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Autore: lucatrab_99    05/03/2014    1 recensioni
Jason scattò, i muscoli tesi allo spasmo, e si abbassò quel tanto che bastava per schivare un diagonale che altrimenti gli avrebbe staccato la testa di netto, poi rispose all'attacco. Si sbilanciò in avanti, e mulinò un turbine di fendenti, un assalto che sarebbe stato mortale per chiunque, ma che il suo avversario respinse con malcelata noia. Non ci vide più dalla rabbia "Al prossimo colpo sei morto" pensò.
Neanche un minuto dopo, ripose la spada ancora sanguinante nel fodero.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Jason passò le successive tre settimane a Verde Germoglio, senza avere il permesso di andarsene. Nessuno lo considerava come un prigioniero, anzi tutti lo chiamavano ‘onorevole ospite’. Dormiva in una piccola capanna di foglie e fango, pranzava insieme al resto degli abitanti di quel luogo, all’apparenza così idilliaco, ma che portava con se una storia triste e di sofferenze. Gli uomini, una cinquantina in tutto, si prodigavano per cacciare, costruire nuove armi e tendere agguati a chiunque osasse entrare nella foresta, e questo spiegava anche tutte le strane voci che circolavano su Bosco dei Conigli. Il perché conigli non ce ne fossero, invece, era il vero mistero, e quando Jason lo chiese a Conan questi scoppiò in una fragorosa risata.
Con il tempo, Jason cominciò a familiarizzare con tutti gli abitanti di quella piccola comunità, e decise di darsi da fare per aiutare chi viveva lì. Dopotutto non poteva restare in eterno a spese di quei poveri disgraziati. Andando a caccia con gli uomini del villaggio si guadagnò subito i favori di tutti, e in breve tutti lo additavano come il miglior arciere della Bussola, cosa che non era affatto così lontana dalla realtà. Strinse amicizia con Conan e sua moglie, che subito lo prese in simpatia, tanto che Jason era gradito ospite dei due vecchi signori ogni qualvolta volesse fermarsi a pranzo. Passarono i giorni, le settimane, i mesi, e Jason perse la cognizione del tempo. Fermandosi a riflettere, stimò che fossero passati quasi nove mesi, tempo in cui sir Deepriver doveva aver rinunciato a catturarlo, credendolo morto nei boschi. Non aveva rimpianti, la vita semplice di quella gente era di gran lunga migliore dei sotterfugi e complotti di corte. L’unico pensiero fisso che gli martellava in testa era Anya. Perché lo aveva baciato? Che si fosse innamorata di lui? Jason si diede dello sciocco, pensando al suo ruolo sociale e al fatto che Anya fosse già sposata. Eppure, dopo quella notte, qualcosa in lui era cambiato impercettibilmente. Ora, dopo tutto quel tempo che non la vedeva, cominciava a ricordare con malinconia i bei momenti passati insieme, a Rocca degli Orsi, ad ascoltare i racconti della vecchia Helen, a rincorrersi per i prati a cavallo, ad ascoltare la pioggia che picchiettava insistente sul tetto della guferia.
Le notizie arrivavano a Verde germoglio sempre con una settimana o più di ritardo, ma un giorno successe un evento tanto tragico e importante che l’informatore che i banditi di Verde Germoglio avevano in città corse ad avvisarli di corsa.
Jason stava tornando dalla caccia, a tracolla portava l’arco con la faretra ormai semivuota, due grossi fagiani e un tacchino appesi alla cintura, ricco bottino di quella battuta di caccia. Vestiva non più i suoi abiti lisi e stinti, ma un corpetto nero col cappuccio, una calzamaglia nera e stivali in morbida pelle, sempre neri, la divisa delle Fiamme Nere. Giunto in villaggio insieme ad Ivory e Will, i suoi compagni di caccia, si accorse subito che qualcosa non andava. Conan gli si avvicinò con un’espressione indecifrabile sul volto, e gli parlò, grave: “Un drappello di cento uomini è partito ieri da Rocca degli Orsi, capitanato dal tuo amico sir Deepriver. Stanno venendo a prenderci”
“Cosa? –  Jason sbiancò – ma Verde Germoglio è un nascondiglio introvabile per chiunque non conosca la strada per raggiungerlo! Non possono aver semplicemente tirato a indovinare!”
“No, infatti – l’anziano soldato assunse un’espressione grave – qualcuno ha fatto la spi…”
Il discorso gli morì sulle labbra, poi si sentì un suono sordo, e venti centimetri di una freccia sbucarono fuori dal ventre della Lama di Pietra, che afferrò il dardo fra le mani tremante, incredulo, poi rivolse un ultimo sguardo a Jason, un’espressione carica di cose non dette, cose che avrebbe dovuto capire da se.
“No!” l’urlo di Jason squarciò la quiete dei boschi, seguito dal grido di sgomento di tutti gli abitanti del villaggio, che vedevano il loro mentore morire. Poi, un urlo ancora più forte sovrastò ogni altro rumore, e una carica di soldati uscì correndo dagli alberi. Jason non perse tempo: poggiò delicatamente a terra il cadavere di Conan, e fece un cenno a Will e Ivory, che capirono al volo. La prima fila di soldati cadde sotto un nugolo di frecce, ma una seconda fila era pronta a prendere il suo posto. Scoppiò l’inferno: donne e bambini correvano qua e là, disperati, gli uomini impugnavano le armi per tentare una misera difesa.
Jason svuotò la sua faretra di sette frecce, facendo altrettanti morti, poi estrasse la spada e si avventò contro i soldati, seguito a ruota dagli altri uomini, che brandivano mazze e picche, senza nessuna armatura. In breve la valle diventò un lago di sangue, l’acqua del torrente si tinse di rosso, e gli abitanti del villaggio erano sopraffatti numericamente dai soldati, che uccidevano senza remore uomini, donne e bambini.
Quando Jason vide il cranio del piccolo Ted fracassato da un pugno di ferro, perse quell’ultimo barlume di saggezza che ancora gli rimaneva, e si tramutò nella macchina da guerra che due anni prima aveva fatto strage di Fiamme Nere a Rocca degli Orsi. Adesso combatteva per vendicare quella gente, gente umile e onesta, pronta a sacrificare la vita per impedire che scoppiasse una nuova Grande Guerra.
Afferrò una lancia spuntata di un guerriero e impalò il primo avversario che gli capitò davanti, attaccandone un altro subito dopo. Con orrore, Jason si rese conto che coloro che stava uccidendo erano giovani reclute, ragazzi di poco più di vent’anni. Ma l’immagine del piccolo Ted ucciso brutalmente cancellò qualsiasi sentimento dalla sua mente, lasciando spazio solo all’odio e alla rabbia, che mossero la spada al posto suo, falciando gli avversari come spighe di grano. Un gruppo di quaranta disperati stava facendo retrocedere un esercito organizzato di un centinaio di picchieri addestrati. Quando vide sir Robert sul suo cavallo, circondato dalle sue guardie del corpo, Jason si staccò dalla mischia per dirigersi verso il bastardo che gli aveva tolto tutto. “Mi ha privato della mia vita, dei miei averi, della mia dignità. Mi ha privato di Anya” l’ultimo pensiero lo fece imbestialire, e rinsaldando la presa sulla spada, macellò la guardia che sir Robert gli aveva mandato contro, nonostante quella fosse a cavallo. E dopo averla disarcionata, uccise lei e il cavallo. La seconda non ebbe miglior fortuna, la terza neanche provò a difendersi. La quarta ebbe l’ordine di intrattenere Jason quanto più a lungo possibile. “Sta scappando – capì all’improvviso il ragazzo – mi sta scappando di nuovo”
Impeccabile nella sua armatura argento e blu, il farsetto che svolazzava al vento, sir Robert fece un elegante saluto con la mano destra. La sinistra, invece, la mano che gli era stata mozzata, era stata sostituita da una mano metallica, che risplendeva sotto il sole. Il cavallo maculato su cui l’erede dell’Ovest montava nitrì, poi scomparve nella boscaglia. Jason imprecò e sputò a terra, poi si voltò, e assistette allo spettacolo più orrendo e sconvolgente della sua vita.
Quel posto paradisiaco, la bella valle lussureggiante nel mezzo della foresta, era tinto di rosso. Gli uomini di Verde Germoglio avevano vinto, ma a carissimo prezzo. L’erba smeraldo era cosparsa di cadaveri, macchie rossastre di carne macellata, il ruscello era ormai stagnante di sangue, i pini guardavano austeri quella scena apocalittica, saggi e silenti. Il piccolo Ted era ancora lì, sua madre che piangeva disperata abbracciando ciò che restava del figlio. Un odio profondo pervase tutte le membra di Jason, come un liquore troppo forte, dandogli disgusto e senso di impotenza. Un odio che nessuna vendetta avrebbe potuto placare, che nessuna guerra avrebbe potuto cancellare. Ma di una cosa Jason era certo.
Sir Deepriver avrebbe fatto meglio a godersi i pochi giorni di vita che gli restavano.


ciao a tutti! Sono un po' in ritardo, ma questo capitolo mi ha tenuto impegnato per parecchio tempo. Spero che vi piaccia, e che lascerete anche una recensione, positiva o negativa, dopotutto sono solo dieci parole ;) aggiornerò appena possibile, ciao!
- Luca

 
  
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