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Autore: Cumberbatch    02/03/2014    2 recensioni
[Benedict Cumberbatch][Benedict Cumberbatch]
Gli uccelli volano in alto
Sai come mi sento
Il sole è nel cielo
Sai come mi sento
Le canne sono trasportate dalla corrente
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Come un pesce nel mare
Sai come mi sento
Un fiume che scorre libero
Sai come mi sento
Come i fiori sugli alberi
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Una libellula fuori al sole
Sai cosa intendo
Delle farfalle che si divertono,
Sai cosa intendo
Dormire in pace quando il giorno è terminato
E' un vecchio mondo
E' un nuovo mondo
E' un mondo impudente
Per me
Come le stelle quando risplendi
Sai come mi sento
Ho detto che starò bene
Sai come mi sento
Oh la libertà è mia
E so come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene, sto bene
Questo é il testo della cover dei Muse della canzone Feeling good. È molto adatta per descivere come si senta Ginevra, la nostra protagonista, quando sale su un palco.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il fatidico giorno della mia nuova vita lontana da casa. Avevo in corpo una forza che nessuno poteva togliermi. Sentivo di poter sfidare Hercules ad un combattimento e vincere.
 
Era passato circa una mese da quando era arrivata la lettera dalla LAMDA: mi aveva scritta il preside della scuola  in persona, già questo mi aveva elettrizzato molto e fatto sperare e mi disse che mi avrebbero accolta molto volentieri  perché avevano visto in me qualcosa di speciale, per come mi muovevo sul palco, per come pronunciavo le battute, per come mi ero calata nel personaggio e poi li avevo attratti con la mia storia, le mie origini e soprattutto l’accento che avevo.
Mi ricordo ancora quando aprii quella lettera. Ero tornata da un giorno molto frustrante. Ero stata tutto il giorno a cercare lavoro per tutta la città e nessuno voleva prendermi, non sapevo bene il perché o forse si ma non volevo che fosse quello, ma avrò ricevuto una trentina di no e non ce l’avrei fatta a sopportarne un altro, quello più importante, anche perché la RADA mi aveva rifiutata dicendo che avevano già scelto chi far entrare,  ma quando lessi la lettera della LAMDA non ci potevo credere, finalmente una cosa buona da quando ero arrivata in quella città.
 
Mi alzai dal letto e andai a prepararmi. Ero troppo eccitata al punto che il mio stomaco si chiuse e non feci colazione. Andai subito a lavarmi. Una bella doccia calda mi avrebbe calmata un po’, oppure mi avrebbero scambiata una pazza. La doccia non stava risolvendo niente perché nella mia mente vagavano mille pensieri di tutti i generi soprattutto cosa su avrei messo per il primo giorno di scuola. Avevo sempre avuto questo problema da quando decidevo da sola cosa indossare. Sbagliavo sempre qualcosa: o troppo pesante, o troppo leggero, o troppo scollato, o troppo trasparente oppure troppo scomodo e per il resto della mattinata ero nervosa. Questa volta dovevo scegliere bene cosa mettere. Optai per una maglia a maniche lunghe bianca con sopra un cardigan verde bosco, jeans e dei stivaletti dello stesso colore del cardigan (un piccolo regalo che mi ero concessa da quando ero li). Mi sentii soddisfatta quindi decisi di uscire di casa.
Presi la mia solita borsa, ci misi dentro un libro e un quadernino con una penna, il mio amico di viaggio. Li scrivo tutto quello che mi passa per la mente, quello che devo ricordare e alcune volte delle piccole storie che mi vengono in mente quando sono particolarmente ispirata, non che io sia una scrittrice, ma scrivo quei piccoli film mentali che ci facciamo un po’ tutti, e io li annoto li, in quel quadernino.
Misi il cappotto, sciarpa e mi avviai verso la scuola.
 
Non ero ancora abituata agli orari dei pullman e quindi fu logico che io lo persi. Decisi di avviarmi a piedi, per fortuna che ero in largo anticipo e così me la presi molto comoda. Intanto mi venne anche una certa fame. Proprio in quella via c’era un bar che avevo scoperto pochi giorni prima. Mi era subito piaciuto perché era piccolo, molto accogliente e emanava aria di tranquillità.
Andai a sedermi sui sgabelli del bancone, ordinai una pasta e un cappuccino. Mentre aspettavo che mi portassero la colazione vagai con gli occhi nel locale osservando ogni minimo particolare, era molto ben arredato, tutto era dove doveva stare.
Dopo pochi minuti portarono ciò che avevo ordinato. Presi un morso della pasta e un sorso dal cappuccino poi continuai a scrutare quel bar. Mi intrigava molto perché vedevo tutte quelle persone assorte nello scrivere al computer, oppure leggere libri. Cercavano tutte tranquillità e in quel posto l’avevano trovata. In effetti era il posto giusto perché l’unico rumore che si sentiva era quella della dolce musica di sottofondo, non troppo alta da dare fastidio, né troppo bassa da non poterla ascoltare.
All’improvviso i miei occhi furono attirati da un uomo che era seduto ad un tavolino in un angolo.
Lo riconobbi subito. Feci fatica a credere che era lui. Quel viso che sognavo quasi tutte le notti. Benedict Cumberbatch. Il mio attore preferito. Colui che mi fece amare le serie televisive grazie al suo ruolo di Sherlock. Quell’uomo che seguivo in ogni sua interpretazione e non me ne perdevo una. Quell’uomo che solo attraverso una foto scatenava in me qualcosa di inspiegabile.
Mi accorsi di stare tremando e ansimando. Ma d’altronde come potevo stare tranquilla quando a pochi passi da me c’era l’uomo che mi aveva sconvolto la vita.
Non sapevo cosa fare: finire la colazione senza che sia successo niente oppure avvicinarsi per chiedergli un autografo. In quel momento stavo maledicendo me e la mia maledetta timidezza che mi faceva perdere occasioni d’oro da una vita. Questa però non volevo perderla. No. Finalmente potevo realizzare il mio sogno di incontrarlo dal vivo e non volevo buttarla via. Presi un bel respiro e decisi di alzarmi e andare da lui.  Appena mi misi in piedi senti le gambe cedermi. Non ce l’avrei fatta. Sarei svenuta prima, ne ero convinta. Feci altri due bei respiri a pieni polmoni e mi avviai.
Vidi quelle mani affusolate che reggevano un libro e i suoi occhi azzurri con quelle venature oro assorti nella lettura di quelle pagine.
-Scusami se ti disturbo, ma ti ho visto e non ho resistito ad avvicinarmi.- e quelle parole da dove cavolo erano uscite? -Sei il mio attore preferito, ti seguo dal primo film che hai fatto! Soprattutto ti ho amato nelle vesti di Sherlock Holmes e volevo chiederti se potevi farmi un autografo?- ma tutto quel coraggio da dove lo avevo preso? Stavo forse recitando qualche personaggio?
Vidi le sue labbra dischiudersi in un perfetto sorriso, quello che mi smuoveva sempre qualcosa dentro, che mi trasmetteva gioia, felicità. Quel sorriso era unico. Per me.
-Certo cara che te lo faccio e grazie per i complimenti!- oddio come mi aveva chiamata? Cara?! E poi con quella sua maledettissima voce profonda che mi faceva impazzire. Io guardo i film in lingua originale solo per ascoltarla. Ero pazzamente innamorata di quella voce, l’avrei riconosciuta tra migliaia.
Gli diedi il mio quadernino e la penna. In un attimo lui li afferrò.
-Cosa vuoi che ti scriva?-
-Va bene anche solamente la firma!-
-No deve essere qualcosa di speciale per la mia assidua seguitrice!- e mi fece un occhiolino che mi fece sciogliere del tutto. -Allora decido io! Come ti chiami?-
-Ginevra!-
-Che bel nome! Non sei inglese?- mi stava scrutando con quegli occhi, aspettando pazientemente una mia risposta.
-No, mi sono trasferita da poco qui a Londra. Sono italiana.- la mia voce usci decisamente tremolante. Stavo per crollare da un momento all’altro. Non avrei sopportato il suo sguardo per una altro minuto.
-Bel paese, precisamente da dove?-
 -Firenze. Toscana.-
-Bei posti mi dicono!- e rieccolo spuntare quel suo sorriso dannatamente perfetto.
-Già!- gli sorrisi a mia volta, ma penso che invece di un sorriso mi usci una smorfia per quanto ero tesa.
-Da quanto tempo ti sei trasferita qui a Londra?- si stava interessando davvero della mia storia? Sapevo che era un vero gentiluomo, ma non così tanto da prendersi la briga di chiedere informazioni su di me, una perfetta sconosciuta.
-Quasi due mesi!-
Mi fece un altro sorriso, poi abbassò lo sguardo e iniziò a scarabocchiare qualcosa sul quaderno, ma non riuscì a leggere bene. Scriveva veramente veloce. Non mi accorsi che si era fermato e mi stava fissando. Mi sentì avvampare le guance, sicuramente erano diventate rosse.
Fini di scrivere e mi ridiede il quadernino.
“Ti auguro buona fortuna per questa tua nuova avventura. Con affetto tuo Benedict Cumberbatch.”
TUO. Davvero aveva scritto una cosa del genere!? Adesso era più che certo che fossi diventata rossa come un pomodoro.
-Grazie mille.- stavo tremando tutta. Dovevo andarmene da li oppure gli sarei saltata addosso come nei miei sogni.
-Figurati. Grazie a te che vieni a guardare i miei film!- e ancora un’altra volta sulla sua faccia si stampò quel maledetto sorriso che lo rendeva ancora più bello. -Io ora devo andare, spero di rincontrarti presto. Ciao Ginevra!- e mi diede un bacio sulla guancia con quelle sue labbra calde e morbide.
-Ciao.- ero definitivamente morta.
Prese i suoi occhiali, se li infilò e usci dal bar. Non potevo credere di averlo incontrato, finalmente. Avevo parlato con l’uomo che più ammiravo dopo mio padre. Però quell’incontro lasciò in me un senso di vuoto che già conoscevo e che non sarebbe andato via molto facilmente.
 
 
Ciao a tutti.. sono stata molto scortese nel prologo nel non presentarmi. Mi chiamo Cristina :3
Mi ha fatto molto piacere che avete lasciato due recensioni, sia con i complimenti che con dei consigli che a me fanno molto piacere. È la prima volta che scrivo una storia da sola e sono molto nervosa ogni volta devo scrivere un capitolo perché credo di non rappresentare al meglio ciò che vorrei raccontare.
Spero che vi piaccia il capitolo e fatemi sapere che ne pensate! 
  
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