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Autore: Haley1994    27/02/2014    6 recensioni
In questa storia è presente un nuovo personaggio al posto di Cris. Si chiama Serena e avrà a che fare con il nostro Leone ma in qualche modo anche con un altro personaggio.
Aspetto le vostre recensioni! Watanka :D
***
Watanka. Che cos’è? Watanka. Nessuno lo sapeva. Nessuno tranne il leone.
***
Il dottor Carlo mi guardava negli occhi. Eravamo alla scrivania assegnata al medico di turno. Non smetteva di guardarmi.
...
“Queste cose in facoltà non ce le insegnano.. dobbiamo impararle sul campo”
Annuisco.
“Il mio cuore sta peggiorando vero?” Domando torturandomi le mani.
“Purtroppo sì..
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ero sdraiata sul letto con la musica in cuffia, quando vidi Leo varcare la soglia della mia stanza con il suo solito sorriso stampato sul volto.
Tolsi le cuffie e lo accolsi con un sorriso.
“buongiorno pulce!”
Esordisce facendo una pinna con la carrozzella.
“Leo..” lo salutai mettendomi seduta.
“stavo andando a fare un giro! Vieni anche tu?”
“ non posso.. sto aspettando il dottor Carlo, mi deve portare a fare delle analisi..”
“d’accordo.. ma quando hai finito vieni da me!” disse con il tono di uno che non voleva ammettere discussioni.
“va bene!” acconsentii.
Leo uscì dalla stanza e proseguì il suo giretto mattutino. Dopo aver salutati i bambini alla scuola, andò nella stanza dove si faceva fisioterapia. C’era Nicola che faceva ginnastica.
“ciao Nicola!”
“ciao Leo! Come va?”
“Oggi bene! Ho un nuovo compagno di stanza!” disse girando in tondo su se stesso con la sua carrozzella.
“Magari lo puoi far entrare nel tuo gruppo.. perché no”
 “Be’, veramente io non ho un gruppo.. cioè, ce l’avevo ma ho litigato con tutti..”
“Ma nel gruppo chi eri?”
“Come chi ero?” domandò lievemente confuso. In un gruppo per caso bisognava avere un ruolo?
“In tutti i gruppi ci sono sei tipi di persone.. il leader.. il vice leader, che sarebbe il leader se non ci fosse già il leader.. il furbo.. l’imprescindibile.. il bello.. e la ragazza..”
“ ah..” commenta sorridendo. A Leo le ragazze sono sempre piaciute. Le corteggiava tutte. Dalle infermiere alle radiologhe.
“Tu chi eri? Il leader!” afferma come se fosse ovvio.
“Ma leader e.. imprescindibile non sono la stessa cosa?”
“Eh no! C’è differenza.. senza l’imprescindibile il gruppo smette di esistere.. senza il leader il gruppo va avanti lo stesso, talvolta pure meglio..”
“Allora mi sa che io ero il leader.. visto che senza di me gli altri vanno avanti benissimo.. e tu chi sei nel tuo gruppo?”
“Ormai sono tanti anni che io un gruppo non ce l’ho più..”
“Allora io vado..”
“Dove vai?” domandò Nicola confuso.
“Come dove vado? A formare questo gruppo! ..Ciao!!” E se ne andò lasciando Nicola ai suoi esercizi.
Leo tornò in stanza proprio mentre la mamma di Vale, il suo compagno di stanza,usciva.
“Prima è venuta una ragazza che ti cercava..” disse Vale posando un pennarello. Vale era un artista. Un di quelle persone che da un niente di fanno un capolavoro. E a lui, bastava mettersi un paio di cuffie, alzare il volume e farsi trasportare dalla musica, per fare in poco tempo dei disegni bellissimi.
“Ci sono tante ragazze che mi cercano, restringi il campo..” disse al nuovo amico.
“Serena..”
“Dopo passerò da lei.. vuoi mangiare?” Vale annuisce.
“Ok.. ti porto in un posto, ma mettiti il pigiama e la carrozzella..” continuò Leo.
Dopo aver rubato delle fragole dalla cucina, i due incontrarono il dottor Carlo disse a Vale che non avrebbe più dovuto mangiare perché l’indomani si sarebbe fatto l’intervento. A malincuore lasciò tutte le fragole a Leo ma in realtà moriva di fare.
Prima di tornare nella loro stanza, Leo decise di far conoscere a Vale una persona.
“Aspetta..” disse entrano in una stanza.
“Ti presento Rocco.. lui qui è una specie di istituzione..gli vogliono bene tutti..è in coma da otto mesi.. sua mamma ha chiesto a tutti di passare un po’ di tempo con lui.. venire qui e parlarci..”
“Pensa che così possa risvegliarsi?”
“Lo speriamo tutti..” disse Leo osservando Rocco. Leo poi spezzò il silenzio che sia era creato.
“Sai una cosa? Dovremmo formare un gruppo.. chi vorresti essere?”
“In che senso?”
“Come in che senso? Dai lo sanno tutti! In ogni gruppo ci sono almeno sei tipi: il leader, il bello, il furbo, l’imprescindibile, la ragazza e il vice leader.. che potrebbe essere il leader se non ce ne fosse già uno.. tu potresti essere il furbo..”
“Be’ io non mi sento furbo.. penso di essere normale..”
“E che vuol dire?”
“Vuol dire normale.. normale come..”
“Attento..non dire “come te”.. perché io non sono normale..”
“E no.. tu come sei?”
“Speciale.. non si vede?”
“No..” disse Vale sorridendo.
“Allora di sicuro non sei il furbo.. però potresti essere il mio vice leader..”
 “Non so se..”
“Dai.. dobbiamo stare attenti noi che abbiamo queste malattie del cavolo.. perché se non moriamo di cancro finisce che moriamo di noia.. siamo già a due sesti del gruppo..”
“Due sesti non esiste.. se mai un terzo..”
Leo gli diede una spinta.
“Uffa che trita palle che sei!” Disse divertito.
“Dai, abbiamo già il leader e il vide leader.. ora dobbiamo cercare gli altri.. cominciamo dalla ragazza.. Serena è perfetta..” continuò Leo.
L’idea del gruppo cominciava a piacergli sempre di più.
 
Ho passato il pomeriggio a parlare con Rocco fino a quando non è tornato il suo compagno di stanza. Un arrogante ragazzino con i capelli ricci. Mi pare si chiami Davide.
“Buonanotte Rocco..” gli sussurro stringendogli la mano.
Tra poco sarebbe arrivata anche sua mamma a dargli la buonanotte. Piera è una donna straordinaria, pur di rimanere accanto al figlio è diventata la pagliaccia dell’ospedale. È una donna allegra e vivace ma con un grande dolore dentro. Non solo perché il figlio è il quello stato ma anche perché si sente responsabile dell’incidente che ha avuto. Ogni giorno si tormenta e si maledice. Avrebbe voluto essere stata più attenta. Avrebbe voluto.. quante cose avrebbe voluto fare pur di tornare indietro a quello stramaledettissimo giorno.
Andai alle macchinette prima di tornare in camera. Volevo una coca cola ma la macchinetta mi aveva rubato di nuovo i soldi.
“Maledetta!” dico dandole delle botte.
“Guarda che così la rompi!”  udii la voce di Leo dietro di me.
Mi voltai verso di lui.
“Devi fare così..”
Schiacciò due volte di fila il pulsante per far scendere le monete e poi diede un colpo a mano aperta sulla macchinetta. Le monete scesero se le strofinò sulla maglie e le reinserì.
“Cos’è che vuoi?” mi domandò infine.
“Una coca..”
“Ecco fatto!”
“Grazie, Leo..” dissi prendendo la bibita dalla sua mano.
“Come sono andate le analisi? Il bypass funziona bene?”
Annuisco.
“Si, bene..”
Mi sedetti su una sedia vicino e lui si posizionò di fronte a me. Iniziai a torturare con le unghie il porta cannuccia della bibita.
Leo mi prese il mento con le due dita e me lo alzò.
“Che cosa ti preoccupa?” mi domandò questa volta con tono più serio.
“Come si fa... a non aver paura di morire?”
Domandai con le lacrime che stavano per uscire.
“Tu credi veramente che io non abbiamo paura?”
“..no..”
“.. ecco.. Serena, non sappiamo come andrà a finire ne’ tu con il tuo cuore ne’ io con il mio tumore.. ma una cosa la so..”
“Cosa?”domandai curiosa.
“Che bisogna andare avanti per chi si ama.. quando non ce la fai più.. o quando ti senti così male da non avere più speranze.. pensa a chi ti ama..”
“E passa?”
“No, non passa.. ma lo affronti..”
Come un vero leone.
Mi persi nuovamente nei suoi occhi. Leo era bello, anche da pelato. Una volta, Asia, sua sorella, mi fece vedere una foto che aveva fatto la madre a Leo. Leo aveva i capelli corvini.. scompigliati.. e.. in quella foto in bianco e nero era bellissimo.. appoggiato ad un muro.. rideva..  e mi sembrava che quella foto avesse colto, in un solo scatto, tutta la felicità possibile sulla faccia della terra; che racchiusa in una creatura speciale come Leo.
Leo smise di guardarmi e lanciò uno sguardo verso il suo braccio. Il “braccio dei braccialetti”. Leo aveva fatto sei operazioni e indossava sei braccialetti rossi.
Posò di nuovo il suo sguardo su di me e mentre mi guardava si tolse un braccialetto.
“Che fai?” domandai leggermente confusa.
“Io e Vale stiamo formando un gruppo..”
“Un gruppo?”
Prese il mio braccio e mentre mi infilava il braccialetto disse..
“ Watanka!”
“Watanka..” Risposi sorridendo.
Era così Leo. Riusciva sempre a strapparmi un sorriso.
E rimanemmo lì, con le mani intrecciate insieme, a guardarci per un tempo infinito..
 
Il giorno successivo, appena sveglia, mi precipitai nella stanza di Leo e Vale.
“Ciao Leo! Vale?” domandai indicando il posto prima occupato dal suo letto.
“E già sceso.. dopo andiamo da lui?” Annuii.
In quel momento entrò Asia, sua sorella.
“Ciao fratellino!”
Gli diede un bacio sulla guancia.
“Ciao Serena!” salutò anche me e le  sorrisi.
Asia diede una rosa a Leo.
“Buon San Valentino..”
“Grazie.. che mi hai portato?” Domandò alla sorella.
“Dei cambi e qualche rivista!” disse lanciandogli le riviste di motori.
“Si ma devi andare a lezione però!”
Asia lo ammonì ma sapeva benissimo che non si sarebbe mai andato. Soprattutto oggi. Oggi doveva stare con Vale.
“Si ci vado, ci vado!”
“Pure tu Sere..”
Alzo gli occhi al cielo guardando Leo.
“Cos’è? Non c’è Carola e mi fai tu da vice sorella?” domandai scherzosamente ad Asia.
“È ovvio! Perché se non vi controlliamo noi qui..”
In quel momento entrò un donna nella stanza.
“Ciao Leo, si è visto mio marito?”
“No.. lei è mia sorella.. si chiama Asia..”
“Piacere Nora..”
“Lei invece è la mamma di Vale.. e questa è Serena..” disse Leo.
“Buongiorno..” la salutai anche io.
Nora mi sorrise. Aveva l’aria preoccupata.
“Vale in questo momento è in sala operatoria.. con il dottor Abele..”
A quel nome sua sorella capì. Era lo stesso dottore che aveva operato il fratello. Lo stesso che aveva reso il leone storpio.
Le due donne si lanciarono uno sguardo di comprensione. Lo sguardo di solo chi ha vissuto, ho sta vivendo, quella situazione.
“Voi dovete andare a studiare! Forza!” ci ammonì Asia.
“D’accordo!”
Leo scese dal letto, si posizionò sulla sua carrozzina.
Invece di andare a scuola andammo da Vale. Un paio d’ore dopo, il dottor Alfredi, il cardiologo uscii e disse che l’intervento era riuscito. Appena i suoi genitori e i medici si allontanano ci intrufolammo in terapia intensiva per vedere come stava.
“Vale mi senti? Siamo io e Serena..”
“Non si sveglia..” dissi preoccupata a Leo.
“È presto..Vale..”
“Vale..” lo chiamai e così anche Leo.
“Vale..”
Si sta lamentando.
“Mi puoi dare un bacio?”
“Cosa dice?” domando a Leo.
“Come cosa dice? Sta parlando di un bacio..”
“Un bacio ti prego..”
“Ma con chi ce l’ha?”
“Con me no di sicuro.. direi che ce l’ha con te..”
Lo guardo confusa mentre Leo sorrideva divertito.
“Dai dagli sto bacio..che ti costa..”
“Ma no scusa.. perché dovrei?”
“Intanto perché non ha i capelli.. già solo questo ti dovrebbe impietosire..”
“Se dovessi impietosirmi per tutti quelli che non hanno i capelli..” controbattei.
“Un bacio.. solo un bacio” continuò Vale.
Leo ridacchia.
“E poi.. perché gli hanno appena fatto fuori una gamba..”
“Parli di lui o alludi a qualcun altro?” gli domandai.
“No..” mi persi nuovamente, per qualche secondo, nel suo sguardo furbo.
“Dammelo, me l’hai promesso..”
“Ma..” ero scioccata e divertita nello stesso tempo.
“Ahh, buono a sapersi!” disse Leo.
“Ma non è vero!”
“Questo quando è successo?”
“Non è proprio successo! Non gli ho mai promesso nulla!”
“Eddai, dagli sto bacio.. che sarà mai!”
“Vorrei tanto capire se stai dormendo o se stai facendo lo scemo..” Dico a Vale. Sta passando troppo tempo con Leo secondo me.
“Un po’ di febbre ce l’ha..” Dice toccandogli la fronte.
Gli fa una carezza.
“Coraggio fratello..”
Gli do un bacio veloce.
“Ancora..” dice Vale ancora intontito.
“Oh come ancora?” sbotta Leo.
Mi avvicino e gli do un bacio più lungo.
“Anche se stai facendo lo scemo, per questa volta ti perdono..” sussurro all’orecchio di Vale.
 
Stavo per andare nella mia stanza quando mi sentii chiamare.
“Ehi tu!”
Mi voltai verso la vetrata che dava ad una stanza. C’era un ragazzino con la gamba e il braccio fasciato che mi guardava. Mi indicai. Non ero sicura che volesse me. Mi guardai anche attorno per essere sicura di non sbagliarmi.
“Si, si! tu, tu!”
Entrai nella stanza.
“Senti ma sta televisione non funziona!” mi dice con accento napoletano.
“Guarda! Sta sempre dottor House!”
Dice puntando il telecomando verso.. la vetrata che dava alla camera di fronte. Lo guardo un po’ sconvolta. Ok, questo tizio è matto. Forse ho sbagliato reparto. Qui è psichiatria.
“Ehm.. come ti chiami?”
“Io sono Toni e tu?”
“Serena..”
“Che bel nome.. molto solare..” dice continuando a sorridere. Questo è un tipo come Leo, sempre il sorriso stampato sulla faccia.
“Come mai sei qui?” gli domando.
“Ho avuto un incidente in moto..”
“Ma non sei un po’ piccolo per guidare le moto?”
“Eh ma io lavoro in officina con mio nonno.. ma..” si mette un dito davanti alle labbra.  “..non dirlo a nessuno.. se no succede nu guai’ (un guaio*).. sai, io in officina faccio tutto.. eeehh stavo aggiustando questa moto e volevo vedere se andava.. e andava, andava!” Dice ridacchiando.  “:.e tu perché sei qui?” mi domanda.
“Io ho.. ho un problema al cuore..”
“Oh mi spiace..”
Non mi andava di affrontare quell’argomento. Non ora.
“Scusa ora devo andare..”
“D’accordo! Torna eh!”
“Certo..” dissi sorridendo.
Appena sono sulla soglia mi blocca.
“Aspetta! Aspetta”
Mi volto verso di lui.
“Ma la senti anche tu questa voce?”
“Quale voce?” domando confusa.
“No, niente..”
Confusa e divertita me ne torno nella mia stanza, lasciandomi alle spalle un’altra giornata.
  
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