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Autore: myricae_    14/03/2014    5 recensioni
[REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 20 E CAPITOLO 41] [REVISIONE IN CORSO]
Estate.
La stagione delle lunghe notti punteggiate di stelle e delle risate spontanee.
La stagione perfetta per dimenticare una relazione difficile e andare avanti.
La stagione perfetta per incontrare una persona speciale, magari innamorarsi e rimanere segnati per il resto della vita.
O, almeno, così è stato per Marco e Alisea.
Ma cosa possono saperne due giovani cuori dell'amore?
Della distanza?
Della morte?
E di un passato che è deciso a ritornare, forse, separandoli per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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35

«E se io mi sentissi di lasciarti per tutte le volte che mi fai incazzare, eh?».
Il tempo parve fermarsi. Rimasero istanti interminabili a guardarsi l’un l’altra. Nei loro occhi correva paura, non di perdersi, ma di non riuscire a ritrovarsi.
 «L’hai già fatto una volta» ribatté lei calma, il suo cuore si era fermato.
 «E me ne sono pentito».
 «Allora non minacciarmi mai più di farlo» disse, glaciale.
 «Mai» avvicinò il viso a quello di lei, baciandole una lacrima che le era scappata. «Sai che non lo penso sul serio» le sussurrò all’orecchio.
 «Non ne sono così sicura ultimamente» confessò, la voce tremante.
Marco la strinse a sé, facendole appoggiare la testa sul suo petto. «Scusa, amore, perdonami».
 «Non dirlo mai più, ti prego» lo supplicò lei.
E in quel momento Marco ritrovò la ragazza di cui era innamorato. Ritrovò quella fragilità di cui amava prendersi cura e proteggere. Quella fragilità che lo riportava da lei per salvarla ogni volta.
 «Sono stato uno stronzo». La lontananza gli aveva fatto dimenticare come dovesse misurare le parole con lei; perché Alis, nella sua adorabile ingenuità, aveva l’abitudine a credere a tutto ciò che le si diceva. «Ti amo, ti amo tanto, lo sai vero?».
 «Ti amo anch’io» gli fece eco.
 «Calmati, sei al sicuro adesso».
Alis sorrise, improvvisamente timida.
 «Così va meglio» sussurrò, depositandole un bacio sulle labbra.
 «Mi sei mancato».
 «Anche tu, combinaguai. Perché non me ne hai parlato prima?».
 Alis si strinse di più a lui. «Avevo paura della tua reazione» confessò «avevo paura che… insomma, sì, tu…».
Marco le prese il viso tra le mani. «Non pensarlo neanche. Non c’è cosa che puoi fare che possa allontanarmi da te».
 «Non vale lo stesso per Christian». La perdita dell’amico bruciava ancora.
 «Alisea, era arrabbiato, sono sicuro che…».
La ragazza alzò la testa per guardarlo negli occhi. «Tu non l’hai sentito. Ha detto che sono pazza. Non hai visto il suo sguardo, provava repulsione; per me» lo disse con incredibile distacco, come se non fosse successo realmente.
 «Be’,... sei un po’ pazza».
Alis si allontanò da lui. «Anche tu la pensi così?».
 «Non condivido quello che hai fatto. Hai sbagliato, Alisea. E non dirò il contrario solo per farti star meglio».
 «Tu non capisci». Nessuno ti capisce, le parole di Andrea si insinuarono nella sua testa, destabilizzandola. Provò a scacciare quel pensiero, ma una parte di lei sapeva che era la verità. Più cercava di spiegare le motivazioni per cui aveva agito in quel modo e più Marco sembrava non comprendere. E prima di lui Christian. Nessuno ti capisce. «Nessuno capisce» mormorò più a se stessa che al ragazzo.
 «Sì, va bene, sono stupido e non capisco» sbottò lui, ironico.
 «Pensavo che almeno tu saresti stato dalla mia parte» che mi avresti sostenuta, mia roccia, mia forza. Ma la roccia che l’aveva salvata si stava sgretolando.
 «Sono sempre dalla tua parte! Lo sono da quando ti ho conosciuta, ma questo non significa che devo essere d’accordo con qualsiasi cosa tu faccia. Ti difendo sempre, e lo sai». Marco faceva fatica a trattenere l’irritazione. Era ferita e non doveva permettere a se stesso di dare sfogo all’ira con lei in quel momento. Alis doveva capire che l’amava, come se se ne fosse dimenticata.
 «Tu non mi difendi sempre».
 «Adesso basta, stai delirando».
 «No, è la verità, ieri non c’eri» la ragazza atterrò lo sguardo, incrociando le mani in grembo.
 «Ieri…?». Marco soppesò quella parola per qualche attimo, il tempo per collegare gli avvenimenti. Loro che litigavano, lui che la chiamava per ore e lei… lei che non rispondeva, perché? Perché era arrabbiata; aveva detto. Socchiuse gli occhi. «Dov’eri ieri mentre ti chiamavo?».
 «Ero arrabbiata, te l’ho…».
 «Smettila di mentirmi! Noi chiariamo sempre, anche quando siamo arrabbiati. Ora, dimmi, dov’eri ieri?».
Quando alzò il viso per guardarlo, i suoi occhi erano lucidi e le sue labbra tremavano. «Mi dispiace tanto, io non volevo. Non è stata colpa mia, io…».
 «DOV’ERI?!» quasi urlò.
 «Ero con Andrea» sussurrò.
Marco chiuse gli occhi, ispirando, per poi riaprirli lentamente. «E perché?».
 «Non è come pensi, te lo giuro!».
 «Dimmi cosa cazzo stavi facendo insieme a quello ieri, Alisea!».
Alis fu percorsa da un brivido gelido, nulla a che vedere come quelli piacevoli a cui era abituata quando era insieme a lui. Balbettando di quando in quando, gli raccontò anche di Roberto e dei suoi amici e di come Andrea l’aveva salvata.
 «Quei graffi… judo, vero? Quanto sono stato stupido a crederti».
 «Amore, mi dispiace davvero tanto. Ti prometto che…».
 «Stai zitta!».
Alis si ammutolì. Poche volte il viso di Marco conosceva la collera.
 «Basta, bugie, basta! Ti lamenti che non condivido le tue scelte, ma ti sei resa conto di quello a cui sei andata incontro? Hai pensato alle conseguenze? Qualsiasi cosa fai ti metti sempre nei guai, sei un fottuto disastro, cazzo! Cresci, Alisea, perché io non posso proteggerti da tutto».
Le parole di Marco la ferirono e come sempre quando era ferita, passò all’attacco. «Non devi preoccuparti, mi ha protetto Andrea perché tu sei troppo occupato a pensare ai tuoi stupidi servizi fotografici!».
 «Sai perché lo sto facendo».
 «Ma questo non significa che io condivida la tua scelta, anche tu non pensi alle conseguenze»     Alis si alzò, avvicinandosi al lago, dando le spalle al ragazzo.
 «Sono due cose diverse; le tue scelte ti distruggono».
Sentì Marco avvicinarsi con cautela, quindi rispose: «Anche le tue».
Il ragazzo sospirò, dando un calcio a un sasso lì vicino per poi passarsi una mano fra i capelli scuri. Si alzò il vento, Alis rabbrividì senza darlo a vedere.
 «Fa freddo» disse lui, cupo.
Alis annuì. Marco si avvicinò stringendole le mani tra le sue. «Sei gelata» commentò «andiamo a bere qualcosa».
Quando una lacrima solcò la guancia della ragazza, Marco la strinse a sé sussurrando: «[Risolveremo anche questa.] Non mi arrendo con te».
 
 Alis teneva gli occhi fissi sulla sua tazza di tè, sentendo lo sguardo di Marco su di sé.
 «Sei bellissima, lo sai?».
La ragazza arrossì violentemente a quel complimento improvviso. Avvicinò la tazza alle labbra, iniziando a sorseggiare il tè per nascondere l’imbarazzo.
 «Sei silenziosa» commentò, spostandole un ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio, sfiorandolo appena. «Che cosa succede?».
 «Vorrei che tu fossi sempre qui».
 «Anch’io. Ma ce la stiamo facendo».
 «Non senza litigare» osò dire.
Marco sospirò. «Forse è perché ci amiamo che litighiamo».
 «Litighiamo perché sono un disastro». Gli occhi le pizzicavano di nuove lacrime.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. «Mi dispiace per quello che ho detto prima».
 «Non devi scusarti, è la verità».
Lui le afferrò la mano con dolcezza. «Alisea, guardami» la ragazza ubbidì alzando lo sguardo per incrociare i suoi occhi «ho esagerato prima, ma non voglio che ti accada nulla mentre io non ci sono. Un giorno saremo sempre insieme, te lo prometto, però fino ad allora non posso vivere sapendoti in pericolo».
 «Non sono in pericolo» lo rassicurò, accennando a un flebile sorriso.
Marco le accarezzò una guancia, quella segnata ancora dai graffi. «Invece sì, e questi ne sono la prova». Il ragazzo si avvicinò a lei, stringendo ancora più forte la sua mano. «Non riesco a sopportare la loro vista sul tuo viso» e, come a conferma di quelle parole, chiuse gli occhi stringendola a sé; il profumo di lei che diventava il suo ossigeno. «Sei così piccola che ho paura di perderti».
Alis trasalì non per la dolcezza nella sua voce ma perché in quelle parole riconobbe il riflesso delle sue stesse paure. Amarsi significava, dunque, essere talmente in sintonia con l’altro da possedere gli stessi timori? Forse l’amore era anche questo. Gli prese il viso tra le mani depositandogli un dolce bacio sulle labbra.
 «Vieni con me, voglio farti vedere una cosa» disse e, prendendogli una mano, lo condusse fuori dal bar verso il piano superiore del battello. Si muoveva lentamente, mantenendosi vicino alla sponda sinistra del lago. Il cielo sopra di loro minacciava pioggia. Alis si avvicinò alla balconata, Marco la seguì abbracciandola da dietro. «Ti ricordi le giornate trascorse nella barca di Davide?».
Alis annuì, sorridendo al ricordo che stavano condividendo.
 «Chiudi gli occhi» le sussurrò.
La ragazza ubbidì, stringendo le mani di Marco tra le sue.
 «Siamo ancora sulla barca di Davide» le mormorò all’orecchio. «Abbiamo trascorso la notte insieme; io ti ho preparato la colazione e abbiamo guardato un film sdraiati sul divano…».
 «Quale film?» domandò, socchiudendo gli occhi.
 «Troy» rispose senza esitazione. «Non aprire gli occhi»
Una volta che lei li ebbe chiusi di nuovo, Marco proseguì: «E ora ci stiamo dirigendo verso l’isola dove ti ho cercata quando sono tornato da Roma».
Alis si appoggiò al petto del ragazzo, cullata dai piacevoli ricordi che lui le evocava. «»
 
Alis era seduta al suo banco, aveva tirato fuori un libro dallo zaino iniziando a leggere per dimenticarsi del mondo intorno a sé.
Christian lo interpretò come un cattivo segno. Le si avvicinò con cautela; quando le sfiorò la spalla per richiamare la sua attenzione, lei alzò lo sguardo su di lui, visibilmente stupita. «Ciao» mormorò, chiudendo il libro.
Il ragazzo si sedette di fronte a lei. «So chi è stato a parlare con Andrea» esordì, senza prendersi il disturbo di chiederle come stava o cosa fosse successo in quei giorni in cui non si erano rivolti la parola; era ancora arrabbiato con lei. «No, non è stata Eleonora» la fermò, prima che Alis cominciasse a parlare.
 «È stata Eleonora! Chi altri conosce Andrea meglio di lei?». La determinazione con cui parlò suonò ridicola alle orecchie di Chris.
 «Matteo» rispose in un sussurro.
Alis sbarrò gli occhi, le labbra chiuse a formare una linea dura in contrasto con i suoi lineamenti. «Non è possibile» mormorò più a se stessa che a lui.
 «Quale motivo ho per mentirti?».
 «Quale motivo hai per dirmi la verità?».
 «Per farti capire che ti sei sbagliata e che ti sei comportata da stronza».
 «Abbandonare gli amici è da stronzi» lanciò un’occhiata velenosa al suo indirizzo.
 «Alisea, hai sbagliato, cosa pensavi che facessi?» le chiese, sospirando sonoramente.
 «Pensavo che…» la ragazza abbassò lo sguardo, cercando le parole adatte. «che…»
 «Che ti avrei difesa» l’anticipò.
 «In un certo senso» ammetterlo sembrò costarle fatica; ma Christian non avrebbe ceduto. Alis era sempre stata impulsiva, ma mai cattiva o vendicativa. Non era arrabbiato con lei, solo deluso, il che era anche peggio.
 «Alis, hai sbagliato…»
 «Me lo dite tutti!» sbottò all’improvviso. «Magari non avrò agito nel migliore dei modi, ma al posto di aiutarmi a rimediare non fate altro che accusarmi! L’unico che capisce è Andrea!» non si accorse di ciò che aveva detto finché non fu uscito dalla sua bocca; troppo tardi.
 «Andrea è l’unico che merita la tua vendetta! Non Eleonora, non io e nemmeno Matteo nel caso ti venisse in mente di spargere foto anche su di lui. È Andrea il bastardo che ti sta distruggendo di nuovo».
 «Andrea mi ha salvata; qualche giorno fa» lo difese.
Quando Christian aggrottò le sopracciglia, la ragazza proseguì nel racconto. Chris aveva notato i graffi sulle sue guance, ma mai era arrivato a pensare che Roberto e i suoi amici fossero capaci di tanto.
 «Avresti dovuto chiamare me, al posto di Andrea» la sua voce improvvisamente preoccupata e apprensiva; in fondo, non era mai stato arrabbiato con lei, una parte di lui sapeva che l’avrebbe sempre protetta qualsiasi cosa Alis avesse fatto. Ma farle capire che aveva sbagliato equivaleva a proteggerla.
 «Non l’ho chiamato io, mi ha trovata. È stato…molto gentile con me».
 «Gentile? Andrea?».
Quando Alis annuì, lui sbarrò gli occhi. «Stai delirando. Non ti ricordi cosa ti ha fatto quando eravate insieme?».
 «Ricordo, ma le persone cambiano, Chris».
 «Andrea no, perché non è una persona; è un mostro».
Christian era visibilmente stupito dal modo in cui Alis difendeva il suo ex. Capiva che si era preso cura di lei qualche giorno prima; che la ragazza si sentisse in dovere di proteggere il suo salvatore? No, non era possibile. Alis non aveva mai smesso di provare qualcosa per Andrea; quale che l’emozione fosse amore o odio, adorazione o rabbia. In ogni caso, quel ragazzo non le era mai stato indifferente.
 «Non puoi accusarlo! Si è scusato con me! si è preso cura di me e non mi ha giudicata come avete invece fatto tu e Marco».
Christian scandì le parole: «Stai lontana da Andrea».
 

*angolo autrice*
Scusate per l'enorme ritardo, spero che non mi abbiate abbandonata. Grazie di cuore a tutti coloro che seguono e recensiscono la storia ♥ 
Dunque, parlando del capitolo, Alisea inizia a difendere Andrea....... non aggiungo altro :) vi lascio immaginare.

Il prossimo capitolo (che sto rivedendo e correggendo in questi giorni) inizierà con un POV CHRISTIAN =) 
A presto

PS: so che in questo capitolo non accade niente di che, infatti i capitoli 35-36 avrebbero dovuto essere un unico capitolo ma ho preferito dividerli perché temevo che la lettura diventasse troppo lunga e pesante
   
 
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