Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    08/03/2014    3 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  T H R E E –
 
 
Anna era sprofondata nel sonno ed Elsa sorrise dolcemente nell’osservare la sua sorellina iperattiva starsene buona buona e dormire come un angioletto. Le rimboccò le coperte per bene, le diede un bacio sulla fronte e poi spense la luce, chiudendosi la porta della camera alle spalle.
In punta di piedi e con la vestaglia attraversò i corridoi del palazzo, cercando di non farsi seguire dalle guardie notturne.
Erano passati anni e Jack Frost aveva ragione: quando finalmente la regina partorì, Elsa guardò quella piccola poppante sporca e strillante fra le braccia di sua madre. Ne era quasi disgustata, si chiedeva come avrebbe potuto amare qualcosa di così mostruoso. Ma poi, quando si avvicinò, vide quanto fosse effettivamente piccola e il modo in cui Anna smise di piangere e puntò i suoi occhi azzurri, così simili a quelli di Elsa, su di lei. E lì la maggiore capì che non avrebbe mai potuto farle del male.
Scivolò nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle e facendo attenzione a non fare rumore. Scattò una piccola corsetta in punta di piedi e aprì la finestra, facendo entrare il gelido vento d’inverno. Alzò gli occhi verso il cielo notturno, si guardò attorno, ma non vide nulla e così, delusa, se ne tornò dentro, tenendo la finestra spalancata, con un barlume di speranza che potesse venire.
Si sedette per terra, schiena poggiata al letto e gambe al petto.
Non ci sperava, sapeva per certo che sarebbe arrivato.
D’un tratto qualcosa di freddo e bagnato cadde sulla testolina bionda di Elsa, facendola drizzare in piedi. Scrollò il capo, facendo cadere la neve a terra, mentre Jack si slanciò per darle un piccolo bacio sulla punta del naso umido. La piccola principessa rimase di stucco, sia per il fatto che non si era accorta di lui, sia perché quel bacio freddo l’aveva spaesata; ma poi rise, divertita, coprendosi la bocca con una mano. Jack portò l’indice alle labbra in una richiesta muta e l’altra annuì, complice. Si presero la mano ed Elsa lo guidava, guardandosi attorno fuori dalla porta per controllare che non ci fosse nessuno e scivolando nell’ombra dei corridoi per dirigersi verso le cucine.
Sperava solo lì non ci fosse nessuno, ma in fondo chi voleva mettersi a cucinare proprio a quell’ora? C’erano pochi soldati all’interno del palazzo, i più erano di guardia fuori ed era comunque facile aggirarli per qualcuno che era nato lì, conoscendo ogni più piccolo passaggio segreto del palazzo di Arendelle. Qualcuno come Elsa.
Aprì uno spiraglio della porta della cucina, spiando se ci fosse veramente qualche servitore, ma ovviamente aveva ragione: non c’era nessuno. Tirò Jack per la mano, facendolo entrare e socchiudendo le ante, consapevole che dovevano fare il minimo rumore, se non volevano essere beccati.
Lo spirito sfregò le proprie mani, generando una tiara di ghiaccio con la quale incoronò la minore, simile a quella che le fece anni prima, al loro primo incontro. Elsa arrossì soddisfatta di quel regalo, poi imitò l’amico con le mani e da esse generò una corona come quella che portava sempre suo padre. Il ragazzo si inginocchiò in modo che la principessa potesse arrivare alla sua altezza e posargli il gioiello ghiacciato sul capo senza sforzi.
« Ecco, così sei pronto ad essere il mio re » scherzò lei.
Jack fece un inchino, porgendole una mano che la biondina accettò. « Mia regina » disse lui gentilmente, stando al gioco.
L’afferrò per i fianchi, facendola sedere sul bancone da cucina, mentre lui vi salì dandosi una semplice spinta. Elsa alzò il braccio sinuosamente, indicando un barattolo che iniziò a levitare, trasportato da un vento secco. Quando finalmente fu fra le sue mani, la piccola principessa aprì il contenitore, mostrando dei biscotti con le gocce di cioccolato all’amico e invitandolo a servirsi, richiesta di cui il ragazzo fu molto felice e accettò volentieri.
« Non va bene, stai crescendo troppo in fretta » mormorò Jack a bassa voce, seppur con difficoltà per la bocca impastata dai dolci.
« E non è un bene? » domandò la bionda, addentando un pezzo di quella delizia.
Jack Frost corrugò la fronte. « Perché mai dovrebbe esserlo? »
L’altra scrollò le spalle, innocentemente. « Così in poco tempo sarò abbastanza grande da poterti sposare. »
« Vero » concordò l’albino con una piccola risata contenuta. « Ma poi chi sarà la mia principessina? »
Elsa ci pensò un po’ su, rigirandosi un biscotto fra le dita. « Mh, Anna » propose alla fine. « Saremo un po’ i suoi genitori. »
« Tu e lei avete già dei genitori » le ricordò.
« Sì, ma non per sempre » obiettò la minore, al che Jack si spaventò un poco da quella affermazione e prese a fissarla basito. « Prima o poi io diventerò regina. »
L’albino annuì, convincendosi che quelle parole erano dette con innocenza.
« A che gioco giochiamo oggi? » chiese Elsa, facendo dondolare le gambe ancora troppo corte.
« A quello che vuoi » rispose l’altro, aggiungendo: « Ma prima raccontami qualcosa. Mi piace quando mi parli di cosa succede qui al castello. »
« E a me piace quando mi racconti le storie che ti fa vedere il vento » ammise la principessa di Arendelle, riferendosi ai soliti viaggi di Jack, quando si faceva trasportare dalle correnti per viaggiare da un paese all’altro.
Il ragazzo la smentì con un gesto della mano. « Sono solo piccole cose che mi capita di vedere. »
Non lo disse, ma quelle in realtà erano le sue storie preferite; non quelle della buona notte che le raccontavano le balie o quelle della mamma o del papà. Lei amava quando lo spirito le descriveva come un asino mangiava il pane che la fornaia lasciava a raffreddare sul davanzale, che ogni volta dava la colpa al marito, o di come piccoli troll si divertivano a rubare i vestiti di un viandante che si era concesso un bagno nel fiume.
L’aneddoto di quel giorno parlava – come tutte le sue storie, in fondo – di Anna e di ciò che faceva. Seppure avesse Elsa come figura di riferimento, più cresceva e più non le somigliava, se non per i lineamenti del viso. Se Elsa era ghiaccio, Anna era fuoco. Forse era per via del fatto che la maggiore la faceva sempre vincere a tutto, non riuscendo a resisterle.
C’era quella volta in cui era sgattaiolata nelle cucine e si era mangiata un pezzo dell’arrosto che sarebbe dovuto essere servito agli ospiti, quella in cui aveva riempito un sacco di neve e l’aveva disparsa per la sala grande, dicendo che anche lei poteva fare le magie, o quando fece cadere tutte le armature e s’incastrò in una di esse perché voleva provarla, ma poi non riusciva più a togliersela.
« E quindi è saltata sul tavolo per non far mangiare il formaggio a nessuno, credendo che fosse un pezzo di Luna? » ripeté il ragazzo, scoppiando a ridere.
La bionda annuì, proseguendo: « Io stavo solo scherzando quando ho detto che si accorciava perché la gente non faceva altro che prenderla per mangiarla! »
« Tua sorella deve saperne davvero poco della Luna » commentò, quasi orgoglioso di quello speciale legale che lui aveva col satellite.
Elsa saltò giù dal bancone, inclinando il capo. « Ti riferisci al ragazzo sulla Luna? »
L’altro annuì.
« Dimmi qualcosa di più su di lui, Jack! »
Il giovane si siede una spinta e si allontanò leggermente dal tavolo, librando e non toccando il pavimento per qualche decina di centimetri.
« Ma così ci sarà poco tempo per giocare » le fece notare. « Facciamo quando ritorno, va bene? »
La bionda sbuffò, guardandosi i piedi, scocciata, ma allo stesso tempo ragionevole, visto che era dall’inizio della serata che voleva giocare con l’amico e finora non avevano fatto altro che parlare. Non che le dispiacesse, certo, qualsiasi cosa facesse, se c’era Jack era già divertente per principio.
Alzò il capo, gli occhi vispi lo fissavano gongolando. « Giochiamo a nascondino » annunciò infine. Fece uno scatto verso l’albino, gli toccò un braccio e poi corse via. « Conti tu! » si lasciò sfuggire ad alta voce, pentendosene subito, mentre fuggiva dalla cucina.
« Non vale! » rispose Jack, non riuscendo a fingersi offeso e sorridendo divertito. Fece finta di chiudere gli occhi, in realtà sbirciando fra le ciglia e saltando i numeri a grandi passi. « Cento! » esclamò, concludendo la conta.
Uscì con calma dalla cucina, perlustrando i corridoi, guardando dentro armatura per armatura, controllando sotto ogni mobile, dietro ogni tenda o statua. Talvolta gli capitava anche di incontrare delle vere guardie, mezze addormentate, ma passava loro di fronte con tranquillità, beffandosi di loro e facendo qualche scherzo, beatamente immune, visto che nessuno poteva vederlo, mentre lui si divertiva a vedere la confusione sui loro volti.
Continuò la ricerca, fino a quando non vide un portone socchiuso, il che poteva significare o che qualcuno si era dimenticato di chiuderlo, o che qualcuno era entrato senza fare troppa attenzione. Un sorriso furbetto si dipinse sulle sue labbra, avanzando deciso ed entrando in quella che riconobbe come la sala grande del palazzo. Si girò attorno, concedendosi di osservare l’arredamento, consapevole che l’avrebbe rivisto solo l’anno dopo.
Il suo sguardo finì sul drappo di una tenda che aveva una sporgenza simile ad un bozzo e si trattenne dallo sghignazzare per la facile vittoria. Fece finta di guardare sotto i piccoli divani o sotto la lunga tavolta da pranzo posta alla fine della stanza.
« Ah, ma dove si sarà nascosta Elsa? » domandò ai muri, avvicinandosi furtivamente verso il nascondiglio di quella. Si appoggiò al muro con la schiena, facendo finta di nulla, mentre di fianco a lui la bambina era ancora coperta dall’enorme panno. Sollevò la mano in un gesto che fece alzare la tenda, mossa dall’aria. « Ops » si lasciò sfuggire l’albino, trionfante.
Sotto di essa, Elsa rimase come paralizzata, iniziando a comprendere che era stata scoperta. Il capo girò verso l’amico in un’espressione imbronciata. « Non vale! » protestò.
Jack si chinò e le diede un buffetto sul naso, che la fece arretrare. « Certo che vale! » disse, godendosi la vittoria. Stringendo il bastone in una mano, si allontanò, soddisfatto, percorrendo tutta la lunghezza della sala. « Pensavo avessi detto che eri brava a giocare a nascondino. »
« Ti ho fatto vincere » mentì la piccola principessa, correndogli dietro per raggiungerlo.
« E’ questo ciò che dici a tua sorella? » la schernì l’altro.
La verità era che, effettivamente, lei faceva vincere sempre Anna a nascondino, perché sapeva che si divertiva; giocando con Jack, invece, voleva sempre impegnarsi e dimostrargli quanto fosse brava, ma lui quando si trattava di divertirsi era sempre imbattibile. Aveva detto al ragazzo ciò che non rivelava mai ad Anna, con l’unica differenza che l’altro aveva vinto onestamente.
« Quindi la metti così? Vedremo alla rivincita! » ribatté la minore, con aria di sfida.
Elsa allungò una mano, andando a stringere quella libera di Jack e camminando l’uno di fianco all’altra, mano nella mano.
« Purtroppo non posso, principessa. Il vento si sta spostando e io devo seguirlo » le ricordò, dispiaciuto.
« Di già? » si lamentò la bionda, incurvando le labbra verso il basso. « L’inverno è sempre troppo breve. »
« Elsa? Cosa stai facendo? »
Una voce fece voltare di scatto la principessa, che vide la piccola figura di sua sorella sulla soglia del portone della sala. Lo spavento le fece lasciare immediatamente la mano di Jack, imbarazzata.
« Niente » mentì, visibilmente a disagio.
Anna saltellò allegramente verso di lei, d’un tratto tutta eccitata. « Facciamo le magie! » esclamò.
Elsa le fece segno di abbassare la voce, preoccupata che qualcuno potesse essersi svegliato. « Non si può, Anna. Perché non sei a letto? Vai a dormire. »
La rossa gonfiò le guance, imbronciandosi. « Anche tu sei sveglia » le fece notare. Touché, pensò la primogenita, non dandole però la soddisfazione della vittoria. « Stavi parlando. »
La bionda aggrottò la fronte. « Certo, con Jack Frost » spiegò, prendendo nuovamente per la mano il ragazzo e facendola dondolare.
Anna strabuzzò gli occhi, un po’ spaesata. « Jack… Frost? » pronunciò, seppur non con scioltezza. Alzò gli occhi un po’ più in alto, ma la sua espressione, seppur infantile, si fece preoccupata per la sorella. « Elsa, io non vedo nessuno. »
A quella dichiarazione, la maggiore rimane confusa, facendo scivolare via la mano da quella del ragazzo, che incominciò a volteggiarle attorno.
« Lei non può vedermi. Ricordi? Non sa di me, come può addirittura crederci? » spiegò il giovane.
Anna non poteva né vederlo né sentirlo e ciò intristì la primogenita. Voleva che sua sorella facesse parte di quel mondo pieno di divertimento, del quale lei godeva oramai da anni assieme al suo amico.
Piccoli cristalli fuoriuscirono dalle mani dell’albino e un coniglio di neve prese vita, iniziando a saltellare per la sala, attorno alle due bambine.
« Una magia! » esclamò la rossa, al che l’altra fu costretta a tapparle immediatamente la bocca con entrambe le mani.
La minore mugugnò qualcosa ed Elsa la guardò dritto negli occhi, troppo simili ai suoi.
Anna non poteva vedere Jack Frost perché non sapeva della sua esistenza. Ebbene, Elsa si promise che non solo Anna avrebbe imparato chi fosse lo spirito, ma avrebbe fatto di più. Prima o poi la sorella avrebbe giocato con loro, avrebbe aspettato tutti gli inverni alla finestra con lei, sperando nell’arrivo del ragazzo, e poi sarebbero cresciute, avrebbero imparato a cavalcare i venti, si sarebbero spostate con lui e sarebbero rimasti per sempre assieme a divertirsi.
La bionda, con un sorriso, lasciò andare le mani. « Jack Frost è lo spirito dell’inverno » spiegò. « E’ lui che mi ha dato i poteri. »
La rossa spalancò la bocca, meravigliata, per poi tramutare la sua espressione in felicità e incitò l’altra a continuare a raccontare.
Elsa le prese la mano, iniziando a camminare verso la porta, ma l’altra s’imputò con i piedi, trattenendola.
« Io voglio giocare, non voglio andare a dormire! » protestò.
La maggiore rifletté a un modo per convincere quella testa calda, sospirando. « Facciamo così: ora andiamo a dormire e quando sarà mattina giocheremo finché tu vorrai. »
« E faremo un pupazzo di neve? » chiese, facendole gli occhi dolci.
L’altra non poté che annuire e Anna fece finta di pensarci un po’ su, ma poi sorrise, abbastanza soddisfatta di quelle condizioni che era riuscita a ottenere.
S’incamminarono di nuovo per uscire verso i corridoi e stavolta Elsa strinse la piccola mano della sorella, pronta a raccontarle tutto ciò che sapeva su Jack Frost e tutte quelle storie che lui le aveva riportato dai suoi viaggi.
Prima di uscire dalla sala, però, si voltò e, come al solito, lui se n’era già andato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Ve gusta la grafica? Sì? No? Beh, vi accontentate lo stesso.
Sono quasi riuscita a finire il progetto della Pirate AU, devo solo rifinire alcuni buchi nella trama e poi potrò pubblicare i primi capitoli, che ho già pronti. Si chiamerà... ah, no, non ha ancora un nome decente. Magnifico.
La Hogwarts AU invece un nome ce l'ha, Puff the magic dragon, e anche una trama, solo che ancora inizio a scrivere i capitoli.
Presto, si spera, comparirà anche la Modern AU, che personalmente come idea mi fa impazzire, che si chiamerà Community, visto che è parzialmente ispirata all'omonima serie, solo che devo trovare delle trame, visto che ogni capitolo sarà come un episodio, quindi non ci sarà una rigida continuità, nel senso che la "lezione morale" inizia e finisce in quel capitolo/episodio.
Anche Il diario del magnifico Jack Frost è coming soon e allo stesso tempo work in progress.
Quindi, per finire, se volete potete andare a spulciare Visualizzato da Elsa, la FrostQueen scritta come una chat di facebook, visto che è l'unica pubblicata.
Ringrazio la mia Ivola, che come al solito non serve a un platano, compro una vocale, rifiuto e passo avanti, grazie. #wtf
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook. Diffidate dalle imitazioni e se decidete di iniziare a seguirmi, sappiate che vi amerò forevah. <3 Copia-incollah is the way.
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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