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Autore: eltanininfire    03/03/2014    1 recensioni
Bonnie, Stefan, Elena, con tutti i loro amici e Damon, non si aspettavano minimamente di incappare in un segreto più grande ed antico di loro, che abbracciava il mondo intero da oltre 3000 anni, quando decisero di andare in vacanza ad Aprica, in provincia di Sondrio, nell'Italia del Nord.
Probabilmente non sapevano che la loro parentela era più grande del previsto.
ATTENZIONE: CROSS-OVER CON PERCY JACKSON
Pairings principali: PercyXNuovo personaggio; AnnabethXNuovo personaggio; JasonXPiper; MeredithXNuovo personaggio; NicoXNuovo personaggio; BonnieXDamon; ElenaForeverAlone; StefanXAltro personaggio; HazelXFrank; LeoXNuovo personaggio; LauraNonSiInnamora
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore, Elena Gilbert/Stefan Salvatore
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quinto

Capitolo quinto

 

POV HILARIE, Aprica (SO), in viaggio verso il condominio Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 12,00

Eravamo quasi arrivati ed io non vedevo l’ora di scendere da questa gabbia di matti in cui ero l’unica sana. Il guidatore era Edward, che sembrava voler imitare suo padre con quella sua auto volante, solo che non avevamo i propulsori per staccarci da terra, né la Maserati Spider del dio.

Nel pulmino c’eravamo io, Ed, Simon, Luka, Nico, Hazel, Percy, Jason e Piper. Annabeth, Frank, Grover, Leo, Thalia, Clarisse e tutti gli altri erano rimasti al Campo Centrale.

Distrattamente passai le dita sul tatuaggio. Rappresentava tre stelle a quattro punte che formavano un semicerchio e si rimpicciolivano mentre scendevano da in alto a sinistra ad in basso a destra. Personalmente avevo già in mente di farmi un tatuaggio simile da quando lo stesso simbolo mi era apparso sulla testa sette anni fa.

Finalmente iniziai ad intravedere il tetto in legno del condominio. Quando l’auto si fermò, mi catapultai fuori e mi frenai dall’inginocchiarmi e baciare la terra.

Dopo aver preso le varie valigie, ci inerpicammo su per la piccola stradina che portava all’edificio situato su una collinetta e un po’ isolato.

Quando arrivai alla porta dell’appartamento iniziai a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava.

Suonai il campanello. Udii uno scalpiccio dietro il legno e Laura aprì la porta. Aveva un ciuffo che sfuggiva ai capelli raccolti in una crocchia bassa e uno straccio in mano.

-Ragazzi! Prego, entrate!- esclamò, felice. Poi vide Percy e Jason e s’inchinò, incrociando entrambe le braccia sul petto e stringendo le mani a pugno. –Pretori- Loro sembrarono piuttosto a disagio, ma ricambiarono il gesto.

Da dietro una colonna spuntò Ale. –Dato che non ci staremo tutti e ci sono anche loro – indicò un gruppetto che non avevo notato – i ragazzi staranno qui e le ragazze nell’appartamento di fronte-

-Io non mi muovo- s’impuntò Laura.

-Allora stai qui- replicò la sorella.

-Ok. La camera matrimoniale è mia!- gridò poi, metà correndo e metà pattinando sul pavimento per raggiungere la detta stanza.

Piper ed Hazel scoppiarono a ridere, seguite da Luka, Ed e Simon.

I ragazzi presero le loro valigie – erano più pesanti delle nostre, che cosa ci metteranno dentro proprio non lo so – e la seguirono. C’erano altre tre camere, due da tre ed una da quattro, in cui vennero smistati gli appartenenti al genere maschile.

Luka, Ed e Simon nella prima, i tre cugini nella seconda e i quattro a me sconosciuti nell’ultima.

Il più alto era moro con degli occhi verde mare e assomigliava parecchio a Percy, solo che era molto più pallido del figlio di Poseidone, che era praticamente sempre abbronzato.

Un po’ più basso di lui era il moro con gli occhi neri, molto simile a Nico anche nel look total black.

L’unico biondo era un Jason con una luce molto insicura negli occhi azzurri, ma sembrava tanto gentile e disponibile.

L’ultimo era spiccicato ad un figlio di Ares. Capelli ed occhi marroni, ma pareva assennato tanto quanto un figlio di Atena.

Tre ragazze ci vennero incontro. La bionda era la tipica Barbie e già mi era insopportabile, la mora aveva gli occhi grigi ed intelligenti di una figlia di Atena e la rossa era piccola ma traboccava di Potere, il più nascosto.

-Ragazzi, questo sono Stefan, suo fratello maggiore Damon, Matt ed Alaric. Ragazze, loro sono Elena, Meredith e Bonnie. Trattateli bene perché probabilmente saranno anche vostri parenti. Ok, potete andare. Sciò- disse Laura, spuntando dalla camera matrimoniale e scacciandoci con la mano.

-Ci stai sbattendo fuori?-chiesi, allibita.

-E anche se fosse?- ribattè, con aria strafottente. Sbuffai, perché era insopportabile quando faceva ma-quanto-è-figo-essere-figli-di-Plutone.

-E non ci presenti i tuoi amici?- chiese la bionda, Elena, che sembrava puntare a tutti i maschi presenti in sala.

-Si, si. Allora, Percy, figlio di Poseidone, Jason e Simon, figli di Giove, Nico ed Hazel, i fratelli di Laura, Piper, figlia di Afrodite, Luka, figlio di Ares, mio fratello Edward ed Hilarie, figlia di Nyx- elencò Ale.

-Quando si mangia? Non abbiamo fatto colazione per venire qua!- tuonò Luka, un ragazzone grande e grosso che sapeva mulinare la spada come se lo facesse da tutta la vita.

-Luka! Hai sempre fame tu!- si lamentò Simon, alzando gli occhi azzurri al cielo.

-Sai che spendo molte energie ad allenarmi, se poi a cucinare è Alexandra…- non finì la frase, ma gli occhi gli brillavano. Probabilmente stava pensando ad uno dei famosi manicaretti della ragazza.

-Gente, noi andiamo a mettere le nostre cose nelle stanze dell’altro appartamento, avvisateci quando è pronto- dissi, ricevendo assensi da tutti i presenti.

-Il tavolo è troppo piccolo- osservò il ragazzo che assomigliava a Percy, Stefan.

-Portate di qua quello dell’altro appartamento quando avete finito- ordinò Laura.

-Ci pensano i ragazzi, è troppo pesante per noi- obbiettai.

-Hai ragione. Percy e Jason, andate di là e portate di qui il tavolo- intimò Ale. I due si incamminarono, la testa china e l’espressione da cane bastonato. Scoppiai a ridere.

Avevo conosciuto i due al Campo Mezzosangue, dove ero entrata ad appena dodici anni. Quando, esattamente un anno dopo, è stato aperto il Campo Centrale, fui l’unica della mia Cabina ad offrirsi volontaria al popolamento del Campo. Mi ero sentita smarrita ed abbandonata, ma sia il figlio di Poseidone che quello di Giove erano stati gentili con me, così come con gli altri venti mezzosangue greci e i trenta semidei romani.

-Permesso! L’impresa immobiliare Jackson & Grace sta svolgendo un servizio!- gridava Percy, che sollevava il davanti di un grosso tavolo e cercava di farlo passare dalla porta. Jason, che ne trasportava la parte finale, gli abbaiava che –Semmai è Grace & Jackson, cugino!-.

-In realtà è Berrigan & Berrigan e voi siete solo i nostri schiavetti- s’intromise Ale, con un sorriso di scherno in viso.

-La schiavitù è stata abolita da Lincoln nel 1864- sbuffò il moro.

-Nel 1865, il 31 gennaio, per essere più precisi- li interruppe Laura.

-Tu lo sei troppo- la ripresi.

-Meglio essere precisi che non esserlo, le cose poi vengono meglio- ribattè. –Mettetelo trasversalmente, così ci sarà più posto- disse poi ai due servi.

Percy e Jason si girarono e iniziarono a camminare all’indietro, fino a far cozzare la schiena del biondo contro l’altro tavolo.

-Adesso giù- e loro obbedirono, spingendolo.

Quando fu tutto pronto – tavolo, sedie, cibo, piatti, posate – finalmente potemmo mangiare. Ma prima bruciammo nel camino parte del nostro cibo agli dei. Forzammo tutti a farlo, soprattutto Stefan, il quale era un po’ scosso e continuava a parlare con Percy di com’era la vita di figlio del dio del mare.

Per fortuna, Nico era capitato accanto a Damon, così, mentre Laura ne controllava uno, poteva gettare uno sguardo anche all’altro.

Io, Hazel e Piper ci eravamo impelagate in una conversazione alquanto spinosa con Elena, sui ragazzi che ci piacevano. Le sue due amiche se ne stavano in disparte, ma la piccola rossa aveva intavolato una discussione intermittente con Laura.

Ale, Luka, Ed e Simon, invece, conversavano con Alaric e Matt sulla scuola e le squadre di football.

Tutto sommato non fu poi così tanto male, ma per un secondo temetti che mi scoprissero. Lanciai uno sguardo a Percy. Ero contenta che la sua ragazza non ci fosse, così potevo sperare di farmi vedere in una luce diversa da quella dell’amica.

 

 

POV STEFAN, Aprica (SO), condominio e appartamento Berrigan, lunedì 23/12/13, ore 13,45

Io non mangiai nulla, ero ancora troppo confuso e, a dirla tutta, anche terrorizzato. Ero un vampiro che non voleva essere tale, ma adesso anche un semidio. O meglio, lo ero stato da sempre, ma lo avevo scoperto solo due ore fa.

Perché mio padre, Poseidone o Nettuno, non si era degnato di riconoscermi prima? Eppure quel mio nuovo fratello, Percy, aveva detto che nostro padre lo aveva riconosciuto a dodici anni. Poi aveva guardato Nico, quel ragazzino che assomigliava moltissimo a Damon, e mi aveva confidato che suo zio, Ade, non aveva riconosciuto il figlio perché pensava che fosse un inetto e che la sorella morta fosse migliore di lui. Mi si strinse metaforicamente il cuore ad ascoltare questa storia, perché mi sembrava di rivederci mio fratello maggiore.

-Quindi adesso ho un fratellino- dissi, senza alcun motivo particolare, o solamente per distogliere l’attenzione da quel ragazzino solo e dalle sue somiglianze con Damon.

-E io ho un fratellone- mi rispose il mio quasi gemello. Perce era identico a me, solo che aveva la pelle molto più abbronzata, come se lavorasse molto sotto il sole.

Elena mi rifilò una gomitata nelle costole e mi passò un bigliettino. Sembrava molto arrabbiata.

Non crucciarti per mio fratello, starà bene. Dopo, verso le 14.30, vorrei che tu e Damon veniate con me, desidererei parlarvi. Da soli.

Oh, adesso capivo. Mi guardai intorno per capire chi me l’avesse mandato e incrociai lo sguardo serio e malinconico di Laura.

Mi sentii risucchiare verso di lei, come se tutto il mio corpo desiderasse abbandonarsi a quell’occhiata.

Repressi l’impulso di alzarmi e correre da lei, di lasciarmi morire ai suoi piedi, e mi costrinsi a distogliere lo sguardo per posarlo sull’altro destinatario, quello che ancora non sapeva dell’incontro e della rabbia di Elena.

-Che c’è, fratellino? Gli animali del bosco si stanno ribellando perché hai ucciso la mamma di Bambi?-

-Laura ci vuole vedere, alle 14,30. Vuole parlare con noi-

-Rispondile che non mi interessa-

-Damon, potrebbe essere importante-

-Se tu vuoi giocare al piccolo Hercules, fai pure, ma non coinvolgermi-

-Ok-

-Laura?- la chiamai. Quella alzò gli occhi e li incrociò con i miei.

-Non vuole- spiegai.

-Lo farà- rispose semplicemente lei.

-Assolutamente no! Ma chi ti credi di essere?- sbottò Damon.

Lei rialzò lo sguardo e lo puntò sulla figura snella e muscolosa, felina, di mio fratello. –Convocherò tutti quanti, prima o poi, ma mi era sembrato giusto iniziare da voi-

-Con quale logica?- ringhiò lui.

-Quella dei fratelli. Voi lo siete ed inizierò da lì. I prossimi saranno Hazel e Nico, non subito, ma vi chiamerò-

-Sembra una cosa da campo scout- commentò Meredith.

Laura annuì. –Li ha frequentati una mia amica, e conosco qualcuno-

-Non sei obbligata a parlarne- le sussurrò la sorella, quella adottiva.

-Mi avevano invitato a venire con loro una domenica, ma io ho rifiutato. Faceva freddo, nevicava ed io dovevo andare in bici con loro, con uno zaino pesantissimo, a farmi una scarpinata di trenta km. Volevo bene a questa mia amica, ma non ho voluto andare. Proprio quel giorno è morta-

-Mi dispiace- mormorò Bonnie.

-Penso che adesso non stia soffrendo. È l’unica cosa che non mi fa sentire in colpa-

-Quelle del Paradiso e del “posto migliore” sono tutte stronzate!- esclamò Damon, interrompendo il nostro momento.

-Io non ho nominato né uno né l’altro, ma sono convinta che ora non stia soffrendo- ribattè Laura.

-Tu hai sofferto? Non lo credo possibile- insinuò Elena.

-Vorresti dire che tu hai provato dolore?-

-Certo che si! Io devo decidere tra Damon e Stefan e ciò non fa che aumentare la mia angoscia, i miei sono morti l’anno scorso in un incidente stradale e io stessa sono morta e poi risorta-

-Per quanto riguarda l’amore, tu ne hai fin troppo. Sono stata rifiutata, come hai sentito prima. I miei genitori in un incidente aereo quando avevo dieci anni, i miei nonni di crepacuore l’anno successivo. Ho viaggiato negli Inferi, il regno di mio padre, e ho visto orrori che tu non ti puoi neanche immaginare. Tu, invece, non hai dovuto faticare per avere delle amicizie, degli amori, e cosa fai? Li butti via seguendo i tuoi cosiddetti sentimenti. Sono capricci, Elena, ma non mi aspetto che tu capisca. La comprensione è da persone mature e tu non lo sei- concluse Laura, sistemandosi sulla sedia.

-Sembra il discorso che hai fatto a quelle due tue compagne di classe il mese scorso- commentò Hazel.

-Potrei aver ripreso qualcosina- rispose lei.

-Tu sei solo gelosa- sibilò furiosa Elena.

-Prego? Se lo fossi, sarei davvero caduta in basso- replicò Laura, serissima.

La bionda contendente aprì la bocca ma non ne uscì neppure un suono, così la richiuse. Vedendo la scena, la mora sorrise beffardamente, assomigliando pericolosamente a Damon, il quale stava osservando il tutto in silenzio.

-Dopo che ne dite di andare a pattinare per smaltire il cibo?- propose Piper.

-Buona idea, così imparo a pattinare- rispose Meredith.

-Finalmente sappiamo che c’è qualcosa che non sai fare, Miss Inquietudine- disse Damon con una smorfia che doveva essere divertita. A me sembrava solo un procione col mal di pancia. Al pensiero sorrisi, attirando gli sguardi incuriositi di tutti.

-Se vuoi ti insegno- propose la bionda dell’altro gruppo, Alexandra.

-Grazie- si rallegrò la Cacciatrice.

-Io ho imparato da sola, mettendomi su i pattini e cadendo ventisette volte in un’ora- borbottò Laura, causando le risate mie e di tutto il gruppo, ad eccezione di Elena e, come previsto, di Damon.

-Come mai voi non avete mangiato?- chiese un’amica della figlia di Plutone, Hilarie.

-Beh, ecco, noi non mangiamo perché siamo dei vampiri- spiegai.

Mi fissarono scioccati.

-Tranquilli, non vi mangeranno- li rassicurò Alexandra.

-Parla per te, ragazzina- ringhiò Damon.

-Ti uccido se tenti di cibarti di loro- lo minacciò Meredith.

-E io la aiuto- la sostenne Laura. Ogni momento che passava mi accorgevo di quanto fosse diversa da mio fratello maggiore, anche se esteriormente gli assomigliava moltissimo.

-Morireste provandoci- le snobbò lui.

-Almeno ci avremmo provato- continuò testarda la figlia di Plutone.

-Ragazzi, per favore, ora basta- supplicò Piper e, improvvisamente, desiderai accontentarla in tutto, anche se ciò significava non parlare più per tutta la mia immortale vita.

-Pipes- la ammonì Jason. –Non ammaliarli-

-Ammaliarci?- esalò Matt, sbattendo le palpebre come se si fosse risvegliato da un sogno ad occhi aperti.

-Sono figlia di Afrodite, posso far fare alle persone ciò che voglio solo parlandoci insieme-

-Dannata lingua ammaliatrice- borbottò Percy.

Poi i semidei presenti – me escluso, perché non sapevo cosa stava succedendo – sgranarono gli occhi.

-Determinata- annunciò Nico, fissando Elena. Sopra la sua testa un ologramma oro e rosso stava ormai svanendo. Era un sole sormontato da una piccola cascata di cuori.

-Elena Gilbert, figlia di Apollo, dio del sole, della medicina, della musica, della poesia, del canto, del tiro con l’arco, signore dei corvi e dei topi, e legata di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, signora delle colombe- continuò Hazel, con un’aria da funerale.

Ma di tutto il discorso, solo una frase mi era rimasta in mente: “Signore dei corvi”.

 

 

Spazietto dell’autrice:

ho pubblicato tardi perché ero in giro e nemmeno avevo finito il capitolo.

Non ne sono molto sicura, ma ormai quello che è scritto è scritto e s’ha da fare.

Ditemi se era scontato questo riconoscimento e soprattutto se trovate banale la parentela di Elena. In realtà volevo farla figlia di Oizys, dea della miseria, ma non sono così cattiva.

Ora devo scappare.

Mi scuso con Sofycullen se non le ho risposto, ma non ho mai tempo, soprattutto prima di una vacanza come quella che farò questa settimana, dato che tutti i prof tendono a voler fare le verifiche in questo periodo. In più ho avuto la simulazione della terza prova.

Domani, non so se la mattina o il pomeriggio, risponderò alle recensioni. State tranquille.

Al prossimo capitolo.

Baci.

Fire

   
 
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