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Autore: julierebel17    14/03/2014    1 recensioni
Un'adolescente in preda alle proprie crisi isteriche; una tosta lei, Lilian.
Una di quelle che non si fanno sottomettere, una ribelle.
E poi c'è Tomhas, il figo di turno, che sbuca da chissà quale strano posto.
Il loro incontro, per quanto casuale, sembra progettato da secoli.
Era destino? Si odieranno? Si ameranno?
Ecco a voi una storia d'amore al contrario!
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Idiota! Pensavo avessi freddo, tieni!” mi porge la sua felpa e resta a mezze maniche.
“Ma…posso andare a prendere la mia di là, non preocc…”
“Basta storie. Ricordi?”
“Ufff. Ok”.

Ci fissiamo per un attimo e per la prima volta mi perdo nel suo sguardo ammirevole.
“Ehm perché mi…fissi?” gli chiedo imbarazzata.
“Ah? Ah…ehm…ecco…nulla, bei capelli”.
Mi squadra da capo a piedi.
Faccio lo stesso.
Ok…forse non è il caso di…continuare, ma…non posso evitarlo.
“Posso abbracciarti?” gli chiedo con gli occhi bassi.
“Perché mai una stronza acida come te vuole abbracciare uno odioso come me?”
“Ah, basta storie, ricordi? Fatti abbracciare e sta zitto”.
Mi si avvicina con calma e lo guardo fisso negli occhi:
lo stringo a me.
“Sicuro che ti basti un abbraccio?” gli chiedo curiosa.
“Dovresti chiederlo a te, piuttosto che  a me” sussurra al mio orecchio.
Mi parte spontaneo un bacio, un bel bacio.
Lo sento stringermi i fianchi, ma non faccio nulla per impedirgli di spingermi sul suo bacino.
“Ok, basta”, mi stacco improvvisamente stupendolo.
“Ma…”
“E tu saresti quello a cui bastava un bacio, eh? Beh, se ne parla la prossima volta, caro mio, ci conosciamo da un giorno”.

Mi guarda con due occhi che implorano la mia vicinanza ma non desisto e vado a dormire chiedendogli di venire con me.
Ci addormentiamo vicini e OVVIAMENTE vestiti *non è successo nulla, non fatevi film mentali*
Ci svegliamo alle undici e noto che anche le altre due coppiette sono sveglie.
Tutti vanno via, ma Tom decide di restare.

“Perché vuoi restare qui?”
“Tua madre torna stasera, no?”
“Si…però…cioè…”
“Ricordi quello che ti ho detto ieri?”
“Mi hai detto tante cose ieri”
“Se ci si perde qualche mese con te, è possibile precedere ogni tua mossa”
“Quindi?”
“Posso perdere qualche mese con te?”
“Eh?”
“Ti va di uscire con me, qualche volta?”
“Senti, sai che ti odio…non c’è verso che tu mi faccia cambiare id…”
Mi bacia come ho fatto io questa mattina.
“…ea”
“Davvero sei ancora convinta?”
“Ah? Ehm…no…ecc…o…io…domani?”
“Di già? Perfetto, facciamo così, andiamo a pranzo fuori, avverti tua madre che non torni per il pranzo”
“Eh? Aspetta…non…”
“Shhh”
Mi bacia di nuovo e corre via.
Ma…ma io lo odio, perché diavolo…
Studio in fretta per il lunedì e mi anticipo anche i compiti per martedì dato che trascorrerò il giorno fuori.

*Il giorno seguente
“Mamma, vedi che non torno per il pranzo”
“Dove vai Lili?”
“Vado a pranzo da Meredith, ok?”
Ovviamente come concordato con la mia amica, sarò “da lei” per tutto il pomeriggio.
Incontro Tom a scuola e mi scappa un sorriso, ricordando il nostro primo incontro.

“Allora? Dove ti va di andare? Prendiamo la pizza?”
“Mmh si, perfetto, birra?”
“No, per te niente birra!”
“Aaah! Non comportarti come se fossi il mio ragazzo!”
“Ohw, sei perfida!”
“E tu stronzo!”
Andiamo a mangiare due buone pizze in un parco abbastanza lontano da scuola ed ovviamente beviamo BIRRA.
Scherziamo molto e mi rendo conto che è diverso dalla persona che credevo di aver conosciuto.

#Tre mesi dopo

Oggi è sabato e come sempre c’è la serata “sclero” a casa mia.
Ho invitato ovviamente anche Tomhas.

“Sono già saliti tutti?”
“A quanto pare…ci siamo solo io e te in salotto”
“Ah davvero? Allora? Me lo vuoi dare o no ‘sto bacio? Starò aspettando da tipo due settimane” mi dice speranzoso e sincero.
“Mmh? Ma se mi hai chiamato illusa tre mesi fa”
“Dai, ancora te lo ricordi?”
“Ho un’ottima memoria” gli dico sfoderando il mio sorriso migliore.
“Ed anche un bel paio di tette” dice gettandosi su di me.
“Stai calmo tipo!”
“Tipo?”
“Preferisci che ti chiami idiota?”
“Stronza”
“Grazie” sorrido.

E’ tutto così diverso, all’inizio ci squadravamo con sguardi orribili quasi come se volessimo menarci e adesso?
Adesso siamo in casa mia e non possiamo fare a meno di sorriderci.
I sorrisi dicono tanto, forse troppo.
Basta osservare le labbra perfette della persona che si ha di fronte per cadere in trappola.

Uno, due, tre, quattro sorrisi ed il gioco è fatto.
Sei sua.

Ma io sono una ribelle ed il sorriso di Tom ancora non mi ha conquistata o almeno, non del tutto.
Non si può pretendere che un bambino di cinque anni possa imparare due pagine intere di storia, geografia o quant’altro, no?
E’ lo stesso con me.
Non si può volere che io cambi così all’improvviso.
Mi sento maledettamente piccola perché non posso anzi non riesco a cambiare di colpo.
Abituata a storie passeggere, amori stupidi e ragazzi ancora peggiori; ci sono nata con un’armatura addosso; fatta di parole ed apparenze, ma pur sempre un’armatura.
Ecco tutto.
Non mi si può presentare davanti una persona che si professa un ragazzo serio necessitando i miei apprezzamenti.
Ho creduto a coloro i quali l’hanno fatto, tempo prima, e sono spariti dopo poco…
“Perché non dici nulla?” mi chiede Tomhas curioso.
“Mmh? Ho sonno”
“Non è molto tardi, la notte ci sorride”
“Beh, salutamela allora perché io vado a dormire”
“Sei vecchia dentro, tu”
“Mentre tu ed il tuo amichetto avete il sangue che pulsa nelle vene”
“Ma che dici!” mi rimprovera dandomi un colpetto sulla testa.
“Come previsto. Poi ero io quella prevedibile”
Mi arriva un bacio al volo; Tom mi morde delicatamente il labbro per poi passarci sopra la lingua.
Sento le sue mani finire sotto la mia maglia e vedo nei suoi occhi una scintilla d’emozione.
Si stacca da me violentemente.
“E questo? L’avevi previsto?”
Sorrido e mi stringo a lui.
Mi piace il suo profumo; non saprei descriverlo, ma profuma di buono.
E’ un profumo dolce, molto raro direi. Profuma di campi, profuma di musica, profuma di libertà.
Profuma d’amore.

A proposito d’amore, strano a dirsi, ma dopo tre mesi ancora non ci siamo detti che ci amiamo.
Buffo, no?
Pensare che a Mark l’ho detto dopo una settimana.
In effetti, dopo due sole settimane lo abbiamo anche fatto.
Lo dico io, Tom è uno strano.
Ci sfioriamo, ci stringiamo, ci baciamo, ma null’altro.
Ci saziamo della nostra reciproca presenza.

Forse è questo quello che chiamano “amore”…il bastarsi senza aver necessariamente bisogno d’andare oltre…




Tutto per voi un capitolo nuovo di zecca! L'ho scritto di getto, ultimamente non ho molta ispirazione e, tra l'altro, dovrei anche andare a dormire...dannata scuola, dannate interrogazioni, aaaah! *Scleri a parte* se vi va leggete e fatemi sapere cosa ne pensate, ne sarei davvero felice, grazie mille! <3 baci, J.
  
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