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Autore: Angie Mars Halen    27/02/2014    2 recensioni
Nikki sta attraversando il periodo più buio della sua vita e ha l’occasione di incontrare Grace. Dopo il loro primo e burrascoso incontro, tra i due nasce una profonda amicizia e Grace decide di fare del suo meglio per aiutare e sostenere il bassista. Inizialmente Nikki è felice del solido rapporto che si è creato tra lui e questa diciassettenne sconosciuta, ma subentrerà la gelosia nel momento in cui lei inizierà a frequentare uno dei suoi compagni di band. Mentre dovrà fare i conti con questo, Grace, che è molto affezionata a lui e quindi non vuole abbandonarlo, dovrà fare il possibile per non essere trascinata nell’abisso oscuro di Sikki.
[1987]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mick Mars, Nikki Sixx, Nuovo personaggio, Tommy Lee, Vince Neil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24) GRACE

Una sola parola riecheggiava nella mia testa, rimbalzando da una parte all’altra del mio cervello come una mosca impazzita che si è ritrovata intrappolata sotto ad un bicchiere e cerca disperatamente di uscire sbattendo contro il vetro.

Che razza di stronza. Prima Nikki, poi Vince! Complimenti, tesoro! Se lo sapesse tua madre... se lo sapessero i tuoi colleghi dell’università, continuava a ripetere.

Mi accasciai sul marciapiede e chinai il viso sulle ginocchia, prendendomi la testa tra le mani con la speranza che i sensi di colpa si attenuassero. I capelli umidi avevano ancora l’odore del cloro perché me li ero lavati in fretta, e il collo, così come tutti gli altri punti in cui Vince mi aveva baciata, mi sembravano ancora bollenti e pulsanti. Il ricordo di quella serata era vivido nella mia mente e potevo ricordare bene le sensazioni che avevo provato mentre mi tuffavo nella piscina, il contatto della nostra pelle nel momento in cui ero finita addosso a Vince sotto una pioggia di asciugamani, e i baci che ci eravamo scambiati. Avrei voluto restare con lui fino alla mattina successiva, ma la mia famiglia si aspettava che tornassi dopo cena. Inoltre, la mia coscienza mi ripeteva all’infinito che non era il caso, almeno non quella volta, perché nella mente di quell’uomo non giravano idee del tutto innocenti.

All’improvviso sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla per farmi una carezza e sobbalzai, ritrovandomi di fronte Grant. Aveva passato un periodo preda dello sconforto dopo aver rotto con Elisabeth, che invece aveva trovato immediatamente una pezza per rattoppare lo strappo, ma ora sembrava essersi ripreso. Mi guardava con i suoi occhi grandi e verdi, nascosti sotto il ciuffo di capelli castani e arruffati come voleva la moda del tempo. Era un ragazzo estremamente dolce, una delle persone più buone che conoscessi, e gli volevo così tanto bene che quando lo vedevo non potevo fare a meno di sorridere anche se ero triste.

“Guarda un po’ chi c’è,” esclamò, sedendosi accanto a me sul marciapiede. “Che bello vederti, Gracie!”

Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai. “Ciao, Grant. Come va?”

Lui storse un angolo della bocca. “Potrebbe andare meglio, ma ammetto di aver fatto dei miglioramenti perché mi sto cominciando a rassegnare che con Beth è finita, e forse è meglio così.”

“Sono fiera di te,” esclamai soddisfatta, battendo i palmi aperti sulle ginocchia.

Il suo tono si fece subito più severo. “Ho visto che ha già trovato qualcuno con cui sostituirmi. L’altra sera c’ero anch’io al Whisky e vi ho viste. Avrei voluto salutarti, ma eri così impegnata con quel biondo che ho preferito restare a godermi il concerto dei Guns N’ Roses.”

Trasalii. “Io non ero assolutamente impegnata con nessuno, al contrario di qualcun’altra.”

Grant annuì. “E pensare che poco tempo fa mi hai chiesto di aiutarti a imparare a suonare una canzone di quei ceffi.”

“Credevo ti piacessero,” gli feci presente aggrottando le sopracciglia.

“Infatti mi piacciono e credo che non appena ne avrò l’occasione, comprerò un biglietto per vederli. Poi ho anche scoperto dove abita il bassista,” mi agitò l’indice davanti al naso con fare accusatorio.

Mi lasciai sfuggire un sorriso di puro imbarazzo. “Siamo un po’ amici.”

“Stasera mi sembri giù di morale. Spero non sia colpa sua, altrimenti sai che potrei benissimo scavalcare quel cancello del cazzo e piombargli in casa anche se ho passato la giornata ad ascoltare le sue canzoni.”

Sollevai il capo di scatto. “Non ci crederei neanche se ti vedessi.”

Grant scoppiò a ridere battendosi un pugno sulla gamba. “E io non lo farei neanche se mi pagassero, però vorrei sapere se c’entra qualcosa con il muso che stai tenendo.”

Arricciai il naso e constatai che se gli avessi raccontato tutto, in quanto mio amico, Grant avrebbe tenuto la bocca chiusa. “Un po’ mi dispiace per Nikki. Vive in condizioni pietose e non sta per niente bene. A volte vado a trovarlo perché dice che la mia compagnia ha una buona influenza su di lui. Il mio problema di oggi è... cioè, sono... io. Io che ho accettato un invito a cena, se così si può dire, da parte del suo cantante e sono tornata adesso da casa sua, e–”

Non feci in tempo a finire la frase che Grant si lasciò sfuggire un suono di sorpresa che mi ammutolì all’istante. “Te la fai con quelli anche tu? Cosa vi è preso a te e a Beth?”

“Piantala!” sbottai. “Non me la faccio con nessuno!”

“Scusa, non volevo offenderti. Tu però non urlare, ché qui non si sa chi potrebbe sentirci,” rispose Grant con una mano sulla mia spalla. “Però adesso calmati e raccontami tutto quello che vuoi senza agitarti.”

Mi ricomposi e mi alzai a mia volta in piedi per potermi muovere mentre parlavo ed elencavo le cose contandole sulla punta delle dita. “Sono un’amica di Nikki, o almeno così credo. Vado a casa sua per fargli compagnia, nel senso che perdiamo delle ore a parlare di cose inutili così si distrae dallo schifo in cui vive. Non esserne geloso, ma per lui mi farei in due.”

“E per me?” domandò Grant con gli occhi che brillavano sotto la luce del lampione.

“Per te in cento, se è per questo, però adesso smettila di interrompermi,” risposi, poi ripresi il discorso da dove l’avevo lasciato. “Bazzicando a casa sua ho avuto modo di conoscere il resto della band: Tommy esce con Elisabeth, Mick è convinto che io sia sua sorella minore che deve assolutamente proteggere dalle grinfie degli altri tre, e poi c’è...” le parole mi morirono in gola; non riuscivo nemmeno a pronunciare il suo nome.

“...e poi c’è Vince Neil,” concluse Grant per me, con la voce in falsetto. “E dalla facilità con cui lo nomini posso intendere che siate grandi amici.”

Appoggiai una spalla al lampione e sbuffai. Come al solito, Grant aveva centrato in pieno il problema.

“Sono stata a casa sua fino a un’ora fa,” dissi a testa bassa come se avessi appena ammesso una colpa. “Ci ha provato spudoratamente per tutto il tempo ma io non sono stata al gioco e l’ho ignorato perché non mi andava di fare niente. Però quando è stata ora di andare mi ha baciata e ha detto che gli piace tutto di me. Ora, Grant, visto che siamo amici, dimmi cosa può esserci di interessante nella sottoscritta. Non sono una di quelle spilungone che si porta a casa, sono talmente bassa che non riuscivo nemmeno a prendere un asciugamano da un ripiano dell’armadio e ha dovuto aiutarmi. Alla fine se li è tirati tutti addosso e io, mentre mi giravo per schivarli, l’ho centrato in pieno e siamo caduti per terra come due idioti, in una posizione piuttosto equivoca.”

Grant fischiò. “Per farsi aiutare da lui a prendere qualcosa da uno scaffale bisogna essere proprio disperati.”

“‘Fanculo,” ribattei rifilandogli uno scappellotto sulla nuca. “Adesso sii serio e rispondi alla mia domanda.”

“In te c’è tanto di interessante, sei tu che non lo vedi, ma è normale. Sei carina, intelligente e gentile, non vedo perché dovresti dubitare di qualcuno che dice che gli piaci,” rispose, stavolta con tono più serio, poi riacquisì quello furbesco di sempre. “Però non mi hai raccontato com’è andata a finire dopo l’incidente degli asciugamani.”

“Non è successo niente. Mi sono alzata e sono andata a farmi la doccia.”

Grant si avvicinò appena. “Te ne sei pentita?”

Mi morsi l’interno della guancia: non lo sapevo nemmeno io. Da un lato sapevo di aver fatto la cosa giusta, mentre dall’altro mi davo della cretina.

“Non lo so,” dissi a bassa voce. “Ma il problema non è questo. Ha detto esplicitamente di provare qualcosa per me ma non so se credergli o no. Per la miseria, mi ha vista tre volte!”

Grant annuì comprensivo. “In effetti, visto il personaggio che abbiamo a mano, non è facile da capire, e servirà del tempo. Tu cosa faresti in quei due casi?”

Mi strinsi nelle spalle. “Se non fosse vero non accetterò mai più un suo invito a cena o cose simili perché non ne vedo il senso. Se invece fosse vero, forse una possibilità gliela darei.”

Grant mi puntò un dito contro e lo avvicinò fino a sfiorarmi la punta del naso. “Ah, lo sapevo!”

“Ti prego, abbassa quel dito. Mi sento accusata.”

Obbedì. “Non ti resta che appurarlo.”

Annuii e decisi che era giunta l’ora di sputare il rospo, così presi coraggio e lo dissi tutto d’un fiato. “Non avrei i sensi di colpa quando sono con lui se l’altra sera il suo bassista non mi avesse baciata.”

A quelle parole Grant fece roteare gli occhi e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. “Sei peggio di un personaggio di una di quelle soap opera che guarda mia madre.”

“L’ha fatto solo perché si è lasciato prendere dal momento. Eravamo da soli in un posto carino, lui ha pochissimi contatti umani, e non è uno che ci pensa due volte quando vuole qualcosa. Quel bacio non voleva dire niente e dopo un po’ tutto è tornato come prima,” specificai scuotendo il capo.

“Continuo a non capire dove sia il dramma.”

“Non c’è,” tagliai corto, staccandomi dal palo della luce. “Tu cosa faresti se fossi al mio posto?”

Grant mi passò un braccio intorno alle spalle e si portò una mano sul mento, fingendo di arrovellarsi.

“Se io fossi al tuo posto e Vince fosse una bella bionda...” si fermò, mi guardò di sottecchi e arricciò il naso con fare disgustato. “Probabilmente ne approfitterei. Un’esperienza di vita in più, se così possiamo chiamarla.”

Gli rifilai il secondo scappellotto della serata. “Seriamente parlando, che cosa ne pensi?”

“Dal momento che non puoi sapere come andrà a finire, credo che ti convenga provare. Tutti proviamo dei sentimenti, anche lui e anche tu. Se dovesse finire male, forse ci rimarremo tutti male, però poi potrai andare avanti. Guarda me,” indicò fieramente la sua persona. “Ho mollato Elisabeth, ogni tanto la penso ancora e mi incupisco, poi però mi rendo conto che non ha senso. Lei ha trovato un altro e io posso fare lo stesso. Se dovesse succederti lo affronterai, poi hai un amico come me che è sempre disposto a risollevarti il morale con le sue cazzate.”

Gli saltai al collo e lo abbracciai. “Grazie, non so come farei senza di te.”

Grant mi accompagnò fino a casa ed entrai cercando di fare il meno rumore possibile, ma mi sarei dovuta aspettare di trovare mia madre ancora sveglia, seduta sotto la luce della cucina a leggere un libro nell’attesa di vedermi rientrare. Indicò l’orologio appeso alla parete sopra la cappa della cucina e scosse il capo. “Sei in ritardo di un’ora e stavo cominciando a preoccuparmi.”

Impallidii poi mi sentii avvampare, tuttavia riuscii a non perdere il controllo della situazione. “Ero con Grant e ci siamo persi in chiacchiere.”

Mia madre si rilassò quando sentì il suo nome e posò il libro sul tavolo. “Per fortuna, non sai quanto sono stata in pensiero per te. Andiamo a letto, adesso: è tardi.”

Annuii e filai in camera pur di non parlarle più con il rischio che si accorgesse di qualcosa. Lasciai i vestiti sul tappeto per non dover tornare fuori per metterli nella cesta della biancheria da lavare e mi infilai sotto la coperta, domandandomi se Nikki fosse riuscito a dormire senza farsi una dose. Il fatto che mi stessi preoccupando per lui non significava che avessi dimenticato la sua proposta di provare a farmi della sua stessa roba, tuttavia decisi che avrei provato a sistemare la situazione non appena ne avessi avuto l’opportunità.




N. d’A.: *Riemerge dallo specchio tipo Vince in Smokin’ in the Boys Room e sogghigna spavalda in stile Tommy* Ave, popolo!
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma quando i libri chiamano, non posso tirarmi indietro. Mi dispiace solo che il capitolo non sia un granché... è più che altro di passaggio, per capire meglio che cosa ronza nel cervello confuso di Grace, e devo ammettere che non mi sfagiolava nemmeno mentre lo scrivevo. Eh, sì... ogni storia ha il suo capitolo peggiore, o no?
Ad ogni modo... Nikki-dipendenti, aprite bene le orecchie e siate pronte perché il nostro eroe ricomparirà nel capitolo di mercoledì prossimo! E, ovviamente, i casini lo stanno aspettando dietro l’angolo... tenetevi forte e stay tuned!
Grazie di cuore a tutti coloro che leggono, seguono, preferiscono e recensiscono. ♥
Fuggo!

Angie

   
 
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