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Autore: tempestadentroquietefuori    01/03/2014    1 recensioni
Liceo scientifico G. Marconi.
Aurora Abate:
liceale 17enne;
nuova rappresentante d'istituto;
decisa,non si fa mettere piedi in testa,forse un modello da seguire.
Carter Smith:
nuovo arrivato;
americano 18enne;
bello,stronzo e da subito popolare.
Diversi sotto certi aspetti,uguali sotto altri. Amici o nemici? Amore o odio?...spetta a voi scoprirlo!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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- Auro' sbrigati ce ne dobbiamo andare! -urlano Lia e Bea. Vedo tutti scappare via dal locale e sento il suono delle sirene della polizia da lontano. 

- perché? Che è successo? - domando io. 

-  c'è stata un irruzione, hanno trovato droga dappertutto! - esclama Lia trascinandomi fuori. Metto a fuoco le parole di Lia ed inizio anch'io ad accelerare il passo. Loro due sono davanti a me che con passo svelto raggiungono la macchina, io sono pochi passi più indietro. 

Sento qualcuno prendermi da dietro e tapparmi la bocca. Faccio per dimenarmi ma la presa è troppo forte;mi ritrovo in un vicolo stretto e buio spalmata contro il muro gelido. 
Tento di ribellarmi ma con tentativo invano  così mi viene un'idea. 

- aah ma sei impazzita? - domanda il mio rapinatore tastandosi la mano cui avevo dato un morso. 

- Carter? Sei tu? -domando strabuzzando gli occhi. 

- no, sono tua nonna! Certo che sono io! - esclama lui abbassando la voce per non farci sentire. 

- ti sembra il momento di ironizzare? - domando io inarcando un sopracciglio.  - perché mi hai trascinata qui? Se non avevi visto,stavo ritornando tranquillamente a casa! - sbotto io innervosita. 

- seh, giusto " tranquillamente", con gli sbirri a circondare la zona - risponde lui. 

- di chi era la droga? - domando diretta io. Sembra che il mio tono così diretto l'abbia messo in soggezione. 

Nessuna risposta. 

- non mi dirai che... - dico io portandomi una mano alla bocca. 

- dai cosa vuoi che sia! Ci volevamo divertire un po,non pensavamo che sarebbe venuta la polizia - risponde noncurante lui. 

- eh tanto è solo droga,niente più, festeggiamo! - esclamo sarcastica io.  - ma ti sembra il caso? - domando io. 

- Auro' sembri mia mamma - sbuffa lui. 

- dove l'avete presa ? - domando io. Si decide di nuovo a non aprir bocca.  - non mi dire che.. - faccio per dire io ma lui mi precede. 

- eh vabbene, faccio parte del giro,contenta? - domanda lui scocciato. 

- per niente. Come ti è saltato in mente di entrare in un giro di droga ? - domando io. 

- senti all'inizio era un gioco,ma ora ci sono dentro fino al collo,non posso tirarmi indietro - dice lui. 

- perché ? - domando io interrogativa. 

- perché se uscirei dal giro,saprei troppe cose. I luoghi,gli orari,la merce, questo per loro non va bene e mi farebbero fuori,ecco perché - sbotta lui. 

- i-io non.. - dico incerta io ma lui non mi permette di continuare. 

- tu non cosa? Che c'è, per via che faccio parte di un giro di droga,hai paura? - domanda avvicinandosi ancor più del dovuto facendo diventare il mio corpo e il muro una cosa sola. - allora? Pensi che sono una cattiva persona? Uno da evitare? - domanda quasi come un sussurro al mio orecchio. 

- no, per niente - dico ferma io prendendo quel minimo di lucidità che mi era rimasta. Lui si allontana per scorgere il mio viso e mi guarda stupita. 

- che c'è? Pensi che io sia una bambina? Beh,ti sbagli. Ora che tu mi hai raccontato tutto ciò,ci sono dentro anche io - dico io dandomi forza per quello che ho detto. 

- cosa? No! Tu ne devi stare fuori ! - esclama lui furioso sbattendomi nuovamente al muro. 

- perché? Voglio solo aiutarti - dico innocente io. 

- aiutarmi? Tsz.. Tu non puoi far nulla! Sai quante volte ho provato ad uscirne? Niente! Anche in America era così, ma nonostante mi sia trasferito,loro mi hanno seguito fin qui,in modo tale da controllarmi - dice lui amaramente. 

- chi è il capo - sussurro flebile io . 

- che cosa? - domanda lui alludendo al fatto di non aver capito. 

- chi è che ti comanda? Chi è che comanda tutti voi? - domando io scandendo la voce. 

- lo chiamano l'innominato, l'ho visto solo una volta. Si fa vedere solo quando dobbiamo prendere altra merce - dice lui. 

- bene, fammici parlare - esclamo io. 

- che cosa? Ma sei impazzita? - domanda lui sbigottito. 

- per niente - affermo con un tono che non ammette repliche,ma lui ovviamente sta per ribattere ma si blocca udendo delle voci, la polizia. 

- sta zitta, togliti i tacchi così non fai rumore - sussurra lui. 
Faccio come mi è stato detto e mi tolgo le scarpe rimanendo scalza. 
Senza farci notare,come nel gioco " guardia e ladro ", sgattaioliamo  via. 
Arriviamo in un quartiere della città che non sembra essere nei dintorni di casa mia. Lo vedo avvicinarsi ad un'abitazione in particolare. Caccia le chiavi e mi fa entrare. 

- perché mi hai portato a casa tua? - domando io. 

- uno perché non so se hai notato ma stavamo per essere scoperti. Due perché non so dove abiti e casa mia era più vicina. - risponde ovvio. 

- ma se non lo sai nemmeno dove abito ! - sbotto io. 

- vabbe, comunque per stanotte dormirai qui - dice lui. 

- che cosa? E i tuoi? Che penseranno? Che sarò una delle tante puttanelle che la notte "esplorano" il tuo letto? - domando io allibita. 

- i miei non ci sono, sono fuori per lavoro. Quindi siamo soli - si limita a dire lui. 
  
- vabbe, però avverto i miei - dico io. 

- qui non c'è campo, vedi vicino la finestra - mi dice lui. 
Faccio come mi dice e mi avvicino alla finestra. Compongo il numero e avverto i miei che sarei rimasta a dormire da Lia. 
Scosto la tenda è noto che sta piovendo e grossi nuvoloni neri si distribuiscono nel cielo che fino a poco fa era stellato. 

- sta piovendo - dico io avvicinandomi a lui. 

- e allora ? - domanda lui come se fosse la cosa più naturale del mondo. Si, lo è, se non fosse per i tuoni! 

- n-niente - mi limito a dire io. 


Pov. Carter. 

- mh, va bene - dico io guardandola per un attimo. Che strana ragazza. 
Mi soffermo più del dovuto sulle sue gambe, e che gambe! 
Lei se ne accorge ed io per rimediare   prendo parola. 

- vieni su,ti do uno dei miei pigiami - dico io iniziando a salire le scale seguito a ruota da lei. 

***

- penso che ti potrà andare, anche se un po largo - dico io porgendogli il mio pigiama . 

- e tu? Quale metterai ? - domanda lei guardandomi. 

- no, a me non serve,non preoccuparti - rispondo io. 
In realtà io non indosso mai il pigiama. Inverno o estate,non fa distinzione. Indosso come sempre dei boxer ed una canotta. 

- vabbe, come vuoi - dice scrollando le spalle. - il bagno ? - mi domanda

- usa il mio, è quella la porta - gli indico la porta. 
S'incammina in quella direzione e vedo che chiude la porta dietro di se. 
Fiu! Finalmente non la vedrò più con quel vestitino,troppo era la tentazione...
 
  
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