Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: Jay_Myler    11/03/2014    1 recensioni
In questo gioco mi ha sempre colpito molto Castiel, e forse è proprio per il suo disegno nella pubblicità che, incuriosita, sono andata a vedere di che cosa si trattasse Dolce Flirt. Ma quando nei primi due episodi ho incontrato Ken, non ho potuto fare a meno di trattarlo bene e – come avrete visto se avete mai giocato – quando il personaggio, la Dolcetta per intenderci, rispondeva male a Ken o pensava cose cattive su di lui, la riprendevo ad alta voce come una pazza che parla al suo computer. Poi si sa, stiamo parlando di un gioco di dating game, una visual novel, era scontato che quell'anonimo ragazzetto occhialuto sarebbe diventato uno strafigo e così trattandolo bene e tenendo il suo peluches sul comodino l'ho aspettato con ansia e il mio trattarlo bene ha ripagato i miei sforzi.
Spero vi piaccia e buona lettura.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Kentin, Nathaniel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Kentin corse via dalla sala delegati, con il permesso firmato poteva finalmente andarsene dal liceo e rincorrere Ivy per parlarle una volta e per tutte; passando davanti al cancello della scuola vide Alexy e Violet che camminavano uno di franco all’altro, ridendo e scherzando: Violet aveva la stessa espressione tranquilla e a suo agio che aveva quando stava con Jade; nonostante gli anni se la ricordava ancora quella faccia beata che aveva la ragazza quando stava con il giardiniere – era la stessa che si sentiva di avere lui quando stava con Ivy – ma ora quell’espressione era dedicata tutta ad un altro ragazzo, sfoggiandola così, in mezzo alla strada senza un minimo di pensiero per cosa potessero pensare gli altri. Vide la mano di Alexy alzarsi per salutarlo da lontano, ma senza l’entusiasmo che di solito era pieno il ragazzo; vide come i due si guardavano e capì che lo sguardo amorevole che Violet mandava al ragazzo non era affatto ricambiato e si domandò a chi, quel ragazzo così pimpante e stravagante riservasse quegli occhi pieni di sentimenti; non aveva tempo ora di fermarsi e domandare alla ragazza che cosa fosse successo con Jade, ora doveva solo correre. Doveva un favore all’aiutante del club di giardinaggio, ma non era quello il momento più adatto per ricambiarlo, lo avrebbe fatto con più calma, in altra sede, quando non aveva mille domande nella testa a cui doveva dare una risposta.  Li sorpassò senza neanche ricambiare il saluto di Alexy, che lentamente abbassò la mano sentendosi quasi in colpa per aver compiuto quel gesto istintivamente;  Kentin non vide l’espressione che gli corrugò il volto perché ormai, a passo di corsa, lo aveva superato già di un mezzo isolato; era veloce il ragazzo, il campo militare lo aveva aiutato molto a rinnovarsi ma anche a sviluppare la sua velocità e i suoi riflessi, cosa che in quel momento trovò molto utile in quanto, immerso nei suoi pensieri, se non si fosse scansato in tempo, stava per finire sotto una macchina mentre attraversava la strada. Sorpassò il cancello del parco, sempre di fretta, senza voltarsi nemmeno a dare un’occhiata al verde che lo costellava; “Stupido!” pensò tra sé mentre superava un bar sulla sua sinistra, avrebbe potuto tagliare la strada passando per il parco, passando per i negozi avrebbe solo allungato la strada, ma ormai non valeva la pena tornare indietro e continuò a tirare dritto senza pensarci oltre. L’unica cosa a cui riusciva a pensare, che gli girava in testa, stranamente non era quel che si aspettava: pensava sì alla faccenda con Ivy, ma in cuor suo, senza capire perché sentiva di averla già risolta e che sarebbe bastato soltanto parlare con la ragazza per rimettere le cose a posto come una volte, se non ancora meglio; la cosa che gli ronzava nel cervello era il comportamento che aveva avuto quel giorno il suo compagno di classe Alexy, non era più pimpante come una volta, non sprizzava energia da tutti i pori, ed anche se si trovava in allegra compagnia non sorrideva affatto… e poi quel saluto da lontano, con quel muso lungo, non gliela contava affatto. Una volta finita tutta questa storia sarebbe andato ad indagare per capirci meglio, nonostante lo prendesse sempre in giro per l’abbigliamento, sapeva benissimo che lo faceva solo per simpatia, ed infondo non trovava così brutta la sua compagnia, anche se si trovava molto più a suo agio con il fratello gemello Armin, che era molto più disposto a parlare di Ivy.
Sapeva che Alexy non era interessato alle donne, lo aveva capito il trimestre prima, quando molto chiaramente aveva lasciato intendere i suoi gusti in fatto di relazioni romantiche, ma continuava a non capire quel suo strano comportamento odierno. Passò davanti ad un negozio di vestiti; vide che dietro la vetrina c’era un ragazzo con i capelli neri ed uno stile di vestiaro molto simile a quello di Lysandre, l’amico di Castiel, e se la vista non lo ingannava, vide lo stesso proprio dietro un manichino, mentre si accingeva a mettere un vestito su di esso. Non sapeva se fosse stata solo una sua impressione, ma gli parve di vederlo mentre gli lanciava un sorriso amico da dietro il vetro del negozio, come se sapesse a che cosa stesse andando incontro correndo. Tirò dritto, girò l’angolo ed eccolo davanti alla porta del loft della ragazza. Ad un tratto gli parve di non avere più fiato in corpo, non sentiva nemmeno il fiatone che aveva dopo ogni stenuante corsa; si sentì quasi di morire e per un istante gli passò per la testa di andarsene senza nemmeno bussare: quella moto era lì davanti, che cosa ci faceva non lo sapeva e non lo capiva, ma non poteva essere né un sospetto né lo stesso ragazzo ad impedirgli di fare quanto si era prefissato. Bussò alla porta e con il cuore a mille che gli pompava in petto aspettò che la porta gli venisse aperta; nemmeno dieci secondi dopo ecco che la muraglia che lo divideva da Ivy – la porta – iniziò ad aprirsi, senza quasi far rumore ed un’inaspettata, quanto temuta, chioma fiammeggiante gli aprì la porta senza degnarlo di un saluto.
«Forza, entra» furono le uniche parole che si sentì rivolgere in quell’istante.
Per un attimo pensò di aver sbagliato momento, di aver sbagliato casa, di aver sbagliato vita e pensò che tutto quello che gli stava accadendo fosse così sbagliato; senza dire nulla, ancora in preda ad una sorta di shock, perso nei meandri della sua testa seguì il ragazzo per la casa, che tranquillamente gli faceva gli onori di casa portandolo in cucina. Kentin si andò a sedere al tavolo della cucina, senza pensarci, mentre Castiel davanti a lui, come se fosse di casa gli prendeva una tazza dalla credenza in alto alla cucina e gli versava una tazza di caffè. Dopo avergliela messa davanti si mise appoggiato sulla cucina, continuandolo a fissare senza dire nulla; da parte sua, l’altro, prendendo un sorso di caffè e ripensando alla loro ultima, scontrosa conversazione, alzò lo sguardo e con una calma che non sapeva di avere gli domandò:
«Cosa ci fai qui?» mentre continuava a sorseggiare il caffè che gli aveva offerto.
«Preferisci che me ne vada mentre bevi? Ti senti osservato?»
«Intendevo qui, a casa di Ivy» disse con una lieve inflessione di impazienza nella voce.
«Potrei farti la stessa domanda in effetti.» gli rispose Castiel mentre si versava a sua volta una tazza di caffè.
«Anche l’altra volta eri qui, fuori casa sua e ve ne siete andati insieme.»
In quel momento, ricordandosi entrambi dell’avvenimento non si sapeva dire chi fosse più sul procinto di esplodere; da una parte Kentin che voleva saltargli addosso e picchiarlo perché non accettava l’idea che la sua Ivy se la facesse con un teppista simile, dall’altra parte Castiel che aveva ancora impresso il ricordo della fasciatura che l’altro aveva perso mentre se ne tornava a casa, la fasciatura di Ivy e della giornata che aveva passato insieme a lei al centro commerciale che aveva avuto dei risvolti davvero strani e inaspettati.
«Ascolta, abbiamo entrambi un buon motivo per saltare l’uno addosso all’altro e darcene di santa ragione, ma non credo che sia il luogo più adatto e non credo che Ivy ne sarebbe entusiasta»
Kentin stava per ribattere qualcosa ma la loro conversazione fu interrotta da una terza persona.
«Di cosa non sarei entusiasta?» disse la ragazza con un sorriso misto di allegria ed incertezza, mettendosi esattamente a metà strada tra i due, per evitare un eventuale attacco a sorpresa da parte dei ragazzi. Non scorreva buon sangue tra loro, ma per amor suo si sarebbero dovuti arrendere ad una convivenza e sopportazione pacifica e reciproca.
«Solamente non capisco che cosa ci faccia, per l’ennesima volta questo losco tipo con te!»
Castiel abbassò la tazza guardandolo male ma senza muoversi di un muscolo.
«Beh io per esempio invece, non capisco come lei possa anche soltanto stare in presenza di un rammollito come te»
«Rammollito?»
Contemporaneamente i due ragazzi posarono le tazze e si misero uno di fronte all’altro, guardandosi in cagnesco ma senza iniziare una vera e propria rissa, c’era un silenzio pesante tra di loro, molto peggio di un’atmosfera piena di insulti.
«Ragazzi» disse Ivy mettendosi a sedere sul tavolo, che per fortuna si trovava già in mezzo a loro, ma che sapeva non li avrebbe fermati per molto «Calmatevi, ve lo chiedo per favore» a quelle parole entrambi tornarono alle loro posizioni originali, con tanto di tazza di caffè annessa, senza smettere però di guardarsi male.
«Devi dirmelo Ivy, c’è qualcosa tra di voi?» la faccia di Kentin era contratta in una morsa ferrea di serietà mista a preoccupazione, pensando che magari tutta la sua buona volontà ed i suoi sentimenti potessero andare perduti per sempre in seguito ad una risposta affermativa da parte della ragazza.
Ivy rimase ferma e alquanto scioccata, il ragazzo dietro di lei, tirò leggermente indietro la testa, facendo ondeggiare lievemente alcune ciocche rosse, con gli occhi spalancati dallo stupore.
Poi la stanza fu riempita dalle risate di entrambi.
Kentin non capiva bene la situazione e rimanendo interdetto, continuò a fissare i due che se la ridevano di gusto senza prendere un attimo di fiato.
Poi asciugandosi le lacrime agli occhi che le erano scese dal troppo ridere, Ivy iniziò a calmarsi e prendendo fiato ritornò seria, mentre da dietro alle sue spalle Castiel ancora rideva di gusto ma ad un volume più misurato.
«Tu pensavi che…» le labbra della ragazza si incresparono in un sorriso che fece sorridere, incerto, anche il ragazzo di fronte a lei che non capiva ancora cosa avesse scatenato tutta quell’ilarità «… io e Castiel stessimo insieme? Che ci stessimo frequentando o qualcosa di simile?»
«O qualcosa di simile, ovvio.» rispose il ragazzo facendole eco ma ancora non capendo bene.
A spiegargli la situazione fu proprio Castiel, che riprendendosi dalla crisi di risate, si era ricomposto; anche nel ridere quel ragazzo aveva qualcosa di inquietante, pensò Kentin.
«Ascolta un po’, qui hai preso un granchio davvero enorme» disse il ragazzo mettendo la sua tazza nel lavabo dietro di lui; prese una sedia e si mise, stranamente di fianco all’altro, sotto lo sguardo vigile della padrona di casa, pronta eventualmente a dividerli. «Tra me ed Ivy non c’è assolutamente nulla, il fatto che passiamo molto tempo insieme non vuol certo dire che ci sia qualcosa tra di noi, la spiegazione è molto più semplice di quello che sembra.» glielo disse con una clama così innaturale per quel ragazzo, che Kentin non poté fa a meno di credergli. Una volta tanto stava a sentire le parole di Castiel, dandogli anche un certo peso; fissava entrambi a turno, sia il rosso che Ivy, scrutando le espressioni di entrambi ed avevano la stessa, seria faccia della verità.
«Tra me e lui non c’è nulla, puoi stare tranquillo.» gli disse lei passandogli una mano sul viso.
Una smorfia attraverso il viso di Castiel, mentre su quello della ragazza stava sbocciando un sorriso.
«Lui è il mio migliore amico, Kentin, non devi preoccuparti di nulla.»
«Sono io che ho aggiustato i casini che hai combinato tu.»
Ivy guardò Castiel con aria apprensiva, soffermandosi proprio sui suoi occhi grigi come un cielo d’autunno.
«E va bene!» esclamò il ragazzo incrociando le braccia e ricambiandole lo sguardo «Diciamo che non ho esattamente fatto il tifo per te» disse guardando l’altro «Ma le sono rimasta accanto quando te ne sei andato ed inaspettatamente è nata questa ambigua amicizia.»
«Togli pure l’ambigua Cass.» gli disse lei con un sorriso tagliente.
«Lo ammetto, è la mia vena di conquistatore, ma ti assicuro che non c’è niente tra di noi.» confermò chiudendo gli occhi.
Le loro espressioni anche se amichevoli tra di loro, erano ancora dannatamente serie nei suoi confronti per fargli capire che la loro amicizia era davvero solo tale.
«Non potrei mai rinunciare a lui, mi è stato sempre vicino e non saprei proprio cosa farei senza la sua rassicurante quanto pedante presenza…»
Un’espressione tronfia colorò il viso di Castiel.
«… ma ti posso giurare» continuò la ragazza «…che tra di noi non c’è nulla e che non provo nulla, a parte un sentimento molto forte di affetto fraterno per lui.»
L’espressione del rosso cambiò radicalmente; Kentin non era un esperto di espressioni, ma gli sembrava la stessa che aveva avuto Alexy quello stesso giorno con lui, tra il deluso e l’amareggiato, ma allo stesso tempo rassegnato e felice… no, non era affatto portato per capire le espressioni delle persone.
«Già, nulla, solo affetto fraterno.» ribadì il ragazzo. «Ah, ho una cosa per te.» disse Castiel senza guardare nessuno dei due presenti nella stanza.
«Che cosa?» chiese Ivy guardando mentre il ragazzo cercava nelle tasche del suo jeans.
«Non stavo parlando con te.» le disse continuando a cercare meglio. «Ma dove l’avrò messa?»
«Hai qualcosa per me?» chiese stupito Kentin, dalla sua sedia.
«Devo averla lasciata nella moto, torno subito.» disse senza rispondere alla domanda che gli era stata posta.
Guardò interrogativo la ragazza, che gli ricambiò il medesimo sguardo, senza capire neanche lei che cosa stesse effettivamente accadendo, ma approfittando del momento di solitudine, Kentin prese coraggio e prendendo tra le sue una mano di Ivy, cercò di iniziare il discorso che in realtà non si era affatto preparato in mente.
«Le ho viste» le disse tutto di un tratto.  «Le calle intendo, sono davvero magnifiche, sono cresciute più che bene, sei stata bravissima ad occupartene, davvero.»
«Grazie» bisbigliò la ragazza arrossendo in volto. «Nemmeno Jade ci credeva quando ha visto la fioritura, l’ha definita quasi miracolosa, ma di certo non è merito mio l’unica cosa che ho fatto è stato annaffiarle ed occuparmene qualche pomeriggio, sarà la pianta ad essere fortunata…»
«Oppure ha sentito l’amore che ci hai messo nel curarle, questo le piante lo sentono.»
I due si fissarono negli occhi.
«Mi sei mancato Kentin»
«Anche tu Ivy»
Continuando a specchiarsi uno negli occhi dell’altro, lentamente si stavano avvicinando uno al viso dell’altra.
«Spero di aver interrotto qualcosa di particolarmente romantico» disse Castiel entrando in cucina, beccandosi senza protestare una pacca dietro la spalla da parte di Ivy.
«Mi sono permesso di andare a prendere anche le lettere che hai di sopra in camera, se bisogna fare una cosa bisogna farla bene no?» disse passano all’altro ragazzo un pacco di lettere ed un paio di cassettine audio-video.
«Cosa..?»
«Cosa sono? Queste le registrazioni che fece Penny il giorno in cui tornasti e queste delle lettere» gli rispose in tono abbastanza ovvio.
«Come hai fatto ad averle?» gli chiese pensando a quanto avesse insistito senza aver nessun risultato con la giornalista scolastica.
«Ho i miei metodi»
«Queste non dovrebbero andare ad Ivy?»
Castiel lo guardò con la sua solita espressione innervosita e di superiorità. «Di certo non potevo dargliele io non credi?» sbuffò esasperato.
«Ivy» riprese Kentin «qua è impresso il giorno in cui sono tornato, quando mi hai visto con Ambra, io posso spiegarti, dirti la verità, ma se non mi volessi credere beh… qui c’è la prova che quello che ti dirò non è una serie di bugie ben architettate.»
La ragazza non lo fece nemmeno finire di parlare, lo guardò con una sguardo complice, ancora prima che parlasse già gli credeva.
«Kentin, quando te ne sei andato, io ho cercato di contattarti, in tutti i modi, in tutte le maniere; chiamavo e mi veniva detto di non farlo più, che non dovevo cercarti; mandavo lettere – le stesse che ora tieni tra le mani – e mi tornavano indietro, al mittente perché mi venivano respinte. Fu stesso tuo padre che mi disse di lasciar perdere, di non cercarti più ed io non l’ho ascoltato, ho continuato ma… hai tu stesso il risultato dei miei tentativi lì, davanti a te, sul tavolo»
Il ragazzo abbassò lo sguardo e vide chiaramente che tutte quelle lettere portavano il giusto indirizzo di dove aveva passato l’anno prima, con sopra un grosso timbro con su scritto “Da rimandare al mittente”.
«Mio padre mi disse che nessuno mi aveva cercato, che nessuno mi avrebbe mai voluto cercare né avere qualcosa a che fare con me, visto com’ero.»
Castiel si trattenne a stento dal fare un commento poco carino su quella frase; ma capì che stavano arrivando ad un epilogo positivo, così senza dire nulla, senza chiedere ringraziamenti, silenziosamente se ne andò via, attraversò il corridoio un po’ a malincuore, ma contento perché finalmente la sua migliore amica stava bene ed era contenta. Mentre stava per chiudere la porta sentì alcune parti del loro discorso, stavano parlando di quando si erano incontrati per caso sul terrazzo, poi al centro commerciale e lentamente stavano ricollegando tutti i tasselli, sentì chiaramente parlare del libro di chimica e così, sentendosi chiamare dalle voci dei due ragazzi, uscì più in fretta che poteva dalla casa, non voleva di certo trovarsi in un turbine di domande e di convenevoli. Li lasciò lì a chiarire, cercando di non pensare che l’acquisto che aveva accompagnato a fare ad Ivy, forse sarebbe potuto servire in quel giorno.
Si mise il casco, tolse il cavalletto, e mettendo in moto si ripromise di andare il più velocemente lontano di lì, senza girarsi indietro, ma diede comunque uno sguardo allo specchietto laterale, vedendo la ragazza che lo chiamava da lontano, mentre Kentin le teneva una mano sulla spalla, guardandolo e sorridendogli per la prima volta, un sorriso che gli fece perché sapeva di non essere visto dal suo nemico, mentre in realtà, anche se scorto appena, Castiel scorse il sorriso che gli increspava le labbra.
E così li lasciò lì, da soli, come doveva essere da sempre: insieme, una nelle braccia dell’altro.
                                                                       ****
 
«Certo, che gruppo ben assortito che siete.» disse Jade sorridendo, era la prima volta che tutta quella gente stava nel club di giardinaggio.
«Sono qui solo di passaggio, non impazzisco a stare con un certo tipo di persona; ovviamente non mi riferisco a te Lysandre.»
Lysandre fece un segno appena accennato con la testa a Nathaniel, mentre vedeva il volto contrariato di Castiel, che a sua volta non gradiva la presenza del biondino.
«So che sei stato tu Castiel, devo per forza averla persa ieri, sono sicuro che ce l’hai presa tu.» disse con fare minaccioso.
«Non so di cosa tu stia parlando, sei pazzo secondo me; figurati se mi metto a raccogliere le cose che tu perdi!»
Lysandre, con la sua solita proverbiale calma, si mise in mezzo ai due, rivolgendosi per la prima volta a Nathaniel. «Scusami se chiedo, ma che cosa avresti smarrito ieri?»
«Una lettera»
«Tu perdi le cose e ti lamenti con me perché sei uno stupido distratto?» lo attaccò Castiel senza dare il tempo a Lysandre di parlare, il quale gli fece solo un leggero segno e lo zittì; portandosi una mano sotto il mento continuò a parlare seraficamente.
«Ora sarò leggermente indiscreto, qual era il contenuta di suddetta lettera? E anche se Castiel l’avesse presa di terra di certo non si tratterrebbe di un atto scortese, al contrario.» Poi si girò verso l’amico. «Castiel, hai la lettera del signor delegato con te?»
Castiel si limitò a sbuffare in senso di diniego.
«C’era qualcosa che poteva interessare Castiel nella lettera?»
«Affatto, era una cosa mia… personale» disse Nathaniel spostando lo sguardo in basso ed arrossendo sulle guance.
Lysandre sorrise.
«Nonostante non scorra buon sangue tra di voi…»
«E questo è palese!» disse Jade che si era fermato poco lontano da loro, appoggiandosi alla vanga che stava usando.
«… ma dovete saper che il ragazzo qui presente ha la mania di mettersi in mezzo a questioni di tipo personale» disse Lysandre continuando il suo discorso.
Castiel non disse nulla, si limitò a girare i tacchi e ad andarsene, ma nessuno fece niente per fermarlo tutti erano toppo presi dalla rivelazione che il suo amico stava facendo.
«Nathaniel, non so quanto tu conosca a fondo Castiel in questo periodo, ma si è fatto coinvolgere da una ragazza, sentimentalmente, ed ha deciso di aiutarla – immischiando anche me ogni tanto – con il ragazzo verso il quale prova qualcosa.»
«Ivy» sentenziò Jade senza dubbi. «Glielo si legge in faccia, ma ormai si è rassegnato, ha scelto il meglio per lei.»
Nathaniel li guardava straniti.
«Castiel che fa qualcosa per gli altri?» disse con un tono interdetto come la sua espressione.  
«Esattamente, quella ragazza lo ha migliorato molto sotto questo lato, anche se non lo dà a vedere; grazie a lui, Ivy e Kentin sono riusciti a passare del tempo insieme, magari in modo un po’ costretto, ma alla fine le cose sono andate nel verso giusto; prima sul terrazzo posteriore della scuola…»
«Non si può andare lassù!» protestò Nathaniel, ma nessuno gli diede peso.
«… poi al centro commerciale, il biglietto nel libro di chimica»
«Ecco chi mi ha mandato Kentin qui, nella serra!» disse in uno dei suoi soliti sorrisi Jade.
«… è stata tutta farina del suo sacco; ha addirittura convinto la nostra cara Peggy a concedergli le sue preziose registrazioni che potevano aggiustare e chiarire definitivamente la situazione.» concluse Lysandre senza badare alle continue interruzioni.
Il biondo restò leggermente scosso nel sentire tutte quelle cose; un Castiel del tutto diverso da quello che detestava e da cui veniva detestato a sua volta.
«Ma come hai detto tu, non scorre buon sangue tra di noi; non credo che mi abbia fatto un tale favore, come consegnare quella lettera a Melody» disse senza pensarci, per poi arrossire poco dopo.
Jade gli sorrise, l’altro restò imperturbabile.
«Sempre che non ne abbia parlato con Ivy; se lei ci ha messo lo zampino credo che tutto andrà per il meglio anche per te»
Ma prima che Nathaniel potesse ribattere qualcosa vide sia Lysandre che Jade indicargli qualcosa alle sue spalle e vide una ragazza brunetta, in maglietta azzurra e gonna bianca, corrergli incontro a perdifiato.
«Nathaniel!» gridava mentre sventolava la sua mano a mo’ di bandiera per salutarlo.
A Nathaniel gli si illuminò il volto, diventò quasi radioso e senza nemmeno salutare gli altri le andò in contro, perdendo ogni qual si voglia buona maniera gli avessero mai insegnato.
Da sopra un albero qualcuno osservava la situazione: al club di giardinaggio c’era Lysandre intento a scrivere qualcosa sul suo quaderno, mentre Jade chiacchierava con Violet ed Alexy che erano appena arrivati da dietro; davanti alla scuola, proprio all’entrata c’erano Nathaniel e Melody che si sorridevano imbarazzati a vicenda, stavano rientrando sicuramente per studiare ancora, davvero dei fissati; invece, proprio davanti al cancello d’entrata, intenti ad andarsene, mano nella mano, ridendo come adolescenti innamorati quali erano, guardandosi negli occhi più del dovuto, c’erano Ivy e Kentin. Si girò di scatto come a non volerli vedere più e per un attimo che li perse di vista non li ritrovò più con lo sguardo; e poi c’era lui, su un albero, a guardare tutti, il principio dell’estate gli donava la folta chioma degli alberi per nascondersi, ma la sua chioma rossa sgargiante non sarebbe passata inosservata ad un buon osservatore. Sentì un frusciare proprio sul ramo sotto dove si trovava lui, si affacciò lievemente e tese una mano per aiutare la persona che si stava arrampicando.
«Grazie» gli disse senza nemmeno aspettare di essersi sistemata.
Castiel la guardò per un istante, senza sorriderle, senza alcuna espressione.
«Castiel…» continuò Ivy. «So che cosa hai fatto per me, per noi.» disse alludendo a qualcuno che si trovava ai piedi dell’albero. «Lo abbiamo capito ieri, parlando tra di noi di tutto e dietro ogni incontro nostro casuale c’eri dietro tu, il tuo nome appariva ovunque! Per il libro di chimica ce ne siamo andati per logica e Lysandre ci ha raccontato i dettagli questa mattina.»
«Il solito, si dimentica solo le cose banali, questo tipo di notizie se le imprime nella mente e le va sbandierando in giro.» Disse tra i denti il ragazzo.
Ivy gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, poi lo cinse in un forte abbraccio e non lo lasciò per un minuto intero e senza aggiungere nulla scese così com’era salita, in silenzio.
Non la perse di vista un attimo una volta che lei mise i piedi a terra, avvolta da un braccio di Kentin che la stringeva forte a sé mentre tornavano a casa; quasi si odiava per essersi intromesso, ma alla fine era la cosa giusta da fare.
Appena arrivati al cancello, Kentin si girò verso l’albero sul quale si era arrampicato e gli fece un gesto da lontano, sorridendogli e ringraziandolo senza dire nulla; quel sorriso non era la fine del suo odio nei suoi confronti, ma di certo non si sarebbe dimenticato di quello che Castiel aveva fatto per loro; Ivy si girò a sua volta e lo salutò, con tanto di sorriso ben in vista.
E senza più voltarsi indietro, i due ragazzi se ne andarono via, lasciandosi alle spalle tutto e tutti, accompagnati da una brezza che smosse le chiome degli alberi, mostrando a chi sapeva dove guardare, il primo vero ed unico sorriso che Castiel rivolse a qualcuno tra le mura del liceo.

 
Jay Myler
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N.d.A.
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Bene, ragazzi e ragazze, siamo qui alla conclusione della storia spero vi sia piaciuta e bla bla bla, soliti convenevoli; ditemi con tranquillità tutto quello che pensate, le vostre impressioni, qualunque cose, un commento o un parere ma cosa più importante che volevo dirvi è
Stay tuned, a breve ci sarà l’ultimo capitolo extra di questa storia!
Parlerà della giornata passata insieme al centro commerciale di Ivy e Castiel, e sarà svelato come il nostro bulletto preferito si sia beccato due bei bernoccoli in testa ma soprattutto “Perché quei due sono andati al mall? Cosa doveva comprare Ivy?”
Al prossimo, ultimo, capitolo extra!
Sayonara! 
  
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