Kageyama inspirò profondamente l’aria della notte e
tornò a guardare male il limite che divideva il suo appartamento dal
pianerottolo. Da quando si era svegliato aveva cercato di varcare quella soglia per
essere pronto la mattina successiva ad uscire insieme a Cassandra, ma non era
ancora riuscito a mettere un piede fuori di casa. Ogni volta che trovava il
coraggio di provarci qualcosa andava storto: squillava il telefono, una folata
di vento faceva chiudere la porta, qualcuno usciva dagli appartamenti affianco,
un rumore improvviso lo spaventava e puntualmente Reiji doveva di nuovo trovare
il coraggio di uscire fuori, cosa non proprio facile per lui. Mancava ormai un
quarto d’ora all’appuntamento con la sua amica ed il ragazzo stava tentando
ormai il tutto e per tutto: fece un altro respiro profondo, chiuse gli occhi,
raccolse tutto il suo coraggio e… Sentì bussare alla porta, la SUA porta. Il
rumore improvviso fece sobbalzare il castano che riaprì gli occhi, cercando di
capire cosa l’avesse provocato e non impiegò molto a scoprirlo: da dietro la
porta aperta faceva capolino Cassandra. Kageyama tirò un sospiro di sollievo
prima di rivolgersi alla ragazza.
-Che ci fai qui? Non sono ancora le quattro meno un
quarto.
Avendo ormai rivelato la sua presenza, la castana fece
un passo avanti, fermandosi di fronte al suo amico.
-Beh, sono venuta a vedere come stavi. Sei nervoso?
Reiji distolse lo sguardo, mordendosi le labbra: era
nervosissimo, aveva ancora il battito accelerato a causa dello spavento preso
prima e non accennava a tornare normale. Dal canto suo, Cassandra aveva già
intuito quanto il ragazzo fosse agitato e volle chiedergli la stessa cosa che
gli chiedeva ormai da giorni.
-Sei davvero sicuro di voler venire? Lo sai che non
sei costretto…
Kageyama fulminò con lo sguardo la sua amica,
decisamente arrabbiato: era stanco di sentire sempre la stessa domanda che non
lo aiutava per niente a calmarsi.
-Te lo ripeto per l’ennesima volta Andrei: sì, sono
sicuro!
La castana annuì: non voleva forzare in alcun modo il
suo amico, ma pensava che fosse meglio per lui ricominciare ad uscire qualche
volta. Cassandra gli tese la mano, guardandolo decisa.
-Allora andiamo.
Appena sentì quelle parole, Reiji venne scosso da un
brivido: si sentiva di nuovo in preda al panico.
-D-Dammi solo un attimo.
Delicatamente, la ragazza lo prese per mano e lo tirò
appena verso di sé.
-Va tutto bene, ci sono io qui con te. Si tratta di
fare solo un piccolo passo, non avere paura.
Leggermente rassicurato da quelle parole, Kageyama
decise di dar nuovamente fondo a tutto il suo coraggio e si gettò letteralmente
fuori dalla porta, finendo addosso a Cassandra che lo sostenne prontamente. Appena
si rese conto di quello che aveva appena fatto, il castano venne colto da una
fortissima crisi di panico ed iniziò a tremare in maniera talmente
incontrollata che se non ci fosse stata la ragazza a sorreggerlo con molta
probabilità sarebbe crollato a terra. Essendo Cassandra l’appiglio sicuro più
vicino, Reiji ci si attaccò con tutta la forza che aveva in corpo mentre
iniziava a ridere in maniera decisamente isterica. Non si sentiva in grado di
muovere nemmeno un passo e, nonostante si fosse allontanato dal suo
appartamento di pochi centimetri, nella sua mente si era già formata l’idea che
non sarebbe mai riuscito a tornare illeso a casa. Cassandra rimase leggermente
spiazzata da quel comportamento: non si aspettava una crisi di panico tanto
grande e non si era preparata di conseguenza. Inoltre il ragazzo la stava
stritolando.
-K-Kageyama, calmati, va tutto bene! Ci sono qui io a
proteggerti.
La risata del castano si fece più forte mentre era sul
punto di scoppiare a piangere.
-Proteggermi?! Ma fammi il piacere Andrei, sei la metà
di me, come dovresti proteggermi?!
-Calmati e guarda!
La ragazza allungò un braccio verso la ringhiera del
pianerottolo e Reiji seguì il suo dito con lo sguardo: nel punto indicato dalla
ragazza c’era uno zainetto dall’aria ricolma da cui spuntava anche una mazza da
baseball in metallo.
-Ho portato tutto quello che mi sembrava utile per
proteggerti e farti sentire al sicuro, non devi preoccuparti…
Sentendo quelle parole, Kageyama si rilassò di colpo:
gli sembrava qualcosa di surreale, com’era possibile che Cassandra si fosse
presa tanto disturbo per uno come lui? Sentendo la pressione dell’abbraccio
allentarsi, la castana si allontanò leggermente per recuperare lo zaino.
-Se ti fa sentire più al sicuro girerò con la mazza da
baseball in mano. Non permetterò a nessuno di farti del male, dico davvero…
Il ragazzo annuì: si sentiva stupido ed infantile, ma l’idea
di avere qualcuno armato e pronto a proteggerlo in caso di pericolo lo
rassicurava parecchio. Sorridendo appena, Cassandra tirò la mazza da baseball
fuori dallo zaino, caricandosi poi quest’ultimo sulle spalle e porgendo
nuovamente la mano a Reiji.
-Forza, andiamo.
Kageyama annuì e le strinse la mano, pronto a
seguirla. I due impiegarono il doppio del tempo per arrivare a destinazione: la
ragazza procedeva lentamente, sempre un passo davanti al suo compagno per poter
verificare che il passaggio fosse sicuro. Il castano, invece, continuava ad
essere teso come la corda di un violino, bastava il minimo rumore a metterlo
sulla difensiva, ma l’atteggiamento cauto di Cassandra lo faceva sentire più
tranquillo: osservandola riusciva a capire quanto la ragazza prendesse sul
serio la sua paura, sapeva che lei avrebbe fatto davvero tutto il possibile per
difenderlo e metterlo a suo agio. Se in quel momento Reiji si fosse trovato
davanti alla scelta di chi l’avrebbe protetto per il resto della sua vita
avrebbe scelto Cassandra senza esitazioni. Alla fine i due ragazzi arrivarono
al parco senza incontrare nessuno per la strada. Una volta che si fu seduto su
una panchina, Kageyama si rilassò completamente: il silenzio regnava sovrano
quella notte, non tirava un filo di vento e niente si muoveva nell’oscurità.
Sembrava come se il tempo si fosse fermato. Fu il suono metallico della mazza
che veniva posata sulla panchina a rompere la quiete notturna: Cassandra si era
seduta e stava cercando qualcosa nello zaino. Il ragazzo la guardò interessato
e la vide tirare fuori un thermos e due bicchieri in cui versò il contenuto
biancastro del recipiente termico prima di porne uno a Reiji.
-Tieni, è latte caldo con miele. Pensavo che avrebbe
potuto aiutarti a distendere i nervi.
Il castano la ringraziò sottovoce e prese il
bicchiere, iniziando subito a bere a grandi sorsi il latte. Il liquido caldo
che gli scendeva per la gola gli diede la sensazione che il suo corpo si stesse
sciogliendo: non era più teso, non aveva più paura, quello gli sembrava un
sogno in cui non aveva nulla da temere. Si lasciò scivolare lungo lo schienale
della panchina, perdendosi a guardare il cielo nero come i suoi occhi.
-Va tutto bene?
Kageyama spostò lo sguardo verso la sua amica: aveva
un’aria davvero preoccupata, così ragazzo arrivò alla conclusione che non
doveva avere uno splendido aspetto in quel momento. Fece un sorriso stanco ed
annuì per rassicurarla, poi decise di fare un po’ di conversazione per non
addormentarsi.
-Come mai volevi venire a vedere l’alba?
-Lo facevo ogni anno con mio padre, abbiamo deciso di
mantenere questa specie di tradizione anche ora che siamo separati. Io la vedo
da qui e lui la vede dalla sua nuova casa.
Reiji abbassò la testa, invidioso del legame che la
sua amica aveva con il suo genitore.
-Sei fortunata…
-È vero, lo sono.
Cassandra gli prese la mano, stringendogliela forte.
-Però potrebbe diventare un momento speciale anche per
te. Rilassati e goditi lo spettacolo.
Reiji strinse a sua volta la mano della ragazza,
tornando a guardare il cielo. Dopo pochi minuti il sole iniziò a sorgere.
Kageyama rimase a bocca aperta mentre vedeva il cielo schiarirsi velocemente:
era la prima volta che vedeva sorgere il sole e gli sembrava davvero uno
spettacolo mozzafiato. Al suo fianco, Cassandra sorrideva serena: per lei
quello era uno spettacolo familiare, ma era davvero felice di vedere il suo
amico tanto entusiasta. Man mano che il sole si alzava, sul viso del castano si
allargava un sorriso pieno di meraviglia: tutto quello gli sembrava solo un bel
sogno, e dovette stringere ancora più forte la mano della sua amica per
convincere di essere ancora sveglio. Poi, una volta che il sole fu sorto del
tutto, il vento iniziò a soffiare e gli uccellini iniziarono a svegliarsi e cinguettare.
A Reiji sembrò che qualcuno avesse spezzato un incantesimo che fermava il tempo
in quel luogo. Poco dopo Cassandra si alzò, stiracchiandosi, per poi girarsi
verso il ragazzo.
-Allora, ti è piaciuto?
Kageyama si alzò quasi di scatto, pieno di entusiasmo.
-È stato bellissimo!
Il castano si vergognò subito di quel comportamento, a
suo parere, molto infantile, ma la sua amica lo abbracciò forte.
-Sono felice di vederti tanto contento.
Dopo un attimo anche Reiji ricambiò l’abbraccio: non
si pentiva minimamente di aver seguito la ragazza in quella piccola avventura,
aveva superato una sua paura ed era stato ricompensato con uno spettacolo
bellissimo. Dopo qualche secondo, Cassandra si separò dall’abbraccio,
recuperando lo zaino e la mazza per poi tornare a guardare il suo amico con il
solito sorriso dolce dipinto sul volto.
-Allora, torniamo a casa?
Kageyama annuì convinto e la prese per mano: da quel
momento in poi non voleva più nascondersi, era pronto ad affrontare tutto ciò
che lo spaventava.
Voleva tornare ad essere padrone della sua vita.
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Angolino rotondo
Ecco qui, come promesso questo capitolo è arrivato
relativamente presto. Di sicuro ho impiegato meno tempo a scriverlo del
precedente e lo sto pubblicando anche ad un orario decente! Ormai il peggio è
passato, i prossimi capitoli saranno più leggeri e spensierati, anche se sarà
solo una breve pausa, purtroppo. Non mi dilungo troppo perché in realtà non so
cos’altro dire. Grazie a voi che avete letto, spero che il capitolo vi sia
piaciuto!
A presto,
-Lau ° 3 °