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Autore: Uni    03/03/2014    4 recensioni
[RedMoon — a Hino, che è il momento più bello prima del mattino]
Dopo il Caos c'è sempre il silenzio.
Ma anche prima del Caos il silenzio regna.
Forse, allora, il Caos è l'unico mezzo per dare una scossa alle cose..
Già...
Genere: Avventura, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nebbia
C'è, tra me e il mondo, una nebbia che impedisce che io veda le cose come realmente sono - come sono per gli altri.
— Fernando Pessoa.

 
Shade mi accarezzò il dorso della mano per darmi conforto. Era bello quel contatto.
Sembrava la mano di papà quando eravamo bambini: caldo e confortante. E quasi mi dimenticai chi ero, quale fosse la mia missione, il mio destino e il nome che avevo ereditato insieme al suo potere; e ritornai tra le braccia di papà, come da bambina. Ai tempi in cui si sognavano il principe azzurro, che casualmente aveva sempre la stessa forma di papà e la voce di Shade. 
Ma chissà come mai, nei miei sogni non c'era mai stata la mamma, o almeno se c'era non sapevo che forma avesse. Perché la mia mamma, io, l'ho vista solo una volta: stava guardando una vetrina, don un grande poster con sopra delle isole americane.. le Hawaii, credo. Dopo se ne andò definitivamente. Di lei ricordo solo i capelli neri e quel cappello da sole bianco, mentre dirigeva i suoi occhi blu - più scuri dei miei - verso le vetrine affollate. Ero così rilassata che i ricordi si mostrarono di fronte a me, come in un film: le vacanze al mare, il Natale, la prima comunione, il compleanno, la scuola, gli amici, la casa al Grand Lake. Ma d'un tratto quel contatto s'interruppe e il freddo nulla, tornò a regnare nella mia anima. 
«Mia, cosa hai sognato di preciso?» Il tono di Shade faceva quasi paura, ma calmai il fiato e risposi normalmente: «Era solo un incubo, tranquillo!» dissi con il suo stesso tono. Aprii la finestra di poco. Aveva smesso di nevicare e una leggera nebbiolina stava passeggiando per le vie della mia città. C'era un po' di vento e i capelli di Shade, blu come quelli di papà, iniziarono a muoversi. Chiusi subito la finestra. «... cosa?» ripeté una seconda volta. Gli diedi poco conto e mi infilai in bagno, mi vestii con la divisa da guardia dei ribelli - che tempo fa avevo abbandonato per stare dalla parte "tranquilla"- e uscendo dal bagno incontrai gli occhi stupiti di Shade, che vedendomi con i pantaloncini da militare e la T-shirt bianca, si alzò dal letto tentando di trovare una frase capace di fermarmi. Non ci riuscì. «Vado da Miss Sophia.. Vestita così le varie bande della ribellione non mi daranno fastidio.» altra bugia.
Scesi le scale di casa fino ad arrivare alla porta sul retro. Ne varcai la soglia e il freddo della neve si nascose sotto la mia pelle. Fissai gli scarponi neri, per un secondo: se ricordavo le tecniche di base sarei arrivata alla base dei Black Diamond entro mezz'ora, ma prima dovevo chiedere spiegazioni a Miss Sophia. La nebbia si stava infittendo e mi sembrò di essere alla grande palude, quella dentro la Foresta Buia. Le strade sembravano ricoperte di nuvole. Arrivai di fronte all'abitazione dell'ex marito di Miss Sophia, era un uomo calmo che uscì fuori di testa quando la loro primogenita venne ucciso dal killer di turno. Già, killer.
La casa di Miss Sophia distava solo qualche isolato dalla casa del suo ex. Il freddo mi penetrava le ossa, ma se avessi corso per scaldarmi avrei solo respirato aria fredda, e i miei polmoni avrebbero ceduto. Continuai con un passo svelto senza affaticarmi e in poco raggiunsi la casa di Miss Sophia. Era una villetta bianca in fondo ad un viale alberato da salici piangenti - I preferiti di mio padre. Entrai nel vialetto chiudendo il cancelletto in ferro dietro di me. Mi incamminai nel percorso in pietra che portava alla porta in ciliegio, mi guardai a destra e a sinistra vedendo la possente forma degli abeti che abbellivano il giardino e salii i tre gradini per arrivare dinanzi alla porta.  Non feci in tempo a bussare che la porta si aprì lasciando vedere gli occhiali spessi della donna. Miss Sophia era in vestaglia, color rosa antico, e dietro di lei la casa era interamente buia illuminata solo dalla luce delle candele parrocchiali. Si risistemò gli occhiali sul naso e mi fece accomodare nel salone. Quel salone non era mai stato nuovamente arredato da quando ero bambina. Il divano e la poltrona in cotone verde erano disposti ad angolo e il tavolo basso era coperto di documenti e fermacarte, il camino acceso che sprigionava solo nostalgia e puzza di alcool con sopra le foto della figlia ormai defunta: come sempre è stato.
Il marito l'aveva lasciata, spinto dall'illusione che fosse stata la donna a uccidere la sua piccola Maria. Aveva solo cinque anni la poveretta. Le ero molto amica, era come una sorella per me, c'era sempre per me e io c'ero sempre per lei. Infatti quando morì, io c'ero. E c'ero solo perché fui io ad ucciderla. 
Abbassai lo sguardo ricordando il volto disgustato e gli occhi nocciola - lacrimosi - della bambina mentre Io la uccidevo. I suoi occhi così castani e intensi dentro i miei blu e freddi. Ricordai anche il mio, di sguardo ed era orribile. Miss Sophia mi fece accomodare nel divano e sparì in cucina, ne ritornò con due tazze che dall'odore sembravano tutto tranne che cioccolata. Mi porse una tazza - quella nera - e per educazione ne portai un sorso alla bocca. Era orribilmente amaro. Si sedette nella poltrona e disse solo: «Ti voglio dalla mia parte, Mia... O forse dovrei dire: 'Chaos'..?» sobbalzai pensando che non sarei scappata tanto facilmente dalla morsa del Capo dei Jewels.
“Aspettatemi Black Diamond”

Capitolo rieditato.
*sigh* per adesso passo inere giornate a cambiare grafica. Magari continuassi a scrivere qualcosa di decente...
Stiamo a vedere, dai LOL
   
 
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