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Autore: Strawbana    28/02/2014    1 recensioni
Una what if incentrata su una fantasia che mi è venuta in mente ascoltando la canzone No More di Hatsune Miku.
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Dopo una serie di spiacevoli eventi, il quattordicenne Kageyama Reiji si rifiuta di uscire di casa e di vedere anche i suoi stessi parenti. L'unica persona di cui accetta la presenza è Cassandra Andrei, una sua compagna di scuola di origini italiane che lavora part time nel negozio che consegna mensilmente delle provviste a casa del ragazzo. Lentamente, la giovane riesce a far uscire Kageyama dal suo guscio, convincendolo a riprendere la normale routine quotidiana. In seguito i due ragazzi si troveranno insieme ad affrontare il crudele trattamento che adolescenti giapponesi riservano a coloro che ritengono diversi. Fra pregiudizi, bullismo e sofferenza i due ragazzi riusciranno a trovare la strada per un futuro felice?
Bana part~
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Kageyama inspirò profondamente l’aria della notte e tornò a guardare male il limite che divideva il suo appartamento dal pianerottolo. Da quando si era svegliato  aveva cercato di varcare quella soglia per essere pronto la mattina successiva ad uscire insieme a Cassandra, ma non era ancora riuscito a mettere un piede fuori di casa. Ogni volta che trovava il coraggio di provarci qualcosa andava storto: squillava il telefono, una folata di vento faceva chiudere la porta, qualcuno usciva dagli appartamenti affianco, un rumore improvviso lo spaventava e puntualmente Reiji doveva di nuovo trovare il coraggio di uscire fuori, cosa non proprio facile per lui. Mancava ormai un quarto d’ora all’appuntamento con la sua amica ed il ragazzo stava tentando ormai il tutto e per tutto: fece un altro respiro profondo, chiuse gli occhi, raccolse tutto il suo coraggio e… Sentì bussare alla porta, la SUA porta. Il rumore improvviso fece sobbalzare il castano che riaprì gli occhi, cercando di capire cosa l’avesse provocato e non impiegò molto a scoprirlo: da dietro la porta aperta faceva capolino Cassandra. Kageyama tirò un sospiro di sollievo prima di rivolgersi alla ragazza.

-Che ci fai qui? Non sono ancora le quattro meno un quarto.

Avendo ormai rivelato la sua presenza, la castana fece un passo avanti, fermandosi di fronte al suo amico.

-Beh, sono venuta a vedere come stavi. Sei nervoso?

Reiji distolse lo sguardo, mordendosi le labbra: era nervosissimo, aveva ancora il battito accelerato a causa dello spavento preso prima e non accennava a tornare normale. Dal canto suo, Cassandra aveva già intuito quanto il ragazzo fosse agitato e volle chiedergli la stessa cosa che gli chiedeva ormai da giorni.

-Sei davvero sicuro di voler venire? Lo sai che non sei costretto…

Kageyama fulminò con lo sguardo la sua amica, decisamente arrabbiato: era stanco di sentire sempre la stessa domanda che non lo aiutava per niente a calmarsi.

-Te lo ripeto per l’ennesima volta Andrei: sì, sono sicuro!

La castana annuì: non voleva forzare in alcun modo il suo amico, ma pensava che fosse meglio per lui ricominciare ad uscire qualche volta. Cassandra gli tese la mano, guardandolo decisa.

-Allora andiamo.

Appena sentì quelle parole, Reiji venne scosso da un brivido: si sentiva di nuovo in preda al panico.

-D-Dammi solo un attimo.

Delicatamente, la ragazza lo prese per mano e lo tirò appena verso di sé.

-Va tutto bene, ci sono io qui con te. Si tratta di fare solo un piccolo passo, non avere paura.

Leggermente rassicurato da quelle parole, Kageyama decise di dar nuovamente fondo a tutto il suo coraggio e si gettò letteralmente fuori dalla porta, finendo addosso a Cassandra che lo sostenne prontamente. Appena si rese conto di quello che aveva appena fatto, il castano venne colto da una fortissima crisi di panico ed iniziò a tremare in maniera talmente incontrollata che se non ci fosse stata la ragazza a sorreggerlo con molta probabilità sarebbe crollato a terra. Essendo Cassandra l’appiglio sicuro più vicino, Reiji ci si attaccò con tutta la forza che aveva in corpo mentre iniziava a ridere in maniera decisamente isterica. Non si sentiva in grado di muovere nemmeno un passo e, nonostante si fosse allontanato dal suo appartamento di pochi centimetri, nella sua mente si era già formata l’idea che non sarebbe mai riuscito a tornare illeso a casa. Cassandra rimase leggermente spiazzata da quel comportamento: non si aspettava una crisi di panico tanto grande e non si era preparata di conseguenza. Inoltre il ragazzo la stava stritolando.

-K-Kageyama, calmati, va tutto bene! Ci sono qui io a proteggerti.

La risata del castano si fece più forte mentre era sul punto di scoppiare a piangere.

-Proteggermi?! Ma fammi il piacere Andrei, sei la metà di me, come dovresti proteggermi?!

-Calmati e guarda!

La ragazza allungò un braccio verso la ringhiera del pianerottolo e Reiji seguì il suo dito con lo sguardo: nel punto indicato dalla ragazza c’era uno zainetto dall’aria ricolma da cui spuntava anche una mazza da baseball in metallo.

-Ho portato tutto quello che mi sembrava utile per proteggerti e farti sentire al sicuro, non devi preoccuparti…

Sentendo quelle parole, Kageyama si rilassò di colpo: gli sembrava qualcosa di surreale, com’era possibile che Cassandra si fosse presa tanto disturbo per uno come lui? Sentendo la pressione dell’abbraccio allentarsi, la castana si allontanò leggermente per recuperare lo zaino.

-Se ti fa sentire più al sicuro girerò con la mazza da baseball in mano. Non permetterò a nessuno di farti del male, dico davvero…

Il ragazzo annuì: si sentiva stupido ed infantile, ma l’idea di avere qualcuno armato e pronto a proteggerlo in caso di pericolo lo rassicurava parecchio. Sorridendo appena, Cassandra tirò la mazza da baseball fuori dallo zaino, caricandosi poi quest’ultimo sulle spalle e porgendo nuovamente la mano a Reiji.

-Forza, andiamo.

Kageyama annuì e le strinse la mano, pronto a seguirla. I due impiegarono il doppio del tempo per arrivare a destinazione: la ragazza procedeva lentamente, sempre un passo davanti al suo compagno per poter verificare che il passaggio fosse sicuro. Il castano, invece, continuava ad essere teso come la corda di un violino, bastava il minimo rumore a metterlo sulla difensiva, ma l’atteggiamento cauto di Cassandra lo faceva sentire più tranquillo: osservandola riusciva a capire quanto la ragazza prendesse sul serio la sua paura, sapeva che lei avrebbe fatto davvero tutto il possibile per difenderlo e metterlo a suo agio. Se in quel momento Reiji si fosse trovato davanti alla scelta di chi l’avrebbe protetto per il resto della sua vita avrebbe scelto Cassandra senza esitazioni. Alla fine i due ragazzi arrivarono al parco senza incontrare nessuno per la strada. Una volta che si fu seduto su una panchina, Kageyama si rilassò completamente: il silenzio regnava sovrano quella notte, non tirava un filo di vento e niente si muoveva nell’oscurità. Sembrava come se il tempo si fosse fermato. Fu il suono metallico della mazza che veniva posata sulla panchina a rompere la quiete notturna: Cassandra si era seduta e stava cercando qualcosa nello zaino. Il ragazzo la guardò interessato e la vide tirare fuori un thermos e due bicchieri in cui versò il contenuto biancastro del recipiente termico prima di porne uno a Reiji.

-Tieni, è latte caldo con miele. Pensavo che avrebbe potuto aiutarti a distendere i nervi.

Il castano la ringraziò sottovoce e prese il bicchiere, iniziando subito a bere a grandi sorsi il latte. Il liquido caldo che gli scendeva per la gola gli diede la sensazione che il suo corpo si stesse sciogliendo: non era più teso, non aveva più paura, quello gli sembrava un sogno in cui non aveva nulla da temere. Si lasciò scivolare lungo lo schienale della panchina, perdendosi a guardare il cielo nero come i suoi occhi.

-Va tutto bene?

Kageyama spostò lo sguardo verso la sua amica: aveva un’aria davvero preoccupata, così ragazzo arrivò alla conclusione che non doveva avere uno splendido aspetto in quel momento. Fece un sorriso stanco ed annuì per rassicurarla, poi decise di fare un po’ di conversazione per non addormentarsi.

-Come mai volevi venire a vedere l’alba?

-Lo facevo ogni anno con mio padre, abbiamo deciso di mantenere questa specie di tradizione anche ora che siamo separati. Io la vedo da qui e lui la vede dalla sua nuova casa.

Reiji abbassò la testa, invidioso del legame che la sua amica aveva con il suo genitore.

-Sei fortunata…

-È vero, lo sono.

Cassandra gli prese la mano, stringendogliela forte.

-Però potrebbe diventare un momento speciale anche per te. Rilassati e goditi lo spettacolo.

Reiji strinse a sua volta la mano della ragazza, tornando a guardare il cielo. Dopo pochi minuti il sole iniziò a sorgere. Kageyama rimase a bocca aperta mentre vedeva il cielo schiarirsi velocemente: era la prima volta che vedeva sorgere il sole e gli sembrava davvero uno spettacolo mozzafiato. Al suo fianco, Cassandra sorrideva serena: per lei quello era uno spettacolo familiare, ma era davvero felice di vedere il suo amico tanto entusiasta. Man mano che il sole si alzava, sul viso del castano si allargava un sorriso pieno di meraviglia: tutto quello gli sembrava solo un bel sogno, e dovette stringere ancora più forte la mano della sua amica per convincere di essere ancora sveglio. Poi, una volta che il sole fu sorto del tutto, il vento iniziò a soffiare e gli uccellini iniziarono a svegliarsi e cinguettare. A Reiji sembrò che qualcuno avesse spezzato un incantesimo che fermava il tempo in quel luogo. Poco dopo Cassandra si alzò, stiracchiandosi, per poi girarsi verso il ragazzo.

-Allora, ti è piaciuto?

Kageyama si alzò quasi di scatto, pieno di entusiasmo.

-È stato bellissimo!

Il castano si vergognò subito di quel comportamento, a suo parere, molto infantile, ma la sua amica lo abbracciò forte.

-Sono felice di vederti tanto contento.

Dopo un attimo anche Reiji ricambiò l’abbraccio: non si pentiva minimamente di aver seguito la ragazza in quella piccola avventura, aveva superato una sua paura ed era stato ricompensato con uno spettacolo bellissimo. Dopo qualche secondo, Cassandra si separò dall’abbraccio, recuperando lo zaino e la mazza per poi tornare a guardare il suo amico con il solito sorriso dolce dipinto sul volto.

-Allora, torniamo a casa?

Kageyama annuì convinto e la prese per mano: da quel momento in poi non voleva più nascondersi, era pronto ad affrontare tutto ciò che lo spaventava.

Voleva tornare ad essere padrone della sua vita.
 

 

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Angolino rotondo

Ecco qui, come promesso questo capitolo è arrivato relativamente presto. Di sicuro ho impiegato meno tempo a scriverlo del precedente e lo sto pubblicando anche ad un orario decente! Ormai il peggio è passato, i prossimi capitoli saranno più leggeri e spensierati, anche se sarà solo una breve pausa, purtroppo. Non mi dilungo troppo perché in realtà non so cos’altro dire. Grazie a voi che avete letto, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

A presto,                                                                                                                         

 

-Lau ° 3 °

 

   
 
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