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Autore: Alive_Reader    02/03/2014    3 recensioni
[Ginnaste - Vite parallele]
Molte persone non hanno il senso della misura, o fanno troppo o fanno troppo poco. Io sono tra quelle che fanno troppo poco. Con la scuola faccio quel che basta per la sufficienza, con le amiche mi faccio sentire quelle volte che so che hanno bisogno e con i ragazzi non ne parliamo. Non ho mai avuto bei rapporti con i ragazzi, ho un fratello maggiore e fatico a parlare anche con lui! La maggior parte di classe mia non mi calcola nemmeno perché sono troppo poco appariscente per i loro gusti. Insomma, non mi impegno per nessuno che non si impegni a sua volta per me. Ad eccezione di lui, per lui farei anche troppo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coraggio
Corro tutte le mattine pur di prendere quell’autobus, mi sveglio prima e faccio il giro lungo pur di prenderlo; ogni mattina mi riprometto di parlarci ma non ci riesco mai, ogni volta che incontro i suoi occhi perdo la capacità di parlare. Ho provato a cambiare autobus, ma dopo ho passato tutta la giornata a pensare e come potesse essere vestito quella mattina o se era sorridente o triste e altre paranoie varie. La prima volta che l’ho visto è stato due anni fa, ma ricordo quel giorno come se fosse ieri. Ero al primo anno di liceo e stavo andando a scuola, come tutte le mattine, quella volta però ero salita sull’autobus sbagliato, ero ancora inesperta; all’inizio volevo scendere, ma poi l’ho visto, in tutta la sua perfezione, e da lì in poi ho preso sempre l’autobus sbagliato.
Anche stamattina sto aspettando l’autobus sbagliato, sono solo le 7.15 di una tiepida mattina di inizio ottobre e alla fermata ci sono solo io, oggi manca anche la vecchietta che ogni mattina accompagna il nipote all’asilo, strano. Mentre osservo le poche macchine sfrecciare sulla strada, davanti a me si ferma l’autobus arancione, aspetto che l’autista abbia aperto le porte e salgo. Oggi è stranamente pieno, guardo verso il mio posto e vedo che è stato occupato da lui. Bene, oggi rimango in piedi. Vado a timbrare il biglietto e rimango lì, abbastanza vicina da lui da poterlo osservare, stamattina ha i capelli biondi un po’ più in ordine del solito e i suoi occhi azzurri vagano per l’autobus alla ricerca di qualcosa, o qualcuno. Quando posa lo sguardo su di me io lo abbasso e arrossisco, consapevole di essere stata colta con le mani nel sacco.
-Vuoi che ti lasci il posto? Di solito ti siedi qui, non volevo rubartelo-dice una voce maschile, la sua voce. Alzo lo sguardo e capisco che parlava con me. E adesso? Coraggio, rispondi scema.
-Non importa.-sussurro mentre sento le guance andarmi a fuoco
-Vieni, mi metto in quello accanto-dice lui alzandosi per farmi sedere accanto al finestrino
Mi avvicino lentamente sussurrandogli un “grazie” impercettibile, mi siedo al mio posto e lui si mette accanto a me. Sono sicura che la mia temperatura corporea raggiunge i 50 gradi, sto andando a fuoco! Mi tolgo la sciarpa e la metto nello zaino, magari faccio scendere la temperatura, anche se finché starò accanto a lui sarà difficile farla scendere.
-Io sono Filippo.-dice ad un tratto tendendomi la mano davanti alla faccia
-Io Giada.-rispondo, dopo qualche minuto di esitazione gli stringo la mano e sentendo quel contatto le farfalle nel mio stomaco comincia a ballare la samba.
-Ti vedo tutte le mattine su questo autobus, dove vai?-mi chiede. Fermi tutti, lui mi ha notata.
-Al liceo linguistico qui vicino, te?-rispondo prendendo un po’ di coraggio
-Io sono allo scientifico, proprio nella scuola vicino alla tua!-risponde sorridendo. Oh il suo sorriso, che bellezza! Sento che sto per sciogliermi come un cubetto di ghiaccio al sole d’Agosto, come il vetro sotto il calore della fiamma, come la cioccolata nel tegamino quando la metti a bagnomaria, ok smettiamola con queste cose da ragazzine con gli ormoni in subbuglio!
-Non ti avevo mai visto scendere a quella fermata-commento perplessa
-Sì perché scendo a quella dopo, c’è meno casino-risponde fissandomi negli occhi. Ora che me li trovo così vicini sono ancora più belli, di quell’azzurro chiaro che ti fa pensare al cielo limpido d’estate. Ora che i nostri occhi si fissano e si studiano, azzurro nel marrone, marrone nell’azzurro, adesso si che so cosa è la perfezione. Lui è la perfezione.
-Se vuoi possiamo tornare insieme dopo scuola, solo se ti va e non hai impegni logicamente-dice balbettando lui
Coraggio, rispondi. Ce la puoi fare, per ora sei riuscita a dirgli tre frasi di senso compiuto puoi arrivare a quattro. Dai Giada, coraggio.
-Certo!-rispondo rompendo il contatto visivo, stava diventando troppo pericoloso.
-Bene, allora ti aspetto alla fermata davanti alla scuola-dice fissandomi
-Perfetto. Adesso devo scendere, a dopo-dico alzandomi. Lui si alza a sua volta e mi lascia passare, poi si siede e mi guarda mentre scendo.
Appena sono fuori dall’autobus un sorriso ebete si fa spazio sul mio volto, gli ho parlato! Finalmente dopo due anni sono riuscita a dirgli sei frasi, sono fiera di me! E poi quanto era bello stamattina, ma dico, lui è sempre così fottutamente perfetto! Non avevo mai visto degli occhi così azzurri, così bellissimi. Ha tolto anche l’apparecchio, l’anno scorso ce l’aveva, ha funzionato perché ha dei denti perfetti. Filippo. Mastico quel nome come se fosse la cosa migliore che io abbia mai assaggiato. Un nome così poco comune ma allo stesso tempo così bello, così originale. Possibile che lui sia così perfetto ed io sia così..così me stessa. I miei occhi color cioccolato sembrano così banali in confronto ai suoi azzurri; i miei capelli di un colore indefinito, tra il rame e il caramello, sembrano così inutili rispetto ai suoi biondo chiaro; il mio corpo esile sfigura in modo pazzesco davanti al suo muscoloso; il mio raro sorriso sembra così stupido messo a confronto con il suo sbilenco ma perfetto. Lui sembra così surreale rispetto a me, che sono così banale. Senza accorgermene sono arrivata in classe e meccanicamente, come ogni mattina, metto lo zaino attaccato al gancio e mi siedo nel mio banco, nell’angolino infondo a sinistra, accanto alla finestra. La prof entra e comincia con la solita noiosa routine, mentre io guardo le nuvole fuori dalla finestra, che a poco a poco se ne vanno lasciando spazio al sole. Mi faccio forza, mancano solo sei ore e poi lo rivedrò, non sono così tante infondo.
*Spazio autrice*
Eccomi con una nuova fanfiction sui ginnasti, questa però non sarà una oneshot, anzi, ho intenzione di farla durare parecchio!
Vi prego recensite!
Grazie come sempre di avermi letta, ciao <3
 
  
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