazie mille.” Bruce sospirò e strinse la mano del medico.
“La stanza di sua moglie è la prima a destra.” lo informò Aniston con un sorriso.
Bruce annuì e vi si diresse, aprendo la porta con cautela. L'ambiente era piccolo e asettico, di un bianco quasi abbagliante. Un'unica piccola finestra era socchiusa, lasciando trasparire il cielo notturno. Elsa riposava nel letto, aveva gli occhi chiusi e nel polso era infilato l'ago di una flebo. Non c'era nessun rumore, fatta eccezione per il 'BIP' regolare che segnalava l'andamento dei battiti del cuore di Elsa. Bruce si sedette sulla sedia scura vicino al letto e le strinse la mano libera.
Un flebile sorriso gli illuminò le labbra. Era felice che Elsa fosse ancora viva, non si sentiva così da tanto tempo. Le scostò una ciocca sudata dalla fronte e la baciò delicatamente, lasciandosi poi andare contro lo schienale e chiudendo gli occhi.
“Signor Malone?”
Silenzio.
“Signor Malone?”
Al terzo richiamo, Bruce aprì gli occhi pigramente. Si accorse che era giorno a giudicare dai raggi solari che penetravano attraverso la finestra. “Salve, tenente Jona.”
Sentendosi chiamare così, Bruce balzò in piedi: “Colonnello!”
“Non ci aveva detto che la sua amica si era sentita male.” ironizzò Smith.
“Non ho avuto tempo. L'operazione è finita solo poche ore fa.” Bruce sentiva il cuore martellargli in petto, temeva che Smith e le sue due guardie del corpo fossero lì con lo scopo di uccidere Elsa.
“Tuttavia conosceva la procedura che avrebbe dovuto seguire.”
Certo che la conoscevo, pensò Bruce, avrei dovuto lasciarla morire.
“Sarebbe stato inutile lasciarla morire, avremmo dovuto trovare un'altra ragazza e ricominciare tutto da capo, proprio ora che sono riuscita a convincerla a sposare Leighton!”
“E' riusito a convincerla?” chiese Smith sorpreso.
“Certo.”
“Ma allora come mai si trova qui, che le è successo?”
“Ha ecceduto con i sonniferi, evidentemente non riusciva a dormire. Non brilla molto per intelligenza.” spiegò Bruce.
“Immagino, ma la prossima volta che decide di prendere una decisione così importante come quella di portarla in ospedale, è pregato di farmelo sapere!” e detto questo Smith uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Il rumore improvviso provoco un tremito nel corpo di Elsa, che pian piano iniziò a svegliarsi.
“Elsa...” sussurrò Bruce, tornando a sedersi accanto a lei.
Elsa lo fissò con occhi vacui: “Mi fa male il polso.”
“Hai una flebo.”
“Sono morta?”
“No, sei salva.”
“Merda.” bisbigliò Elsa, girando la testa dall'altro lato.
“Perchè l'hai fatto?” chiese Bruce, con una sfumatura di rimprovero nella voce.
“Perchè no?” lo rimbeccò Elsa.
“Perchè io voglio che tu viva.”
Elsa rimase colpita da quelle parole.
“Come ti senti?” riprese Bruce.
“Stanca, voglio dormire.”
“Certo, riposa pure.”
Elsa chiuse gli occhi e obbedì, il sonno la avvolse in pochi secondi. Quanto sarebbe rimasta lì? Si chiese. Decise che quando sarebbe uscita dall'ospedale, avrebbe accettato di sposare quell'avvocato- barra- sospettato e avrebbe aiutato Bruce nella sua missione. Era felice, in fondo, di non essere morta. Soprattutto le aveva fatto piacere trovarlo lì accanto a sé, al suo risveglio. Anche se era certa di aver sentito un altro rumore, prima. Forse una porta che sbatteva? Non fece in tempo a capirlo, l'ultimo barlume di lucidità la abbandonò e si addormentò.

 

   
 
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