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Autore: Cumberbatch    07/03/2014    2 recensioni
[Benedict Cumberbatch][Benedict Cumberbatch]
Gli uccelli volano in alto
Sai come mi sento
Il sole è nel cielo
Sai come mi sento
Le canne sono trasportate dalla corrente
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Come un pesce nel mare
Sai come mi sento
Un fiume che scorre libero
Sai come mi sento
Come i fiori sugli alberi
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Una libellula fuori al sole
Sai cosa intendo
Delle farfalle che si divertono,
Sai cosa intendo
Dormire in pace quando il giorno è terminato
E' un vecchio mondo
E' un nuovo mondo
E' un mondo impudente
Per me
Come le stelle quando risplendi
Sai come mi sento
Ho detto che starò bene
Sai come mi sento
Oh la libertà è mia
E so come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene, sto bene
Questo é il testo della cover dei Muse della canzone Feeling good. È molto adatta per descivere come si senta Ginevra, la nostra protagonista, quando sale su un palco.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero rimasta impalata a guardare quella porta per una decina di minuti, non mi ero ancora ripresa da quell’incontro. Avevo due emozioni contrastanti dentro di me: sentivo un senso di vuoto e volevo rivederlo ad ogni costo, l’altra era l’euforia di averlo incontrato finalmente dal vivo e averci “parlato”.
 
Uno squillo di telefono però mi riportò alla realtà. Era il mio telefono. Lo presi dalla tasca e vidi la foto di Angelica, mi stava chiamando lei.
 
Da quando mi ero trasferita non ci sentivamo molto, io ero in giro tutto il giorno a cercare un lavoro e lei era sommersa dallo studio. Dopo la maturità lei si era traferita a Bologna per seguire i corsi di medicina. Fin da piccola sognava di diventare un dottore e non gli era mai passato questo sogno. Quelle poche volte che ci sentivamo era una vera impresa per tutte e due rimanere sveglie. Però ci volevamo ancora molto bene, non avremmo mai lasciato che le circostanze ci avrebbero diviso, ne avevamo passate troppe per permettere che la distanza e gli impegni ci allontanassero.
 
-Amore! Come stai?- mi chiese lei ancora con la voce impastata dal sonno.
-Tesoro! Benissimo adesso che ti sento. Tu? Tutto bene?-
-Oddio si! Che mi racconti di nuovo?- intanto mi avvicinai al bancone per farmi incartare la pasta, siccome non avevo mangiato quasi niente, e pagare.
-Oggi è il mio primo giorno alla LAMDA, sono elettrizzata. E poi non sai cosa mi è successo poco fa!- a quelle ultime parole il vuoto che era sparito sentendo la voce di Angelica ricomparì.
-Dai che bello! Allora in bocca al lupo per oggi.-
-Grazie chicca.- e mi avviai verso la scuola a passo molto lento. Ma quanto cavolo sono uscita presto questa mattina? Ero in grandissimo anticipo. Rallentai il passo e mi concentrai sulla conversazione con Angelica.
-Insomma che cosa è successo prima?- lo disse con un tono che non nascose la sua curiosità. Adoravo la sua voce.
-Ho incontrato in un bar il mio attore preferito e gli ho chiesto un autografo!- mi accorsi di avere un sorriso al quanto grande.
-Dici quello che fa Sherlock?- non si ricordava mai il suo nome.
-Esattamente, proprio Benedict Cumberbatch!- pronunciare il suo nome mi procurava ogni volta un brivido che attraversava tutto il corpo.
-OH MY GOD!- la sentì squittire.
-Ahahahah non puoi capire stavo per svenire. Da vicino è ancora più bello! E poi salutandomi mi ha dato un bacio sulla guancia, con quelle sue labbra calde. Comunque passiamo ad altro.- dissi un po’ rammaricata.
-Lo vorresti rincontrare, vero?-
-Si.-
-Ehi sei a Londra, sicuramente lo rincontrerai.- riusciva sempre a tirarmi su. –e nascerà una bellissima storia d’amore.- eccola l’Angelica che conosco.
Scoppiai in una risata sonora insieme a lei, le vecchiette che camminavano davanti a me si girarono e storsero la bocca, quasi scioccate.
-Ahaha certo.- ritornai seria. -Ti voglio bene!-
-Anch’io te ne voglio. Devo entrare in aula adesso. Ci sentiamo prestissimo, promesso.-
-Si, promesso.- e riattaccai.
Mi aveva fatto bene risentirla. Mi diede la carica giusta per proseguire la giornata.
 
Mi ritrovai davanti quel portone enorme di legno che tanto agognavo e sognavo da quando mi arrivò quella lettera.
Presi un bel respiro ed entrai. Era un edificio bellissimo, un luogo adatta per insegnare teatro, anche se prima era una scuola di ballo.
Mi avviai verso gli uffici per informarmi su cosa avrei dovuto fare perché ero veramente spaesata, non sapevo dove mettere le mani.
Entrai e una signorina davvero gentile, alta grazie ai tacchi e un tailleur nero che la sfinava molto,  mi accolse con un sorrisone. Mi prese “sotto le sue ali” e mi spiegò tutto. Ad un certo punto però mi sembrò che mi avesse preso per una deficiente, perché parlava piano e scandiva le parole. Comunque, a parte questo, fu molto chiara e io capì tutto ciò che dovevo fare.
Guardai il programma delle lezioni. Avevo 6 ore al giorno di materie alcune che non mi ero proprio sognata di dover studiare, soprattutto due, danza  e canto. Sarebbe stata più dura di quanto avevo pensato. Sapevo che non avrei studiato solo ed esclusivamente teatro e recitazione, però dover cantare o ballare anche non me lo aspettavo proprio. Oddio e se ci avrebbero fatto fare i musical?!? Ma in che guaio mi ero cacciata. Si quando recitavo ero tutt’altra persona, non mi vergognavo, però non sapevo se era la stessa cosa per i musical. Per un attimo rimpiangevo il fatto di non essere andata all’università insieme ad Angelica. Ma solo per un attimo, cacciai subito quel pensiero perché pur di recitare io avrei cantato anche le canzoncine dello Zecchino d’Oro e ballato il Pulcino Pio.
 
Quel giorno conoscemmo i nostri professori e tra di noi studenti, fu più che altro un’introduzione a noi matricole su ciò che sarebbe accaduto in questo anno. Dal lunedì al sabato avevamo ogni giorno 6 ore di lezioni e le materie che avremmo avuto erano un po’: commedia dell’arte, storia del teatro, dizione, movimento scenico, canto e musica, danza, doppiaggio, regia e tecniche di combattimento. Non tutte le materie avevano la stessa importanza, però dovevamo seguire tutte le lezione e non perderne neanche una.
Di primo impatto sembravano tutti delle brave persone. Mi colpi soprattutto una mia compagna, era uno scricciolo, mi ricordava molto mia sorella, bassa occhi azzurri, bionda e capelli ondulati, molto bella. Se non sbaglio si chiamava Alanis, o qualcosa del genere.
Anche i professori mi sembravano tutti molto bravi, sennò non erano li ad insegnare, che osservazione stupida. Non erano i soliti professori che si vedono nei film, stramboidi ed egocentrici o che si vestivano di iuta e fanno gli hippie, erano tutti molto professionali e non mettevano paura anzi dissero subito che loro volevano aiutarci a diventare attori di teatro come si deve. Forse mi sbaglio su di loro, o forse no, sarà il tempo a dirmelo.
 
Usci dall’accademia molto soddisfatta della scelta che avevo preso e della piega in cui stava andando la mia vita anche se ancora non avevo trovato un lavoro quindi prima di tornare a casa volevo provare ad andare in alcuni locali dove il giorno prima avevo visto il cartello che diceva che cercavano qualcuno.
Il primo dopo un lunghissimo colloquio mi disse che non avevo abbastanza esperienza. Ma che esperienza dovevo avere per pulire dei bagni? Bah proprio non capivo. Comunque passai al secondo locale che mi disse la stessa cosa, ma li dovevo fare cappuccini e potevo comprendere la loro decisione, d'altronde non mi ero mai avvicinata ad una macchina per il caffè in vita mia. Provai un ultimo locale, poi per oggi avevo dato abbastanza. Era un piccolo pub in un vicolo nascosto da tutti ma che aveva sempre molta gente la sera. Ero andata a mangiarci una volta e non ero male.
Finalmente arrivò il miracolo. Mi dissero che per adesso avrei iniziato come lavapiatti (sempre meglio di niente) e poi, forse, mi avrebbero promossa a cameriera oppure a fare le pizze.
-Ci vediamo lunedì. Mi raccomando sia puntuale. È fondamentale la puntualità nel suo lavoro!-
-Non si preoccupi. Grazie mille per l’opportunità!-
Finalmente era arrivato il lavoro che cercavo da tempo. Mi pagavano abbastanza da poter andare avanti, pagare l’affitto, le bollette e togliermi qualche sfizio ogni tanto.
 
Tornai a casa e come solito fui accolta dalla signora Green, una dolce vecchietta dagli occhi vispi, e ancora molto bella, che abitava sotto di me e che mi offriva sempre il tè alle cinque in punto, accompagnato da quei sui muffins che farebbero girare la testa a chiunque. Erano una delizia per il palato, soprattutto quelli al cioccolato con il cuore morbido. Era colpa sue se in due mesi avevo preso quasi quattro chili. A dirla tutta era anche colpa mia che non mi davo una regolata, ma erano così buoi. Mi consolavano dopo giornate andate male.
-Ginevra, oggi non c’è stata tutto il giorno!- mi disse curiosa affacciata dal pianerottolo mentre io ero intenta a cercare le chiavi di casa.
-Già, oggi ho iniziato i corsi all’accademia!-
-Uh già è vero, e come è andata?-
-Bene, ma non stia li che fa freddo venga su, le offro un tè, anche se è un po’ tardi!-
-Molto volentieri!-
La signora Green era l’unico contatto che avevo da quando ero arrivata a Londra. Non conoscevo neanche i miei vicini, a parte uno strano di cui non sapevo che aspetto aveva ma di cui sentivo solo la musica che produceva suonando il piano. Era molto bravo, infatti nessuno dei condomini si lamentava, era molto piacevole ascoltarlo e poi suonava a orari ragionevoli.
 
Erano  quasi le otto e stavo ancora chiacchierando con la signora Green, parlavamo di tutto, era una signora molto acculturata. Io non sopporto le persone anziane a meno che non siano come lei, cioè persone con una cultura e che parlino il giusto senza annoiarti o desiderare di sparire dalla faccia della terra. Parlammo ancora una ventina di minuti, fino a che lei dovette rientrare a casa perché aveva il figlio a cena. Me lo aveva fatto conoscere, era un bell’uomo, come la madre naturalmente, ed era anche divertente, ero stata molto bene quella sera che mi invitarono a cena insieme a loro.
 
Salutai la signora Green e andai anch’io a mangiare qualcosa, a colazione non avevo mangiato, a pranzo un panino al volo e non ci vedevo più dalla fame (si ok sembra la pubblicità della Fiesta ma è la verità). In frigo non avevo niente quindi dovetti ordinare dal cinese che avevo sotto casa, giusto per fare più in fretta perché non avrei mai mangiato niente da loro. Erano piatti cinesi e a me piaceva molto il cinese, ma avevo la vaga sensazione che ogni tanto al posto dell’anatra al mandarino mi avessero rifilato uno strano animale di cui non conoscevo l’identità. Comunque mi godei la cenetta (schifosa però andava bene così), guardai un episodio di Doctor Who e poi andai a letto. 
 
Proprio mentre stavo per addormentarmi ricevetti una chiamata dai mie. Mi chiesero del primo giorno di accademia, se avevo fatto amicizie (con il mio carattere era molto difficile) e mi chiesero dei professori.
-Papà oggi ho trovato un lavoro in un pub come lavapiatti, da lunedì non mandarmi più soldi, avrò il mio stipendio.-
-Va bene, se proprio vuoi così, non manderò più nulla.-
-Grazie mille.- i miei capivano che volevo avere una certa autonomia e indipendenza.
-Tesoro- questa era la voce di mia madre –però se ti serve qualsiasi cosa non esitare a chiedere, ti vogliamo bene e ci manchi da morire, persino a tua sorella anche se non lo vuole ammettere.-
-Anch’io vi voglio bene e mi mancate tantissimo anche voi!- un lacrima rigò la mia guancia. Dovevo agganciare prima di piangere a dirotto.
-Mamma, papà adesso devo andare. Ci sentiamo domani sera, vi chiamo io. Buonanotte!-
-Buonanotte amore e sogni d’oro.-
 
Non riuscì a prendere sonno facilmente. Mi veniva da piangere e mi mancava casa. Ero a chilometri di distanza dalle persone più care a me e solo adesso sentivo che avevo bisogno di loro più che mai.
Mi addormentai molto tardi quella sera, però feci un bel sogno.
 
 
 
 
 
 
Devo dire la verità questo capitolo è stato un vero e proprio parto, a parte il fatto che l’ho dovuto scrivere ben due volte perché la prima si è spento il computer all’improvviso e io non avevo salvato nulla di ciò che avevo scritto (grande stupidaggine, una lezione imparata). E poi perché non volevo dire cavolate su come funziona l’accademia, anche se qualcosa ho sbagliato sicuramente, quindi perdonatemi se ho sparato cavolate :3
Per me manca qualcosa a questo capitolo ma non so veramente cosa. L’ho letto e riletto mille volte ma non ne ho la minima idea. Vi prego di dirmi la vostra e delucidarmi del problema, forse voi lettori saprete dirmi cos’è questa cosa che per me manca o è solo un problema che mi faccio io.
Come ultima cosa, perché le mie chiacchiere vi staranno annoiando, volevo fare due ringraziamenti: primo va alla mia amica che mi sostiene sempre e ha fiducia che io scriva qualcosa di bello e sensato, secondo ringraziamento va a marthiachan che ad ogni capitolo mi lascia una recensione con qualche consiglio e complimento.
Un grande bacio a chiunque legga questo capitolo. Alla prossima.
Se volete lasciate anche qualche recensione ;)
  
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