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Autore: Shikacloud    27/02/2014    4 recensioni
É passato qualche anno dalla fine del caso Kira. Mello e Matt sono riusciti a sopravvivere al folle omicida giapponese, e insieme all'aiuto di Near sono riusciti a incastrarlo in quel famoso 28 gennaio. Ma cosa è successo dopo?
Ora Mello insieme al migliore amico collabora con l'ex rivale numero uno in quella che è la più grande organizzazione investigativa del mondo. Nuovi misteri sono alle porte, ma sembra che l'ombra di Kira non sia del tutto scomparsa, e un caso più intricato del solito riporterà il biondo detective a Los Angeles.
Tra inseguimenti, omicidi, indagini, attrici orgogliose, messaggi minatori e rapimenti, Mello dovrà cavarsela in quella città che l'ha visto crescere, e dove tutto ha avuto inizio.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo segue “effetto a sorpresa”

 

 

L’ultima carta

 

La rivelazione sulla reale identità del suo collaboratore aveva destato stupore e confusione tra i presenti. I quattro uomini che se ne erano stati prima placidamente seduti alla scrivania erano ora tutti in piedi a osservarne il corpo. Un mormorio confuso si era destato dai quattro uomini già in piedi, che sembravano al momento gli unici armati, non che questo contasse un granché nei suoi calcoli.
Secondo il suo piano, che per il momento stava proseguendo irrisoriamente bene, non sarebbero mai arrivati allo scontro diretto.
Con un ghigno di supponenza fece girare il corpo di Eightman, spostandolo con la punta del piede, in modo che i tratti del corpo e la fisionomia del viso fossero più evidenti.
In realtà il lavoro del suo team era stato notevole. Aveva incaricato l'agente Nigel di occuparsene e il risultato era stato perfetto. Gli avevano rasato barba e sopracciglia in modo da trasformare completamente la fisionomia del viso, gli avevano fatto indossare un cappello per coprire le calvizie e messo delle lenti a contatto negli occhi.
Lui stesso, Mello, aveva pensato a fare il resto.
Cacciò un lento e silenzioso sospiro, consapevole di star per muoversi sul filo di un rasoio, un baratro intorno a sé.
Sollevò lo sguardo, rivolgendosi ora all'unico uomo rimasto in vita dalla sua parte della stanza.
- Renditi utile ai tuoi compagni e mostra loro cosa c'è nella tasca sinistra del suo impermeabile.- alitò con un sorriso astuto.
L'altro rimase a fissarlo, aprendo e chiedendo la bocca come un pesce fuor d'acqua. Poi sembrò rendersi conto della situazione e del suo ruolo, poiché si volse verso i propri superiori in una muta richiesta di ordini. Richiesta che venne ascoltata.
- Fa come ti dice.- sibilò il capo del gruppo in tono vagamente lugubre.
Decisamente quell'incontro non stava andando come si erano programmati. Erano stati loro ad organizzare il tutto, eppure perché quel biondino arrogante sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione?
Che stesse fingendo?
Con le loro ultime mosse avevano messo l'SPK con le spalle al muro e piegato quindi l'ultima organizzazione investigativa mondiale ai propri ricatti. Non c'era verso che le cose gli sfuggissero di mano, eppure quel ragazzo sembrava compiacersi di qualcosa di cui non erano a conoscenza.
L'incontro si stava rivelando più interessante del previsto.
Quando l'uomo, con un po' di fatica, finì di frugare nelle tasche dell'impermeabile, ne estrasse un pezzo di carta leggermente stropicciato.
Solo che non era un pezzo di carta qualunque, ma la parte superiore di una pagina del Death Note.
L'uomo rimase meravigliato quando lesse le scritte stilate in maniera meticolosa e precisa sulla sua superficie. Il comportamento e la morte di Eightman erano state studiate e descritte alla perfezione.
- Oh merda..- imprecò, facendo scorrere lo sguardo dal cadavere al biglietto.
- Che succede? Facci vedere!- ordinò in quel momento Anderson, sbattendo i pugni sul tavolo.
L'uomo ripiegò il biglietto e mantenendosi a distanza da Mello lo fece passare nella fessura centrale del pannello di vetro. Fu lo stesso Anderson ad andarlo a recuperare.
Quando lo lesse, più che stupore la reazione fu di rabbia.
Lo passò direttamente al capo, che aveva allungato la mano verso di lui, rimanendo impassibile in volto, come se nulla fosse. Anche la sua reazione dopo la lettura del biglietto sembrò calma e controllata.
- Un lavoro notevole. Siete riusciti a ingannarci, lo ammetto. Le mie guardie l'hanno lasciato passare come niente, senza neanche riconoscerlo.- ammise l'uomo.
- Questo spiega il suo strano comportamento alle nostre domande.- grugnì il criminale dai lunghi baffi e i capelli rossastri seduto accanto a lui.
Sulle labbra di Mello rimase ben saldo un sorriso, le braccia ancora incrociate al petto a sostenere il quaderno.
- Meglio di quegli zombie che ci avete mandato contro a San Diego.- commentò, affilando lo sguardo.
L'altro rispose con uno sbuffo e un cenno evasivo del capo.
- Era la prima volta che manipolavamo così tante persone contemporaneamente. Erano solo un test.- fu la risposta.
- Erano persone innocenti.- replicò Mello in tono cupo.
- Lo era anche Eightman.- ribatté prontamente l'altro, facendo cenno al cadavere.
Mello storse le labbra in una smorfia.
- I suoi precedenti dicevano il contrario.- affermò con neutrale ovvietà.
L'uomo rimase a fissarlo per qualche istante, studiandolo con occhio attento mentre si passava il pezzo di pagina fra le mani.
- Se avete il suo nome e conoscete così tante informazioni su di lui significa che ci siete arrivati attraverso Hiwatara. Lui era l'unico a Los Angeles a conoscere del ruolo di Eightman.- ponderò lentamente l'uomo, annotandosi nella mente di occuparsi al più presto dell'orientale.
- Los Angeles non è così immensa se sai dove cercare.- commentò amabilmente Mello.
Sapeva che quel botta e risposta non era casuale e che l'uomo stava solamente aspettando che facesse un passo falso e rivelasse qualche informazione di troppo. Analizzava le sue parole come un serpente che studia la sua preda.
Anderson sembrava l'unico a non capirlo, forse realmente intimidito dal comportamento troppo sicuro di Mello.
Le sue parole vennero impregnate di accusa e sospetto.
- Ha appena ucciso uno di noi davanti ai nostri occhi e ci ha dimostrato che sanno tutto sul funzionamento del quaderno, perché lo teniamo ancora in vita?!- sbottò, stringendo i pugni.
Mello trattenne un ghigno a quelle parole. Come aveva sospettato, l'ipotesi dello scambio non era stata mai minimamente contemplata.
Sospirò mentalmente. Doveva solo cercare di guadagnare più tempo, sperava davvero che Matt e Lucy fossero in salvo.
Le lancette del suo orologio interno erano abbastanza rassicuranti.
- Non abbiamo fretta per questo e voglio approfittarne della sua presenza per fargli ancora qualche domanda.- soffiò in risposta l'altro uomo.
Pareva che niente riuscisse a scalfirlo e ad Anderson evidentemente la cosa non sembrava andare giù.

 

- Il tuo ex fidanzato è una persona odiosa.- commentò distrattamente Matt, allontanando con un calcio una striscia appiccicosa che gli si era impigliata allo stivale.
Lucy lo guardò storto, distogliendo lo sguardo dal percorso illuminato dalla torcia per concentrarsi sul rosso.
- Ti sembrano commenti da fare?- sbottò, stringendosi nel giubbotto. –Che si dicono? Come sta Mello?- domandò d’un fiato.
Matt le sorrise divertito.
- Oh lui sta benissimo, come un accendino in un container di benzina.- ridacchiò, fermando la ragazza per un braccio.
Si trovavano davanti alla traiettoria dell'ennesima telecamera.
Si era dovuto preoccupare di sabotare manualmente tutte le altre quindici che avevano incontrato durante la loro fuga, questo poiché qualcuno (e sapeva perfettamente chi fosse il responsabile, ma non gliene faceva una colpa) aveva mandato all'aria il sistema di sicurezza, distruggendo una delle telecamere. Mello doveva avere qualche problema con il significato della parola discrezione.
Batté ripetutamente sui tasti del suo portatile, sempre a portata di mano nel suo zaino, scivolando indisturbato da una parte all'altra del sistema informatico e liberando loro la strada.
- Che cosa si dicono esattamente?- domandò Lucy, combattuta tra l'ansia e la curiosità.
Matt si grattò la nuca con il bordo della torcia.
- Filosofeggiano sul significato della parola innocente.- fu la risposta.
Lucy lo guardò senza capire, proseguendo accanto al rosso lungo il condotto.
- E il tuo ex ha appena proposto di far fuori Mello.- concluse il detective.
L'espressione di Lucy si fece inorridita.
- Lo dici come se fosse una cosa divertente.- mormorò, facendo attenzione a non inciampare su una piastrella particolarmente scivolosa.
Matt soppresse una risata.
- Se ci pensi, lo è, soprattutto se consideriamo che alla fine sarà Mello a sbarazzarsi di lui.- ghignò.
Il come era ancora da vedere.

 

Nella sala era calato un velo di silenzio dopo le ultime battute. Solo l'attuale capo dell'Associazione Kira sembrava particolarmente a suo agio in quella vicenda.
- Quindi avevate già calcolato di sfruttare abilmente Eightman per organizzare questa messinscena e presentarti all'appuntamento. Avete usato il quaderno per farlo arrivare fin qui. Quello che io mi domando è: perché?- domandò, intrecciando le dita delle mani in una posa d'attesa.
Mello fu lesto a rispondere.
- Mi sembrava che la questione fosse chiara: vi ho appena dimostrato che non siete gli unici a saper usare il quaderno, di cui probabilmente non conoscete neanche tutte le regole.- affermò, sciogliendo le braccia per far scorrere casualmente una mano sulla copertina del Death Note.
Alle sue parole l'irlandese inclinò il capo verso Anderson per invitarlo a rispondere a quell'accusa.
- Ho avuto quel quaderno per mesi, ho potuto testarlo a mio piacimento. Non c'è regola che io non conosca.- sibilò livido il biondo.
Mello lo gelò con un ghigno.
- Quindi sai anche del potere degli occhi dello shinigami?- buttò lì con disinvoltura.
Un brusio di commenti si scatenò alla sua affermazione. Tutti i criminali dall'altra parte del vetro sembrarono consultarsi con apprensione e fissare interrogativi in direzione di Anderson.
Aveva detto la parola magica, una sorta di tabù sovrannaturale a cui era difficile credere se non dopo l'effettiva certezza dello sguardo.
E Anderson si era sbarazzato di Lástima parecchi anni fa. Molti degli uomini presenti non avevano mai visto uno shinigami.
Quasi gli dispiacque di aver patteggiato con Ryuk per impedirgli di presentarsi all'incontro. Avrebbe reso solo più complicato e asfissiante il suo piano.
- Di che diamine stai parlando?- borbottò in quel momento Anderson.
Ah avevano fatto centro anche stavolta.
Lui e Near erano stati concordi fin dall'inizio: non c'era verso che quegli uomini fossero a conoscenza dell'eventuale possibilità dello scambio degli occhi. Viceversa i risultati sarebbero stati disastrosi.
- Devi sapere che lo shinigami di cui ti sei tanto abilmente liberato non serviva solo a mangiare mele e a cederti la proprietà del quaderno, ma anche ad un'altra cosa: offrirti l'opportunità dello scambio di occhi.- spiegò con espressione di compiacimento.
Era riuscito a catalizzare su di sé tutta l'attenzione che voleva. Non c'era volto in quella stanza che non pendesse dalle sue labbra.
- Continua.- gli intimò il capo del gruppo.
Mello si tenne pronto.
- Lo scambio permette a chiunque di cedere i propri occhi per quelli dello shinigami, a patto di rinunciare a metà della propria futura durata di vita. A fronte di questo oneroso prezzo verrà concesso un potere speciale, che viene utilizzato dagli stessi shinigami per segnare il nostro destino.- fece una pausa, squadrando a uno a uno i presenti. - Non sarebbe magnifico conoscere la durata di vita e il nome di chiunque cadesse vittima del nostro sguardo?- domandò con un sorriso felino.
La reazione alle sue parole fu immediata.
Tutti coloro che erano armati di pistola non esitarono a puntarla in sua direzione, sentendosi minacciati dalla sua rivelazione. Anche i quattro alla scrivania scattarono immediatamente in piedi.
Da uno di loro partì un colpo di pallottola.
Lo sparo fu violento e provenne dalla sua destra fino a infrangersi contro il vetro. Se non ci fosse stato il pannello a fermarlo l'avrebbe colpito in pieno petto.
Non sapeva quanto il giubbotto antiproiettile che indossava l'avrebbe protetto.
Tenne gli occhi fissi sul capo dell'Associazione Kira, ma tutti i suoi sensi erano di fatto concentrati sul criminale rimasto nella sua parte di vetro, l'unica vera fonte di pericolo in quel momento.
Sapeva che non gli avrebbe mai sparato se non dopo il preciso ordine del loro capo, ma quanto ancora poteva permettersi di rischiare?
- É così che sei entrato qui? È per questo che ti sei inventato questa messinscena con Eightman? Volevi leggere i nostri nomi?- scattò improvvisamente Anderson, digrignando i denti in una smorfia crudele.
Consapevole dell'atmosfera di tensione in cui si giostrava, Mello evitò di rispondere a quelle accuse con l'ennesima provocazione, mantenendo l'espressione del volto neutrale.
- Io non salterei a conclusioni affrettate se fossi in voi.- sospirò, alzando le mani in segno di resa quando l'uomo davanti a lui rafforzò la presa della pistola con due mani. Era sotto tiro, ma non per questo avrebbe mollato la stretta sul quaderno. Quelle pagine erano finora l'unico motivo che lo teneva in vita, rinunciare ad esse sarebbe stato un suicidio.
Doveva giocare la carta del buon senso.
- Come posso aver attuato lo scambio senza lo shinigami? L'ex proprietario di questo quaderno è scomparso per salvare Lucy Stevens, e con lui anche i suoi occhi.- spiegò con invidiabile tranquillità.
Gli uomini oltre il vetro sembrarono soppesare attentamente le sue parole, ma era un solo sguardo a cui Mello era interessato.
- Perché rivelarci dello scambio allora?- gli domandò l'irlandese.
Un leggero ghigno tornò a increspare nuovamente le labbra del biondo.
- Voi non avete idea di dove può arrivare il potere del Death Note. L'unica cosa rimasta in vostro possesso sono solo poche pagine e ho le mie buone ragioni per ritenere che anche quelle stiano per finire. Non ne conoscete tutte le regole e non siete in grado di sfruttare al massimo le sue potenzialità. Avete provato a fare dei test, manipolando a vostro piacimento alcuni degli uomini del cast e della troupe per inscenare morti accidentali. L'omicidio di Carl Johan è stata una minaccia che si è trasformata in un'arma a doppio taglio, praticamente un invito al nostro intervento.- commentò, provocando un sogghigno sulle labbra sottili dell'irlandese. -Anche il tentativo di infiltrarvi all'Empire è stato solo un test per vedere come era possibile gestire il Death Note con le telecamere e i miei agenti. Per quanto riguarda l'assalto a San Diego, è stato il peggior stratagemma che io abbia mai visto.- concluse con una leggera risata.
L'uomo sembrò ignorare il velato insulto, storcendo il volto in un'espressione divertita.
- Un'analisi interessante. E che mi dici della morte di Kuyt?- chiese con sguardo attento.
Mello scrollò le spalle, infilandosi distrattamente la mano libera in tasca e avvicinandosi al corpo disteso di Eightman.
- Un errore da principianti, invero, rischiare di eliminare l'unica persona che avrebbe potuto condurvi al quaderno. Oppure era una provocazione? “Non avete a che fare con criminali qualunque, ma con gli eredi di Kira.” Una minaccia sufficiente a scatenare un pandemonio mediatico di portata mondiale, ma questa volta Kira non era un dio buono, nessuna incarnazione della giustizia, stavolta la minaccia era rivolta a persone innocenti. É il mondo dei buoni ad essere in ostaggio. La polizia non può permettersi di renderla pubblica e di tergiversare sulla faccenda.-
L'incidente con la gru era stato rivelatore per le indagini. Era da quel momento che avevano realizzato l'effettiva minaccia del Death Note.
L'irlandese ghignò, prendendosi qualche istante, forse contemplando l'idea di rispondergli o meno.
Sapevano di averlo alla loro mercé, qualsiasi risposta gli avessero dato non sarebbe mai uscita da quella stanza. Non era una questione di menzogne o di rivelare i propri piani, la partita si sarebbe chiusa lì dentro con la sconfitta di una delle due parti e Mello sapeva quanto effimero fosse il suo margine di vittoria. Rivelare le proprie intenzioni non avrebbe cambiato le carte in tavola. Il topolino, per quanto astuto, era rimasto chiuso in gabbia.
- Sei tanto intelligente dall'esserti figurato almeno il 90% del nostro piano. Hai capito a cosa miravamo, sapevate che volevamo la risonanza della stampa perché il caso diventasse di dominio pubblico e avete cercato di isolarci, facendo intervenire direttamente la grande SPK, l'organizzazione che era già stata in grado di sbarazzarsi di Kira. Eppure avete fatto il nostro gioco, avete agito velocemente, assecondando i nostri tempi, non avete nascosto Lucy Stevens, tentando invano di proteggerla da un attacco diretto con il Death Note, e illudendovi che la vostra sorveglianza fosse abbastanza. E infine eccoti qui, disponibile e pronto a soddisfare la nostra ultima richiesta e a cederci il quaderno. Un comportamento un po' avventato, non credi?- ghignò l'altro, incrociando le braccia al petto e sfidandolo con lo sguardo a replicare.
Mello sospirò, immagazzinando lentamente nel proprio cervello la miriade di informazioni che gli avevano appena rivelato.
- A volte bisogna ricorrere a gesti avventati per raggiungere i nostri obiettivi. Voi, per esempio, volevate catturare viva Lucy e per farlo avete finto di essere caduti nella nostra trappola e avete tentato di fare esplodere un intero team di agenti: un piano notevole tanto quanto folle.- ribatté Mello con studiata calma.
L'orologio nella sua mente continuava a ticchettare. Quanto potevano essere lontani Matt e Lucy in quel momento?
Quanto tempo ancora gli rimaneva?
Prevedibilmente l'altro scoppiò a ridere. Una risata rauca, ma sinceramente divertita, la risata di un ragazzo diventato adulto troppo presto.
Quasi di riflesso anche alcuni degli altri collaboratori iniziarono a ridere, imitando il proprio capo. Solo Anderson sembrava mantenersi in allerta, scrutando impassibile il volto dell'irlandese.
E Mello ne approfittò per fare scivolare la mano ancora più in fondo nella tasca e stringere l'impugnatura gelida della sua pistola.
In quell'istante il viso dell'irlandese tornò serio.
- Se consideri folle il nostro piano allora temo per te che tu ci abbia seriamente sottovalutato. Sappiamo come lavora l'SPK, siete riusciti a sbarazzarvi di Kira già una volta. Non potevamo permetterci di prendervi alla leggera o agire senza un piano e quella rassicurante conferenza stampa da voi organizzata puzzava di trappola da oltre un miglio. Non abbiamo fatto altro che seguire il vostro esempio: dimostrarci più intelligenti di voi, piazzare una trappola nella vostra trappola. E adesso la partita si è chiusa a nostro favore.- ghignò il capo dell'Associazione Kira, sollevandosi in piedi.
I suoi uomini si tennero pronti ad eseguire ogni ordine.
- La partita non è ancora conclusa.- replicò Mello, lanciando un rapido sguardo all'uomo alla sua sinistra.
Non l'avrebbero attaccato, non ancora.
- È in dirittura d'arrivo.- gli concesse candidamente l'altro.
Mello arricciò le labbra in una smorfia, estraendo platealmente la pistola e rigirandosela fra le dita.
Se gli avessero sparato la sua missione finiva lì. Avrebbe perso il Death Note, la vita e ben presto Lucy avrebbe fatto la sua stessa fine.
Non era così che avrebbe dovuto funzionare secondo i suoi piani.
All'improvviso dei passi veloci si udirono alle sue spalle. Mello riuscì a scansarsi appena in tempo prima che un uomo, paffuto e stralunato, entrasse di corsa nella stanza, inciampando nella porta che Mello aveva sfondato e impattando a terra, il respiro corto e lo sguardo preoccupato.
- È scappata... hanno sabotato il nostro sistema di sicurezza... è scappata.- ansimò il neo entrato, prendendo fiato.
Mello riuscì a malapena a trattenere un sorriso.
Li avevano scoperti, ci avevano messo un po'.
- Spiegati! Cosa stai dicendo? Che cazzo vuol dire che è scappata?- esclamò in quel momento Anderson.
Il volto di tutti i criminali era tornato a farsi serio e il giovane Maistir fissava lugubre l'ultimo arrivato. Un campanello d'allarme forse gli aveva intimato di rimettersi in guardia.
- Lucy Stevens è fuggita! Le telecamere sono state sabotate.- spiegò l'uomo a terra.
Un ruggito di rabbia partì da Anderson, mentre gli occhi dell'irlandese scattarono immediatamente su Mello, che era rimasto indifferente a rigirarsi la pistola tra le dita.
- È opera tua?- gli intimò gelido.
Ogni traccia di soddisfazione e divertimento nella voce era scomparsa.
Di imprevisti quel giorno ne aveva avuti abbastanza e proprio mentre si preparava a chiudere per sempre i giochi ecco che l'ennesima sorpresa sembrava voler mandare all'aria i suoi piani.
Una piega degli eventi inaccettabile.
Mello lanciò un'occhiata di sbieco all'uomo a terra, poi si strinse nelle spalle.
- Io sono qui. Se non siete stati in grado di sorvegliare Lucy non è colpa mia. Anche se in effetti questo farebbe saltare in aria i nostri accordi.- commentò incurante.
Lo sguardo dell'uomo si fece sottile e parve trapassarlo da una parte all'altra alla ricerca della verità. L'espressione sul suo viso ora era glaciale, cupa, come quella di un giudice pronto ad emettere la sua sentenza.
- Avevi programmato tutto fin dall'inizio.- sibilò il giovane criminale. - Dal tuo ingresso improvviso all'effetto a sorpresa della morte di Eightman, dai tuoi commenti sui nostri piani alla rivelazione sullo scambio degli occhi con lo shinigami... stavi guadagnando tempo per permettere a quella puttana di scappare! Non so come tu abbia fatto, ma...-
- Gli uomini di guardia sono tutti morti.- soffiò a mezza voce l'uomo steso a terra.
- Ordina a Derek di riparare le telecamere e trovatela!- sbraitò allora Anderson.
L'altro si rimise lentamente in piedi, sotto lo sguardo attento di Mello, e scosse la testa con fare rassegnato.
- È morto. Il suo cadavere è stato lasciato insieme agli altri nel magazzino.-
- E allora pensaci tu! Ripara quelle telecamere!- continuò furiosamente il biondo.
L'uomo sobbalzò sul posto, indietreggiando a ogni parola fino ad annuire con vigore e lanciarsi fuori dalla stanza, rischiando di inciampare nuovamente sulla porta.
Lo sguardo di Mello seguì la reazione di Anderson.
- Ci occorre una squadra per andarla a riprendere! Non può essere lontana!- esclamò il biondo, voltandosi verso i quattro uomini in piedi.
Ma prima che questi facessero anche solo in tempo a metabolizzare gli ordini, il giovane capo dell'Associazione Kira sollevò una mano per fermarli, puntando il suo sguardo arcigno di nuovo su Mello.
La sua pazienza era ormai agli sgoccioli.
- A che gioco stai giocando?- sibilò tetro.
Mello inarcò un sopracciglio, mantenendo un approccio prudente.
- Non so di cosa tu stia parlando.- replicò serio.
Avevano smesso, finalmente, di scherzare e adesso era venuto il momento di giocarsi il tuo per tutto.
Ma ancora gli rimaneva un'ultima carta da giocare.
- Ci credi così stupidi da pensare che l'SPK non c'entri nulla con questa fuga?! Eppure dovresti averlo capito con chi hai a che fare! Siamo noi a stabilire le regole del gioco, lo scambio è in mano nostra!- ringhiò l'uomo.
L'occhiata che Mello gli lanciò fu sprezzante.
- Non avete più nulla in vostro possesso che possa permettervi di continuare questo scambio. L'accordo è saltato.- affermò con fredda pazienza.
Erano passati più di venti minuti da quando aveva lasciato Matt e Lucy e si era diretto all'incontro. Considerando le difficoltà che avrebbero potuto incontrare con le telecamere, aveva concesso loro abbastanza tempo da mettere quanta più distanza possibile tra loro e l'edificio. Poteva considerarli relativamente al sicuro.
Ora rimaneva tutto nelle sue mani.
Di nuovo il filo dei suoi pensieri venne interrotto dall'ennesima risata soddisfatta e sguaiata da parte del capo del gruppo.
- Oh ma per favore! Vuoi farmi credere che pensavate sul serio che avremmo rispettato lo scambio? Sei venuto fin qui, da solo, hai architettato tutta questa messinscena con Eightman, ti sei sbarazzato delle mie guardie e non ti sei fatto problemi a sfidarmi a ogni tua parola.- sibilò con un ghigno crudele. -Questa è tutta opera tua! Dalle telecamere alla fuga della ragazza. Non mi dire che credevi che ti avremmo lasciato andare così una volta scoperto che quella puttana è scappata?- domandò, incrociando le braccia e sfidandolo a replicare.
Mello sorrise, facendo scorrere di nuovo lo sguardo lungo il perimetro della stanza e riconsiderando nuovamente la propria posizione. Il criminale dal suo lato del vetro lo teneva ancora sotto tiro.
- Non vi sfugge niente vedo.- sospirò calmo.
L'altro rispose al suo sorriso.
- Sei venuto qui con il solo e unico intento di farci perdere tempo. La fuga della ragazza era il vostro unico obiettivo e tu eri solo un diversivo: una mossa audace, lo ammetto. Ma dimmi, credi davvero che la lasceremo andare? Ci hai appena fornito un modo e un pretesto per ucciderla all'istante, avevi calcolato anche questo nel tuo piano?- domandò, stringendo teatralmente il pezzo di pagina con cui era stata segnata la morte di Eightman.
L'espressione del volto di Mello si fece più attenta, evitando tuttavia di mostrare il proprio reale stato di tensione.
Non poteva sbagliare, doveva misurare con attenzione ogni parola.
L'orologio nella sua mente lo aggiornò sul countdown.
- Ora siete voi a sottovalutarci. Sappiamo entrambi che Lucy Stevens è solo un patetico pretesto per il Death Note, la prima di una lunga fila di possibili vittime. Se è la risonanza mediatica che volete chi meglio di una celebrità poteva assicurarvela? Una volta uccisa lei prenderete di mira qualcun'altro. Chiunque! Avete l'umanità a vostra disposizione e noi della polizia abbiamo le mani legate. Perché ucciderla allora? Avreste vinto comunque, nessuno ha scampo con il Death Note.- sfogliò distrattamente il quaderno senza staccare lo sguardo dal suo interlocutore. - È questo che volete, il libro più potente della storia, le pagine che hanno ucciso più persone al mondo dopo la Bibbia. Lasciate da parte Lucy Stevens, è per il Death Note che siamo qui.- affermò Mello, incatenando tutti i presenti nel suo sguardo di ghiaccio.
Avrebbe fatto di tutto perché Lucy rimanesse in salvo. Se quei pazzi decidevano di ucciderla lui doveva trovare un modo per evitarlo.
Il capo dell'Associazione Kira lo guardò divertito ed affascinato.
- Un discorso lodevole, ma mi chiedo anche quanto interesse personale ci sia dietro questa richiesta.- sogghignò l'uomo, provocando le risate dei propri compagni.
Il volto di Mello rimase impassibile. Dovette resistere all'irrefrenabile prurito che avvertiva sulla punta delle dita che lo incitava a mandare tutto al diavolo e ricorrere alla pistola. Era lì per salvare Lucy e chiudere per sempre il caso L.A.Kira, doveva restare freddo e razionale.
- Ma dopotutto hai detto bene, noi è per il Death Note che siamo qui. Una volta terminato questo incontro Lucy Stevens sarà presto dimenticata e voi potenti autorità dell'SPK verrete presto spodestati dal nostro potere.- dichiarò l'irlandese.
A quelle parole Anderson lo guardò incerto.
- Vuoi risparmiare la ragazza?- domandò, stringendo i pugni.
L'altro si limitò a concedergli una veloce occhiata, ignorando la sua disapprovazione, liquidandola come si fa con una mosca particolarmente fastidiosa.
- Consideralo il tuo giorno fortunato, sei riuscito a sorprendermi tanto da rendermi particolarmente misericordioso. Se è alla sopravvivenza di Lucy Stevens a cui sei interessato, allora credo che potrò premiare i tuoi sforzi. D'altronde non è da tutti riuscire a soppiantare in questo modo il nostro sistema di sicurezza e le nostre guardie.- concesse l'uomo, con un cenno della testa.
Mello ghignò. Si aspettava forse che lo ringraziasse?
- Detto questo, ho solo un'ultima domanda per te, giovane agente dell'SPK: dopo tutto il tuo grandioso piano, come speravi di uscirne vivo?- domandò l'uomo, un lampo crudele ad illuminargli gli occhi.
Mello fu lesto a cogliere il movimento repentino dell'uomo accanto a lui, che lo teneva sotto tiro mirando dritto alla testa.
Un colpo che non gli avrebbe lasciato scampo.
Fissò per qualche angosciante attimo gli uomini davanti a lui, protetti dal pannello di vetro.
Poi sospirò lentamente, facendo fuoriuscire la tensione, e tornò a spostare il suo sguardo sul quaderno che stringeva tra le mani. Lo aprì piano, facendo scorrere i polpastrelli sulle pagine, fino ad arrivare alla seconda e fermarvicisi.
Il ghigno che si dipinse sulle sue labbra era sia divertito sia rassegnato.
- Mai detto di volerlo fare. Sapevo del rischio che correvo venendo qui. So a cosa vado incontro e l'unico motivo per cui sono ancora vivo è perché avevo programmato ogni cosa fin dall'inizio.- fece una pausa, giusto per mantenere la tensione. - O meglio, forse programmato non è la parola giusta, forse è più opportuno dire manipolato. Che Lucy Stevens riuscisse o meno a scappare, il mio destino era segnato già dal mio ingresso in questa stanza. - annunciò, e per rendere ancora più evidente il significato delle sue parole mostrò loro il contenuto della pagina che aveva davanti.
Una lunga scritta di sette righe che aveva realizzato pochi minuti prima, una serie di lettere plasmate d'inchiostro, indelebili e letali come una condanna.
Sopra la seconda pagina del Death Note campeggiava l'ultima sentenza prevista nel suo piano, che avrebbe condannato a morte chiunque fosse il destinatario di quelle istruzioni.
E il nome in penna che brillava sul quaderno era proprio Mihael Keehl.

 

 

 

***Note dell’autrice***
Probabilmente rischio il linciaggio per questo finale, ma correrò il rischio di morte, condividendo questo tragico destino insieme a Mello (sì, sto mettendo il dito nella piaga).
I dialoghi dell’incontro non prevedevo di farli così lunghi, ma c’erano parecchie cose da spiegare e quindi ho preferito allungare qui e staccare poi quelle che saranno le battute finali nel prossimo capitolo (e non scordiamoci che il povero Matt è in contatto via auricolare).
Grazie infinite a Ela Twinkeltoes, Orihime02 e TheCrazyJoker per le vostre recensioni che mi sostengono fino alla fine! Non smetterò mai di ringraziarvi fino all’ultimo capitolo ^^
Grazie sempre a chi legge, ricorda, preferisce e segue questa storia, soprattt per essere arrivati fin qui!
Un saluto, al prossimo capitolo,
Shikacloud
  
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