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Autore: lumieredujour    14/03/2014    2 recensioni
Aspettando che si scateni l'apocalisse per colpa di City of Heavenly Fire, un'idea mi è saltata in mente per onorare una delle mie OTP preferite: la Malec! (Sperando che niente succeda ad entrambi, bambini miei!)
Magnus aveva capito due cose: la prima era che si era innamorato del cacciatore; la seconda era che questa volta avrebbe dovuto combattere per averlo.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 
Magnus stava dormendo sul suo morbido letto matrimoniale. Un rumore indistinto diede fastidio alle sue sopraffine orecchie. Era un rumore ritmato, come se un picchio avesse deciso di bussare alla sua porta.

Decise d’ignorarlo.

Tornò invece a sognare quel bellissimo paio di maschioni che lo stavano trasportando ad Eldorado, dove avrebbe potuto fare il bagno in un’enorme vasca dorata, magari con qualche—

Il rumore non aveva nessuna intenzione di cessare. Era perfino inutile ignorarlo, visto che la presenza dello stregone era ormai stata reclamata nel mondo dei vivi. Aprendo un occhio solo vide come le spesse tende della stanza coprivano la luce del giorno e ricordò dov’era.

Non era ad Eldorado, era a New York, a Brooklyn precisamente. Scostò la coperta dal suo corpo perfetto- naturalmente dormiva come demone l’aveva fatto-  e mise un piede a terra.

-Chi osa svegliare il Sommo Stregone di Brooklyn?- buttò un occhio all’orologio sul comodino – e per di più alle nove di mattina!-

La testa gli faceva male, ora il picchio si era spostato sulla sua tempia. Maledetto picchio, maledetto sconosciuto che aveva deciso di svegliarlo e maledetto drink mezzo fatato che gli aveva dato quella pixie piuttosto attraente e con due–

-Smettila, vengo ad aprirti, ma smetti di bussare alla mia porta!- disse mettendosi un paio di comodi pantaloni di lino ed andando ad aprire alla porta.

Davanti a sé una splendida figura alleviò i suoi postumi. Coi capelli scuri come la pece e gli occhi blu e grandi Alec Lightwood sostava davanti allo stipite indossando un maglione nero sformato e un paio di jeans strappati sulle ginocchia. Appena lo vide, Magnus sorrise sornione. Quel ragazzo si rendeva conto quanto fosse bello? Molto probabilmente no.

-Buongiorno-

Alec fece scivolare il suo sguardo lungo il corpo dello stregone, aprendo inconsapevolmente gli occhi alla vista della sua mezza nudità. Magnus adorava vedere quello sguardo negli occhi cerulei dello Shadowhunter.

-C’è qualcosa che vuoi in particolare o vuoi rimanere sull’uscio per molto? Basta che me lo fai sapere, così mi regolo di conseguenza- la voce dello stregone era piena di malizia e volutamente bassa.

Il ragazzo arrossì un po’, ma non abbassò lo sguardo.

-Ero solo venuto per…- esitò un po’ prima di continuare, passandosi una mano tra i capelli – non so nemmeno io cosa ci faccio qui. Stavo camminando per New York e senza rendermene conto ero sotto casa tua. Forse sono venuto per ringraziarti-

-Ringraziarmi per cosa?- fece entrare il ragazzo e lo fece accomodare sul divano.

Alec continuava a guardarsi le mani, ora giocandoci ora strofinandole sul paio di jeans.

-Ringraziarti perchè mi hai guarito. Magnus Bane, mi hai salvato la vita e te ne sarò per sempre grato-

Magnus era tornato in salotto con uno sguardo curioso.

-Lo vorresti un caffè? O preferisci un thè?-

Alec lo fissò attonito, sbattendo un paio di volte le palpebre.

-Cosa stai facendo?-

-Ti sto chiedendo cosa vuoi per colazione- rispose Magnus in tono annoiato –ti sei presentato a casa mia alle nove di mattina svegliandomi e, per quello che sembra, nemmeno tu hai fatto colazione, quindi ti sto chiedendo se preferisci thè o caffè. Diamine, voi cacciatori sarete anche bravi a ripulire il mondo dai demoni, ma quando si tratta di pensare, a volte fallite-

Calò un silenzio imbarazzato nella stanza. Alec era arrossito un po’ e aveva mormorato la parola “caffè” mentre fissava  le sue scarpe. Perché ora era così imbarazzato?

Magnus, lo sapeva, poteva suscitare miriadi di emozioni: felicità, lussuria, ira, molto spesso stupore, eppure su di lui non aveva nessun controllo, come se quel ragazzo fosse ignaro non solo del proprio fascino, ma non conoscesse neppure come poteva essere affascinato. Creatura più unica che rara.

-Perfetto, ti farò assaggiare il caffè come non l’hai mai bevuto, direttamente dal Sud America!- tornò dopo venti secondi con una caraffa di caffè, due tazze e un cesto di biscotti alla cannella che lo seguivano mansueti.

Quando si poggiarono sul tavolino, Magnus versò il caffè in una tazza e la mise fra le mani del ragazzo. Prese lui stesso un lungo sorso amaro, che portò con sé anche ricordi, centinaia di ricordi. Quando una persona vive da sempre, arriva il momento in cui i ricordi si confondono l’uno con l’altro, si accavallano e sbiadiscono. Eppure bastava un gesto, un odore –un paio d’occhi- per far rivivere ricordi che invece non sarebbero svaniti mai.

-Magnus? Ci sei?- Alec lo fissò, sorridendo un po’.

Le tende aperte del salotto inondavano di luce l’intera figura del cacciatore. Assomigliava molto ad un ragazzo che aveva conosciuto tempi prima- cercava di non ricordare quanto tempo prima-, ma era diverso. Era come se un filo lo legasse a lui, come se non potesse fare a meno di fissarlo, di pensarlo, di salvarlo.

Salvarlo non solo dalle ferite fisiche che molto spesso si provocava nella lotta al Male, ma anche ferite che si auto infliggeva senza nemmeno accorgersene. Magnus aveva capito due cose: la prima era che si era innamorato del cacciatore; la seconda era che questa volta avrebbe dovuto combattere per averlo.

-Certo sempre presente come un dio. Stavi ringraziandomi, ma non c’è niente che non avrei fatto per salvarti. Io sono molto generoso con le persone che mi sono simpatiche- abbassò un po’ la voce – così, a pelle-

Sperava che Alec arrossisse anche quella volta, ma il ragazzo prese un sorso di caffè e gli rispose a tono.

-La mia pelle non è fatta per essere simpatica, è fatta per essere coperta di marchi e cicatrici. Sono venuto perché in quanto guerriero ti devo la vita. Il fatto che ti stia simpatico mi lusinga, ma non sei il primo né l’ultimo-

-Così mi piaci cacciatore. Cattivo- e miagolò divertito.

-Questa casa è davvero enorme- cambiò argomento il ragazzo – non ti ci senti mai solo?-

-La solitudine è solo per le persone tristi. Io sono troppo bello e simpatico per essere solo- Magnus si guardò attorno, come se vedesse la sua casa per la prima volta- eppure sì, questa casa è molto grande-

-Dov’è il tuo gatto?-

-Non so, gira per il mondo. Potrei anche metterlo a guinzaglio, ma lui è uno spirito libero, come me. E tu ragazzo, che spirito sei?-

-Uno spirito guerriero. Io mi muovo per combattere, ferire, uccidere a volte. Sono dalla parte dei giusti a combattere contro demoni che vogliono solo demolire il nostro mondo. Sono uno Shadowhunter- finì Alec con una nota d’orgoglio nella voce.

-No, io te l’ho chiesto come ragazzo, non come Shadowhutner. Cosa vorresti fare nella tua vita? Che posti vorresti vedere e che parole vorresti imparare? Di chi ti vorresti innamorare? Parlami di te, Alec-

Il ragazzo rimase per un attimo interdetto, mentre sovrappensiero prese un biscotto e lo morse. Magnus era uno stregone incostante, ma ora era completamente assorto nella conoscenza del suo compagno. In un attimo pensò che il suo nome sarebbe stato un altro tra quelli incisi nel suo cuore. Così come il cacciatore vede riempirsi la sua pelle di cicatrici, lo stregone aveva riempito il suo cuore di nomi. Alcuni erano appena abbozzati nella sua memoria, altri li riusciva a vedere anche chiudendo gli occhi, come se fossero impressi a fuoco dietro le sue palpebre.

-Vuoi la verità? Non ne sono sicuro. Vorrei fare mille cose nella vita, vorrei vedere l’India, il Giappone, il Perù, il Portogallo, l’Italia e tanti altri paesi, vorrei imparare le loro lingue. Sono pur sempre un ragazzo-

-Non parli dell’amore, hai paura?- sussurrò Magnus, facendo così avvicinare Alec.

Il ragazzo sembra aver dimenticato la sua reticenza, era ormai completamente rilassato. Non sapeva se fosse normale o no per lui, ma apprezzò la sua capacità di sentirsi a proprio agio.

-No, non l’ho trovato. Ho provato la gelosia, la passione, ma l’amore non lo trovo-

-Forse perché non cerchi nei giusti luoghi. Non eri mai venuto a casa mia, per esempio- Magnus lo fissò negli occhi e aspettò una reazione.

Alec alzò subito lo sguardo e i suoi occhi esprimevano non rabbia, ma curiosità. Quasi come se non avesse sentito bene e non fosse sicuro delle parole
comprese.

-Non ti conoscevo. Quindi pensi di poter trovare qualcuno per me? Sei proprio come mia sorella! E’ meglio che me ne vada, entrambi abbiamo perso fin troppo tempo questa mattina- disse il ragazzo alzandosi molleggiando un po’ coi talloni

-Interessante- Magnus scompigliò ancora un po’ i sui capelli neri sparati in tutte le direzioni e, con uno schiocco di dita, fece comparire un bigliettino sul tavolo.

-Prendilo e chiamami-

-Per cosa?- Alec lesse aggrottando le sopracciglia.

-Chiamami quando non hai nulla da fare, quando hai il bisogno di errare come un vagabondo. Chiamami quando vuoi parlare e quando vuoi ascoltarmi, chiama semplicemente quando pensi d’avere bisogno di me- Magnus aveva usato un tono pomposo, ma era completamente sincero.

Se non fosse stato così maturo, molto probabilmente non avrebbe fatto altro che aspettare al telefono. Il ragazzo mise il biglietto nella tasca e si avviò verso la porta.

-Grazie Magnus, ci vediamo- disse prima d’uscire.

E, Magnus lo sapeva, si sarebbero rivisti molte volte.
E, Magnus lo sperava, una di quelle volte anche Alec si sarebbe innamorato.

Lo stregone fece sparire dal tavolino i resti della colazione e tornò a letto, sperando di sognare di nuovo quella splendida vasca dell’Eldorado, magari con un certo moro con gli occhi azzurri dentro.


angolo della pazza: *mancapocoaCoHFmancapocoaCoHF* non so se esserne felice o provare terrore per la sorte riservata ai miei personaggi preferiti. Quale modo migliore per festeggiare questo lieto evento se non con la pubblicazione della mia prima Malec? (che megalomane che sono).
Che ne dite? E' solo il prologo, ma una recensioncina la lasciate?
Un bacione a tout le mond,
em
  
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