Questo
capitolo segue “effetto a sorpresa”
L’ultima carta
La rivelazione
sulla reale identità del suo
collaboratore aveva destato stupore e confusione tra i presenti. I
quattro
uomini che se ne erano stati prima placidamente seduti alla scrivania
erano ora
tutti in piedi a osservarne il corpo. Un mormorio confuso si era
destato dai
quattro uomini già in piedi, che sembravano al momento gli
unici armati, non
che questo contasse un granché nei suoi calcoli.
Secondo il suo piano, che per il momento stava proseguendo
irrisoriamente bene,
non sarebbero mai arrivati allo scontro diretto.
Con un ghigno di supponenza fece girare il corpo di Eightman,
spostandolo con
la punta del piede, in modo che i tratti del corpo e la fisionomia del
viso
fossero più evidenti.
In realtà il lavoro del suo team era stato notevole. Aveva
incaricato l'agente
Nigel di occuparsene e il risultato era stato perfetto. Gli avevano
rasato
barba e sopracciglia in modo da trasformare completamente la fisionomia
del
viso, gli avevano fatto indossare un cappello per coprire le calvizie e
messo
delle lenti a contatto negli occhi.
Lui stesso, Mello, aveva pensato a fare il resto.
Cacciò un lento e silenzioso sospiro, consapevole di star
per muoversi sul filo
di un rasoio, un baratro intorno a sé.
Sollevò lo sguardo, rivolgendosi ora all'unico uomo rimasto
in vita dalla sua
parte della stanza.
- Renditi utile ai tuoi compagni e mostra loro cosa c'è
nella tasca sinistra
del suo impermeabile.- alitò con un sorriso astuto.
L'altro rimase a fissarlo, aprendo e chiedendo la bocca come un pesce
fuor
d'acqua. Poi sembrò rendersi conto della situazione e del
suo ruolo, poiché si
volse verso i propri superiori in una muta richiesta di ordini.
Richiesta che
venne ascoltata.
- Fa come ti dice.- sibilò il capo del gruppo in tono
vagamente lugubre.
Decisamente quell'incontro non stava andando come si erano programmati.
Erano
stati loro ad organizzare il tutto, eppure perché quel
biondino arrogante
sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione?
Che stesse fingendo?
Con le loro ultime mosse avevano messo l'SPK con le spalle al muro e
piegato
quindi l'ultima organizzazione investigativa mondiale ai propri
ricatti. Non
c'era verso che le cose gli sfuggissero di mano, eppure quel ragazzo
sembrava
compiacersi di qualcosa di cui non erano a conoscenza.
L'incontro si stava rivelando più interessante del previsto.
Quando l'uomo, con un po' di fatica, finì di frugare nelle
tasche
dell'impermeabile, ne estrasse un pezzo di carta leggermente
stropicciato.
Solo che non era un pezzo di carta qualunque, ma la parte superiore di
una
pagina del Death Note.
L'uomo rimase meravigliato quando lesse le scritte stilate in maniera
meticolosa e precisa sulla sua superficie. Il comportamento e la morte
di
Eightman erano state studiate e descritte alla perfezione.
- Oh merda..- imprecò, facendo scorrere lo sguardo dal
cadavere al biglietto.
- Che succede? Facci vedere!- ordinò in quel momento
Anderson, sbattendo i
pugni sul tavolo.
L'uomo ripiegò il biglietto e mantenendosi a distanza da
Mello lo fece passare
nella fessura centrale del pannello di vetro. Fu lo stesso Anderson ad
andarlo
a recuperare.
Quando lo lesse, più che stupore la reazione fu di rabbia.
Lo passò direttamente al capo, che aveva allungato la mano
verso di lui,
rimanendo impassibile in volto, come se nulla fosse. Anche la sua
reazione dopo
la lettura del biglietto sembrò calma e controllata.
- Un lavoro notevole. Siete riusciti a ingannarci, lo ammetto. Le mie
guardie
l'hanno lasciato passare come niente, senza neanche riconoscerlo.-
ammise
l'uomo.
- Questo spiega il suo strano comportamento alle nostre domande.-
grugnì il
criminale dai lunghi baffi e i capelli rossastri seduto accanto a lui.
Sulle labbra di Mello rimase ben saldo un sorriso, le braccia ancora
incrociate
al petto a sostenere il quaderno.
- Meglio di quegli zombie che ci avete mandato contro a San Diego.-
commentò,
affilando lo sguardo.
L'altro rispose con uno sbuffo e un cenno evasivo del capo.
- Era la prima volta che manipolavamo così tante persone
contemporaneamente.
Erano solo un test.- fu la risposta.
- Erano persone innocenti.- replicò Mello in tono cupo.
- Lo era anche Eightman.- ribatté prontamente l'altro,
facendo cenno al
cadavere.
Mello storse le labbra in una smorfia.
- I suoi precedenti dicevano il contrario.- affermò con
neutrale ovvietà.
L'uomo rimase a fissarlo per qualche istante, studiandolo con occhio
attento
mentre si passava il pezzo di pagina fra le mani.
- Se avete il suo nome e conoscete così tante informazioni
su di lui significa
che ci siete arrivati attraverso Hiwatara. Lui era l'unico a Los
Angeles a
conoscere del ruolo di Eightman.- ponderò lentamente l'uomo,
annotandosi nella
mente di occuparsi al più presto dell'orientale.
- Los Angeles non è così immensa se sai dove
cercare.- commentò amabilmente
Mello.
Sapeva che quel botta e risposta non era casuale e che l'uomo stava
solamente
aspettando che facesse un passo falso e rivelasse qualche informazione
di
troppo. Analizzava le sue parole come un serpente che studia la sua
preda.
Anderson sembrava l'unico a non capirlo, forse realmente intimidito dal
comportamento troppo sicuro di Mello.
Le sue parole vennero impregnate di accusa e sospetto.
- Ha appena ucciso uno di noi davanti ai nostri occhi e ci ha
dimostrato che
sanno tutto sul funzionamento del quaderno, perché lo
teniamo ancora in vita?!-
sbottò, stringendo i pugni.
Mello trattenne un ghigno a quelle parole. Come aveva sospettato,
l'ipotesi
dello scambio non era stata mai minimamente contemplata.
Sospirò mentalmente. Doveva solo cercare di guadagnare
più tempo, sperava
davvero che Matt e Lucy fossero in salvo.
Le lancette del suo orologio interno erano abbastanza rassicuranti.
- Non abbiamo fretta per questo e voglio approfittarne della sua
presenza per
fargli ancora qualche domanda.- soffiò in risposta l'altro
uomo.
Pareva che niente riuscisse a scalfirlo e ad Anderson evidentemente la
cosa non
sembrava andare giù.
Lucy lo guardò storto, distogliendo lo sguardo dal percorso
illuminato dalla
torcia per concentrarsi sul rosso.
- Ti sembrano commenti da fare?- sbottò, stringendosi nel
giubbotto. –Che si
dicono? Come sta Mello?- domandò d’un fiato.
Matt le sorrise divertito.
- Oh lui sta benissimo, come un accendino in un container di benzina.-
ridacchiò, fermando la ragazza per un braccio.
Si trovavano davanti alla traiettoria dell'ennesima telecamera.
Si era dovuto preoccupare di sabotare manualmente tutte le altre
quindici che
avevano incontrato durante la loro fuga, questo poiché
qualcuno (e sapeva
perfettamente chi fosse il responsabile, ma non gliene faceva una
colpa) aveva
mandato all'aria il sistema di sicurezza, distruggendo una delle
telecamere.
Mello doveva avere qualche problema con il significato della parola
discrezione.
Batté ripetutamente sui tasti del suo portatile, sempre a
portata di mano nel
suo zaino, scivolando indisturbato da una parte all'altra del sistema
informatico e liberando loro la strada.
- Che cosa si dicono esattamente?- domandò Lucy, combattuta
tra l'ansia e la
curiosità.
Matt si grattò la nuca con il bordo della torcia.
- Filosofeggiano sul significato della parola innocente.- fu la
risposta.
Lucy lo guardò senza capire, proseguendo accanto al rosso
lungo il condotto.
- E il tuo ex ha appena proposto di far fuori Mello.- concluse il
detective.
L'espressione di Lucy si fece inorridita.
- Lo dici come se fosse una cosa divertente.- mormorò,
facendo attenzione a non
inciampare su una piastrella particolarmente scivolosa.
Matt soppresse una risata.
- Se ci pensi, lo è, soprattutto se consideriamo che alla
fine sarà Mello a
sbarazzarsi di lui.- ghignò.
Il come era ancora da vedere.
Nella sala era
calato un velo di silenzio dopo le
ultime battute. Solo l'attuale capo dell'Associazione Kira sembrava
particolarmente a suo agio in quella vicenda.
- Quindi avevate già calcolato di sfruttare abilmente
Eightman per organizzare
questa messinscena e presentarti all'appuntamento. Avete usato il
quaderno per
farlo arrivare fin qui. Quello che io mi domando è:
perché?- domandò,
intrecciando le dita delle mani in una posa d'attesa.
Mello fu lesto a rispondere.
- Mi sembrava che la questione fosse chiara: vi ho appena dimostrato
che non
siete gli unici a saper usare il quaderno, di cui probabilmente non
conoscete
neanche tutte le regole.- affermò, sciogliendo le braccia
per far scorrere
casualmente una mano sulla copertina del Death Note.
Alle sue parole l'irlandese inclinò il capo verso Anderson
per invitarlo a
rispondere a quell'accusa.
- Ho avuto quel quaderno per mesi, ho potuto testarlo a mio piacimento.
Non c'è
regola che io non conosca.- sibilò livido il biondo.
Mello lo gelò con un ghigno.
- Quindi sai anche del potere degli occhi dello shinigami?-
buttò lì con
disinvoltura.
Un brusio di commenti si scatenò alla sua affermazione.
Tutti i criminali
dall'altra parte del vetro sembrarono consultarsi con apprensione e
fissare
interrogativi in direzione di Anderson.
Aveva detto la parola magica, una sorta di tabù
sovrannaturale a cui era
difficile credere se non dopo l'effettiva certezza dello sguardo.
E Anderson si era sbarazzato di Lástima parecchi anni fa.
Molti degli uomini
presenti non avevano mai visto uno shinigami.
Quasi gli dispiacque di aver patteggiato con Ryuk per impedirgli di
presentarsi
all'incontro. Avrebbe reso solo più complicato e asfissiante
il suo piano.
- Di che diamine stai parlando?- borbottò in quel momento
Anderson.
Ah avevano fatto centro anche stavolta.
Lui e Near erano stati concordi fin dall'inizio: non c'era verso che
quegli uomini
fossero a conoscenza dell'eventuale possibilità dello
scambio degli occhi.
Viceversa i risultati sarebbero stati disastrosi.
- Devi sapere che lo shinigami di cui ti sei
tanto abilmente liberato non serviva solo a mangiare mele e a cederti
la proprietà
del quaderno, ma anche ad un'altra cosa: offrirti
l'opportunità dello scambio
di occhi.- spiegò con espressione di compiacimento.
Era riuscito a catalizzare su di sé tutta l'attenzione che
voleva. Non c'era
volto in quella stanza che non pendesse dalle sue labbra.
- Continua.- gli intimò il capo del gruppo.
Mello si tenne pronto.
- Lo scambio permette a chiunque di cedere i propri occhi per quelli
dello
shinigami, a patto di rinunciare a metà della propria futura
durata di vita. A
fronte di questo oneroso prezzo verrà concesso un potere
speciale, che viene
utilizzato dagli stessi shinigami per segnare il nostro destino.- fece
una
pausa, squadrando a uno a uno i presenti. - Non sarebbe magnifico
conoscere la
durata di vita e il nome di chiunque cadesse vittima del nostro
sguardo?-
domandò con un sorriso felino.
La reazione alle sue parole fu immediata.
Tutti coloro che erano armati di pistola non esitarono a puntarla in
sua
direzione, sentendosi minacciati dalla sua rivelazione. Anche i quattro
alla
scrivania scattarono immediatamente in piedi.
Da uno di loro partì un colpo di pallottola.
Lo sparo fu violento e provenne dalla sua destra fino a infrangersi
contro il
vetro. Se non ci fosse stato il pannello a fermarlo l'avrebbe colpito
in pieno
petto.
Non sapeva quanto il giubbotto antiproiettile che indossava l'avrebbe
protetto.
Tenne gli occhi fissi sul capo dell'Associazione Kira, ma tutti i suoi
sensi
erano di fatto concentrati sul criminale rimasto nella sua parte di
vetro,
l'unica vera fonte di pericolo in quel momento.
Sapeva che non gli avrebbe mai sparato se non dopo il preciso ordine
del loro
capo, ma quanto ancora poteva permettersi di rischiare?
- É così che sei entrato qui? È per
questo che ti sei inventato questa
messinscena con Eightman? Volevi leggere i nostri nomi?-
scattò improvvisamente
Anderson, digrignando i denti in una smorfia crudele.
Consapevole dell'atmosfera di tensione in cui si giostrava, Mello
evitò di
rispondere a quelle accuse con l'ennesima provocazione, mantenendo
l'espressione del volto neutrale.
- Io non salterei a conclusioni affrettate se fossi in voi.-
sospirò, alzando
le mani in segno di resa quando l'uomo davanti a lui
rafforzò la presa della
pistola con due mani. Era sotto tiro, ma non per questo avrebbe mollato
la
stretta sul quaderno. Quelle pagine erano finora l'unico motivo che lo
teneva
in vita, rinunciare ad esse sarebbe stato un suicidio.
Doveva giocare la carta del buon senso.
- Come posso aver attuato lo scambio senza lo shinigami? L'ex
proprietario di
questo quaderno è scomparso per salvare Lucy Stevens, e con
lui anche i suoi
occhi.- spiegò con invidiabile tranquillità.
Gli uomini oltre il vetro sembrarono soppesare attentamente le sue
parole, ma
era un solo sguardo a cui Mello era interessato.
- Perché rivelarci dello scambio allora?- gli
domandò l'irlandese.
Un leggero ghigno tornò a increspare nuovamente le labbra
del biondo.
- Voi non avete idea di dove può arrivare il potere del
Death Note. L'unica
cosa rimasta in vostro possesso sono solo poche pagine e ho le mie
buone
ragioni per ritenere che anche quelle stiano per finire. Non ne
conoscete tutte
le regole e non siete in grado di sfruttare al massimo le sue
potenzialità.
Avete provato a fare dei test, manipolando a vostro piacimento alcuni
degli
uomini del cast e della troupe per inscenare morti accidentali.
L'omicidio di
Carl Johan è stata una minaccia che si è
trasformata in un'arma a doppio
taglio, praticamente un invito al nostro intervento.-
commentò, provocando un
sogghigno sulle labbra sottili dell'irlandese. -Anche il tentativo di
infiltrarvi all'Empire è stato solo un test per vedere come
era possibile
gestire il Death Note con le telecamere e i miei agenti. Per quanto
riguarda
l'assalto a San Diego, è stato il peggior stratagemma che io
abbia mai visto.-
concluse con una leggera risata.
L'uomo sembrò ignorare il velato insulto, storcendo il volto
in un'espressione
divertita.
- Un'analisi interessante. E che mi dici della morte di Kuyt?- chiese
con
sguardo attento.
Mello scrollò le spalle, infilandosi distrattamente la mano
libera in tasca e
avvicinandosi al corpo disteso di Eightman.
- Un errore da principianti, invero, rischiare di eliminare l'unica
persona che
avrebbe potuto condurvi al quaderno. Oppure era una
provocazione? “Non
avete a che fare con criminali qualunque, ma con gli eredi di
Kira.” Una
minaccia sufficiente a scatenare un pandemonio mediatico di portata
mondiale,
ma questa volta Kira non era un dio buono, nessuna incarnazione della
giustizia, stavolta la minaccia era rivolta a persone innocenti.
É il mondo dei
buoni ad essere in ostaggio. La polizia non può permettersi
di renderla
pubblica e di tergiversare sulla faccenda.-
L'incidente con la gru era stato rivelatore per le indagini. Era da
quel
momento che avevano realizzato l'effettiva minaccia del Death Note.
L'irlandese ghignò, prendendosi qualche istante, forse
contemplando l'idea di
rispondergli o meno.
Sapevano di averlo alla loro mercé, qualsiasi risposta gli
avessero dato non
sarebbe mai uscita da quella stanza. Non era una questione di menzogne
o di
rivelare i propri piani, la partita si sarebbe chiusa lì
dentro con la
sconfitta di una delle due parti e Mello sapeva quanto effimero fosse
il suo
margine di vittoria. Rivelare le proprie intenzioni non avrebbe
cambiato le
carte in tavola. Il topolino, per quanto astuto, era rimasto chiuso in
gabbia.
- Sei tanto intelligente dall'esserti figurato almeno il 90% del nostro
piano.
Hai capito a cosa miravamo, sapevate che volevamo la risonanza della
stampa
perché il caso diventasse di dominio pubblico e avete
cercato di isolarci,
facendo intervenire direttamente la grande SPK, l'organizzazione che
era già
stata in grado di sbarazzarsi di Kira. Eppure avete fatto il nostro
gioco,
avete agito velocemente, assecondando i nostri tempi, non avete
nascosto Lucy
Stevens, tentando invano di proteggerla da un attacco diretto con il
Death
Note, e illudendovi che la vostra sorveglianza fosse abbastanza. E
infine
eccoti qui, disponibile e pronto a soddisfare la nostra ultima
richiesta e a
cederci il quaderno. Un comportamento un po' avventato, non credi?-
ghignò
l'altro, incrociando le braccia al petto e sfidandolo con lo sguardo a
replicare.
Mello sospirò, immagazzinando lentamente nel proprio
cervello la miriade di
informazioni che gli avevano appena rivelato.
- A volte bisogna ricorrere a gesti avventati per raggiungere i nostri
obiettivi. Voi, per esempio, volevate catturare viva Lucy e per farlo
avete
finto di essere caduti nella nostra trappola e avete tentato di fare
esplodere
un intero team di agenti: un piano notevole tanto quanto folle.-
ribatté Mello
con studiata calma.
L'orologio nella sua mente continuava a ticchettare. Quanto potevano
essere
lontani Matt e Lucy in quel momento?
Quanto tempo ancora gli rimaneva?
Prevedibilmente l'altro scoppiò a ridere. Una risata rauca,
ma sinceramente
divertita, la risata di un ragazzo diventato adulto troppo presto.
Quasi di riflesso anche alcuni degli altri collaboratori iniziarono a
ridere,
imitando il proprio capo. Solo Anderson sembrava mantenersi in allerta,
scrutando impassibile il volto dell'irlandese.
E Mello ne approfittò per fare scivolare la mano ancora
più in fondo nella
tasca e stringere l'impugnatura gelida della sua pistola.
In quell'istante il viso dell'irlandese tornò serio.
- Se consideri folle il nostro piano allora temo per te che tu ci abbia
seriamente sottovalutato. Sappiamo come lavora l'SPK, siete riusciti a
sbarazzarvi di Kira già una volta. Non potevamo permetterci
di prendervi alla
leggera o agire senza un piano e quella rassicurante conferenza stampa
da voi
organizzata puzzava di trappola da oltre un miglio. Non abbiamo fatto
altro che
seguire il vostro esempio: dimostrarci più intelligenti di
voi, piazzare una
trappola nella vostra trappola. E adesso la partita si è
chiusa a nostro favore.-
ghignò il capo dell'Associazione Kira, sollevandosi in piedi.
I suoi uomini si tennero pronti ad eseguire ogni ordine.
- La partita non è ancora conclusa.- replicò
Mello, lanciando un rapido sguardo
all'uomo alla sua sinistra.
Non l'avrebbero attaccato, non ancora.
- È in dirittura d'arrivo.- gli concesse candidamente
l'altro.
Mello arricciò le labbra in una smorfia, estraendo
platealmente la pistola e
rigirandosela fra le dita.
Se gli avessero sparato la sua missione finiva lì. Avrebbe
perso il Death Note,
la vita e ben presto Lucy avrebbe fatto la sua stessa fine.
Non era così che avrebbe dovuto funzionare secondo i suoi
piani.
All'improvviso dei passi veloci si udirono alle sue spalle. Mello
riuscì a
scansarsi appena in tempo prima che un uomo, paffuto e stralunato,
entrasse di
corsa nella stanza, inciampando nella porta che Mello aveva sfondato e
impattando a terra, il respiro corto e lo sguardo preoccupato.
- È scappata... hanno sabotato il nostro sistema di
sicurezza... è scappata.-
ansimò il neo entrato, prendendo fiato.
Mello riuscì a malapena a trattenere un sorriso.
Li avevano scoperti, ci avevano messo un po'.
- Spiegati! Cosa stai dicendo? Che cazzo vuol dire che è
scappata?- esclamò in
quel momento Anderson.
Il volto di tutti i criminali era tornato a farsi serio e il giovane
Maistir
fissava lugubre l'ultimo arrivato. Un campanello d'allarme forse gli
aveva
intimato di rimettersi in guardia.
- Lucy Stevens è fuggita! Le telecamere sono state
sabotate.- spiegò l'uomo a
terra.
Un ruggito di rabbia partì da Anderson, mentre gli occhi
dell'irlandese
scattarono immediatamente su Mello, che era rimasto indifferente a
rigirarsi la
pistola tra le dita.
- È opera tua?- gli intimò gelido.
Ogni traccia di soddisfazione e divertimento nella voce era scomparsa.
Di imprevisti quel giorno ne aveva avuti
abbastanza e proprio mentre si preparava a chiudere per sempre i giochi
ecco
che l'ennesima sorpresa sembrava voler mandare all'aria i suoi piani.
Una piega degli eventi inaccettabile.
Mello lanciò un'occhiata di sbieco all'uomo a terra, poi si
strinse nelle
spalle.
- Io sono qui. Se non siete stati in grado di sorvegliare Lucy non
è colpa mia.
Anche se in effetti questo farebbe saltare in aria i nostri accordi.-
commentò
incurante.
Lo sguardo dell'uomo si fece sottile e parve trapassarlo da una parte
all'altra
alla ricerca della verità. L'espressione sul suo viso ora
era glaciale, cupa,
come quella di un giudice pronto ad emettere la sua sentenza.
- Avevi programmato tutto fin dall'inizio.- sibilò il
giovane criminale. - Dal
tuo ingresso improvviso all'effetto a sorpresa della morte di Eightman,
dai
tuoi commenti sui nostri piani alla rivelazione sullo scambio degli
occhi con
lo shinigami... stavi guadagnando tempo per permettere a quella puttana
di
scappare! Non so come tu abbia fatto, ma...-
- Gli uomini di guardia sono tutti morti.- soffiò a mezza
voce l'uomo steso a
terra.
- Ordina a Derek di riparare le telecamere e trovatela!-
sbraitò allora
Anderson.
L'altro si rimise lentamente in piedi, sotto lo sguardo attento di
Mello, e
scosse la testa con fare rassegnato.
- È morto. Il suo cadavere è stato lasciato
insieme agli altri nel magazzino.-
- E allora pensaci tu! Ripara quelle telecamere!- continuò
furiosamente il
biondo.
L'uomo sobbalzò sul posto, indietreggiando a ogni parola
fino ad annuire con
vigore e lanciarsi fuori dalla stanza, rischiando di inciampare
nuovamente
sulla porta.
Lo sguardo di Mello seguì la reazione di Anderson.
- Ci occorre una squadra per andarla a riprendere! Non può
essere lontana!-
esclamò il biondo, voltandosi verso i quattro uomini in
piedi.
Ma prima che questi facessero anche solo in tempo a metabolizzare gli
ordini,
il giovane capo dell'Associazione Kira sollevò una mano per
fermarli, puntando
il suo sguardo arcigno di nuovo su Mello.
La sua pazienza era ormai agli sgoccioli.
- A che gioco stai giocando?- sibilò tetro.
Mello inarcò un sopracciglio, mantenendo un approccio
prudente.
- Non so di cosa tu stia parlando.- replicò serio.
Avevano smesso, finalmente, di scherzare e adesso era venuto il momento
di
giocarsi il tuo per tutto.
Ma ancora gli rimaneva un'ultima carta da giocare.
- Ci credi così stupidi da pensare che l'SPK non c'entri
nulla con questa
fuga?! Eppure dovresti averlo capito con chi hai a che fare! Siamo noi
a
stabilire le regole del gioco, lo scambio è in mano nostra!-
ringhiò l'uomo.
L'occhiata che Mello gli lanciò fu sprezzante.
- Non avete più nulla in vostro possesso che possa
permettervi di continuare
questo scambio. L'accordo è saltato.- affermò con
fredda pazienza.
Erano passati più di venti minuti da quando aveva lasciato
Matt e Lucy e si era
diretto all'incontro. Considerando le difficoltà che
avrebbero potuto
incontrare con le telecamere, aveva concesso loro abbastanza tempo da
mettere
quanta più distanza possibile tra loro e l'edificio. Poteva
considerarli
relativamente al sicuro.
Ora rimaneva tutto nelle sue mani.
Di nuovo il filo dei suoi pensieri venne interrotto dall'ennesima
risata
soddisfatta e sguaiata da parte del capo del gruppo.
- Oh ma per favore! Vuoi farmi credere che pensavate sul serio che
avremmo
rispettato lo scambio? Sei venuto fin qui, da solo, hai architettato
tutta
questa messinscena con Eightman, ti sei sbarazzato delle mie guardie e
non ti
sei fatto problemi a sfidarmi a ogni tua parola.- sibilò con
un ghigno crudele.
-Questa è tutta opera tua! Dalle telecamere alla fuga della
ragazza. Non mi
dire che credevi che ti avremmo lasciato andare così una
volta scoperto che
quella puttana è scappata?- domandò, incrociando
le braccia e sfidandolo a replicare.
Mello sorrise, facendo scorrere di nuovo lo sguardo lungo il perimetro
della
stanza e riconsiderando nuovamente la propria posizione. Il criminale
dal suo
lato del vetro lo teneva ancora sotto tiro.
- Non vi sfugge niente vedo.- sospirò calmo.
L'altro rispose al suo sorriso.
- Sei venuto qui con il solo e unico intento di farci perdere tempo. La
fuga
della ragazza era il vostro unico obiettivo e tu eri solo un diversivo:
una
mossa audace, lo ammetto. Ma dimmi, credi davvero che la lasceremo
andare? Ci hai
appena fornito un modo e un pretesto per ucciderla all'istante, avevi
calcolato
anche questo nel tuo piano?- domandò, stringendo
teatralmente il pezzo di
pagina con cui era stata segnata la morte di Eightman.
L'espressione del volto di Mello si fece più attenta,
evitando tuttavia di
mostrare il proprio reale stato di tensione.
Non poteva sbagliare, doveva misurare con attenzione ogni parola.
L'orologio nella sua mente lo aggiornò sul countdown.
- Ora siete voi a sottovalutarci. Sappiamo entrambi che Lucy Stevens
è solo un
patetico pretesto per il Death Note, la prima di una lunga fila di
possibili
vittime. Se è la risonanza mediatica che volete chi meglio
di una celebrità
poteva assicurarvela? Una volta uccisa lei prenderete di mira
qualcun'altro.
Chiunque! Avete l'umanità a vostra disposizione e noi della
polizia abbiamo le
mani legate. Perché ucciderla allora? Avreste vinto
comunque, nessuno ha scampo
con il Death Note.- sfogliò distrattamente il quaderno senza
staccare lo
sguardo dal suo interlocutore. - È questo che volete, il
libro più potente
della storia, le pagine che hanno ucciso più persone al
mondo dopo la Bibbia.
Lasciate da parte Lucy Stevens, è per il Death Note che
siamo qui.- affermò
Mello, incatenando tutti i presenti nel suo sguardo di ghiaccio.
Avrebbe fatto di tutto perché Lucy rimanesse in salvo. Se
quei pazzi decidevano
di ucciderla lui doveva trovare un modo per evitarlo.
Il capo dell'Associazione Kira lo guardò divertito ed
affascinato.
- Un discorso lodevole, ma mi chiedo anche quanto interesse personale
ci sia
dietro questa richiesta.- sogghignò l'uomo, provocando le
risate dei propri
compagni.
Il volto di Mello rimase impassibile. Dovette resistere
all'irrefrenabile
prurito che avvertiva sulla punta delle dita che lo incitava a mandare
tutto al
diavolo e ricorrere alla pistola. Era lì per salvare Lucy e
chiudere per sempre
il caso L.A.Kira, doveva restare freddo e razionale.
- Ma dopotutto hai detto bene, noi è per il Death Note che
siamo qui. Una volta
terminato questo incontro Lucy Stevens sarà presto
dimenticata e voi potenti
autorità dell'SPK verrete presto spodestati dal nostro
potere.- dichiarò
l'irlandese.
A quelle parole Anderson lo guardò incerto.
- Vuoi risparmiare la ragazza?- domandò, stringendo i pugni.
L'altro si limitò a concedergli una veloce occhiata,
ignorando la sua
disapprovazione, liquidandola come si fa con una mosca particolarmente
fastidiosa.
- Consideralo il tuo giorno fortunato, sei riuscito a sorprendermi
tanto da
rendermi particolarmente misericordioso. Se è alla
sopravvivenza di Lucy
Stevens a cui sei interessato, allora credo che potrò
premiare i tuoi sforzi.
D'altronde non è da tutti riuscire a soppiantare in questo
modo il nostro
sistema di sicurezza e le nostre guardie.- concesse l'uomo, con un
cenno della testa.
Mello ghignò. Si aspettava forse che lo ringraziasse?
- Detto questo, ho solo un'ultima domanda per te, giovane agente
dell'SPK: dopo
tutto il tuo grandioso piano, come speravi di uscirne vivo?-
domandò l'uomo, un
lampo crudele ad illuminargli gli occhi.
Mello fu lesto a cogliere il movimento repentino dell'uomo accanto a
lui, che
lo teneva sotto tiro mirando dritto alla testa.
Un colpo che non gli avrebbe lasciato scampo.
Fissò per qualche angosciante attimo gli uomini davanti a
lui, protetti dal pannello
di vetro.
Poi sospirò lentamente, facendo fuoriuscire la tensione, e
tornò a spostare il
suo sguardo sul quaderno che stringeva tra le mani. Lo aprì
piano, facendo
scorrere i polpastrelli sulle pagine, fino ad arrivare alla seconda e
fermarvicisi.
Il ghigno che si dipinse sulle sue labbra era sia divertito sia
rassegnato.
- Mai detto di volerlo fare. Sapevo del rischio che correvo venendo
qui. So a
cosa vado incontro e l'unico motivo per cui sono ancora vivo
è perché avevo
programmato ogni cosa fin dall'inizio.- fece una pausa, giusto per
mantenere la
tensione. - O meglio, forse programmato non è la parola
giusta, forse è più
opportuno dire manipolato. Che Lucy Stevens riuscisse o meno a
scappare, il mio
destino era segnato già dal mio ingresso in questa stanza. -
annunciò, e per
rendere ancora più evidente il significato delle sue parole
mostrò loro il
contenuto della pagina che aveva davanti.
Una lunga scritta di sette righe che aveva realizzato pochi minuti
prima, una
serie di lettere plasmate d'inchiostro, indelebili e letali come una
condanna.
Sopra la seconda pagina del Death Note campeggiava l'ultima sentenza
prevista
nel suo piano, che avrebbe condannato a morte chiunque fosse il
destinatario di
quelle istruzioni.
E il nome in penna che brillava sul quaderno era proprio Mihael Keehl.
Probabilmente rischio il linciaggio per questo finale, ma correrò il rischio di morte, condividendo questo tragico destino insieme a Mello (sì, sto mettendo il dito nella piaga).
I dialoghi dell’incontro non prevedevo di farli così lunghi, ma c’erano parecchie cose da spiegare e quindi ho preferito allungare qui e staccare poi quelle che saranno le battute finali nel prossimo capitolo (e non scordiamoci che il povero Matt è in contatto via auricolare).
Grazie infinite a Ela Twinkeltoes, Orihime02 e TheCrazyJoker per le vostre recensioni che mi sostengono fino alla fine! Non smetterò mai di ringraziarvi fino all’ultimo capitolo ^^
Grazie sempre a chi legge, ricorda, preferisce e segue questa storia, soprattt per essere arrivati fin qui!
Un saluto, al prossimo capitolo,
Shikacloud