Capitolo 34: I panni si lavano in famiglia
“C |
he
ore sono, papà…?”
“Le
sette e mezzo, figliolo!”
“Umh…
bene, grazie!”
“È
bella questa giacca, sai?”
Alan
finì di allacciarsi la cravatta nuova, che faceva ovviamente pendant con la
giacca, acquistata nel primo pomeriggio in uno dei migliori negozi della città.
Si avvicinò al genitore e la prese dalla sue mani per indossarla.
“Sì,
non c’è male…!”
Il
buon Heiji Asuka rimase seduto sul bordo della vasca da bagno, osservando il
suo ragazzo che si guardava velocemente allo specchio.
“Ah,
come passa il tempo! Mi sembra ieri quando ti vedevo uscire di casa col
grembiulino, il fiocchetto azzurro e il panierino, con la mamma che ti
accompagnava all’asilo!”
“Papà,
per favore…!!” protestò il giovanotto, arrossendo vistosamente.
“Scusami,
non volevo imbarazzarti… ma quando un padre vede il proprio figlio uscire per
il suo primo appuntamento galante, ci rimane sempre un po’ spiazzato. Ci si
sente un pochino più vecchi, sai?”
Alan
grugnì, annuendo comunque comprensivo. In realtà, l’imbarazzo non centrava
proprio nulla. Era che, ogni volta che qualcosa o qualcuno gli richiamava il
ricordo della madre, uno spasimo di malinconia lo attanagliava immancabilmente
all’altezza del cuore. Aveva appena tre anni quando la signora Asuka era morta
e di lei ricordava talmente poco da conservarne più rimpianti che nostalgie. La
cosa aveva sempre preoccupato non poco il responsabile della sua Emotiva,
poiché essendo quello materno il primo tipo di amore che si riceve da una
donna, una lacuna del genere avrebbe sempre creato una situazione di svantaggio
nel gestire qualunque relazione con qualsiasi esponente dell’altro sesso… e,
come tutti abbiamo visto, le preoccupazioni di Philip Marlowe non erano state per
nulla infondate!
I
due uscirono dal bagno e scesero le scale che portavano al piano di sotto.
“Beh,
io andrei…”
“Buona
serata! Ah, a proposito…”
“Che
c’è?”
“Non
mi hai nemmeno detto chi sia la fortunata. La conosco?”
“Credo…
credo di sì… è una mia compagna di classe!” rispose il ragazzo, cercando di
restare sul vago.
“Ah,
ma certo” Heiji ebbe un guizzo “si tratta di Rina, allora! E bravo il mio Alan:
stai puntando alto, eh?!”
Quella
battuta non gli piacque per niente: “Sei fuori strada, ispettore” affermò,
categorico, corrugando le sopracciglia “non è lei!”
“Davvero…
e allora chi? Forse quella ragazza alla quale la ladra Saint Tail aveva rubato
il velo da sposa mandatole dagli Hiwatari?”[1]
Dick
Tracy dovette procedere a un’abbondante espulsione d’aria… suo padre, in fondo,
era fatto così: pur facendogli sentire la sua dovuta e costante attenzione, o
non gli chiedeva mai nulla, principalmente per mostrargli nei fatti la fiducia
che riponeva nella sua precoce maturità, oppure si mostrava - quelle rare volte
- particolarmente inquisitorio!
“Fuori
due. Ritenta e sarai più fortunato!”
L’ispettore
rimase un po’ punzecchiato da quella battuta. Non capiva se il figlio volesse
semplicemente scherzare o se invece non gradisse confidarsi con lui!
Allargò
le braccia: “Mi arrendo, allora: chi è? Sempre che tu me lo voglia dire…!”
Il
giovane ebbe allora una punta di rimorso per la diffidenza inconscia provata
verso il genitore. Con un sorriso forzato (stavolta sì dovuto all’imbarazzo) si
decise a soddisfare la sua curiosità: “Beh… si tratta di… di Lisa Haneoka. Sai,
quella compagna alla quale davo spesso ripetizioni di matematica e…”
“Aaah…
sì, sì! Mi ricordo di averla vista, una volta. Però, hai davvero del buon gusto!
Buon sangue non mente… eh, eh!”
“Sì,
va beh…!”
“E
poi… un momento: non è anche quella che ti ha ospitato a casa sua, quella notte
del temporale?!”
Blackie
Wolfe segnalò un leggero rimescolio dei succhi gastrici… Alan sperava proprio
che il padre si fosse scordato di quell’episodio!
“Beh…
in effetti sì!” confermò, dopo un po’ di esitazione.
“Senti,
senti” l’ispettore Asuka si lisciò delicatamente i suoi baffetti alla Errol
Flynn “ma allora è una cosa seria!”
“E
dagli, col terzo grado” sbuffò, stizzito, Marlowe “ma lo sa che adesso non è in
servizio, quel benedetto uomo?!”
“Deformazione
professionale, credo!” commentò Tim Murdock.
“Curiosità
morbosa, dico io!”
“E
meno male che la curiosità era femmina!” ribatté nuovamente l’assistente,
alludendo alla battuta che il suo capo aveva fatto pronunciare ad Alan per
“smontare” - invano - l’intraprendente Sayaka Shinomya.[2]
“Uff,
che stress!!” si sfogò il responsabile della Neuro.
Conscio
di non poter nascondere la cosa ancora per molto, il bravo figliolo si rassegnò
a confessare: “Sì… credo proprio di sì!”
“Ah,
sia ringraziato il cielo!” esclamò l’ispettore. Al che, il ragazzo fece una
smorfia e rimpallò: “Adesso non montarti la testa, papà… e, per favore, non
venirmi fuori col desiderio di avere presto dei nipotini e…”
Heiji
rise di gusto: “Non preoccuparti, non c’è nessuna fretta. E poi il mio sollievo
deriva da ben altro!”
“Di
che stai parlando…?” si informò Alan, corrugando la fronte.
“Beh,
vedi… durante tutto il tempo in cui hai dato la caccia a Saint Tail, ho sempre
temuto che tu… sì, insomma… ti potessi innamorare di lei e che…”
Alan
tagliò corto con un gesto della mano: “…e che, per tale motivo, non riuscissi a
catturarla… lo, so, lo so!” bofonchiò pensando che, dopotutto, suo padre
sarebbe andato sicuramente d’accordo con una nuora come Rina Takamya!
Ma
il padre scosse la testa, sorridendo: “Adesso sei tu fuori di strada, figliolo:
il motivo non è questo!”
“Ah…
e allora di che si tratta?” Alan sbirciò l’orologio, impaziente di varcare la
soglia di casa per sottrarsi a quell’interrogatorio, stringente quanto
imprevisto.
“Se
proprio lo vuoi sapere… temevo che… potesse succederti la stessa cosa che una
volta è successa a me!”
La
mano del ragazzo si bloccò sulla maniglia del portone. Rassegnato all’idea che
avrebbe dovuto correre come un fulmine per non giungere in ritardo, non volle tuttavia
rimanere con quel dubbio: “Perché, papà? A te cos’era successo…?”
Stavolta
fu Heiji che esitò: “Possiamo anche parlarne in un altro momento: non vorrei
farti fare tardi al tuo primo appuntamento!”
“Allora
potevi tenere la bocca chiusa. Ora parla!”
Non
badando volutamente a quel tono irrispettoso, l’ispettore si mise le mani in
tasca e fissò decisamente il figlio: “Tu lo sai che… diversi anni fa ero stato
incaricato di arrestare la famosa ladra Lucifer, vero?”
Di
fronte a questo contropiede alla Fabio Cannavaro,[3] Alan
deglutì.
“Sì…
lo so…!” rispose, in un soffio.
Già,
lui lo sapeva bene… e non era forse quello uno dei motivi che a suo tempo lo
avevano spinto ad accettare la sfida con Seya, di cui peraltro ignorava il
rapporto di parentela con la precedente “collega” inseguita dal padre?
“E
allora?” lo incalzò “Non mi dirai che te n’eri innamorato anche tu…?!”
“Anche…?” chiese il padre, con la massima
attenzione.
L’ago
del galvanometro adrenalinico, tuttora privo del vetro protettivo frantumatosi
in precedenza, sbatté per l’ennesima volta sul fermo del fondo scala.
*Finirà
bene per rompersi, quell’affare…!* si disse Murdock.
“No,
dicevo…” Wolfe fece eseguire una deglutizione “…dicevo per semplice ipotesi!”
specificò, gesticolando.
“Beh,
in effetti non te l’avevo mai detto” disse il padre, accendendosi una sigaretta
con nonchalance “ma, dal momento che stai diventando un uomo… è forse giusto
che ti metta al corrente” tornò quindi a fissarlo “la risposta è sì: me n’ero
innamorato!”
“Tale
padre, tale figlio” commentò Marlowe, con il capo appoggiato sulle palme delle mani
“come aveva detto, prima? Buon sangue non
mente!”
“Se
non altro, non potrà rimproverare ad Alan la sua… debolezza, signore!”
“Già…
forse aveva ragione quel reporter da strapazzo, dopotutto: siamo proprio nati
con la camicia!”
A
questo punto, quasi dimentico di avere un appuntamento (il più preoccupato di
questo era ovviamente Parker, per via delle possibili ed energiche reazioni di
Haneoka) il figlio dell’ispettore incrociò le braccia e appoggiò la schiena alla
porta di casa.
“Toglimi
una curiosità, papà…” disse, con un sorriso lievemente beffardo “…se tu fossi
riuscito a catturare Lucifer, pur essendone innamorato… che avresti fatto di
lei?”
Heiji
Asuka (o Asuka Sr., se vogliamo chiamarlo così)[4]
soffiò lentamente il fumo dalla bocca e tornò a guardare la sua progenie con
espressione decisamente malinconica: “Intendi chiedermi se l’avrei arrestata?”
“Proprio
quello!”
L’ispettore
parve riflettere, lasciando vagare lo sguardo per un istante: “No, non credo
che sarei riuscito a farlo! Ed è per questo che…”
“Che…?”
“…che
rinunciai all’incarico di inseguirla, quando mi resi conto che il mio interesse
per quella donna stava diventando qualcosa di… incompatibile con la professione
che amavo e alla quale non intendevo rinunciare!”
Il
giovane deglutì ancora…
“Hai
mai… saputo chi fosse…?” domandò poi.
Heiji
lo fissò di nuovo e scosse la testa: “No. Stavo quasi per riuscirci, credo… ma
forse non ho voluto… perché allora, tu capisci, avrei dovuto arrestarla per
forza, se tenevo un minimo al mio onore di detective” il suo rampollo impallidì
paurosamente, ma suo padre parve non farvi caso “perciò ho preferito dare un
bel taglio netto… e lasciare che le nostre strade si dividessero
definitivamente!”
Alan
tornò faticosamente a deglutire. Sapeva esattamente cos’avrebbe voluto
chiedergli ora, ma il panico dell’incertezza lo tratteneva.
“Forza,
Marlowe, non esiti” lo esortò il Coordinatore Harper “il nostro amico non potrà
affrontare l’incontro con la nostra amica, attanagliato da un dubbio del genere!”
Il
capo della Neuro annuì, tergendosi il sudore dalla fronte e procedette.
“Senti,
papà…”
“Sì…?”
“Mentre
inseguivi la ladra Lucifer… tu eri… innamorato anche di… qualcun’altra…?”
Il
padre l’osservò di sottecchi per un momento, poi andò a spegnere la sigaretta
sul portacenere dello scrittoio che arredava il vestibolo della casa.
“Sì
e no!” rispose.
“E
questo che significa…?” chiese Alan, perplesso.
“Beh…
a quel tempo conoscevo effettivamente una ragazza… una mia ex-compagna di università.
Eravamo stati molto amici… cioè, io la consideravo solo un’amica - anche se,
effettivamente, mi piaceva molto - mentre lei provava per me qualcosa di più!
Infatti mi chiese di metterci insieme e io… beh, accettai. Ma quando terminammo
gli studi ed entrai alla scuola di polizia, mentre lei iniziava a fare
l’insegnante, i nostri impegni finirono con l’allontanarci. E poi, quando
entrai in servizio… non so… forse, inconsciamente, la scoraggiai!”
“E
perché?” chiese il figlio, esitando.
“Perché,
anche se non l’amavo quanto lei, non volevo si mettesse con un uomo che avrebbe
anche potuto perdere per i rischi della sua professione. E poi… beh, ci fu la
storia di Lucifer…”
Il
povero Alan era combattuto dal desiderio di fermare suo padre, in contrasto con
la volontà di apprendere tutto ciò che poteva fargli sapere. Alla fine prevalse
quest’ultima e lo incalzò: “Allora, quando… la storia con Lucifer è terminata…
cos’hai fatto…?”
“Forse
lo hai già capito, ragazzo mio” gli disse l’ispettore, con un sorriso dolceamaro
“ho finito per tornare da lei… dalla mia compagna di studi. Abbiamo ripreso a frequentarci,
ci siamo innamorati… cioè, anch’io mi sono finalmente innamorato di lei… e
poi…”
“Poi…?”
chiese il ragazzino, dopo altre due deglutizioni di Wolfe, mentre Marlowe
faceva il possibile per limitare i tremiti che lo scuotevano.
“…poi
ci siamo sposati. E, dopo sei mesi, se nato tu!” concluse suo padre,
sorridendogli amabilmente.
Alan
chiuse e riaprì due o tre volte gli occhi: “Ma… ma allora lei era…”
“Sì,
figliolo: era la donna che ti ha messo al mondo… e che, purtroppo, abbiamo
perso dodici anni fa…!” Heiji Asuka fece qualche passo per avvicinarsi al
figlio e gli posò una mano sulla spalla “Per questo sono contento di vederti
sicuro dei tuoi sentimenti. E se accetti un consiglio da amico… da uomo a uomo,
insomma… stai attento a non commettere il mio stesso errore nell’inseguire un
sogno impossibile, magari generato da una semplice infatuazione!”
“Ma
papà, io…”
“Insomma,
se sei veramente sicuro che quella sia la ragazza giusta, per te… non perdere
altro tempo e prenditela! Nel dovuto modo, s’intende!” terminò lanciandogli
un’occhiata significativa.
“Nel dovuto modo…?” disse il capo della
sezione Genetica “Che cacchio avrà voluto dire?!”
“Spadeee…!!!”
lo riprese l’Organic Coordinator.
Alan
era rimasto ammutolito. Avrebbe voluto ribattere che, per lui, il “sogno
impossibile” si era invece avverato… che la ragazza che andava ad incontrare
quella sera era effettivamente la stessa che aveva inseguito per anni senza
successo e della quale aveva infine scoperto la vera identità, constatando che
si trattava proprio di quella stessa persona che, se al contrario si fosse
rivelata un’entità differente, sarebbe rimasta sicuramente la rivale più
pericolosa della sua sospirata anima gemella dalla lunga coda di cavallo![5]
Ma
quello non era proprio il momento… anche perché non sarebbe stato particolarmente
simpatico sbandierare la maggior fortuna che aveva goduto rispetto a suo padre!
Si
limitò quindi ad abbracciarlo con trasporto: “Grazie, papà… grazie di tutto!”
“Non
c’è di che, figlio mio. Adesso vai, però… altrimenti saranno guai con la tua fidanzata!”
Fidanzata?! Alan sussultò. Possibile che le conclusioni
dell’ispettore fossero già arrivate a questo punto?
“Hai…
hai ragione! Bene, allora vado!” disse infine, aprendo finalmente la porta.
“Bene,
figliolo: vai e colpisci: il tuo vecchio fa il tifo per te!”
“Grazie
ancora, papà… di cuore!”
“E…
abbi giudizio, mi raccomando!” concluse Asuka Sr., alzando bonariamente un dito
ammonitore.
“Questa
è per lei, Spade!” disse A1.
Piccato,
il focoso responsabile della Genetica, fu incapace di accusare il colpo: “Se
lei intende modificare le sue disposizioni” ribatté, sarcastico “non ha che da
dirmelo, signore!”
“Non
si scaldi, amico” rispose il capo, più pacatamente “basta che intervenga solo
quando proprio sarà il momento!”
“Ora
come ora, la questione è nelle mani di Chandler, non
certo nelle mie!”
“Non
mi dica quello che so già… Sensitiva, in che stato si presentano le
riparazioni?” si informò allora.
“Siamo
quasi a buon punto, signore” rispose il capo-sezione “stimo ancora tre o
quattro ore!”
Harper
fece un rapido calcolo e sospirò: “Neanche interpretassimo la favola di Cenerentola.
All’incontrario, però…!”[6]
[1] In riferimento alla Fiamme del destino (by Lord Martiya).
[2] Vedi capitolo precedente.
[3] Sempre la mania del calcio…!
[4] E, mai come adesso, si tratterebbe di un nome appropriato.
[5] Sì, forse ha ragione Lord Martiya: forse Alan mangia proprio il quadrifoglio a colazione!
[6] Cioè come se la protagonista avesse dovuto aspettare la mezzanotte per trasformarsi in una principessa!