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Autore: beatriceholbrookpenniman    09/03/2014    8 recensioni
E se la ragazza che ti ha fatto soffrire, si innamorasse di te? E se lui si vendicasse, per poi rimpiangere la sua azione? Ma l'orgoglio trionferà? Questa è una storia dove la canzone centrale è Popular Song. Spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sbuffai ancora. E ancora una volta. E poi un’altra volta. Ero annoiata, scocciata, triste e pensierosa. Mika non faceva altro che evitarmi. Stava rinchiuso dalla mattina alla sera in quel maledetto studio, e guai a disturbarlo! Era così serio, e fogli tappezzavano le pareti rosse. Mi trovavo sul divano, con le gambe incrociate, a rimuginare su ciò che era successo. I miei pensieri erano veramente cupi e pieni di preoccupazioni. Stava succedendo qualcosa di strano. E non mi piaceva affatto!
Sentì i passi lenti di Mika scendere le scale, e sussultai spaventata. Quando lo vidi, lui non mi degnò di uno sguardo. Sospirai e non cercai neanche di salutarlo. Non mi avrebbe risposto o avrebbe fatto un semplice senno.
Mi alzai e andai in cucina a prendermi qualcosa da mangiare, anche se non avevo alcuna fame. Non volevo pensare a noi, o al nostro “rapporto”.
“Vuoi qualcosa da bere?” esordì lui, mentre ero in cerca di un pacco di patatine.
“No” risposi fredda.
“Ok” e piombò un silenzio carico di tensione. Stavo per andarmene, quando lui mi bloccò il polso.
“Samantha possiamo parlare?”
“Sul serio?” risposi sarcastica. Forse un po’ troppo.
“Avevo bisogno di riflettere. E in questi giorni ho meditato su ciò che è successo... e sono arrivato a una conclusione” mi guardò intensamente, come se mi leggesse dentro.
“Quale conclusione?”
“Ricominciamo” disse lui estremamente serio.
“Cosa?” chiesi quasi scettica.
“Dobbiamo buttare giù tutto. Dobbiamo lasciarci alle spalle tutto e ricominciare. Da quando sono tornato abbiamo fatto tutto in fretta. Sei venuta qui e abitiamo insieme. Non ti ho mai chiesto un vero primo appuntamento, il primo bacio dopo il terzo incontro, non ti ho mai chiesto di fidanzarti ufficialmente con me, non ho mai fatto l’amore con te e non ti ho mai presentato alla mia famiglia. Voglio ricominciare. Fare tutto questo. Voglio conoscere ogni parte di te, anche quella più brutta. E voglio dirti ti amo nel nostro letto dopo averti baciata e rassicurata che per te ci sarei sempre stato.” Rimasi spiazzata e soprattutto commossa. Non sapevo come reagire o cosa dire. Stavo lì in silenzio a guardarlo a bocca aperta. Cosa potevo dire?
Cercò il mio sguardo, ma io ero del tutto assente. Ero persa nei miei pensieri, nelle mie fantasie romantiche, persa in un mondo in cui il passato non aveva nulla a che fare con noi.
“Va bene” mormorai.
“Vogliamo provarci?” annuì, e per poco non scoppiai a piangere. Prese la mia testa fra le mani e mi accarezzò le guance.
“Tutto ok?” scossi il capo e poggiai la mia testa sulla sua spalla. E i miei tentativi fallirono miseramente. Tante gocce salate bagnarono la maglietta bianca di Mika.
“Shhh non piangere dai” mi accarezzò i capelli, con fare rassicurante.
“C-credvo di averti p-perso” risposi singhiozzando.
“Non credo che mi perderai tanto facilmente. Dopo tutto questo casino in cui ci siamo cacciati.” Rise poco e mi alzò il viso. Avevo sicuramente un aspetto orribile.
“Che dici se oggi ti invito per un primo appuntamento?” sorrisi e annuì velocemente.
“Bene! Adesso ti accompagno a casa”
“Cosa?”
“Non credo che la ragazza voglio conquistare abiti a casa mia” mi fece l’occhiolino e prese le chiavi dell’auto.
“Oh dai Mika!”
“Senti io il mio primo appuntamento con te me lo sono immaginato così. Avevo solo sedici anni, ma la mia idea non cambia. Voglio prenderti da casa, con la mia auto, portarti dei fiori e accompagnarti in un locale carino.” Scoppiai a ridere per il suo tono giocoso. Mi era mancato. Tanto.
“Va bene, fammi prendere alcuni vestiti”
 
Una ventina di minuti dopo eravamo sotto il mio portone.
“A sta sera” mi ricordò per la milionesima volta. Cercai di baciarlo, ma si scansò.
“No, questo al terzo” disse serio. Che scocciatura!
“Neanche uno piccolo?” lui scosse il capo.
“Vattene va” mi fece l’occhiolino e poi se ne andò via. Sospirai felice e serena. Forse avrebbe funzionato. Forse.
Quando entrai nel mio appartamento una strana sensazioni mi attraversò il corpo. La sentivo così lontana quella casa. Le pareti mi sembravano più strette del solito, quasi estranee. Eppure proprio da lì erano partite molte cosa. Non avevo più lo stesso odore, non aveva nulla che mi attraesse, non c’era più nulla che mi appartenesse davvero in quella casa. Mika era la mia casa. Il rifugio in cui mi stavo nascondendo, o perlomeno rifugiando.
Attraversai il corridoio e andai nella mia camera. Era poco illuminata e il letto era leggermente disfatto. Nulla era cambiato materialmente. Tutto era al suo posto. Tranne me. Io non ero nel posto giusto, il mio cuore era cambiato. Tutto di me era cambiato.
Eppure ero ancora lì. In quella stanza. Che mi riportava indietro nel tempo. In quel brutto periodo senza Mika. I pianti, i fazzoletti e le promesse a me stessa. O la mia relazione con Jack. Quando stavamo per fare l’amore. Ringrazio Mika per averci fermato.
“E se la ristrutturassi?” dissi ad alta voce.
“Non sarebbe una cattiva idea infondo. Pitturare qualche parete, cambiare qualche mobile e poi il gioco è fatto” stavo parlando da sola, ma volevo riflettere bene sulla mia decisione. C’erano diversi pro e contro, ma la cosa non mi spaventava affatto. Certo, non sarei rimasta a lungo in quell’appartamento, ma almeno avrei cancellato alcuni ricordi. Non tutti, ma la maggior parte si.
Visto che per quel giorno non sarei andata lavoro, poiché mi ero presa un giorno libero, cominciai a pulire un po’. Aprii le finestre, cambiai le lenzuola, spolverai tutti gli armadi e riordinai i vestiti. C’era così tanto da fare che persi la cognizione del tempo. Mi ripresi solo quando sentii il cellulare squillare.
“Pronto?”
“Ciao” la voce di Mika mi fece ritornare totalmente alla realtà.
“Ehi”
“Allora cosa fai?”
“Pulisco, tu?”
“Componevo. Senti... so che ho un po’ presto, ma volevo chiederti se ti andasse di uscire con me. Non so, ti va bene fra un’oretta?” scoppiai a ridere quando pronunciò quelle parole. Poteva essere più buffa quella situazione?
“Non lo so. Ho un’agenda così piena, sai?”feci vaga.
“E non riesci a trovare neanche un’oretta per me?”
“Le ragazze si fanno desiderare questo lo sai?” chiesi divertita
“No, non lo sapevo! Credevo di aver saltato quella fase”
“Oh Mika, grande errore” sospirai pensierosa.
“Allora?” chiese lui, leggermente preoccupato di un mio rifiuto.
“Va bene. Ma solo perché sei mio amico, e ti voglio bene. A dopo” riattaccai senza sentire alcuna risposta. Tutta eccitata mi fiondai in bagno! Sarebbe stato divertente.
Trenta minuti dopo ero lavata e profumata. Ma quella non era la parte più complicata. Dovevo ancora vestirmi, truccarmi e agghindarmi per benino, e tutto ciò solo in trenta minuti. Impossibile!
Mi fiondai in camera e presi cinque vestiti. Uno rosso rubino, uno bianco mono spalla, uno rosa pallido, uno giallo canarino, e per ultimo quello bianco nero lungo.
Scartai subito quello giallo e quello bianco e nero. Troppo eleganti.
Poi provai quello rosa pallido. Non mi convinceva molto. Per due motivi: era molto simile al colore della mia pelle, mi sentivo nuda; e poi perché stringeva troppo i fianchi e non mi lasciava respirare.
Scartai anche questo, e presi quello bianco. Nulla di sbagliato in quello bianco... ma non avevo nulla di troppo strabiliante. Nulla che lasciasse a bocca aperta Mika.
Infine provai quello rosso rubino. E solo a quel punto i miei occhi si illuminarono. Aveva tutto ciò a cui stavo pensando: una bella scollatura, ma non troppo profonda; abbastanza corto, ma non troppo; e il colore si abbinava benissimo al mio rossetto e al colore delle scarpe. E giurare che fino a un mese fa non l’avrei mai considerato!
Lo adattai meglio sul mio corpo, poi presi le scarpe con i tacchi alti e l’indossai frettolosamente. Mancava solo un quarto d’ora, ma ci sarei riuscita. Andai in bagno e presi la trousse con tutto l’occorrente per un make-up perfetto.
Passai un filo di ayeliner su entrambe le palpebre, e il rossetto acceso sulle labbra. Un filo di blash e di mascara. Ravvivai i capelli con le mani e indossai gli orecchini neri. E poi puf! PERFETTA. Ero veramente stupenda.
Non molto eccessiva, ma comunque sexy e intrigante. Lo avrei stuzzicato sicuramente con quel look. Mancavano solo pochi minuti, anzi sarebbe arrivato... e il campanello suonò.
Aprì la porta e mi ritrovai di fronte un spilungone vestito in giacca elegante. Era stupendo anche lui. Perfetto direi.
Le gambe erano fasciate da jeans attillati, una camicia bianca sotto la giacca nera. I capelli ricci li aveva lasciati selvaggi, sapendo quanto mi piacessero. Voleva giocare anche lui? Bene! Avremmo giocato.
“Puntuale” esordì guardandolo negli occhi.
“C-cosa?” disse dopo poco. Non ero l’unica ad essere rimasta incantata.
“Sei arrivato puntuale. Sveglia Mika, e se non vogliamo arrivare in ritardo muoviamoci.” Li feci l’occhiolino e andai verso la sua macchina ancheggiando. Lui rimase imbambolato qualche secondo, poi però mi raggiunse velocemente. Mi aprì la portiera dell’auto ed elegantemente vi entrai. Mi sentivo così potente.
Dopo pochi minuti stavamo imboccando l’autostrada per raggiungere il locale da lui scelto.
“Dove andiamo?” chiesi, con lo stesso tono sensuale.
“In un bel posto” esordì sorridente. E quasi non mi sciolsi vedendo quel bellissimo sorriso. Ma cercai di non farglielo notare.
“Una sorpresa, eh? Mi piacciono le sorprese”
“Allora ne rimarrai veramente contenta, tesoro” mi girai verso di lui a bocca aperta, e mi fece l’occhiolino. 1 a 1 per Mika.
Il resto del tragitto fu veramente silenzioso, ma pieno di una carica elettrica che ci univa emotivamente e fisicamente. Si sentiva e ogni tanto ci guardavamo per capire se entrambi provavamo le stesse sensazioni.
Quando parcheggiò, la mia ansia salì visibilmente. Mi sentivo agitata, ma non volevo farglielo capire, avrebbe fatto di tutto per disarmarmi. Io dovevo condurre il gioco!
“Siamo arrivati”
“Come posto si chiama il posto?”
“Black and White” guardai il mio vestito e cominciai a ridere.
“Tu non ti preoccupare, sei stupenda comunque” mi baciò una nocca.
“Non cercare di adularmi, non ci casco Penniman” scoppiò a ridere, e a stento riuscì a trattenermi.
“E da quando ero a scuola che non mi chiamano più Penniman” sospirò, e uscì fuori dell’auto aprendomi la portiera.
Entrammo nel locale, e rimasi stupita. Il posto era molto grande e raffinato, si poteva perfino ballare. I tavoli erano sparsi per tutta la stanza, ed erano ricoperti da bellissime tovaglie bianche. Mika chiese il nostro tavolo, e in pochi secondi eravamo seduti in uno di quei bellissimi tavoli. Era un posto abbastanza isolato rispetto agli altri, prevedibile.
“E’ molto bello”
“Sono felice che ti piaccia” versò il vino nel suo bicchiere, e ne versò anche un po’ nel mio.
“Allora vuoi iniziare a mangiare, o vogliamo parlare?”
“Prima ordiniamo, e poi chiacchiereremo” lui annuì e chiamò il cameriere.
Ordinammo due bistecche e delle patatine per contorno. Voleva parlare subito.
“Adesso che abbiamo fatto, possiamo parlare”
“Si”
“Allora Samantha cosa fai nella vita?” chiese poggiando il viso sui gomiti
“Oh dai Mika, sul serio?”
“Faccio sul serio”
“Va bene. Lavoro in un cinema, vendo pop-corn. Tu?”
“Faccio tante cose. Mi piace cantare” disse sorridendo
“Sul serio? Mi piacerebbe ascoltarti una volta”
“Ci sto lavorando” scoppiammo a ridere per l’assurdità delle nostre parole.
“Stiamo procedendo bene” dissi, continuando a sorridere.
“Forse un po’ troppo lentamente” si grattò il capo e si morse il labbro. Per poco non svenni. Era bellissimo.
“Mi piace il tuo vestito” mormorò piano.
“Anche tu stai molto bene”
“Mi piacciono anche quelle labbra” al suono di quella parole, le mie guance divennero fuoco puro.
 Bastardo!
“Non mettermi a disagio”
“Sto solo cercando un modo per conquistarti”
“L’hai fatto tempo addietro”
“Si! Ma non nel modo in cui avrei voluto io. Quindi adesso userò tutti i miei mezzi per renderti mia” rimasi pietrificata a quella parole. Aveva detto mia. Tre lettere che mandarono il mio cuore a farsi benedire.
Bevvi un sorso generoso di vino e lasciai che vincesse anche quel round.
Quando le nostre portate arrivarono, parlammo per lo più dei nostri interessi, e cose così. Infondo ci stavamo divertendo.
“Ti va di ballare?” mi chiese, quando finimmo di mangiare.
“Non ne sono molto capace”
“Neanche io. Ma è pur sempre un lento, basta muoversi come degli stecchini ondulando” alzò le spalle, e scoppiai a ridere.
Mi prese la mano e mi condusse in mezzo alla sala, dove già alcune ragazzi stavano ballando.
Mi prese per la vita e mi spinse contro il suo petto. Cominciammo a “ondularci come stecchini” accompagnato dalle dolci note del pianoforte. Ero molto più bassa di lui, eppure la sua bocca era vicina. Vicinissima.
Ci guardavamo molto intensamente, quasi il respiro mi si mozzò.
“Ce la faremo ad arrivare al terzo incontro?” mormorò vicino alla mia bocca.
“Non credo” il suo respiro mi accarezzava le labbra. Aveva un profumo buonissimo, e chiusi gli occhi per assaporare di più il momento.
Poi qualcosa di morbido e caldo si poggiò sulla mia bocca. Le sue dolcissime labbra sulle mie, in un incastro perfetto. Cominciammo a muoverle lentamente e con delicatezza, come se fosse un bacio d’addio. Anche se sapevamo benissimo che era solo un nuovo inizio. L’inizio della nostra relazione.
Il bacio si prolungò a lungo diventando sempre più appassionato e audace. La sala era scomparso, c’eravamo solo noi. Io, lui e il nostro bacio.
Ci fermammo solo per riprendere fiato, anche se non volevamo smettere. Volevamo continuare a all’infinito, stare insieme, toccarci, AMARCI. Eravamo noi. Il nostro essere imperfetti, insopportabili e impossibili che ci aveva reso così. Lo avrei amato, sempre, anche con i problemi più grandi al mondo, avrei continuato ad amarlo.
 
 
La sua macchina era parcheggiata di fronte a casa mia. Eravamo giunti alla fine della serata.
“Siamo arrivati”
“Grazie per la bella serata” mi avvicinai e lo baciai sulle labbra. Un bacio casto rispetto a quello precedente.
“Ti passo a prendere domani mattina. Facciamo colazione insieme” annuì e uscì dall’auto. Arrivata sotto il portone mi girai un ultima volta e lo salutai con la mano. Ma inaspettatamente lui scese dall’auto e mi raggiunse velocemente. Mi prese per la vita e mi baciò con passione, come se cercasse ossigeno dalle mia bocca.
Risposi con passione a quel contatto, e allacciai le braccia dietro il collo. Dentro di me mille emozioni si scatenarono tutte insieme. Le famose farfalle nelle stomaco stavano ballando un valzer, il mio cuore batteva come un tamburo, e il cervello era andato in ferie.
Poi si staccò di colpo, e si avvicinò al mio orecchio:
“Notte tesoro, a domani” e poi se ne andò. Quando rientrai ero così concentrata sul quel bacio, che non mi accorsi della figura sul divano. Quando mi girai il mio cuore perse più di un battito.
“Tom” mormorai.
 
 
Due mesi? Due mesi??? O___O
Si lo so sono una persona pessima. Ho fatto passare una miriade di tempo
E mi scuso con tutte le lettrici che mi seguono per avervi fatto aspettare tanto.
Non ho scuse lo so bene, ma la scuola mi ha impegnato molto e poi lo dico con sincerità
Non riuscivo a scrivere. Avevo come un blocco. Aprivo la pagina di word, e niente.
Poi l’altra sera mia sorella mi dice “E la fan fiction? Hai preso un impegno almeno rispettalo”
E a quel punto i sensi di colpa e la voglia di scrivere sono ritornati più forti di prima. Così
Ho cominciato a macinare idee, e a muovere le dita sui tasti come se non ci fosse un domani.
E adesso eccomi qui! Pronta con un nuovo capitolo, con nuove emozioni.
Allora cosa ne pensate di questo Mika? Si me lo sono un po’ immaginato. Molto
Affascinante direi XD. Chi sta aspettando l’album nuovo alzi la mano.
Ragazze per chi non ha visto il video che ha pubblicato
Su instangram, consiglierei vivamente di vederlo. Vi scioglierete
Solo a guardarlo.
Per ora è tutto. Spero di ritornare presto, la vostra Beatrice.
 Ciao belle <3 bacioni
  
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