Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: Shannonwriter    07/03/2014    2 recensioni
La mia è una specie di rivisitazione della storia di Alice In Wonderland in chiave moderna che però non segue necessariamente gli avvenimenti narrati nei libri o nel cartone. Alice ha diciassette anni e vive a New York. Apparentemente ha tutto quello che le serve, è stata ammessa alla Juilliard e potrebbe diventare una grande pianista un giorno, allora perché non è contenta? L'unico a stare sempre dalla sua parte è Hartley, il suo migliore amico. è buffo, uno spirito libero e un giorno si presenta con un cilindro in testa che, sostiene, potrebbe aiutarla perché è magico. Ma sarà vero? E c'è qualcosa di più di una semplice amicizia tra Alice e Hartley? Scopritelo leggendo (è la mia prima originale, omg!).
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Sono profondamente delusa dal tuo comportamento, Alice, voglio che tu lo sappia” la rimproverò la Signora Abrhams.
Alice guardava fuori dal finestrino dell'auto, riservando alla madre il trattamento del silenzio. Era arrabbiata, talmente arrabbiata che riusciva a stento a trattenersi dal risponderle.

 “Mi sono detta che era normale che facessi un po' di capricci visto che sei stata una figlia esemplare per tutti questi anni e così ti ho dato una punizione come avrebbe fatto qualunque altro buon genitore” continuò la donna. “ero certa che in questa maniera mi avresti ascoltata, che saresti tornata in te, invece...”

Alice ascoltava solo per metà le parole della madre, era troppo occupata a pensare a quanto era arrivata vicina a sapere la verità su quello che stava succedendo a Hartley. Così vicina...
 “Dimmi cosa dovrei fare con te, Alice?”
 “Non lo so, forse potresti chiederlo al tuo nuovo amico Justin” sibilò Alice rompendo il silenzio. Ecco un altro argomento che le faceva saltare i nervi.
 “Di che cosa stai parlando?” chiese la signora Abrhams stancamente.
 “Oh, non fingere di non saperlo, per favore! Gli hai detto tu di seguirmi, non è vero?”
 “Va bene.” sospirò la donna rendendosi conto che fingere non era necessario arrivata a quel punto. “Mi ha chiamata poco fa per avvertirmi che ti trovavi qui e che quindi non stavi tornando a casa come avresti dovuto. Ma non gli ho chiesto di seguirti” specificò alla fine.
Alice incrociò le braccia davanti al petto. “Come no”
 “Ti sto dicendo la verità, non fare la bambina! Tutto quello che gli ho chiesto è di tenerti d'occhio, cosa non troppo faticosa per lui dato che nutre un interesse nei tuoi confronti”
Alice si voltò di scatto verso la madre rimanendo lì per lì a bocca aperta. “Non posso crederci! In un momento del genere ancora insisti per spingerci l'uno verso l'altra!”
 “Spiegami cosa ci sarebbe di male” rispose la madre apparentemente calma.
 “è assurdo, mamma! Perché non lasci che io viva la mia vita e che prenda le mie scelte?”
Ora la calma della Signora Abrhams era sparita. “Perché? Perché non voglio che tu finisca su una brutta strada, non voglio che tu finisca come tuo padre!” sbottò.
Alice strabuzzò gli occhi. La Signora Abrhams sembrava sorpresa dalle sue stesse parole o forse più dal fatto che le aveva lasciate uscire dalla sua bocca.
Come può parlare così di papà? Pensò Alice. Come se fosse stato un poco di buono! “Sarei solo fiera di diventare come lui” le disse lentamente.
La Signora Abrhams soppesò lo sguardo della figlia e scuoté leggermente la testa. “Oh, Alice. Tu non hai idea di cosa parli. Eri troppo piccola quando se n'è andato per vedere le cose con chiarezza” disse mestamente.
 “Questo non è vero! Ero grande abbastanza da sapere che voleva solo che io crescessi felice”
 “E non è stato così?”
 “Mi hai tenuta costantemente sotto una campana di vetro, mamma. Non uscivamo mai, non facevamo mai niente di divertente! Tu pensavi solo al lavoro e a come la gente ci poteva vedere” si sfogò la ragazza.
 “Ho dovuto, per garantirti un'infanzia sicura e un futuro radioso! E sai una cosa? Ci sono riuscita: tu andrai alla Juilliard”
 “Forse no” la sfidò Alice.
 “Come hai detto?”
 “Hai sentito bene”
Aveva trovato il punto giusto dove attaccare, la signora Abrhams apparve quasi spaventata. “Non sei divertente, Alice. In nessun caso ti lascerei perdere la tua grande occasione, l'occasione di diventare qualcuno!”
 “Qualcuno che corrisponde al tuo ideale di figlia perfetta! Non ce la faccio più a cercare di accontentare le tue aspettative!” dichiarò infine.
Senza nemmeno accorgersene la macchina si era fermata, erano arrivate a casa, chissà da quanto. Nonostante ciò le parole appena pronunciate da Alice aleggiavano tra lei e la madre impedendo ad entrambe di muoversi. La sensazione che provava la figlia era bizzarra. Aveva sempre creduto che essere sincera con la madre l'avrebbe fatta sentire libera un giorno, ma ora che quel giorno era giunto non si sentiva affatto vittoriosa. La Signora Abrhams fu la prima a scendere dall'auto, senza dare una risposta all'ultima affermazione di Alice. Lei invece, rimase lì ancora un po', chiedendosi quanto aveva ferito sua madre e se le cose si sarebbero aggiustate.

-

Dire che il clima era gelido in casa Abrhams sarebbe stato un eufemismo; pur essendosi tolta un peso dalle spalle, Alice non era riuscita a non sentirsi in colpa per come aveva parlato alla madre. Da lì le cose avevano preso una brutta piega, perciò Alice decise di rallentare con il suo piano di ribellione e dare invece retta alla Signora Abrhams per un paio di settimane. Infondo anche se era già stata accettata al college da lei prescelto doveva comunque affrontare gli esami finali e passarli a pieni voti l'avrebbe messa ancor più in buona luce per la Juilliard. Valeva a dire che durante quelle due settimane avrebbe studiato, sarebbe tornata a casa dopo le lezioni proprio come le aveva imposto la madre e non ci sarebbero più state discussioni. Alice aveva sperato che così facendo si sarebbe sentita meglio e che anche la madre avrebbe smesso di trattarla con freddezza. In realtà in quegli ultimi giorni non si era mai sentita così sola in quella casa.
In compenso Alice teneva a bada la sua crescente curiosità per la rivelazione che Hartley stava per farle ricostruendo un rapporto con lui. Non aveva più rivisto il suo amico dopo quel pomeriggio, ma Jeff gli aveva prestato il suo cellulare e in questo modo i due potevano mandarsi messaggi in qualsiasi momento. Se non altro era riuscita a convertire Hartley alla moderna tecnologia. Guardando il calendario Alice si rese conto che oltre alla data degli esami anche un altro evento si stava avvicinando: il suo compleanno. Mancavano meno di tre settimane al 3 giugno, al giorno in cui Alice avrebbe compiuto diciotto anni. Con tutto quello che le stava succedendo le era passato di mente. Il numero diciotto aveva sempre significato libertà per la ragazza. Libertà di scegliere per sé, di svincolarsi dai desideri della madre, di andare doveva voleva quando lo voleva. Lei e Hartley avevano spesso immaginato come sarebbe stato quel giorno. Prima di tutto l'idea era quella di passare l'intera giornata insieme perché nessuno avrebbe potuto impedirglielo. Alice, finalmente in possesso dell'eredità del padre, avrebbe acquistato due biglietti per Coney Island dove lei e l'amico si sarebbero divertiti sulle giostre come bambini. D'altronde Alice non era mai stata a un luna park. Hartley si invece, una sola volta; aveva otto anni e rappresentava uno dei ricordi più cari che il ragazzo custodiva della sua famiglia. Fu prima che tutto andasse in frantumi... Alice lo sapeva bene e per questo ogni anno per il suo compleanno si ritrovava a fantasticare di quel futuro 3 giugno, desiderando che arrivasse prestissimo. Chissà se anche Hartley si era ricordato dei loro progetti...
Quel pomeriggio Alice si trovava nella biblioteca della scuola, aveva avvertito la madre lasciandole un messaggio in segreteria, giusto per continuare a non destare sospetti ma ormai la sua pazienza era arrivata al limite; aveva in mente di passare al Wondercafé a trovare Hartley dopo essere uscita da scuola. Era proprio con Hartley che stava messaggiando invece di tenere gli occhi sui libri. Comunicare con i loro cercapersone era stato divertente ma a ottobre, per il suo di compleanno, Alice avrebbe dovuto convincere l'amico ad accettare un cellulare come regalo. Scambiarsi messaggi era molto più chiaro è semplice che usare un linguaggio in codice. Non riuscì a trattenersi dall'emettere una risatina leggendo l'ultimo sms che le aveva inviato e sperò di non aver attirato l'attenzione di nessuno. Proprio allora un colpetto di tosse alle sue spalle la fece sobbalzare e nascondere il telefonino nella tasca del cardigan subito dopo. Pensò che si trattasse della bibliotecaria o addirittura di un professore ma voltandosi scoprì che non c'era un adulto, bensì Anne Van Horten. Aveva tutta l'aria di sentirsi a disagio, il suo sguardo vagava tra quello di Alice e lo spazio intorno a lei.
 “Ciao Anne” la salutò Alice con naturalezza.
 “Ciao Alice. Hai un minuto?” le chiese la ragazza con la sua voce da bambina.
 “Ma certo, siediti” rispose Alice spostando la sedia accanto alla sua. Anne prese posto e poggiò i gomiti sul tavolo. Era diversa dalla solita Anne timida ma spensierata e questo diede a Alice da pensare. “Va tutto bene?”
Anne alzò la testa incontrando i suoi occhi con cautela. “è un po' che non ci vediamo” disse timidamente.
Alice si ricordò della cena a casa Van Horten alla quale aveva partecipato poco più di due settimane prima e si rese conto che tagliando fuori Justin aveva involontariamente fatto lo stesso con la sorella; Anne aveva tanto insistito affinché passassero tutti e tre la serata insieme. Ora le cose erano cambiate tra lei e Justin ma probabilmente Anne non ne sapeva nulla. Si sentì un po' in colpa. “Già, mi dispiace molto. Sono stata impegnata con lo studio per gli esami finali e...”
 “So della tua lite con mio fratello” la interruppe Anne spiazzandola. “Non conosco i dettagli, lui non vuole parlarne con me ma...non se la passa bene.” spiegò grave.
In teoria se Justin era rimasto offeso dai suoi continui rifiuti o se 'non se la passava bene' erano solo affari suoi e ad Alice non interessava più. Tuttavia non potè evitare di chiedere “In che senso?”
 “Beh, non so se hai presente il suo amico Mike. Forse l'hai visto alla sua festa, stava alla porta a controllare gli inviti.”
Si, Alice se lo ricordava. Le era sembrato decisamente distratto e di sicuro brillo. “Si, e allora?”
Anne prese un respiro denso di preoccupazione e iniziò a torturarsi le dita delle mani. “Era da un pezzo che non lo frequentava sul serio, che non uscivano in compagnia, sai? Ma ora ha ricominciato e quando rientra a casa a tarda notte...è sempre ubriaco fradicio, risponde male sia a me che a mamma e papà, quando ci sono, e non so più che pensare”
Alice non si sarebbe mai aspettata di sentire un storia del genere. Se c'era una cosa di cui era sicura era che Justin non si lasciava scalfire da niente, anche quando riceveva un no come risposta tornava sempre all'attacco come se nulla fosse successo. E allora che cosa l'aveva ridotto così?
 “Mi dispiace, Anne. Ma cosa c'entro io?”
Anne aggrottò la fronte. “Beh, sei tu la causa del suo comportamento” disse come se fosse ovvio.
 “Io? E perché?”
Anne la osservò in silenzio per una manciata di secondi prima di rispondere. “Davvero non lo hai capito?”
Alice scuoté la testa. A quel punto Anne la guardò dritto negli occhi. “Senti, se sapesse che ti ho detto questo è probabile che mi ucciderebbe ma a questo punto è necessario. Tu gli piaci. E non come gli sono piaciute altre ragazze prima, questa volta è diverso. Sei la prima che porta a casa, la prima che piace a mamma e onestamente, anche la prima che piace a me” fece una pausa e sorrise per poi ritornare seria. “Sta male per qualsiasi cosa sia successa tra di voi o forse perché...perché questa volta si è reso conto che non può ottenere ciò che vuole con la solita facilità. Quindi, se anche lui ti piace per favore sistema le cose. O almeno...parlaci. Per me.”
Prima sua madre e ora Anne. Entrambe sostenevano che Justin provava dei sentimenti per lei. Il dubbio si insinuò nella sua testa e Alice pensò che se fosse stato vero non avrebbe avuto la più pallida idea di come affrontare la cosa. Aveva altri progetti per la sua giornata, ma come poteva dire di no a quegli occhioni color del mare pieni di apprensione e aspettativa?

Note: Hola! Che ne pensate di questo capitolo? Probabilmente mi odiate perchè la sto tirando per le lunghe ma è un percorso che va così adesso e non durerà in eterno comunque (sorry!!). La Signora Abrhams ha accennato a qualcosa riguardante il defunto padre di Alice e quest'ultima non ne è stata affatto felice, c'è un desiderio di continuare a fare la brava contrastante a quello di essere libera e con l'avvicinarsi del compleanno può succedere di tutto. Allo stesso tempo l'amicizia che Alice ha instaurato con Anne (e la sua innata generosità) non le permettono di voltare le spalle a Justin. Nel prossimo capitolo: uno sconvolgimento per Alice! xoxo

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Shannonwriter