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Autore: Palindromo_    06/03/2014    3 recensioni
"Sentì le mascelle schioccare nel vuoto a pochi centimetri dal suo viso, poi più nulla. Allora era questo che si provava nel passare nell'Altro Lato? Aprì cautamente gli occhi, ma non vide il bianco candore del regno dei morti. Era sempre nella sala, ma stavolta qualcuno si era messo tra lei e la creatura, qualcuno che mai e poi mai avrebbe pensato l’avrebbe difesa."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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02. Assalto.
 

 

 


Quel contatto silenzioso venne interrotto bruscamente dal Governatore stesso che rabbrividendo distolse lo sguardo da quegli occhi fiammeggianti e si ritirò frettolosamente nelle sue stanze per riflettere, come bofonchiò lui stesso un attimo prima di sparire. Elettra rimase come paralizzata al centro della sala. L’adrenalina che fino a poco prima l’aveva fatta sentire invincibile stava a poco a poco scemando e riaffioravano le sue insicurezze, ma soprattutto le sue preoccupazioni. Non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. Si sentiva abbastanza idiota nello stare al centro di una sala silenziosa, soprattutto adesso che la sua maschera di convinzione si stava a poco a poco sgretolando e un rosso purpureo le invadeva il viso. Non sapeva bene come tirarsi fuori dalla situazione ma fortunatamente qualcuno venne in suo soccorso.

“Così tu devi essere la nuova protettrice. Mi fa piacere che la tua città sia di nuovo al sicuro. So che hai paura ma non devi preoccuparti, abbiamo imparato tutti e anche tu diventerai eccezionale! Piacere io sono Amos di Maa”

Una grossa mano trovò la sua e la strinse con forza. Amos era grande e grosso e come tutti gli abitanti di Maa la sua pelle era arrostita dal sole. I capelli biondi e quasi stopposi ricadevano sugli occhi color della terra illuminati da un sorriso brillante che la rincuorò e la fece sentire meno a disagio. Certo c’era da dire che la sua stretta di mano si stava facendo abbastanza energica e Elettra si ritrovò a pensare allo scricchiolio che molto presto le sue ossa avrebbero iniziato a fare se quell’energumeno non avesse allentato la pressione. Qualcosa nel suo viso doveva aver decisamente tradito ciò che pensava

“Amos adesso potresti anche lasciarla andare. Non penso che ci sarebbe molto utile se perdesse l’uso della mano”

Un altro ragazzo uscì dal suo seggio e si avvicinò liberando Elettra da quella morsa d’acciaio.

“ Ciao io son Sebastiaan di Vesi.”

Il ragazzo in questione era poco più alto di lei. La carnagione riluceva di un bagliore quasi azzurro nelle luci tenui della sala e gli occhi color del mare la fissavano cordiali, forse anche comprensivi. Erano carini a preoccuparsi così per lei, in fondo avevano appena perso un compagno e sinceramente Elettra si sarebbe aspettata un’accoglienza ben più fredda e distaccata dato il dolore recente. Ma le sue aspettative non furono del tutto deluse e una voce arrogante risuonò dal seggio di Ilma  

“ Sei ovviamente uno scarto. Una ragazzina sfortunata a cui è stato concesso un dono che non si meritava. La cosa positiva è che farai una brutta fine e la farai presto. Non durerai nemmeno un mese. Insomma diciamocelo : sei una donna, non sai combattere e evidentemente non hai idea di cosa fare. Sei spacciata”

Il ragazzo la fissava spaparanzato sulla sua sedia. Sotto i capelli castani, sul  bel viso leggermente spigoloso troneggiava una smorfia di disprezzo. Negli occhi brillava un misto di disgusto e rabbia che la travolsero lasciandola quasi senza fiato. Occhi color del ghiaccio, freddi e bellissimi. Non si degnò neppure di alzarsi né tantomeno di presentarsi. Fu Amos a parlare per lui.

“Gregor cerca di essere cortese. È nuova e non è colpa sua. È spaventata, ma lo eravamo tutti. Non l’ha ucciso lei. “

Gregor lo fulminò con lo sguardo

“ Non me ne potrebbe fregare di meno di questa bimbetta. Fategli da babysitter voi. Io me ne tiro fuori.”

Detto questo si alzò e fece un cenno alla sua delegazione che lo seguì verso la porta del palazzo. Stavano per uscire quando qualcuno iniziò a bussare alla porta, in modo sempre più insistente e violento. Due guardie si avvicinarono per capire la situazione ma venne loro ordinato di non aprire assolutamente e di aspettare l’evolversi degli eventi.
Dopo pochi minuti i rumori si spensero e cautamente la porta venne aperta per controllare la situazione. Dallo spiraglio entrava l’aria fresca della sera ma improvvisamente qualcosa di scuro calò sulla testa di una delle guardie, aprendola da parte a parte.

Il corpo cadde con un tonfo sordo macchiando il bel pavimento marmoreo di sangue scuro e denso. Nella frazione di un secondo la porta si spalancò del tutto e entrarono nel palazzo esseri orrendi che Elettra non aveva mai visto. Erano una sorta di bestie informi, scure e coperte di peli ispidi e spessi. Dalle bocche ringhianti colava un liquido denso e maleodorante e un grappolo d’occhietti scuri occupava buona parte del muso. Si sparsero nella sala, aggredendo e sbranando tutti quelli che riuscivano a catturare, stanando i bambini che le madri nascondevano negli angoli più bui e squarciando la gola a quegli uomini che provavano ad affrontarli. Alle loro spalle sopraggiunsero anche ombre scure che fluttuavano a pochi metri dal pavimento contribuendo alla carneficina che si stava consumando. Elettra provò con tutte le sue forze a richiamare il fuoco da dentro di lei e inizialmente ci riuscì : stese due bestie con una fiammata e riuscì ad allontanare le ombre che le si stringevano attorno. Vide gli altri protettori che combattevano invano per difendere la propria gente, ma le sorti di quello scontro impari erano già tristemente decise. Stava pensando a un modo per uscire da quella situazione quando alle sue spalle avvertì un ringhio profondo. Si voltò lentamente e la prima cosa che la colpì fu l’odore dolciastro di morte e sangue, mescolato all’odore putrido della creatura.

La fissava con i piccoli occhi iniettati  di odio, la bocca rossa e spalancata, il pelo macchiato di chiazze scure. Da un lato della bocca penzolava ancora un piccolo braccio, forse rimasto incastrato tra i denti aguzzi. Provò a reagire ma l’orrore la paralizzò a tal punto da renderla incapace persino di muoversi, figurarsi di difendersi. Vide i muscoli della bestia tendersi pronti al balzo e la bocca gonfia di bava che si proiettava verso la sua gola scoperta. Basta non c’era più niente da fare. Se non altro sperava che sarebbe stata una cosa rapida. Non pretendeva fosse anche indolore, voleva solo farla finita il prima possibile. D’altronde lei era uno scarto no?                                                                                                                                                                                                                                                            
 Sentì le mascelle schioccare nel vuoto a pochi centimetri dal suo viso, poi più nulla. Allora era questo che si provava nel passare nell'Altro Lato?                                                                              
Aprì cautamente gli occhi, ma non vide il bianco candore del Regno dei Morti. Era sempre nella sala, ma stavolta qualcuno si era messo tra lei e la creatura, qualcuno che mai e poi mai avrebbe pensato l’avrebbe difesa.

Gregor era proprio lì davanti, il viso contratto in un’espressione di  maligna eccitazione

“Forza bestiaccia vieni da papino!!”

Si scagliò contro quella creatura con una grazia e una disinvoltura terribili, ringhiando e colpendola. La macabra danza finì in fretta quando il ragazzo infilzò con una lunga lama l’addome della bestia. Dopo aver rimirato per un attimo la sua opera si voltò verso di lei

“ Stupida ragazzina l’avevo detto che eri completamente inutile!”

E si allontanò così impedendole anche di dargli quella risposta piccata che le bruciava sulle labbra.

Nel frattempo nella sala la strage era conclusa. Innumerevoli corpi esanimi e orrendamente straziati giacevano scomposti sul pavimento, mentre i pochi che erano riusciti a sopravvivere uscivano dai loro nascondigli piangendo sui corpi dei loro morti. Elettra vide un neonato piangere a terra, sporco del sangue della madre che gli aveva fatto scudo con il suo corpo e si sarebbe precipitata a raccoglierlo se Major non fosse apparso improvvisamente. Con un gesto della mano, con il suo proverbiale contegno, ordinò alle guardie sopravvissute di ripulire quel disastro e di ricondurre alle loro case coloro che si erano miracolosamente salvati. Poi si rivolse ai quattro ragazzi.

“ Seguitemi voi quattro. È giunta l’ora di parlare e mettere le cose in chiaro una volta per tutte. Il giorno che temevo è purtroppo arrivato.” 


 

  
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