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Autore: MaCk_a    15/03/2014    8 recensioni
Frammenti della vita di Lucius e Narcissa, la coppia più affascinante e malefica della saga!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Narcissa Black non aveva mai amato nessuno oltre se stessa. Rispettava ogni membro della sua famiglia, era piuttosto affezionata alle sue sorelle, ma non le amava ed era convinta che mai e poi mai avrebbe provato amore. Perché se per una ragazza normale trovare l’uomo ideale poteva essere difficile, per lei che avrebbe sposato un purosangue era impossibile: i VERI maghi non erano poi moltissimi. Tra quelli, pochi sarebbero stati degni di lei. Tra i pochi, non avrebbe trovato l’amore. Era matematico. Comunque, a quindici anni era ancora “libera”: nessun matrimonio era stato combinato. C’erano state delle proposte, ma lei aveva rifiutato: non erano alla sua altezza.
“Se noti qualcuno che ritieni adatto”, le aveva detto il padre, “puoi riferirmelo. Mi fido di te, Narcissa; sei selettiva come poche”.
Lei aveva alzato lo sguardo, indispettita; si sentiva in qualche modo offesa ma era troppo diligente per lasciarlo trasparire.
“Padre, non ho intenzione alcuna di corteggiare un uomo” aveva risposto, cercando di nascondere lo sdegno, “scegliere tra chi mi si presenta, questo sì; rincorrere un maschio come la più volgare delle ragazzine, assolutamente no”.
Da allora, nessuno dei suoi familiari aveva più parlato di corteggiatori e matrimoni anche se, segretamente, temevano in un futuro solitario per quella figlia silenziosa e testarda: ottimi partiti erano stati rifiutati dalla ragazza, e la gente parlava; la maggior parte dei maghi gettava la spugna ancor prima di aver provato; se non altro, non sarebbero stati umiliati.
 
A Hogwarts, Narcissa aveva dato poca confidenza anche agli altri Serpeverde. Se non era con le sorelle, preferiva restar sola. Parlava pochissimo ma si guardava attorno attentamente e osservava: osservava i ragazzi, senza dar troppo nell’occhio, discretamente, ma li osservava perché sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto cedere e dire sì a uno di loro. In quella scuola c’era suo marito e Narcissa si guardava intorno, intenta a trovare il meno peggio in quella melma, perché nessuno tra quegli idioti chiacchieroni sapeva comportarsi da lord, nessuno sembrava avere un po’ di sale in zucca, nessuno riusciva a biascicare una frase di senso compiuto diversa dai soliti “puoi sederti qui, Narcissa”, “che begli occhi, Narcissa”. Nessuno. Tranne uno.
 
Lucius Malfoy era difficile da ignorare, così alto da risultare enorme anche rispetto a lei, che non era di certo bassa; intelligente, uno tra i migliori della scuola; di buona famiglia, dal sangue puro. I capelli biondi, chiarissimi, erano raccolti costantemente in una coda ed era incredibile come degli occhi apparentemente tanto freddi tradissero alcuni aspetti della sua personalità: a volte sembravano anche ghignare. Si muoveva e parlava con eleganza e, almeno per quanto dava a vedere, era un tipo paziente.
Narcissa non gli aveva mai rivolto parola. Lei non dava mai inizio a un discorso, al massimo lo chiudeva. E lui non sembrava interessarsi troppo alla sua esistenza, se la guardava lo faceva distrattamente e, comunque, accadeva di rado. Quindi, la ragazza aveva dato per scontato che proposte da parte sua non sarebbero arrivate mai. E lei di certo non poteva abbassarsi a fare il primo passo. Poi, tra l’altro non lo conosceva. E in fondo non le interessava conoscerlo.  Era solo uno come tanti. Un po’ più carino, forse. Un po’ più intelligente, magari. Ma era come tutti gli altri.
 
Era quasi Natale. Narcissa frequentava il sesto anno e, da qualche settimana, aveva notato la costante presenza di una Corvonero al fianco di Malfoy. Anzi, no: alle costole di Malfoy. Perché lui non appariva mai troppo entusiasta.
Narcissa aveva udito da lontano la voce di lui, e di lei, ma non si era fermata: non era sua abitudine cambiare i propri piani a causa di altri, anche se si trattava solo di dover raggiungere la sala comune. E quando aveva attraversato l’ultimo corridoio e, svoltando, si era ritrovata davanti ai due, troppo presi dal loro litigio per notarla, si era fermata, sì, ma non nascosta.
“Lucius, davvero, ho sbagliato io, mi dispiace…”
“Certo che hai sbagliato tu”, aveva risposto acidamente, scostandola. Non l’aveva mai sentito usare un tono così rabbioso.
Lei tornò ad avvicinarsi, tentando un abbraccio, ma Malfoy si mostrò schifato.
“Stai dando i numeri, ragazzina”, esclamò dopo qualche secondo, accennando un ghigno, “io non monto mezzosangue”.
La ragazza si ritrasse di scatto, senza parole. Scosse la testa, incredula, mentre indietreggiava. Solo allora Lucius alzò lo sguardo e scorse, non molto lontana da loro, Narcissa. L’espressione sul suo volto cambiò, rivelando stupore e, in parte, preoccupazione.
La Corvonero si allontanò velocemente, rivolgendo all’altra solo una fugace occhiata.
Narcissa e Lucius si osservavano.
“Sono spiacente, miss Black”, lui ruppe il silenzio, avvicinandosi, “di averla costretta ad ascoltare una frase tanto infelice”.
Narcissa continuava a osservarlo e odiò se stessa quando il cuore iniziò a battere con violenza nel petto, mentre Malfoy era sempre più vicino, tanto vicino da farle ombra.
“Spero che mi scuserà”.
“Signor Malfoy”, era davvero un’ottima attrice, o almeno lo era stata in passato, perché ora, purtroppo, si lasciò sfuggire un sorriso, “non capisco. Non credo sia deplorevole parlare di ippica”.
Malfoy si era morso il labbro, divertito, e l’aveva lasciata passare.
“Miss Black”, l’aveva richiamata, prima che sparisse nella sala, “non l’avevo mai vista sorridere. Non credo sia deplorevole farlo, di tanto in tanto”.
“Non so, signor Malfoy, ci penserò”.
 
Dopo le vacanze di Natale, lui prese a salutarla con sorrisi e lievi inchini, anche da lontano, e fu sconvolgente vedere che lei rispondesse a tali cortesie.  Dopo un mesetto, parlavano. Dopo due mesi, erano passati dal “lei” al “tu” e, finalmente, si erano decisi a chiamarsi per nome. Insieme erano bellissimi e imponenti, ma nessuno li considerava un coppia e infatti non lo erano: cortesia, gentilezza, ma mai gesti d’affetto. Non parlavano neanche chissà quanto. Anche perché far parlare Narcissa era difficile almeno quanto farla ridere.
Lucius e Narcissa trascorrevano molto tempo insieme, solitamente in silenzio, passeggiando. O, se non potevano, sedevano uno di fronte l’altra nella sala comune e si guardavano. Era il loro modo di tenersi compagnia.
Non si erano mai sfiorati. Qualche baciamano a parte.
 
“Che fine farai, Lucius?”
Era Maggio.
“Mi annoierò molto, l’anno prossimo, senza di te”.
Lucius aveva sorriso, mostrando i denti bianchi.
“Ho intenzione di viaggiare, per un anno, se sarà possibile”.
Narcissa abbassò lo sguardo. Era peggio di quanto credesse.
“Quando ci rivedremo sarai già diplomata”,  continuò.
“Se ci rivedremo”, precisò lei.
 
E un anno era passato, in maniera noiosa, come previsto, e Narcissa non aveva più pensato a Lucius, perché lui era lontano, perché non l’avrebbe più rivisto, perché erano stati amici, sì, ma questo non comportava nulla, e lei aveva avuto altro a cui pensare, lo studio, gli esami, il matrimonio. Sì, il matrimonio. “Mia cara, hai un nuovo spasimante”, le aveva detto il padre, “lo conoscerai quando avrai lasciato Hogwarts, ti piacerà, Narcissa, questa volta ti piacerà”. E Narcissa neanche aveva voluto conoscere il nome di questo tizio. Avrebbe accettato e basta. Tanto, gli uomini erano tutti uguali. E uno valeva l’altro.
 
Si guardò allo specchio. Non era mai stata così bella. Quell’abito verde la rendeva simile a una dea. Si sfiorò il corpo, continuando a guardarsi. “Bene, Narcissa”, sibilò, “preparati ad andare in pasto a qualche porco”.
Uscì dalla sua stanza e udì la voce del padre. Iniziò a scendere le scale. “Le piacerai, mio caro. Se la conosco, le piacerai”.
O suo padre stava parlando da solo, o questo nuovo pretendente era muto, pensò, prima di arrestarsi di scatto.
“Oh, eccoti, finalmente”, esclamò il padre, “era ora”.
Lui alzò lo sguardo, senza aprir bocca, sorridendo con gli occhi. Le porse la mano.
“Buonasera, miss Black”.
Scese gli ultimi gradini, si lasciò baciare la mano.
“Buonasera, signor Malfoy”.
 
 
Narcissa non aveva mai amato nessuno, oltre Lucius. Quando si ritrovarono soli, per la prima notte di nozze, si sentì turbata nel vederlo spogliarsi.
“Signora Malfoy”, le sorrise, “non vorrà farmi credere che è imbarazzata”.
“Signor Malfoy”, lo guardò dritto negli occhi, “non aspetto altro dal giorno in cui le parlai per la prima volta”.
Aveva deciso di essere sincera con lui. Sempre e comunque. Nel bene e nel male.
“Narcissa”, la fece distendere, accarezzandola, “in quel giorno decisi di sposarti”.
“Lucius”, sussurrò, sentendo i suoi baci sul collo, “io lo decisi molto tempo prima”.
 
 
Narcissa non aveva mai amato nessuno oltre Lucius, poi era arrivato Draco.
Draco, che sembrava una fusione perfetta tra loro due.
Draco, che lei si era divertita a viziare.
Draco, che era riuscito a farla commuovere, per la seconda volta nella sua vita, quando l’aveva chiamata “mamma”.
Draco, che vedeva in suo padre un mito e in sua madre una dea.
Draco, che era che sarebbe diventato un grande mago, ne era certa.
Draco, che lei avrebbe protetto da tutto e da tutti. A costo di morire. A costo di uccidere. A costo di mentire, anche a Voldemort. 
  
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