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Autore: AmaleenLavellan    28/02/2014    3 recensioni
Uno ghigna, l'altro sorride. Uno è pericolo, l'altro è sicurezza. Uno se n'è andato, l'altro c'è sempre stato.
Con uno era fiamme, ardore, lacrime e frustrazione. Con l'altro è dolcezza, delicatezza, sorrisi, sentirsi amata. Ed ora che si trova su un filo sospeso nel vuoto, Elizaveta deve decidere se tuffarsi nel buio o tornare a rifugiarsi al sicuro, in una teca che la protegge da qualsiasi passione...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faccio oscillare il bicchiere tra le mani, facendo vagare il mio sguardo distratto tra le piccole onde che si infrangono l'una contro l'altra, sulla superficie rossastra del mio drink. Non riesco a fermare il flusso di pensieri che mi sta trascinando lontano dalla gente, lontano dal caos: cosa fare? A chi dare ascolto? Il dubbio che passo dopo passo si è insinuato nel mio cuore grida molto più forte delle più profonde convinzioni della mia mente, con quelle strette al petto e le palpitazioni furiose che mi prendono in ogni momento della giornata.
Mi lascio andare a un sospiro lungo quanto l'eternità, quando vengo interrotta da una voce familiare alle mie spalle.
"Dovresti essere con gli altri a divertirti, sai? Le feste servono a questo".
Mi giro verso la fonte della voce, con un debole sorriso a piegarmi gli angoli delle labbra. "E tu dovresti essere con il tuo futuro marito. I fidanzamenti ufficiali servono a questo, Feli".
Feliciano si siede accanto a me, cominciando a far ruotare lo sgabello rosso a destra e a sinistra. "Non riesco a crederci", mormora, guardando con occhi sognanti la piccola fede dorata che gli fascia l'anulare sinistro, sfiorandola con le dita quasi con timore reverenziale. "Sta succedendo davvero. Sento come se il cuore fosse sul punto di esplodere, sempre più forte, a ogni secondo che passa”.
"L'amore fa cose strane", commento con un sorriso materno, appoggiando una mano sul suo ginocchio e stringendo lievemente le dita.
"Strane davvero. Soprattutto per quanto riguarda te, Liz... Hai preso una decisione?" mi domanda, fissando il suo sguardo preoccupato nei miei occhi.
Scuoto la testa con rassegnazione, sospirando.
"Non ne ho la minima idea... È tutto così naturale, capisci? Il modo in cui si stanno evolvendo le cose... Ed ho paura di cascarci. Non voglio che succeda, Feli, non può succedere- perché capiterà ancora e ancora, mi farà del male, e io morirò dentro ogni singola volta. Devo convincere me stessa che non ho più bisogno di lui, perché sto cominciando a dubitarne, e la cosa mi spaventa".
"E tutto questo lui lo sa?"
"Io- no. Non gli ho detto niente dopo quella sera... Avevo bisogno di processare la cosa. Ti rendi conto? Capisco la famiglia e tutto il resto, ma... Che razza di motivazione è 'Dovevo sistemare degli affari di famiglia'? Non ha senso che sia scomparso in quel modo!" esclamo, sbattendo il bicchiere sul bancone, forse con troppa violenza.
Feliciano alza le spalle, mordicchiandosi la guancia come fa quando è pensieroso. "Ti ha detto altro? Sugli affari che doveva sistemare?"
"Sì... Ha detto che doveva tirare fuori una persona da guai seri, e per farlo ha dovuto vedersela brutta con i suoi genitori. Questioni dell'azienda, ha detto. Capisco che non abbia voluto portarmi con sé - i suoi genitori mi odiano, lo sai - ma perché scomparire? Nessun messaggio, nessuna chiamata per due anni... Che poi, quale diamine di affare ti porta via due anni, dico io?" Scuoto la testa, in maniera decisa, "no, Feli, non se ne parla. Finché non saprò come stanno davvero le cose, resto ferma dove sono. Non ho intenzione di cadere tra le sue braccia come se nulla fosse."
"E non ti ha spiegato di più? Assolutamente niente?"
"No... Mi ha detto che rivelarmi anche solo una parola in più sulla questione avrebbe rovinato  la vita di questa persona."
Feliciano si avvicina a me, appoggiando una mano sulla mia e intrecciando le nostre dita. "Se ti dice così, sicuramente c'è una ragione, Liz. Gil è tante cose, ma non un bugiardo... È davvero convinto di ciò che ti dice. Forse dovresti solo fidarti di lui... Accettare il passato così come è stato, e guardare al futuro. Cosa vuoi nel tuo futuro, Liz? Di cosa hai bisogno per essere felice?"
Non ho il coraggio di reggere la sincerità dei suoi occhi, e abbasso lo sguardo. Respingo con tutta la forza di cui sono capace il viso che, nella mia mente, mi sorride canzonatorio, come a dirmi 'lo sai, che la risposta sono io'. Non sono disposta ad accettare una cosa simile. Non gliela darò vinta, questa cosa. Il rispetto per me stessa viene prima ancora della felicità.
Feliciano si alza di scatto, afferrando la mia mano e trascinandomi con sé. "Forza, andiamo di là. Non abbiamo tante occasioni per stare insieme agli altri!" esclama, alzando un braccio con entusiasmo e cominciando a camminare in avanti.
Ma sì, in fondo non è questo il momento di stare a lambiccarsi il cervello con risposte che non posso darmi.
Ora, devo solo essere felice per quell'anello che scintilla con fierezza all'anulare del mio migliore amico.
 
Lascio scorrere lo sguardo su tutti i presenti, intenti nei loro discorsi e nelle loro risate. Saluto con un cenno Natalia che sta a braccetto di suo fratello, e perfino Roderich, che mi sta osservando dall'altro angolo della stanza. Distolgo in fretta lo sguardo: i suoi occhi mi fanno sentire a disagio. C'è Francis, uno dei migliori amici di Gilbert, che si sta passando una mano tra i capelli biondi mentre parla con una ragazza dalla carnagione scura, e addirittura Kiku, il giapponese compagno universitario dei due futuri sposi, che accarezza in silenzio un gatto accoccolato tra le braccia di un ragazzo alto, dalla zazzera castana e gli occhi verdi. Sorrido, tra me e me, osservando quel mare di persone che mi circonda: sembra che il mondo intero sia venuto qui, oggi, a festeggiare la felicità di due persone meravigliose come Ludwig e Feliciano.
"Feli..."
"Mmh?"
"Non dovresti allontanare Antonio da tuo fratello?” domando, osservando una buffa scena che mi si sta presentando davanti agli occhi. “Mi sembra che stia diventando leggermente invadente nei suoi confronti"
"Oh", ribatte Feli con un sorriso luminoso, lanciando uno sguardo all'amico spagnolo di Gilbert, che sta attualmente tentando di tirarsi in braccio un ragazzo piuttosto imbarazzato e innervosito, "Lovi è grande e forte! Sono sicuro che non ha bisogno di aiuto".
Scoppio a ridere, scuotendo la testa. "Non è per lui che sono preoccupata, Feli, ma per la virilità di Antonio!"
Pochi secondi dopo, un grido di dolore accompagnato da un'imprecazione in spagnolo sembra darmi ragione.
"Lovinuccio è innamorato!" esclama in risposta Feliciano, battendo le mani e cominciando a saltellare sul posto.
"Certo che ha un modo tutto suo per esprimerlo", commento, prima di ricominciare a ridere. “Andiamo a dare tregua a entrambi, che dici?”
Feliciano annuisce, prima di dirigersi verso la coppia strampalata.
 
“Lovi!” esclama il più giovane dei due italiani, saltando al collo del fratello maggiore e stritolandolo in un abbraccio mozzafiato.
“Porca troia, Feli! Mi hai fatto venire un colpo, e che cazzo” sbotta Lovino con le guance di un rosso acceso, scrollandosi di dosso il fratello.
“Vedo che hai conosciuto Antonio, Lovi” affermo con un sorriso divertito, portandomi a fianco dello spagnolo e appoggiando una mano sulla sua spalla.
 
Mi aspettavo che ci sarebbe stato imbarazzo, tra noi – Antonio, Francis e me – per il discorso della rottura con Gilbert. Dopotutto sono sempre stati i suoi migliori amici, e quando lui se n’è andato quel rapporto che c’era tra di noi ha cominciato a sbiadirsi, fino a sfumare quasi del tutto. Certo mi sono stati vicini nei primi tempi – a quanto mi hanno raccontato, Gilbert era scomparso del tutto anche dalla loro vita, lasciando come ultimo messaggio quello di prendersi cura in qualche modo di me – ma del resto, cosa c’era adesso a legarci, a tenerci uniti? Stare insieme sembrava farmi solo più male.
Già, mi aspettavo che ci sarebbe stato… ma mi rendo conto che in realtà non è così. Questo Antonio è lo stesso di due anni fa, ingenuo e solare esattamente come prima, e senza alcun riguardo nei miei confronti per il fatto di essermi allontanata. È rassicurante sapere che qualcos’altro, della mia vita andata in frantumi, è rimasto intatto.
 
“Senti, Liz, levami questo bastardo dalle palle, che non lo sopporto più, mi sta fracassando i co-
“Lovino!”, gli lancio un’occhiata di rimprovero, con la voce che si fa severa d’improvviso, “insomma, cosa ti ho insegnato?”
“Ho vent’anni, non ho bisogno che tu mi dica cosa devo e non devo fare” sbotta il ventenne, incrociando le braccia e alzando la testa con un gesto di supponenza.
Lovino.”
“Ah, e va bene! Ma lo faccio solo perché sei tu”, borbotta con tono offeso, prima di sussurrare delle scuse ad Antonio, così velocemente che a malapena io riesco a distinguere le sue parole.
Un sorriso, sfuggito al mio controllo, rompe l’espressione autoritaria che avevo assunto per convincere il ragazzo. È bastato un attimo, e mi trovo immersa in un flashback dai toni sbiaditi e le espressioni esagerate; sono ancora quella tenace quindicenne di una decina di anni fa, ingenuamente convinta di riuscire a far imparare le buone maniere a un piccolo italiano irrispettoso. Una semplice babysitter che credeva di essere una paladina della giustizia.
Non sono poi cambiata così tanto.
 
“Oh, Lovinito, non devi scusarti, sei così adorabile che non si può essere arrabbiati con te!” esclama Antonio, portandosi una mano al petto con aria sognante. “Liz, perché mi hai tenuto nascosto questo ragazzo meraviglioso?”
Lo guardo confusa, come se le sue parole fossero state pronunciate in una lingua a me sconosciuta. “Adorabile? Ma se ti sta insultando da quando vi siete incontrati! Ti sei beccato un calcio e pensi che tutto ciò sia adorabile?” chiedo sconvolta, senza credere alle mie orecchie.
 
Antonio si rivolge verso di me, con un sorriso pieno di dolcezza e comprensione che mi lascia perplessa.
“Liz, ma non capisci?” mi dice, tentando di portare un braccio attorno alle spalle di Lovino, che lo scuote via infastidito.
“Può avermi trattato male adesso e potrà farlo in futuro… che importa? Ciò che lui fa non ha nulla a che vedere con ciò che provo io. Non ci posso fare niente, potrà farmi passare le pene dell’inferno, potrà farmi aspettare anche cento anni, ma io lo amo, e mentire a me stesso su questo non mi fa certo stare meglio. Quindi tanto vale concedermi al mio sentimento, perché per quanto male potrà farmi stare, vivere senza di lui sarebbe mille volte peggio”.
 
 
 
Spalanco gli occhi, rimanendo pietrificata davanti all’uomo di fronte a me, che mi osserva con un sorriso rassicurante.
Ha ragione.
Come ho fatto a non capire una cosa così semplice?
 
Fuggire dal mio stesso sentimento è inutile. È una follia. Perché sì, questo sentimento c’è, e non posso negarlo; fingere di non vederlo non cambierà la realtà dei fatti. Che senso ha sprecare energie e pensieri a cercare di allontanarmi da ciò che io stessa desidero? Perché dovrei negarmi il semplice, incantevole piacere di abbandonarmi a ciò che mi rende felice?
Gilbert mi rende felice. Ciò che provo per lui è innegabile. Lo so, l’ho sempre saputo, e la gelida, razionale paura che Gilbert mi abbandonasse di nuovo mi teneva rinchiusa, mi impediva di abbracciare questa consapevolezza e di farla mia. E io giravo in tondo in quella gabbia, osservavo quella luce, dicevo a me stessa che il calore che sembrava offrire era solo il canto di una sirena, pronto a trascinarmi nell’abisso. Confidavo in quelle quattro sbarre come se fossero la mia salvezza, senza accorgermi che in realtà erano una prigione.
 
Non più.
 
Qualcosa sembra essersi sbloccato in me, come se un interruttore da tempo arrugginito fosse stato finalmente acceso.
Adesso ho capito che è inutile aggrapparmi a questa paura, convinta che mi salverà. Io non posso più essere salvata, è troppo tardi. Sono troppo coinvolta da Gilbert per uscirne illesa, qualsiasi cosa accada… Potrei scappare da lui anche per tutto il resto della mia vita; ma se dovesse sparire di nuovo non soffrirei meno di quella sera di due anni fa. Il dolore che proverei sarebbe assolutamente lo stesso: la stessa, identica disperazione.
E se la sofferenza sarebbe la stessa qualunque sia il caso, a che scopo dovrei negarmi anche la gioia splendente che riuscirei a trarne nel frattempo?
 
 
Sono sicura di sembrare posseduta quando, ancora ad occhi spalancati, mi giro a fissare i volti dei miei amici.
 
“Devo andare”.
 
 
Devo trovare Gilbert.
Devo dirgli che lo amo.
 
***
 
Ormai lontano da me, Feliciano lancia un’occhiata d’intesa ad Antonio, che mi ha osservato andare via a braccia conserte.
“Certo che provi sentimenti profondi per una persona che hai conosciuto questa sera, veh?” gli dice, incrociando le braccia, gli occhi color nocciola tinti di furbizia.
Antonio alza lo sguardo e si lascia sfuggire un sorriso. “Oh, certe volte dico cose talmente sceme!” esclama, portandosi una mano sugli occhi con fare teatrale.
“E poi non dite che è Francis quello intelligente”.
 
***
 

“…facevo più, mi dispiace”.
 
Sono ancora alla ricerca di Gilbert, quando sento queste parole.
Mi blocco in mezzo al corridoio che sto attraversando, cercando la fonte di quella voce. Osservo l’ambiente: non ci sono porte, se non quella di fronte a me, alla fine del corridoio. La parete che dà sul lato esterno è coperta da tende semitrasparenti, oltre le quali si staglia suntuoso un cielo stellato. In quel momento mi accorgo che, a poca distanza da me, una delle tende sta coprendo due figure intente in una conversazione.
La porta-finestra del balcone è aperta, per questo riesco a sentirli. Mi avvicino, incurante di interromperli: sento che se non confesserò subito a Gilbert ciò che ho finalmente realizzato, non riuscirò più a farlo. Ma è a quel punto che la voce di Ludwig mi blocca di nuovo.
 
“Le hai detto tutto?”
 
Stanno parlando di me. Ne sono certa. Ogni cellula del mio corpo sembra entrare in fibrillazione, spingendomi a abbassare i miei respiri, avvicinarmi alla parete, restare in silenzio.
La curiosità ha ucciso il gatto, Elizaveta, dice la voce di Francis dentro la mia testa. Era un detto che aveva imparato da Matthew, il giovane canadese con cui aveva una relazione, e che ripeteva di continuo ad Antonio, Gilbert e me quando ci immischiavamo negli affari degli altri.
La curiosità ha ucciso il gatto Liz dovresti andartene origliare è sbagliato perché sei ancora qui non fare la fine del gatto va’ via o interrompi la conversazio-
 
“No, non tutto. Ho cercato di essere il più generico possibile… Non volevo tradirti”.
 
Troppo tardi.
La curiosità ha preso il sopravvento sul mio corpo, schiacciando definitivamente la mia già poco rigida coscienza.
Perché rivelarmi la verità avrebbe tradito Ludwig? Cos’era davvero successo, in questi due anni?
 
“E cosa ti sei inventato, allora?” domanda il minore dei Beilschmidt. Non riesco a vederlo, ma sento dalla sua voce che sta sorridendo.
“Non mi sono inventato niente, io” ribatte Gilbert, offeso, “le ho detto che dovevo tirare fuori una persona dai guai, questioni dell’azienda. Che me la sono dovuta vedere brutta con mamma e papà”.
 
Ludwig non risponde. Cala il silenzio, tra loro due. Prego che abbiano qualcos’altro da dire, perché arrivata a questo punto, il bisogno di sapere come stanno le cose è diventato quasi fisico.
 
“Hai sentito la mamma, in questi giorni?” domanda Ludwig. La sua voce è piatta, atona. Sembra quasi che nasconda una nota di rimpianto, che mi confonde.
“L’ultima volta è stata tre giorni fa. Io- l’ho invitata a venire qui stasera”.
“Gilbert!”
“Senti, West, io – non ce la faccio a vederti così. Non sono riuscito a fare nulla per il vecchio ma la mamma, almeno la mamma, lei- lei deve capire. Deve. Torneremo a essere una famiglia, West! Tutti insieme. Io, tu, la mamma, Liz, e anche Feli.”
“Elizaveta? Gil, hai perso la scommessa. Non l’accetterà mai” Lo vedo scuotere la testa. Ormai ci sono così tante domande che affollano la mia mente, che non so quale risposta io desideri di più.
 
“Quella stupida scommessa… Mi chiedo come le sia venuto in mente. Già, adesso diventerà ancora più difficile convincerla, soprattutto considerando quello spocchioso pianista del cazzo che ha rovinato tutto… Ma in ogni caso non è questo il punto, West! Riuscirò a convincerla, devi credermi. E poi forse, se le parlassi anche tu-
“È troppo tardi, Gilbert”
D’improvviso, sento una mano sulla mia spalla. Mi giro di scatto, soffocando un urlo in gola per non farmi scoprire: a osservarmi divertito, un dito sulle labbra come per intimarmi di stare in silenzio, e un bicchiere di champagne, sta Feliciano. Gli rispondo con un sorriso e un cenno del capo, prima di ricominciare ad ascoltare abusivamente la conversazione tra i due fratelli.
 
“Non è mai troppo tardi! Io dico che ce la facciamo, West. Dobbiamo solo tentare!”
“Tentare è inutile, Gilbert. Per lei sono un disonore”
“Ma ti senti? È ridicolo! Niente può tenere separata una famiglia, e noi siamo una-
Non siamo una famiglia!
 
Sento Feliciano sussultare, accanto a me. È la prima volta che sento Ludwig urlare davvero – sento un brivido di paura correre lungo la mia schiena.
Non voglio immaginare cosa stia provando in questo momento il mio amico, che è sempre stato molto sensibile all’ira degli altri; per questo gli stringo la mano, e lo sento rilassarsi al mio tocco.
 
“Scusa, Gilbert, non volevo urlarti addosso. Non so cosa mi sia preso”.
Gilbert sospira, e appoggia una mano sulla spalla del fratello, come per consolarlo. “Lo so. So quanto tu sia soffrendo in questo momento… Vorrei solo poter fare qualcosa per aiutarti”
“Non penso che qualcuno possa aiutarmi, fratello. La realtà è quella che è. Per la mamma sono morto. Se sono arrivati a diseredarmi legalmente solo perché sto con Feliciano non credo proprio che -
 
 
Mi volto verso l’italiano, sconvolta dalla rivelazione.
Feliciano sta lì, immobile, gli occhi color nocciola spalancati dall’orrore. Pietrificato, osserva la schiena del proprio futuro marito come se non capisse; il suo petto si alza e si abbassa sempre più rapidamente, in affanno, e davanti al mio sguardo atterrito il bicchiere cade a terra, frantumandosi contro il marmo del pavimento con un rumore secco.
I due uomini di fronte a noi si girano sorpresi, giusto in tempo per vedere Feliciano scappare via, la testa fra le mani e il cuore in frantumi tra quei frammenti di cristallo. 



 
Buonasera a tutti! :3 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi ci sono impegnata davvero molto perché è il capitolo centrale, non solo perché è il capitolo in cui hanno un ruolo anche altri personaggi, ma è anche il momento in cui la vicenda ha una svolta: da qui l'universo di Elizaveta smette di essere centrato su Gilbert e si apre agli altri, alle loro storie, si incrocia con esse. Ci tenevo che venisse bene e spero di avercela fatta :)

Avete colto tutti i personaggi che hanno un cameo in questo capitolo? Stay tuned, fan della Spamano, perché potrei accidentalmente avere un'ideuzza per una OS sull'incontro tra lo spagnolo e Lovinito... Chissà.

E per restare sempre aggiornati, o perché volete dirmi quanto mi odiate per le attese mi volete bene, c'è la mia pagina Facebook IvyTheMoonBlossom - EFP. Siamo pochi, ma vi dico che riusciremo a conquistare il mondo, un giorno! :D 

Un bacione a tutti, e al prossimo aggiornamento <3
Ivy.
   
 
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