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Autore: young_blood    14/03/2014    0 recensioni
- Ci dica che possiamo tornare indietro- disse Paper, seria.
- Vi dico solo che potete andare avanti.-
La vecchia signora scomparve e la casa si scompose come un fiore fatto della stessa sostanza di un castello di carte.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di leggere, consigliamo di ascoltare le canzoni messe prima dei capitoli. Enjoy!


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Capitolo 1
Alter mundus


“They scream
The worst things in life come free to us
And we're all under the upper hand
And go mad for a couple grams
And we don't want to go outside tonight
And in a pipe we fly to the Motherland
Or sell love to another man
It's too cold outside
For angels to fly
For angels to die”.
{A team, Ed Sheeran}


Il dito del ragazzo le sfiorò la schiena. 
<< Stai sanguinando. >> disse.
Paper si alzò di scatto, toccando un punto quasi impossibile dietro di lei. Notò che il polpastrello era rosso.
<< Dove ti sei ferita, straniera? >> chiese, penetrando le sue iridi con quei profondi occhi color ghiaccio. I capelli scuri mandavano bagliori argentei, alla luce del sole. Doveva avere più o meno la loro età, quindi diciotto o al massimo, diciannove anni.
<< Paper! PAPER! >> la chiamò Erin, correndo verso di loro. << Cosa ti ha fatto?! Cos’è tutto quel sangue?! >>
<< Non è niente, devo essermi fatta male prima, contro l’albero. >> rispose, apparentemente tranquilla.
<< Quale? >> chiese il ragazzo, incuriosito.
<< Quello alto, in mezzo alla radura. >>
<< Ah. >> replicò, annuendo. << Allora stai morendo. >>
Erin strabuzzò gli occhi, mentre Paper impallidiva.
<< Cosa? >> le uscì solo, con voce flebile.
<< Ci sono delle gemme avvelenate che pungono come spilli, su quell’albero e sono velenose. >> spiegò. 
<< Stai mentendo! >> lo accusò Erin, furiosa.
<< No. >> rispose tranquillo. Poi la guardò con interesse. << Sei davvero affascinante, straniera. >> disse, facendo un passo in avanti per sfiorarle i capelli con le dita. Erin indietreggiò. 
<< Perché non te ne vai a… >>
<< Erin, >> la interruppe Paper, << taci. >> disse. Si rivolse al ragazzo. << Puoi portarci fuori di qui? >>
<< Ovviamente. Seguitemi. >>
Erin la strattonò per un braccio, portandola a qualche passo da quello. Non le piaceva affatto. Aveva un modo di muoversi sinuoso come quello di una serpente, un sorrisetto sarcastico ed un paio di occhi così chiari, da affogarci dentro. 
<< Non fidarti di lui. >> scandì sottovoce. << Non mi piace. >>
<< Deve solo darci una mano ad uscire e poi, se è vero ciò che dice, devo curarmi. >>
<< Come fai ad essere così tranquilla? >>
<< Perché il veleno rende più forti! >> esclamò quello seccato, alzando un sopracciglio, continuando a camminare di fronte a loro. << Vi sento benissimo. Andiamo. >>
<< Se ti tocca di nuovo… >> cominciò Erin.
<< Ci sarai tu a proteggermi, giusto? >> chiese Paper, sorridendo. Erin la guardò interdetta, in seguito annuì, senza aggiungere altro.
Seguirono il ragazzo ed Erin rimase a fissarlo attentamente per tutto il tempo, controllando che non giocasse loro qualche brutto tiro. Paper aveva un’aria strana. Un attimo prima stava bene, un attimo dopo era bianca come un lenzuolo. Si muoveva barcollando, con la vista che sembrava annebbiata, mentre continuava a strizzare gli occhi per guardare meglio la strada. Il bosco li inghiottiva sempre di più, mentre si addentravano. C’erano degli alberi alti quanto le nuvole. Alcuni cespugli pieni di fragole erano la meta preferita di alcuni animali selvatici più piccoli ed Erin li ammirava, sorridendo come una bambina che vede qualcosa per la prima volta.
Il ragazzo si fermò a pochi metri da loro, dondolando la testa sul collo come in preda ad una melodia. Si voltò e sorrise loro, scompigliandosi i capelli scuri. 
<< Siamo arrivati. Sai bella mora, mi hai tenuto d’occhio per un’ora. Ti piaccio o è solo che non ti fidi di me? >> chiese, prendendo il suo mento fra le dita. Erin si scansò in malo modo.
<< La seconda che hai detto. >> 
Quello sogghignò, poi si voltò. Uscirono dal bosco e si ritrovarono di fronte ad un’alta cancellata. L’enorme cittadina che si intravedeva di fronte a loro, dietro alle mura ricoperte dall’edera, era formata da case basse e con i tetti ricoperti dalla paglia. Lo stile somigliava a quello della Londra vittoriana, per certi versi, ma molto simile alla città com’era adesso per loro. Era arretrata o sviluppata? A giudicare dagli abiti del ragazzo, che stava entrando nella città con passo elegante, era più una Londra ancora cavalleresca. Egli portava una maglia bianca come quella dei pirati, una giacca nera di pelle, dei pantaloni neri come la notte ed un paio di stivali bassi. Paper ed Erin si scambiarono un’occhiata, sorprese di vedere alla luce, che nel fodero al fianco del ragazzo stava una spada. S’incamminarono per le vie, sentendosi tremendamente fuori posto, vestite con un paio di jeans ed una maglietta per ciascuna. 
<< Non ci siamo ancora presentati. Io sono Dan, tanto piacere. >> disse, sfoderando il suo primo vero sorriso. Se non fosse stato che non si fidava di lui, Erin l’avrebbe persino trovato affascinante.
<< Io mi chiamo Paper e lei è Erin. >> disse la ragazza. Dan guardò Erin così intensamente, che sembrava consumarla solo con gli occhi. Lei deglutì, cercando di guardarlo dall’alto in basso con superiorità.
<< Be’, direi che possiamo andare via, adesso, eh? >> chiese Erin, spazientita da quello sguardo.
<< No, non potete di certo. >> rispose Dan, senza scomporsi minimamente. << Dovete perlomeno fare un tour. L’altro Mondo non è bello quanto il nostro. >>
<< Vuoi ucciderci?! >> chiesero in coro, spaventate.
<< Cosa? No, si chiama così. Il vostro mondo prende il nome di: “L’altro Mondo”. È così che lo differenziamo dal vostro. Noi abbiamo avuto origine dopo. Siamo stati fortunati, però, perché possiamo sviluppare tutto prima, dato che voi avete già scoperto molto che noi non conosciamo. >> spiegò. << Date pure un’occhiata alle bancarelle. >>
Le due amiche, ancora sotto gli occhi indagatori della folla, si fiondarono fra i banchetti per cercare di nascondersi. Paper fu attirata da una maschera dipinta a mano, bianca con degli intarsi in argento. Erin vagava fra alcuni vasi, notando solo in quel momento la vetta di un castello che spiccava lontano, dietro le case. Somigliava tanto al castello della Disney, quello che lei e Paper avevano visto a sette anni a Disneyland. Le era sempre piaciuto fantasticare su di una lei diversa, magari in un modo parallelo, un mondo che avrebbe potuto attraversare quando voleva. Una lei che aveva una corona sul capo ed un bel vestito verde, lungo, pieno di pietre preziose ed uno splendido principe al suo fianco. Sospirò, scuotendo la testa. Favole. Non erano che favole. 
Qualcuno le sfiorò una spalla e si girò, irritandosi.
<< Non ho mai visto una ragazza più bella di te, Erin. >> disse Dan, sinceramente colpito dalla sua bellezza. Erin gli tirò uno schiaffo bello forte sulla guancia.
<< Spero che tu capisca che questo è un rifiuto. >> disse dura. Dan la fissò con uno sguardo improvvisamente di fuoco e gli occhi chiari come il ghiaccio cambiarono il colore in un grigio tempesta, mentre si teneva la guancia rossa. 
<< Perché non ti fidi di me? Non mi conosci nemmeno. >>
<< Non sei stato molto gentile. >>
<< Nessuno è gentile a questo mondo, Erin. Nemmeno tu, né tantomeno la tua santa amica Paper. >> replicò, indicando l’amica con lo sguardo, mentre girava per le bancarelle con aria assente. Sembrava fosse in preda a delle allucinazioni. << In questo regno, non puoi permetterti di essere gentile o ti schiacciano. Hai riconosciuto questa città? Siamo a Londra, bellissima straniera. La Londra del nostro mondo, il Mondo Attraversabile. È sacra come un tempio e venerata come i quadri dei Santi. Non puoi sperare di sopravvivere qui, se non sei cattivo, almeno un po’. >> 
Erin lo guardò a lungo, chiedendosi perché le stesse parlando di tutto ciò. Forse aveva solo bisogno di confidarsi su qualcuno riguardo ai suoi pensieri o cercando di darle un consiglio per altri fini, ben più malvagi. Illuso, lei non avrebbe mai abboccato. Però, per la prima volta, riuscì a vedere qualcosa riflesso nei suoi occhi. La voce non tradiva alcuna emozioni, ma i suoi occhi stanchi e vispi allo stesso tempo lo contraddivano. Era solo. Era solo ed aveva bisogno di qualcuno che condividesse il suo dolore con lui.
<< Dan, non credo di essere la persona che può aiutarti in questo momento. >>
Lui annuì.
<< Certo che no. Sei troppo perbene, per poter essere amica di un orfano cresciuto per strada come me, non è vero? L’Altro Mondo ha degli abitanti molto altezzosi, non credi anche tu, dolcezza? >> domandò, percorrendo lentamente il suo viso con lo sguardo. La ragazza si sentì arrossire.      
Dietro di loro, una donna stava parlando concitatamente con un’altra su quanto fosse aumentata la criminalità di quei tempi e di come fosse possibile che, in un mondo con nuove tecnologie prese da un altro mondo affine a quello, fossero così arretrati su certi aspetti come la difesa del popolo o i vestiti da vendere. Nel 1659 sarebbe stato preferibile essere più acculturati, non come ai suoi tempi, in cui non si studiava nemmeno, ma si andava direttamente a lavorare nella vecchia miniera ormai chiusa, a soli otto anni. Erin si fermò alla bancarella accanto per ascoltare, facendo finta di essere interessata ad alcuni vasi di terracotta chiara. Dan la seguì con le mani dietro la schiena, stranamente silenzioso. Erin abbassò lo sguardo verso di lui e notò che Dan aveva in tasca una collanina e pochi metri dietro di lei, quella stessa donna si stava lamentando del fatto che qualcuno le avesse rubato qualcosa. Stette per dirgli qualcosa, ma Dan si mosse velocemente verso i vasi e li ruppe tutti con un colpo di spada, scappando subito dopo veloce come una lepre, facendole l’occhiolino prima di fuggire a gambe levate. Erin si rese conto troppo tardi di quello che stava accadendo. Paper corse verso di lei e la donna di prima si avvicinò loro a grandi passi.   
<< AL LADRO! AL LADRO! >> gridò. 
Si formò subito una gran folla attorno a loro ed Erin raccolse la maschera da terra, incrinata. Era la stessa bancarella che aveva guardato Paper all’inizio. Strinse le palpebre, maledicendo quel farabutto. Un paio di uomini con l’armatura presero lei e Paper per le braccia.
<< Cosa volete?! Non abbiamo fatto niente! TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! >> urlò Erin, dimenandosi.
<< Vi porteremo dal re, siamo le guardie reali. >>
<< Mi hanno rotto i vasi e rubato una maschera! >> esclamò la donna grassa, mentre la bandana scivolava fra i corti capelli biondi.
<< Seguiteci senza fare troppe storie. >> disse uno dei due. 
Paper ed Erin li seguirono in silenzio. Se solo avesse potuto averlo fra le mani, Erin avrebbe ridotto Dan in brandelli. Paper si guardava i lacci delle scarpe, non sapendo cosa dire. In realtà, aveva la bocca impastata, le palpebre che le cadevano sugli occhi. Rischiò di cadere diverse volte. Erin la guardava preoccupata. Si sentiva la testa pesante e le gambe bloccate, come se fossero state due pezzi di legno. La vista le andava insieme e poi tornava. Il veleno la stava uccidendo lentamente. Poteva sentire il battito del cuore che piano piano diventava sempre più veloce e poi rallentava di botto, quasi stoppandosi. O era solo tutto frutto della sua immaginazione?
Il castello era molto alto, dipinto d’un giallo chiaro, con i tetti delle torri d’un blu chiaro, pieno di stanze e ben curato sia dentro sia fuori. Appariva come un castello rinascimentale, pieno di arazzi e di tende rosse ed oro, spade appese alle pareti, un salotto non molto grande, una piscina, una sala da ballo enorme, una cucina che affacciava sul soggiorno per la famiglia ed una sala da pranzo grande quanto una casa intera. I giardini profumavano di rose e dentro splendeva e sapeva di pulito. Il profumo di limone perforava le narici. 
<< Aspettateci qui. >> disse l’uomo. 
Erin e Paper si mossero nella Sala del Trono, sorridendo. Era tutto così meraviglioso e colorato, che non potevano crederci. La vista dalle finestre era mozzafiato e Paper avrebbe voluto scattare una foto, se solo non avesse avuto le mani legate dietro la schiena. Non appena ci ebbe pensato, la parte alta della schiena bruciò e sentì un dolore lancinante, come se la stessero trapassando con la punta di un coltello.
<< Paper, che ti succede? >> chiese Erin, accorgendosi della sua espressione sofferente. 
<< Sto bene. >>
<< Stai sudando! >>
<< Sto bene, ti dico. >> replicò dura, con gli occhi lucidi.
La porta si aprì e Paper perse un battito. Fece il suo ingresso un bel ragazzo, alto nella media, con i lineamenti dolci, i capelli castani ed un paio di occhi verdi che brillavano, un passo elegante come quello di un principe aristocratico. Paper ne rimase incantata per un attimo, ma si riprese in fretta. Le raggiunse a passo veloce.
<< Mio padre non c’è, mi hanno appena chiamato da un allenamento con la spada. >> disse. In effetti, delle macchie rosse spiccavano sulla sua maglia bianca. << Io sono il principe di Londra, mi chiamo Noah Corwin, molto piacere. Non vorrei accusarvi signorine, ma, andando al dunque: mi hanno detto che avete rubato e rotto dei vasi. >>
<< Non è vero. >> si difese subito Erin. << Vedi, è stata tutta colpa di un ladro, si chiama Dan e questo tizio… >> stava dicendo, ma per qualche motivo, lo sguardo di Noah aveva qualcosa di familiare. Quel verde le ricordava tanto i prati in cui si rotolava da piccola, pieni di bocche di leone. Le ricordava il verde del braccialetto che i suoi genitori le avevano regalato per il suo decimo compleanno. Verde smeraldo. Il suo colore preferito.
<< Vai avanti. >> replicò, accarezzando l’elsa della spada con la mano. Paper notò che non l’aveva rimproverata per avergli dato del “tu”.
<< Sì, dicevo… Ah! Dan, quel brutto idiota maledetto d’un… Insomma, ci ha ingannate, perché io l’ho respinto e ci hanno dato la colpa! Credimi Noah, non abbiamo fatto assolutamente niente. >> 
Noah si morse il labbro inferiore, poi sorrise. 
<< Come avete detto di chiamarvi? >>
<< Erin. >>
<< Paper. >> rispose l’altra. Noah la guardò ed il suo viso si rabbuiò all’istante. Deglutì. << Bene. Siete libere di andare. Vi credo. Potete tornare nel vostro mondo il prima possibile. >>
<< Come? >> chiese Erin. Paper sentì una stretta allo stomaco.  Lasciare quel ragazzo sembrava un rimpianto troppo rischioso da aggiungere a tutti quelli che aveva. Ma non era per quello che il respiro le stava venendo a mancare. Si sentì cadere. << PAPER! >> gridò, inginocchiandosi accanto all’amica.
<< Vado a chiamare aiuto. >> disse Noah, esitando.
<< Vai! Vai! >> lo incitò Erin. Noah rimase per un attimo a guardarle, poi corse via. << Paper, che hai? >>
<< La schiena… mi fa male… Non vedo più nulla… Forse sto morendo… >>
<< Tu stai delirando, Paper! Dan ci ha mentito, è poco ma sicuro! >>
<< E se non fosse così? >> chiese, mentre le gocce di sudore le solleticavano la schiena. Erin rimase incerta su cosa dire. Paper le rivolse una specie di sorriso, prima di chiudere gli occhi.

***

La stanza dove si trovava era illuminata di una fioca luce solare, quando Paper riaprì gli occhi. Il letto, sotto ai suoi palmi, era soffice al tatto e si accorse di indossare una maglietta diversa dalla sua e non sporca di sangue. La schiena le recava ancora qualche fastidio, ma tutto sommato, neanche tanto. Si alzò piano, pensando che era ancora viva. 

Un paio di occhi verdi. 
Sembra che voglia parlarti. Ha le labbra socchiuse, morbide come petali di rose, strane per essere quelle di un ragazzo. Ti guarda come se volesse toccarti.
Lui si gira, quasi come se tu gli provocassi una spirale di elettricità che gli percorre la spina dorsale. 
Erin, a te sembra lentamente ma non è così, si passa le mani sul viso, tornando a guardarti, preoccupata.
Una donna, non sai chi, passa un unguento all’altezza della colonna vertebrale.
Perché lui non vuole guardarti?

La porta si aprì, cigolando piano. 
<< Paper? >>
<< Sono sveglia, Erin. Entra. >>
<< Ero così preoccupata! >> esclamò, ma Paper non si lasciò abbracciare, per paura che potesse provocarle del dolore alla ferita.
Si sedettero sul letto e parlarono di quella strana avventura fino all’ora di cena.
<< Non mi piace. Ha degli occhi stupendi, ma non è il mio tipo, lo sai. Anche se, quelle sopracciglia folte, gli danno uno sguardo più profondo, intenso. >> disse Erin, sorridendo.
<< Non lo so. Era così strano… Sembrava che avesse qualcosa contro di me. >>
<< Anche io ho avuto questa sensazione. Oggi mi lanciava certe occhiate, mentre mi faceva visitare il castello! Non ti dico, per un attimo ne ho avuto davvero paura. >>  
<< Sembra un’anima dannata! Intrigante! >> esclamò Paper, scherzando.
<< Però, è molto dolce. Non con me, ma quando parlava con i suoi sottoposti era straordinariamente comprensivo per qualsiasi cosa. Niente a che vedere con Dan. >> pronunciò, calcando il nome del ragazzo con rabbia. << Noah ha promesso di catturarlo al più presto. Gli sputerei in faccia! >>
Paper rise. La porta si aprì per una seconda volta.
<< Ah, ti sei svegliata. >> disse la voce di Noah, facendo capolino.
<< Sì. >> replicò Paper, muovendosi nel letto a disagio.
<< Come stai? >>
<< Meglio, grazie. >>
Si sentiva imbarazzata e lo sguardo di Noah, distaccato, la allontanava. Non aveva mai visto nulla di simile, nemmeno in Erin, che conosceva da dieci anni ed era una di quelle persone che tende a tenere certi segreti per sé ed a nascondere le proprie insicurezze in ogni modo con tutti.
<< Volevo solo dirvi che potete accomodarvi di sotto per la cena. Per stanotte sarete mie ospiti. >> disse, abbassando la testa come se stesse facendo un inchino.
<< Grazie, Noah. >> disse Paper. << Grazie davvero. Grazie di tutto. Ti prometto che domani torneremo a casa. Scusaci per il disturbo. >>
Noah rimase a guardarla per un po’, poi abbozzò un sorriso, richiudendosi la porta alle spalle. Erin si grattò la nuca.
<< Non vuoi andartene. >> disse.
<< Eh? >>
<< Non vuoi lasciarlo. Vuoi aiutarlo. >>
<< Come hai fatto a…? >>
<< Avanti Paper, te lo si legge negli occhi. >> l’interruppe Erin. << Tu hai l’animo della crocerossina, vuoi sempre fare del bene. Potresti essere una santa. >>
<< Ma non lo sono. Domani torniamo a casa. >>
<< Va bene. Come vuoi tu. >>
Dopo cena, Paper ed Erin si ritirarono ognuna nella propria stanza. Erin si addormentò dopo poco tempo, ripensando alla giornata appena trascorsa. Non era stata sincera con Paper, perché se così fosse stato, le avrebbe detto che non voleva andare via. C’era qualcosa, una luce lontana, che la teneva aggrappata a quel mondo. Sentiva di doverlo scoprire, ma se questo significava far soffrire Paper, allora era meglio lasciar perdere.
Paper, invece, non riusciva a dormire. Si era rigirata più volte nel letto, prima di decidere di andare a farsi un giro. Il castello di notte faceva paura, così buio e silenzioso. Salì le scale fino all’ultimo piano ed uscì sulla terrazza, alla fine della torre più alta. Si poteva ammirare tutta Londra, da lì. La vista era fantastica.
<< Non riesci a dormire? >> chiese qualcuno, dietro di lei. 
Si voltò. Noah teneva le mani in tasca, vestito leggero. Il vento gli scompigliò i capelli, scomponendogli il ciuffo.
<< No. E tu? >>
<< Nemmeno io. >> rispose. Si sedete sulla ringhiera, dondolando le gambe e sospirando.
<< Posso… Posso chiederti una cosa? >> domandò Paper, stropicciandosi le dita. Noah la guardò, poi portò lo sguardo verso Londra.
<< Certo. >>
<< Hai qualcosa contro di me? >>
<< Perché dovrei? >> chiese, leggermente irritato.
<< Non lo so… è tutto il giorno che mi guardi storto. E anche Erin. Mi dispiace di averti disturbato, davvero, ma non è colpa nostra. Siamo finite qui per caso e... >>
<< Mi avete già raccontato la storia, >> la interruppe Noah, << non c’è bisogno che tu la ripeta. >>
Paper non parlò più, delusa. Non credeva che Noah fosse così intrattabile. Le era sembrato un bravo ragazzo, ma non era altro che una facciata.
<< Grazie per avermi salvato la vita. È stata una magia. Era tardi, per riportarmi indietro. Lo sentivo. >>
<< Non esiste la magia, >> ribatté Noah, << esiste solo la voglia di vivere. >> 
Paper lo guardò a lungo e riuscì ad intravedere un’ombra scura trapassargli gli occhi. Quel verde, così intenso, adesso era spento e nascosto dal grigio di un paio di nuvole l’una sull’altra, che si specchiavano nelle sue pupille. Paper, sfiorandogli i capelli in un gesto inconsulto, non poté fare a meno di pensare che voleva rimanere lì più di ogni altra cosa al mondo. Noah si scostò da lei, piano e Paper non seppe mai se fu per non cadere o perché non era vero che la trovava antipatica.
<< Credo che sia ora di andare a dormire. >> disse, alzandosi. << Dovresti metterti qualcosa addosso, fa troppo freddo qui fuori, stasera. >>
Paper annuì.
<< Buonanotte, Noah. >>
<< Buonanotte. >>
Noah si allontanò a testa bassa, tenendo sempre le mani nelle tasche. Paper guardò il cielo per l’ultima volta e poi tornò dentro anche lei. Provò una sensazione strana alla bocca dello stomaco, eppure, purtroppo per lei, così dannatamente familiare.


Angolo autrici:
Dunque, finalmente siamo arrivati nel Mondo Attraversabile! 
Cosa pensate del principe Noah? E di Dan?
Molte cose su questo mondo verranno spiegate più avanti, per adesso è avvolto da una nebbia misteriosa.
Alla prossima!
E. & B.

   
 
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