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Autore: LoveEverlack    10/03/2014    3 recensioni
*Ispirato al film "Se solo fosse vero"*
Annabeth Chase è un brillante medico del più grande ospedale di New York.
Un giorno a causa di un incidente finisce in coma.
Dopo tre mesi Percy Jackson, un uomo che ha perso la moglie, si trasferisce nel suo appartamento volendo ricominciare tutto di nuovo.
Non è il solo però ad abitare in questo appartamento, Annabeth infatti è ancora lì e gli farà riscoprire l'amore che credeva di aver perduto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qua!
Come sempre prima di lasciarvi al capitolo ringrazio AnnabethJackson per averlo ricontrollatto!
Spero vi piaccia!




-Allora Percy, come stai?- 
Ecco, Grover davanti a me, parte subito con la domanda peggiore, finendo di mangiare la coppa gelato che ha appena comprato nel bar.
Cosa posso dirgli? Come posso dirgli che nulla va davvero bene e che in questo momento sto vedendo una donna che nemmeno esiste in casa mia?
Sia lui che Thalia mi guardano attenti. Non devo proprio sembrare al massimo della mia forma in quest’ultimo periodo.
Prima ricevevano continuamente foto di coppe e trofei vinti nelle gare di nuoto, poi, dopo la morte di Rachel mi sono ritirato per cercare di riprendere il controllo della mia vita, eppure non ci sono ancora riuscito.
-Sembri una Testa D’Alghe lo sai?-
Guardo Thalia pensando di trovarci quella donna bionda, invece vedo solo l’immagine di mia cugina mentre beve dal suo bicchiere.
Sicuramente devo essermi sbagliato. Non ho sentito quello che realmente deve avermi detto, non possono esserci tutte queste coincidenze.
-Puoi ripetere?-
Thalia sembra confusa, dopo un secondo però scuote la testa e ripete.
-Ho detto che sembri una Testa D’Alghe.-
Ecco, ora sono sicuro che non sia stata la mia immaginazione a farmi sentire quel soprannome che aveva usato anche la donna bionda.
Sbatto un po’ le palpebre mentre Grover muove velocemente una mano davanti al mio viso tanto per accettarsi che non sia caduto in trance.
-Non è possibile.-
Mi guardano confusi mentre scuoto la testa e prendo dell’acqua. La mia mente continua a riportarmi immagini della donna mentre mi chiama Testa D’alghe.
-Come puoi chiamarmi con lo stesso soprannome di quella donna?-
Thalia continua ad essere confusa, probabilmente tutto quello che sto dicendo non ha senso per lei ma la rendono solo più confusa.
-Quale donna, Percy?-
Scuoto la testa, per scacciare l’immagine di lei.
Non voglio che la sua immagine sostituisca ancora una volta quella di Rachel, che deve invece rimanere il mio unico pensiero come mi sono sempre prefissato.
Davanti a me però sia Thalia che Grover finiscono per essere interessati a tutta questa storia, tanto da allontanare i piatti per concentrarsi su di me.
-Una donna che ho visto.-
Un fischio da parte di Grover, contento che finalmente abbia deciso di andare avanti… cosa che però non ho ancora fatto.
-Una donna impertinente che compare ogni tanto in casa mia e che mi ha dato quel soprannome che hai appena usato tu, Thalia.-
Si concentra su quest'ultima parte. Lascia andare la sigaretta che stava fumando fuori dal bar e la spegne nel posacenere.
-Deve proprio essere intelligente allora.-
-Se è anche bella, Percy, ti do la mia piena benedizione.-
Guardo entrambi che sembrano contenti.
Io non voglio dimenticare Rachel e soprattutto non voglio uscire con una donna che è solo frutto della mia immaginazione, o se proprio vogliamo dirla tutta, non voglio stare con un fantasma che non so da dov'è uscito.
-Allora, è bella quanto una delle donne delle lista di Afrodite?-
La lista di Afrodite è l'elenco delle 30 donne più belle che possono essere considerate come le figlie della fantomatica dea Greca.
Alla domanda di Grover non posso far altro che pensare al suo aspetto.
È bellissima sì, bellissima nel suo essere naturale, con gli occhi grigi accesi e i capelli biondi che posso immaginare lunghi se li lasciasse liberi dall'elastico.
-Ottimo allora, è perfetta per te.-
Grover ha deciso solo lanciandomi uno sguardo.
Il problema in tutto questo è che non hanno ancora capito che questa donna, in realtà, non esiste e che vorrei solo sfogarmi con loro.
-Mi sa che è sposata, Grover.-
Lui guarda Thalia mentre cerca una conferma da me.
No non è sposata, almeno credo, dato che mi sembra di non aver visto alcun anello sulla sua mano.
Anzi, la donna non sembrava indossare qualunque gioiello, se non si conta una collana di perle abbastanza vecchia che sembra riportare alcuni simboli incisi su ogni perla.
-Non credo Thalia, solo che non è reale.-
Sbotto l’ultima parte, volendo arrivare subito alla fine del discorso senza senso.
-Cosa intendi dire?-
Scuoto la testa. L’unica cosa certa è che la donna con cui mi vedo in vari momenti durante la giornata non è reale.
Non è reale perché non ci sono passaggi segreti in casa mia.
Non è reale perché ho cambiato la serratura e lei è ancora in casa.
Non è reale semplicemente perché non deve esserlo.
-Mi sa che devo chiamare Piper per aiutarlo. Non la vedo da quando…-
Thalia scuote la testa per scacciare qualche assurdo pensiero dalla sua mente e all’improvviso si rabbuia per qualche triste motivo.
Prende dell’acqua per calmarsi e subito dopo sento il suo telefono squillare.
-È Luke, devo tornare perché Nathan non si sente molto bene.-
Annuisco mentre aspetto che si metta il cappotto e la borsa. Abbracciandola prima di salutarci la vedo leggermente cresciuta, o forse è solo perché porta i tanto odiosi tacchi che è obbligata a mettere quando lavora.
Proprio oggi infatti è venuta da me uscendo prima da lavoro.
-Salutami Nate e May, promesso?-
Annuisce sulla mia spalla prima di allontanarsi definitivamente da entrambi.
-Amico, invece di andare dalla psicologa… perché non vieni come me? Dovresti festeggiare con qualche ragazza lo sai?-

Tornando a casa non posso fare a meno di controllare se quella donna è ancora in casa o se è scomparsa definitivamente dalla circolazione.
Quando sono sicuro di non trovarla mi dirigo in camera, sdraiandomi sul letto a doppia piazza. Il cuscino è incredibilmente comodo.
Quando sto per addormentarmi sento, purtroppo, una voce urlarmi di togliermi dal letto obbligandomi ad aprire gli occhi.
Ancora lei. Questa volta sembra ancora più arrabbiata mentre mi indica il cuscino su cui mi sono appoggiato.
-Passi il tavolo, ma il mio cuscino e la mia foto non dovevi toccarla.-
Rimango confuso mentre cerco di capire a quale foto si stia riferendo.
Purtroppo però non sembra molto facile, non vedo nessuna foto in questa camera che possa poi sembrare rovinata.
Il cuscino poi non riporta particolari marchi, se non una minuscola A e una C nell’angolino della stoffa.
-Si può sapere chi sei?-
Boccheggia per un attimo prima di dirigersi arrabbiata verso il salotto.
-Ehi, aspetta!-
Ma un secondo dopo lei non c’è più. Al suo posto rimango solo io che continuo a guardarmi attorno confuso. Alla fine decido di buttare le birre.

Niente.
Questo è il terzo ciarlatano che crede di aver davvero tolto di mezzo il fantasma.
La Sapientona accanto a me lo guarda mentre quello mi mostra una scatolina dove dice di aver intrappolato lo spirito.
-Si, certo. Peccato soltanto che io sia qui e che quelli siano metal detector.-
Non posso far altro che annuire a quella frase.
Inizio a pensare che quelli siano realmente dei metal detector e che abbiamo soltanto fatto rumore quando si sono avvicinati al tavolo.
L’uomo, Octavian, con quel suo pupazzo che si è portato dietro, mi guarda contento come una pasqua mentre io purtroppo non posso far altro che cacciarlo.

Mi fermo davanti ad una libreria del sovrannaturale. Ormai questa è sul serio la mia ultima spiaggia, l’ultima opportunità che ho per liberarmi di lei.
Al bancone trovo tre persone, quindi mi dirigo verso di loro.
Mi dicono di chiamarsi Nico, Bianca e Hazel ed io non posso far altro che annuire, sperando solo che almeno uno di loro sappia cosa fare.
-Ho un fantasma in casa che vorrei cacciare. Sapete cosa fare?-
Nico annuisce e mi porta verso degli scaffali dedicati agli spiriti.
Il problema è che non sono molto interessato ai libri quanto più ad un lavoro pratico. Ormai i libri non mi sono molto utili.
-Vorrei un aiuto sul campo.-
Spiego la mia situazione, gli racconto di questo fantasma che mi sta in un certo senso tormentando da tempo.
-D’accordo ho capito, posso venire lì e vedere.-
Annuisco avvilito. Ormai non credo nemmeno più che la situazione possa migliorare e che lui possa aiutarmi sul serio.

Gli ho mostrato la casa e lui è rimasto incredibilmente silenzioso, concentrato solo sulle sensazioni che quella casa gli dava.
Alla fine quella donna ritorna, ritorna e si diverte a prendere in giro Nico, che secondo lei non sarà utile come tutti gli altri.
-Dovresti andartene sai? Sento un impulso negativo.-
Sorpresa, lei si siede dandogli ragione e complimentandosi per la prima persona sana di mente che sembra io abbia trovato.
Invece non mi sembra molto utile nella mia situazione.
Mi dirigo in cucina sbuffando e lei mi segue, parlandomi del perché io debba andarmene o soprattutto chiedendomi perché sono testardo.
-Non sarà per una donna? Magari una che ti ha proprio lasciato?-
A quel punto non ci vedo più, parlare con lei è inutile e soprattutto parlarle di Rachel sarebbe inutile, non sembra nemmeno capace di essere delicata.
A quel punto la lascio stare ed esco, per dirigermi verso il piano superiore, verso l’attico di cui in quel momento ho proprio bisogno.
Faccio solo in tempo per sentire Nico dirle.
-Sai, forse dovresti capire quando qualcuno perde la persona amata.-

Sento dei passi dietro di me ma continuo a guardare la città.
Dietro di me sento sospirare mentre lei si siede alla mia destra, abbastanza lontano perché possa decida se cacciarla o meno.
Le gambe le penzolano dal muretto. O non ha paura o non se ne accorge.
Ha i capelli sciolti e, come prova del fatto che non è reale, non li vedo muoversi al vento come quelli di una persona normale.
-Scusami.-
Per la prima volta mi sembra di sentirla parlare seriamente. Non sento nessuna vena d’ironia dalla sua voce.
Continua a guardare davanti a sé, sorridendo alla vista delle luci della città.
-Cosa le è successo?-
Mi giro a guardarla. Anche questa volta però la vedo seria e interessata.
Non come pettegola ma preoccupata seriamente per la storia.
-Dovevamo uscire, era tornato dopo un lungo periodo di gare. Era andata in camera a prendere un altro paio di scarpe… si era portata le mani in testa e…-
Mi blocco, non riesco a concludere la frase.
Non riesco a spiegarle che Rachel era morta per...
-Ictus celebrale.-
La guardo e annuisco. La Sapientona ha ragione.
  
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