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Autore: GhostFace    05/03/2014    2 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu così che Gohan tornò alla routine degli allenamenti; gira e rigira, l’infelice ragazzo finiva sempre per ritrovarsi da solo a proseguire il proprio cammino. Suo padre, Piccolo, Crilin, Mr. Popo, Videl e suo nonno… poco per volta, tutti i suoi più cari affetti lo avevano abbandonato. La bontà divina, se ne esisteva ancora una, gli permetteva di avere ancora sua madre viva e vegeta, e il buon figliolo non trascurava di andare a trovarla. Quando ne aveva l’occasione, risolveva qualche caso di criminalità, come era solito fare quando affiancava Videl nella sua lotta alla delinquenza.
A volte, per spingersi oltre il suo limite di forza spirituale, Gohan si allenava a sorvolare a massima velocità la superficie terrestre mantenendosi per migliaia di metri sopra di essa, sforzandosi di impiegare le proprie energie oltre ogni limite. Quella rapidità di movimento, quell’aria fredda che diventava bollente a causa della forza d’attrito, il poco ossigeno presente nelle alte sfere del cielo, contribuivano a dargli un senso di euforia mista a spossatezza. Allora si sentiva felice perché era disfatto dalla stanchezza; si stendeva distrutto sulla nuda terra e annaspava ansimando, guardando il cielo; e in sostanza, finché avvertiva la stanchezza, sapeva di essere vivo. Ma si trattava di una sensazione, solo di una sensazione. Poi, altre volte, gli capitava di sentire il rimbombo di un’esplosione, e l’eco di centinaia di migliaia di anime sofferenti e spezzate; e di nuovo rifioriva nel suo petto un vero sentimento, non una mera sensazione, di rabbia cocente, di severo e nero rammarico. Negli anni dell’infanzia, Gohan era stato molto bravo negli studi, eppure non riusciva ricordare se avesse mai appreso un vocabolo che descrivesse 17 e 18 per quello che erano in toto. Mostri? Assassini? Pazzi? Criminali? Ciascuna di queste parole indicava solo uno dei loro aspetti, ma mai la totalità. In ciascuno di quei due soggetti si mischiavano elementi di capriccio, di gioco, di divertimento, che li spingevano ad agire come degli irresponsabili egoisti amanti della crudeltà, in quanto svago fine a sé stesso. Capriccio, svago e crudeltà: Gohan li evitava come la morte, perché in definitiva quei due esseri dannati ERANO la morte.
La solitudine aiutava a pensare, purtroppo o per fortuna. Un interrogativo lo tormentava: come poteva potenziarsi in modo più efficace? Dopo giorni di riflessioni, questa fu la sua conclusione: “Allenandomi da solo in condizioni così elementari non potrò mai migliorare. Avrei bisogno di attrezzature migliori, e di un partner… Si sa che l’allenamento in coppia è più efficace di quello individuale! Chissà cosa ne penserà Bulma?!” si domandò alla fine il ragazzo, sfrecciando in volo in direzione della grande Città dell’Ovest con espressione risoluta.
 
Erano finiti i tempi d’oro della grandiosa Capsule Corporation; l’epoca in cui Bulma aveva soldi e strumenti per costruire sale gravitazionali e mettere a punto astronavi sofisticatissime, e per soddisfare i propri capricci fashion, con abitini firmati e messe in piega all’ultima moda. Ormai, erano giunti i tempi dei capelli perennemente raccolti a coda di cavallo e delle maniche rimboccate. Dopo la distruzione della sua casa, Bulma aveva fatto ricostruire alla bell’e meglio la Capsule Corporation nella stessa area in cui sorgeva in origine; anche in questa simbolica riedificazione voleva dare un segnale della sua ostinata voglia di resistere e di rialzarsi. Fortunatamente per lei, 17 e 18 non avevano mai prestato attenzione a ciò; probabilmente lo avrebbero interpretato come un affronto. Grazie alla propria intraprendenza, Bulma aveva ricostituito, praticamente da sola, l’azienda di famiglia. Ormai il volume d’affari non era tale da permetterle di navigare nell’oro, infatti i risparmi languivano sempre; la donna non aveva nulla da invidiare a suo padre quanto a doti intellettive naturali; però le era capitata la sfortuna di essere vissuta in un’epoca economicamente meno ridente. Il poco che guadagnava doveva essere reinvestito per realizzare nuovi affari, e così via.
Erano passati circa sei anni dal massacro compiuto dai cyborg nella grande Città dell’Ovest. Sembrava – stando ai bollettini del notiziario - che, in quel periodo, i cyborg 17 e 18 stessero concentrando le loro sadiche brame nelle aree settentrionale ed orientale del pianeta, devastando giorno dopo giorno luoghi scelti a caso di quella regione. Quindi, in quei giorni, Bulma decise di compiere un’attività a cui in passato si era dedicata di rado per paura di essere sorpresa dai due esseri artificiali: recarsi presso le macerie delle vecchie case abbandonate e cercare di recuperare qualche oggetto utile, preferibilmente rottami metallici, che i precedenti proprietari avevano abbandonato dopo essersene andati o dopo essere deceduti. Trunks, che adesso era un bambino dai capelli a caschetto di quasi sette anni d’età, accompagnava e proteggeva la mamma ogni volta che ella usciva di casa: data la sua robustissima costituzione, i proiettili delle armi detenute dai comuni delinquenti non lo scalfivano affatto. In quell’epoca di rinata delinquenza, era una vera manna dal Cielo avere un figlio nelle cui vene scorreva il sangue dei guerrieri Saiyan, tanto forte quanto devoto a sua madre. Certo non si sarebbe potuto mandarlo allo sbaraglio contro i cyborg, ma il piccolo poteva benissimo tenere a bada corpo a corpo i peggiori criminali di bassa lega che, con le loro scorribande, imperversavano un po’ ovunque, in cerca di occasioni di bottino facile. Andarsene in giro per le vie della città era sempre rischioso, ma probabilmente quello era un periodo relativamente tranquillo.
Bulma prese con sé una borsa con varie capsule, senza dimenticare di armarsi di pistole, e si avviarono fuori casa. «Sai, Trunks… questa situazione mi ricorda quando ero giovane e giravo con Goku in cerca della Sfere del Drago! Si può dire che abbia iniziato la sua carriera di guerriero facendomi da guardia del corpo, ed è diventato il più forte guerriero del mondo! Ora la mia guardia del corpo sei tu…»
«Forse allora un giorno sarò io il più forte del mondo! Ma mio padre non era più forte di Goku?» chiese, come a voler rivendicare l’orgoglio che era stato di suo padre.
«Beh, sì…» rispose confusa la donna, mentre continuavano a camminare. «Diciamo che facevano a gara per essere i più forti, e per un certo periodo ha vinto il tuo papà.»
Succedeva sempre così: prima o poi, il discorso cadeva sempre sul defunto Vegeta, che era uno dei principali bersagli della curiosità del figlio. Il bambino avrebbe voluto saperne di più su quel padre misterioso che era scomparso poco tempo dopo avergli dato la vita, ma molto prima di vederlo crescere. Certo, sua madre non poteva raccontargli molto: in parte perché gli anni antecedenti all’approdo di Vegeta sulla Terra erano avvolti nel mistero, data la riservatezza del Principe nel parlarne; in parte perché, di quel poco che Bulma conosceva, buona parte erano notizie poco lusinghiere, quindi non adatte ad essere raccontate ad un bambino, per di più loro figlio: “Sai, tuo papà era un pericoloso assassino…” “Sai, molti popoli innocenti sono stati annientati ad opera di tuo padre…” C’era stato un passato in cui Vegeta non agiva in modo del tutto diverso da 17 e 18… e questo era meglio che Trunks non lo sapesse, per adesso. In compenso il legame tra madre e figlio era fortissimo, dato che raramente si separavano. Del resto Trunks passava poco tempo fuori casa, per cautela. Bulma, che amava ricordare di essere stata bravissima a scuola (in quanto ragazzina prodigio), gli faceva da maestra per le materie scolastiche; e il bambino era orgogliosissimo di sapere che anche suo padre aveva appreso l’alfabeto terrestre da sua madre… una cosa in più che li accomunava!
Bulma e Trunks arrivarono e trovarono un punto interessante pieno di rovine abbandonate da molto tempo; la madre estrasse da una capsula vari strumenti da lavoro, ed entrambi si misero all’opera. Lavorarono in tranquillità per qualche ora, scavando e picconando, finché, ad un certo punto, un rumore in lontananza attirò l’attenzione di Bulma.
«Aspetta, Trunks!» disse la donna con tono sospetto, sollevando di colpo lo sguardo ed inarcando un sopracciglio. «Rombi di motori! Arriva qualcuno! Chi sarà??» esclamò la donna, posando la pala che stava usando e imbracciando un vecchio fucile a trombone, pronta ad ogni evenienza. Il rumore si fece sempre più insistente e possente, finché alla vista si presentò un furgone malandato che si fermò a pochi metri da loro.
Ne uscì il terzetto di ladri affrontato in precedenza da Videl, capitanato da Garrickle. «Forza, signora, ci dia tutte le cose di valore che ha addosso… non si faccia pregare e sbrighiamola subito, questa faccenda.» intimò il capo puntandole la pistola contro con insistenza.
Bulma pensò bene di fare un po’ di scena, giusto per cacciarli senza che nessuno si facesse male: «Levate le tende, luridi bastardi…!» li minacciò, puntando loro addosso il fucile. «… e fate in fretta, altrimenti faccio un bel buco in fronte a tutti e tre!»
«Mamma! Non si dicono le parolacce!» la rimbeccò il figlio contrariato. Per tutta risposta, il fucile a trombone di Bulma pensò bene di sfasciarsi fra le sue mani in mille pezzi, che caddero per terra.
«Dannato rigattiere! Se lo becco, gli faccio risputare tutti i soldi che ha voluto per questo stupido ferrovecchio…» imprecò la donna, sbattendo per terra gli ultimi componenti che le erano rimasti fra le mani.
«Veramente non è che l’hai pagato molto, mamma… sei stata un po’ tirchia…» ribatté Trunks, la voce dell’innocenza.
«Tu stai zitto!» sbraitò Bulma, innervosita dalla situazione, estraendo le due pistole dalle fondine che portava sui fianchi.
I tre si guardarono in faccia scioccati, poi scoppiarono a ridere. «Assurdo!» commento Sergej, con le lacrime agli occhi. «Di ‘sti tempi, pure le donnicciole vanno in giro armate fino ai denti!»
«Di’ la verità, femmina: cosa siete, un duo comico?» li sfotté Garrickle.
Di punto in bianco, senza essere stato interpellato, il grassone del trio sospirò: «Ah, come vorrei poter sparare a questa donna col mio grosso bazooka…»
«Ci vedo del doppio senso, in ciò…» replicò Bulma perplessa, inarcando un sopracciglio.
«Adesso basta con le scemenze… Sergej, spara a questa vecchia gallinaccia.»
«Ehi! Vecchia gallinaccia lo dici a tua sorella!» protestò la donna a gran voce mostrando due file aguzze di denti da pescecane. Sergej, però, non si fece ripetere l’ordine due volte, e sparò. Trunks si mosse rapidamente facendo scudo a sua madre col proprio corpo, e il proiettile gli si spiaccicò dritto in fronte, per poi ricadere inutilmente al suolo.
«Sergej, hai sparato a salve? Sei proprio un cretino!»
«Ma no!» si lagnò Sergej, guardando la propria pistola. «Questo arnese ha sparato bene… non so che cazzo sia successo!»
«Il mio bazooka…» si lamentò il ciccione, rigirando fra le mani la misera pistola che si era procurato adesso in sostituzione della vecchia bocca da fuoco.
«Lasciate fare a me, idioti!» annunciò allora Garrickle. «Ci penso io ad ammazzare ‘sta vecchia.»
«”‘Sta vecchia”?? Ma se sono ancora nel fiore della bellezza e della giovinezza!» replicò seccamente Bulma.
«Mia madre non vuole essere chiamata vecchia gallinaccia!!» urlò Trunks lanciandosi contro i tre; a nulla servirono le ulteriori pallottole di Garrickle e soci, che pure erano spietati e pronti a togliere di mezzo il bambino. Quest’ultimo li prese a schiaffoni e a pedate nel sedere: si vedeva proprio che quelle erano le mosse di un bimbetto inesperto, ma furono abbastanza efficaci. Dopo poche mazzate, i tre erano malconci e doloranti.
«Vedo che siete rimasti i soliti tre disonesti criminali» asserì una voce dall’alto. «Perché non provate a cambiare stile di vita?» Gohan atterrò sul posto, schierandosi al fianco di Bulma, pugni sui fianchi e sguardo deciso.
Garrickle lo riconobbe subito. «Ma tu sei il ragazzo che incontrammo qualche tempo fa quando eravamo ad Est! Quella cicatrice, dunque…» disse, notando lo sfregio rimasto sulla guancia di Gohan. «Non ci aspettavamo che riuscissi a fuggire… cavandotela con quel piccolo ricordino sulla faccia! È strano che non ti abbiano ucciso… sei davvero così forte? Questo spiegherebbe perché le pallottole ti rimbalzavano addosso.»
«Dovremmo ringraziarlo, Garrickle… se non fosse stato per lui, non saremmo riusciti a lasciare la città col furgone, poco prima che venisse distrutta…» fece notare saggiamente Sergej.
«Ce la siamo cavata per un pelo.» accennò il ciccione col suo vocione.
«E invece di ringraziare la vostra buona stella, continuate a creare problemi agli innocenti…» proseguì Gohan seccato, mentre Bulma e Trunks seguivano quel dialogo con stupore. Poi il figlio di Goku si diresse tranquillamente verso i tre, strappò loro di mano le armi e le accartocciò come fossero fatte di carta stagnola. «Come osate aggredire due innocenti? Andatevene via subito e rigate dritto, altrimenti avrete di che pentirvene… intesi??»
«Ma veramente è stato quel marmocchietto ad aggredi-!» provò a spiegare Sergej.
«SILENZIO!» tuonò Gohan. «Non costringetemi a ripetere quello che vi ho detto! Non amo uccidere i malvagi! Non disturbate più nessuno e, se potete, cercate di aiutare chi è in difficoltà, in questo mondo di disgrazia!»
«Sissignore! Subito! Obbediamo!» Così i tre furfanti montarono sul furgone in fretta e furia, e sparirono dalla scena.
«Sei consapevole che non ti obbediranno, vero?» domandò Bulma, scettica.
«Lo so… non dovrei essere così idealista e sognatore. Però mia madre dice sempre che se vuoi che un seme germogli, devi prima piantarlo… anche se non puoi mai sapere se realmente metterà radici. Altrimenti è pure inutile sperare che nasca qualcosa… Insomma, io ci provo.»
«Bella entrata in scena, comunque. Avevi tutta l’aria di tuo padre...» osservò Bulma sorridendo.
«… e io che volevo fare un misto tra mio padre e Piccolo! Anche lui ne faceva, di belle entrate in scena!» scherzò il figlio di Goku. Poi rivolse l’attenzione verso il bambino, che continuava a capire ben poco di ciò che stava accadendo sotto i suoi occhi. «Tu sei Trunks, vero? Sei cresciuto un sacco dall’ultima volta che ti ho visto, ma tu non puoi ricordarti di me.» spiegò Gohan al piccolo che lo guardava dubbioso, perché per l’appunto non ricordava di averlo visto altre volte in vita sua. Il ragazzo porse la mano destra al bambino, che gliela strinse; in quel gesto gentile, il figlio di Vegeta poté percepire istintivamente che Gohan aveva una specie di indefinibile calore interiore, qualcosa di diverso da tutte le altre persone che aveva conosciuto.
«Cosa fate da queste parti?» domandò poi il mezzosangue più grande a Bulma.
«In questi ultimi giorni mi sono decisa a venire a recuperare qualcosa in giro per la città…»
«Qualcosa cosa, se posso saperlo?»
«Oggetti utili da riciclare… sai com’è, non è facile di questi tempi. Cose che obiettivamente non valgono più nulla, ma che non si sa mai…» spiegò Bulma, appoggiandosi alla pala che aveva ripreso in mano.
 «Posso capirti bene… guarda come vado in giro vestito.» disse Gohan, indicando gli indumenti che indossava, ovvero la tuta da combattimento di Goku. «Mi vesto di ricordi, e ne vado orgoglioso!»
Bulma ridacchiò, poi rivolse un invito all’adolescente. «Facciamo così: aiutaci a spostare un po’ di macerie e a recuperare un po’ di roba… in premio ti offro un prestigioso invito a cena al ristorante “Da Bulma” e una serata-nostalgia! Ti va?» domandò la donna.
«Ma certo! Come potrei rifiutare? Al lavoro!» rispose entusiasta il figlio di Goku.
 
Più tardi tornarono nella casa-rifugio, dove Bulma si diede da fare per riempire gli stomaci dei due giovani mezzi Saiyan; Gohan ebbe modo di fare conoscenza col piccolo Trunks, apprendendo i suoi interessi, i suoi passatempi e ciò che connotava la sua giovane vita. Alla fine della cena, Bulma prese uno scatolone ed iniziò: «Voglio mostrarti qualche foto dei tempi che furono. Mi ricordano quello che siamo stati, in un’epoca più serena… Guarda queste qua, per esempio.»
Volle mostrare al figlio di Goku svariate foto del loro caro vecchio gruppo di amici, finché lo sguardo di Gohan non si posò sulla più recente: «Ah! Ma questi sono i nostri amici! Crilin, Tenshinhan… ma da dove salta fuori, questa foto?»
«Risale all’ultimo torneo di arti marziali… ricordi?» spiegò Bulma.
«Eh… come dimenticarlo…» sospirò Gohan. Quel giorno era stato l’inizio della fine, e Gohan ricordava distintamente gli eventi avvenuti in quella data anche se lui, a quel Tenkaichi, non aveva preso parte.
Bulma raccontò l’episodio del fotografo Kodak, che aveva voluto sviluppare per loro un pacchetto di foto extralusso ad un prezzo esorbitante, che Bulma si era offerta di pagare per tutti. «Quella è stata l’ultima serata che abbiamo trascorso assieme…»
«C’ero pure io!» sottolineò Trunks allungando la testa vicino a Gohan ed indicando sé stesso in versione neonato.
«Lo vedo… ci sono anche i vari allievi delle due Scuola che hanno partecipato al torneo. Qua ci sono quelle due mezze matte addestrate da Yamcha e Crilin, e questi sono i due allievi di Tenshinhan e Jiaozi… dei ragazzi davvero in gamba, per essere dei comuni esseri umani.» disse Gohan, che aveva un ricordo alquanto nitido delle gare.
«Questo è il nostro Crilin.» Bulma raccontò a Trunks per sommi capi di come nella botte piccola vi fosse il vino buono; ricordò anche come uno dei chiodi fissi del pelato fosse quello di trovare una compagna di vita – obiettivo che alla fine aveva raggiunto: «Ma che sfortuna! Ha avuto appena il tempo di godersi la sua vita da sposino, prima che accadesse quello che è accaduto… che destino crudele.» E pensare che la povera Soya era pure incinta, di un figlio che non ebbe mai la possibilità di nascere… destino due volte crudele, spietato.
Poi lo sguardo di Gohan si appuntò sull’immagine di Yamcha. «Yamcha… povero Yamcha… ho impresso nella mente il ricordo delle sue ultime parole, quel giorno… è morto sotto i miei occhi… »
«Il dongiovanni.» puntualizzò Trunks.
«C-cosa?» balbettò incredulo Gohan al sentir parlare in questi termini del guerriero con le cicatrici.
«Mamma mi ha detto che quel signore era un dongiovanni, anche se non mi ha voluto spiegare cosa vuol dire. Ha detto anche che non dovrò mai diventare così.» aggiunse con candore fanciullesco. Poi indicò altri due personaggi della foto. «Ah, e questi sono altri due personaggi da cui non devo prendere esempio: il maestro Muten e Olong… due per-pever… ehm, come si dice, mamma?»
«“Pervertiti”» rispose Bulma.
«Ma cosa significa?» domandò ancora il bambino.
«Sei ancora piccolo per saperlo: te lo spiegherò quando sarai più grande!»
Trunks si imbronciò: «Mamma, ma come faccio a non essere come loro, se non mi dici cosa vuol dire pervertiti?» chiese, con la logica ferrea dei bambini.
Gohan scoppiò a ridere: «Trunks è molto intelligente! Si vede che ha preso da te!» si complimentò con l’amica, mentre Trunks fissava la mamma imbronciato, a braccia conserte. “E nei suoi atteggiamenti ci vedo anche un po’ di Vegeta…” Poi si mise a ridacchiare. «Bel modo di presentare le persone, comunque! Poveretti!»
«Dovrò pur educare mio figlio, non credi?» ribatté Bulma indispettita. «Ad ogni modo, col senno di poi mi sono resa conto che persino Yamcha aveva dei grossi pregi: pur non essendo forte ai livelli di voi Saiyan, non ha mai esitato a sacrificarsi quando la situazione lo richiedeva… Ma alla fine ci siamo lasciati male, anche se entrambi avremmo dovuto concederci a vicenda un trattamento più gentile. »
Trunks, però, non avrebbe avuto pace finché la sua curiosità non fosse stata soddisfatta: «Gohan, me lo dici tu cosa sono quei cosi che diceva mamma?»
Gohan rispose: «Beh… si dice pervertito… comunque…» disse, portandosi l’indice alle labbra e fissando il soffitto. «Insomma, non so nemmeno io cosa faccia concretamente un pervertito, però credo abbia a che fare con le riviste di donne nude…»
Bulma rimproverò il figlio di Goku spalancando due fauci da pescecane: «Vuoi finirla anche tu di dirgli queste cose, deficiente?!»
Gohan provò ad obiettare: «Ma… sei stata tu a usare quel termine… è ovvio che lui…»
Ma Bulma non stette a sentire le giustificazioni. Alzò gli occhi al cielo, dato che da quelle parole si intuiva che Gohan su quel tema era ancora molto poco svezzato, come del resto lo era stato per molti anni suo padre.
A Trunks sorse allora una nuova curiosità: «Cosa vuol dire “cronchem… ehm…?» “Concretamente”: il dibattito per fortuna si spostò sull’avverbio usato poco prima da Gohan nella sua ultima frase.
Poi, Gohan e Bulma iniziarono a rievocare le avventure risalenti ad un tempo passato, la grande forza fisica e morale dei loro amici, il loro carattere, grandi eroi di un’epoca passata in cui c’era ancora la speranza e il mondo non sembrava condannato alla distruzione…
«Piuttosto dimmi di te…» disse poi Bulma. «... non ti sei fatto vedere per un pezzo! A che punto sei con gli allenamenti?»
Gohan si trovò in imbarazzo. Per quanto si fosse impegnato in quegli anni, per quanto avesse torturato il proprio corpo con svariati allenamenti, non era ancora capace di battere il più debole dei due nemici, il cyborg numero 18. Raccontò tutte le peripezie che gli erano occorse dall’ultima volta che si erano visti. Infine concluse: «Ne ho di strada da fare… se devo dirla tutta, sono venuto qui per un paio di motivi… insomma, mi serve il tuo aiuto.»
«Io? Come potrei aiutarti?» domandò Bulma meravigliata, accendendosi una sigaretta. Con gli anni, per via del nervosismo, aveva preso lo stesso vizio di suo padre.
«Per esempio, so che papà e Vegeta si allenavano in una sala con una gravità superiore a quella naturale. Questo renderebbe più efficaci i miei allenamenti… non potresti costruire un simulatore di gravità?»
«Eh…» Bulma, rassegnata, tirò una boccata di fumo. «Hai detto niente. Procurarsi i materiali e i componenti per un’apparecchiatura così sofisticata… per adattare all’uso una stanza, che deve reggere alle sollecitazioni delle gravità più elevate e, presumo, all’impatto fisico della persona che lo usa, specialmente con la forza da Super Saiyan… non posso usare materiali scadenti, o la stanza durerebbe al massimo due giorni. Hai idea di quanto verrebbe a costare? Senza contare che i cyborg potrebbero distruggerla in un batter d’occhio. Parliamoci chiaro: io tutti quei soldi non li ho… questa baracca ho potuto ricostruirla contrattando sul prezzo con quei poveracci della ditta edile… Sai come mi hanno risposto, quando vedevano che tiravo sul prezzo? “Signora, qua noialtri si fa la fame, e lei vuole pure lesinare…”» raccontò Bulma, poggiando la guancia sul palmo della mano. «E come dargli torto! Però l’unica cosa su cui non lesino è il cibo per Trunks… e credimi, non è una spesa indifferente.»
«Certo… ci credo.» ribatté Gohan. «E di Trunks che mi dici?»
«In che senso?» Trunks nel frattempo si era messo in disparte a giocare con qualche giocattolo mezzo rotto.
«È un Saiyan, e per di più è nato quando suo padre aveva un livello di combattimento molto elevato. Se tanto mi dà tanto, ha tutte le carte in regola per diventare forte come me, ed anche di più. Insomma, mi piacerebbe addestrarlo e farne il mio compagno di allenamento… in due, ci rafforzeremmo a vicenda, e i risultati sarebbero migliori e meno lenti.»
«Sei matto?!» rispose seccamente Bulma alzando il tono della voce.
«Ma scusa, perché?» chiese allora Gohan.
«È troppo piccolo… non ha nemmeno sette anni! Vuoi forse che muoia??»
«Ma certo che no! Come non voglio morire nemmeno io! Non sono io che vado a cercare i cyborg… sono loro che mi hanno trovato, nelle poche volte in cui ci siamo scontrati! Ad ogni modo, secondo me è nostro dovere…»
«Sei proprio un incosciente… non si può mandare così allo sbaraglio un bambino!»
«Ti ricordo che io ero già sul campo di battaglia a cinque anni… e sai bene quanto odiassi il combattimento.» obiettò Gohan.
«Colpa di Piccolo…! È stata una sua iniziativa…»
«Eppure gli sono grato. Perché, se non fosse stato per lui, non avrei imparato a dare il mio contributo, a lottare con i miei compagni per un obiettivo positivo comune e…»
«Aspetta qualche anno, almeno!» lo interruppe Bulma. «È tutto molto bello, ciò che dici… ma è pur sempre un bambino piccolo!»
Gohan non poté più trattenersi; la rabbia delle amarezze e dei dolori subiti in quegli anni lo fece scattare. «Ma come puoi essere così egoista??? Davvero, non lo capisco! Spiegami come fai!! Persino mia madre si è abituata a non avermi più per casa, lo sai? Quanto tempo pensi che avremo a disposizione? Tuo figlio è la chiave perché questo mondo faccia meno schifo di quello che è, lo so io e lo sai anche tu! È vero o non è vero??»
«NOO! Mio figlio non si tocca!» strepitò la donna alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo; era una reazione priva di sostanza, che non offriva nessuno spunto di opposizione alle parole di Gohan. In verità, l’unica sostanza che supportava l’ostinata opposizione di Bulma era l’amore materno, il terrore di perderlo per sempre così come aveva perso tutto della sua precedente vita; d’altro canto, capiva che lasciare che Gohan facesse di testa propria era la cosa più giusta. Trunks, attirato dal crescente volume della discussione si era accostato ai due e, sentendo le parole della madre, disse solo con tono desolato: «Ma-mamma… signor Gohan…»
Bulma abbassò lo sguardo e affermò seccamente: «Calmiamoci.»
«Sì…» assentì Gohan, espirando dal naso. «Calmiamoci… e chiediamo cosa ne pensa il diretto interessato. Ascolta, Trunks… Cosa ne penseresti di allenarti e di diventare forte come me, o anche di più?»
«Non so se sei davvero forte o no…» rispose Trunks.
«Giusto, non puoi saperlo. Sto cercando di diventare forte come lo era tuo padre… e so che anche tu potresti diventare così forte. Ma soprattutto, il motivo per cui voglio diventare così forte è uno: voglio che nel nostro mondo le persone smettano di morire ogni giorno. E voglio che tutti noi possiamo essere liberi di uscire di casa e andarcene in giro tutte le volte che vogliamo, senza correre pericoli.» spiegò Gohan con parole semplici, comprensibili a qualsiasi infante. «Tu che ne pensi?»
«Lo sai?» domandò allora Trunks. «Mio papà era fortissimo, ma i cyborg lo hanno ucciso… come posso diventare più forte di lui, che era il Principe dei Saiyan?»
«Sì, lo so. Ma non dobbiamo mai arrenderci… per esempio, io adesso sono più forte di mio padre… e so di poter migliorare. Il nostro segreto è che possiamo allenarci e superare i nostri padri… e se lo faremo insieme, ci vorrà meno tempo.»
Trunks si rivolse verso la mamma: «Mamma… cosa ne pensi se mi alleno con Gohan? Ti arrabbi o sei contenta?»
Bulma fissò gli occhi azzurri del figlioletto, identici ai suoi, che attendevano una risposta. In quel momento l’ultima resistenza della madre si dissolse, e la decisione fu presa.
 
L’indomani mattina Gohan andò a prendere Trunks, se lo caricò in spalla e insieme volarono verso un terreno di campagna spazioso e libero. Dopo una traversata rapida e indisturbata, Trunks si ritrovò in piedi, davanti al maestro, in calzoncini e canottiera.
«Come si comincia, signor Gohan?»
«Regola numero uno: non deve esistere questo rapporto freddo e distaccato, tra noi due! Io e te siamo gli unici due Saiyan rimasti, figli dei due più grandi combattenti della loro razza… dobbiamo essere amici e collaborare. E poi non ho nemmeno compiuto sedici anni!» Poi Gohan si inginocchiò in modo che i loro visi fossero allineati alla stessa altezza, posandogli le mani sulle spalle, e gli occhi neri sicuri e determinati del maestro guardarono dritti in quelli azzurri dell’allievo. «Sarò il tuo maestro, ma ciò non significa che tu debba vedermi come una persona distante da te… intesi? »
«Certo!» rispose il bambino. «Così è più bello!» Provava la felicità di aver trovato una sorta di fratello maggiore, dopo aver trascorso tanti momenti noiosi e solitari. Nella sua giovane vita aveva visto malintenzionati armati fino ai denti che gli avevano sempre comunicato sensazioni sgradevoli; ora, davanti a quel ragazzo atletico e muscoloso che era a tutti gli effetti l’eroe più forte del mondo, si trovava perfettamente a proprio agio. Il sentimento di sicurezza e protezione che Gohan gli infondeva era qualcosa che fino ad allora gli era sempre mancato.
Gohan sorrise. «Dunque… Attualmente non sei ancora in grado di farmi da sparring partner: possiedi di certo una forza latente immane, ma non sei ancora in grado di gestirla a dovere. Questo perché ti manca la tecnica… non hai mai ricevuto un addestramento. Non sai fare una cosa come questa, vero?» chiese, accendendosi della luce aurea del Super Saiyan.
Trunks, sgomento, strinse i pugni: «Non ho mai visto nulla di simile… accidenti!»
Gohan, il giorno prima, aveva assistito alla scaramuccia fra il suo allievo e la banda di Garrickle: i suoi colpi non erano altro che i calcetti e gli schiaffi di un ragazzino dalla forza fisica sopra la media, ma inesperto. Come poteva diventare un Super Saiyan, se non sapeva gestire la propria energia? In risposta a questo quesito, Gohan aveva elaborato il suo programma. «Quindi non sai ancora trasformarti… come supponevo. Ma era ovvio! Allora questo è il programma dei nostri allenamenti. Innanzitutto ti insegnerò le basi della nostra tecnica di combattimento, dal corpo al corpo ad alcune tecniche speciali… poi dovrai imparare come trasformarti in Super Saiyan, come ho fatto adesso io. Finché non raggiungerai questo stadio, non avrai speranze di essere competitivo con i nostri nemici, mi spiego?».
«Sì… ho capito… vuol dire che quando si diventa Super Saiyan, si diventa molto più forti…»
«Questo è strano. » disse Gohan grattandosi la testa. «Capisci il termine “competitivo”, ma ieri non conoscevi il termine “pervertito”.»
«La mamma non vuole che io impari certe cose… mi sa che tu conosci bene il suo carattere…» osservò il bambino con lo sguardo un po’ basso.
Gohan ridacchiò: «Vabbè… ad ogni modo… quando sarai un Super Saiyan, finalmente potremo allenarci insieme e rafforzarci a vicenda. Sicuramente ne sarai capace, perché secondo me devi essere dotato di un potere straordinario, simile al mio e forse anche superiore. Capito?»
«Certo! Mi impegnerò fino in fondo!» esclamò il piccolo meticcio, elettrizzato all’idea della forza che avrebbe potuto sviluppare.
«Davvero te la senti di affrontare questo percorso? Non sarà facile…» chiese Gohan, spinto da un ultimo scrupolo a sincerarsi che le intenzioni di Trunks fossero convinte e non forzate. «Io stesso vivo così da anni ormai: allenandomi duramente, senza sosta. Se avessi potuto te lo avrei risparmiato… nessuno merita di vivere così; di consumare così la propria esistenza, come sto facendo io… giorno dopo giorno…» E man mano che pronunciava queste parole sentiva di rivolgerle più a sé stesso, che a Trunks.
«Ma no! La tua fatica verrà ripagata! Quando saremo due Super Saiyan, sarà più facile combattere i cyborg… ci tengo a diventare forte e a migliorare il nostro mondo!»
«Sai, Trunks?» sorrise alla fine Gohan, rincuorato dalle parole candide e genuine del giovanissimo allievo. «Sono ottimista: allenarti e trasformarti in un vero guerriero potentissimo non sarà tempo sprecato… me lo sento!»
 
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L’ANGOLO DELL’AUTORE.
E così introduciamo nella storia anche Trunks come protagonista!
In questo capitolo, Bulma, Gohan e Trunks sono più giovani di un anno rispetto ai loro corrispondenti della saga di Majin Bu. Quindi Gohan e Trunks potete immaginarveli più bassi di qualche centimetro, mentre Bulma ha un look più trasandato (pensavo alla Sarah Connor di Terminator, specialmente per la scena con i banditi); non è certo una ricca donna dallo stile curato come nella saga di Majin Bu! :-)
Come è facile capire, il Trunks di questa linea temporale (che noi nel manga abbiamo conosciuto direttamente nella sua versione adolescente) ha un carattere molto diverso rispetto alla sua controparte della saga di Bu, furbetta e smaliziata, a causa della diversa atmosfera e del diverso ambiente familiare e sociale in cui si trova a vivere fin da piccolo. :-)
  
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