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Autore: Cumberbatch    16/03/2014    2 recensioni
[Benedict Cumberbatch][Benedict Cumberbatch]
Gli uccelli volano in alto
Sai come mi sento
Il sole è nel cielo
Sai come mi sento
Le canne sono trasportate dalla corrente
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Come un pesce nel mare
Sai come mi sento
Un fiume che scorre libero
Sai come mi sento
Come i fiori sugli alberi
Sai come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene
Una libellula fuori al sole
Sai cosa intendo
Delle farfalle che si divertono,
Sai cosa intendo
Dormire in pace quando il giorno è terminato
E' un vecchio mondo
E' un nuovo mondo
E' un mondo impudente
Per me
Come le stelle quando risplendi
Sai come mi sento
Ho detto che starò bene
Sai come mi sento
Oh la libertà è mia
E so come mi sento
E'una nuova alba
E'un nuovo giorno
E'una nuova vita
Per me
E sto bene, sto bene
Questo é il testo della cover dei Muse della canzone Feeling good. È molto adatta per descivere come si senta Ginevra, la nostra protagonista, quando sale su un palco.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordo come fossi arrivata in quel ristorante seduta al bancone del bar vestita con un abitino da cocktail verde smeraldo e dei tacchi vertiginosi. Ero molto elegante, truccata bene e con un grazioso chignon.
Non ricordavo veramente come ero arrivata li. Mi avevano forse drogata?
Sentì una voce da lontano chiamarmi.  Guardai attorno ma non vidi nessuno.
All’improvviso sentì delle mani cingermi la vita. Conoscevo bene quelle mani. Mi facevano impazzire ogni volta che le vedevo. L’uomo alle mie spalle mi diede un bacio sul collo con quelle labbra calde e morbide e mi sussurrò che il tavolo era pronto. Mi prese una mano e mi accompagnò fino ai posti.
C’era un tavolino apparecchiato per due con una tovaglia che sembrava seta bianca, piatti rossi, posate argento e una candela al centro, la cosa sembrava molto romantica e non mi dispiaceva. L’uomo mi aiutò a sedere e mi ritrovai con un mazzo di rose rosse scarlatte davanti. Avevano un buonissimo odore, amavo il loro profumo, era molto delicato.
Il cameriere ci portò la cena e intanto noi parlavamo di tutto. Stavo bene insieme a lui. Ad un certo punto mi prese la mano, me l’accarezzo e si stava avvicinando con il viso però all’improvviso sentì un rumore fastidioso pensavo fosse l’allarme del ristorante. Non capì da dove arrivava, ma sembrava che fossi solo io a sentirlo. Svelato il mistero: era quella maledetta sveglia che ogni volta interrompeva i miei bellissimi sogni nel momento meno opportuno, però prima o poi ce l’avrei fatta ad arrivare fino alla fine di un sogno.
 
Non avevo proprio voglia di alzarmi, stavo così bene sotto il piumone, fuori faceva più freddo del solito e poi quel sogno mi aveva tolto le inibizioni. Perché dovevo sognarlo ogni notte? Era un uomo normale, perfetto, ma normale. E poi non avrei mai più avuto modo di incontrarlo anche se abitavo nella sua stessa città.
Comunque mi dovevo alzare perché avevo lezione e oggi sarebbe stato il primo giorno effettivo di corsi. Ero emozionata al pensiero che avrei imparato tante cose nuove sul teatro e come muovermi meglio sul palco.
Credo di essermi preparata in tempo record e anche fatto colazione in tempo record.
Comunque uscì in orario di casa e non presto come la mattina prima. Ecco mi era tornato in mente l’incontro, ma perché quell’uomo aveva così tanto potere su di me che al solo suo pensiero io mi scioglievo?!
 
Passai davanti il bar dove avevo fatto colazione la mattina precedente e involontariamente buttai un’occhiata dentro tante volte fosse di nuovo a fare colazione li. Ma niente. Rimasi un po’ delusa però passai avanti, avevo ben altro a cui pensare, tra cui il mio futuro.
 
Arrivai in accademia e mi diressi nell’aula di canto (esattamente quella mattina per la mia immensa gioia avevo ben due ore di canto), erano già tutti li mancavo solo io.
 
-Salve ragazzi. Ci siamo presentati ieri, ho letto anche le vostre schede, però oggi per conoscervi un po’ meglio volevo sentirvi all’opera. Uno per uno venite qui e mi canterete un pezzetto di una canzone a vostra scelta. Non è un esame è solo per capire cosa fare con voi. Bene iniziamo dalla prima.-  ci presentò il fatto in modo indolore, dritta al punto, questa cosa non mi tranquillizzò affatto. Intanto il mio cervello si arroventava per trovare una canzone facile, possibilmente, che potevo cantare senza alcun problema.  
–Signorina Alanis, venga qui sul palco, lei è la prima.- era quella ragazza che mi ricordava molto mia sorella,  aveva la mia stessa età però ne dimostrava molti di meno.
Non era affatto male la sua voce, molto delicata, quasi angelica. Cantò la mia canzone preferita ma di cui non ricordavo mai il nome, cosa molto normale non ricordare il nome di una cosa preferita.
Per quanto stavo pensando a cosa avrei cantato non mi accorsi che la professoressa stava chiamando me per salire sul palco.
-Signorina Rugiati è presente?-
-Si, mi scusi professoressa.- mi ripresi subito, dopo che un mio compagno mi diede una gomitata.
-Salga sul palco.-
Mi avviai e ancora non sapevo cosa presentargli.
-Cosa ci canta?-
Dissi il primo nome di una canzone che mi venne in mente.
-Stand by me di Ben E. King!- avevo un debole per quella canzone da quando ero piccolina.
Dopo un minuto la professoressa mi mandò al posto senza commentare, come aveva fatto anche con gli altri. Non era andata male, ma neanche bene.
 
-Ragazzi siete tutti abbastanza dotati, mi congratulo, non avevo mai insegnato ad una classe dove tutti cantavano bene. Sono orgogliosa.-
Le due ore passarono velocemente grazie anche alla professoressa che era molto brava e anche simpatica. Non facemmo una vera e propria lezione, ci parlo delle note e ci fece fare le scale.
 
-Alla prossima ragazzi!-
-Arrivederci!- dicemmo tutti insieme.
 
E le prime due ore erano andate, molto bene a mio parere, però adesso arrivava la parte più bella: avevo storia del teatro e a seguire recitazione.
Le due materie che più desideravo seguire. Una lo sapete il motivo, però storia dell’arte mi aveva sempre affascinato, perché in tutti questi anni il teatro si evolveva sempre pur rimanendo semplice.
 
Nessuno dei professori voleva perdere tempo quindi ci misero subito alla prova, come aveva fatto quella di canto.
Il professore di storia dell’arte ci fece un po’ di domande, per capire quanto sapevamo, tutti eravamo molto preparati  anche lui era  orgoglioso di aver trovato una classe preparata su quasi tutti gli argomenti. Quindi decise subito di iniziare le spiegazioni, fin dal principio, ma ci disse che non voleva soffermarsi molto sugli argomenti che conoscevamo. Passò anche questa ora velocemente e tutta l’accademia aveva una mezz’ora per pranzare e riposare un po’.
Non sapevo dov’era la mensa, però vidi questa folla di ragazzi che si avviavano tutti nella stessa direzione, sicuramente andavano li, quindi decisi di seguire la massa.
Mi ritrovai in questa stanza che occupava tutto un piano dell’accademia e in fondo c’erano i banconi con il mangiare. Presi il vassoio e ci misi due toast, una bottiglietta d’acqua, una mela e andai a pagare.
Mi voltai per cercare un posto libero e ne vidi uno in fondo alla stanza. Mi diressi il più in fretta possibile li però non feci comunque in tempo, lo avevano già occupato.
Guardai ancora poi mi sentì chiamare e vidi Alanis mi fece cenno che c’era un posto libero vicino a lei.
 
-Ciao Ginevra!- aveva un sorriso luminoso. Più la guardavo e più mi ricordava mia sorella, non c’è che dire.
-Ciao Alanis, giusto?-
-Si giusto.-
-Non sei inglese vero?-
-No sono italiana, si capisce molto vero?-
-Solo se qualcuno sa il tuo nome. Sai non è tipicamente britannico. Invece se ti sentono parlare puoi essere scambiata per una inglese!-
-Ho dovuto fare un corso per imparare l’inglese, mi hanno aiutata anche molto ad atteggiarmi da vera inglese e poi ho una vicina che da quando sono qui mi offre sempre tè e pasticcini alle cinque spaccate!-
-Beh ora ti resta solo che cambiare il tuo nome in uno comunissimo di queste parti e sarai una vera e propria cittadina della Gran Bretagna.-
Ci guardammo e poi tutte e due scoppiammo in una risata.
-Quale parte dell’Italia, precisamente.-
-Firenze in Toscana.-
-Sai ci sono andata in vacanza due anni fa. Mi è piaciuta molto, soprattutto la campagna. Ha dei paesaggi stupendi.-
-Si è vero.-
-Ti manca casa?-
-Un po’, non tanto il luogo, più che altro la mia famiglia e la mia amica Angelica.-
Alanis si accorse subito che stavo per cedere alle lacrime e infatti cambiò immediatamente argomento.
-Dopo abbiamo tre ore di recitazione. Non vedo l’ora!-
-Si  anch’io, da quando sono qui aspettavo solo quello!-
 
Passammo il resto del pranzo a parlare di come era nata la nostra passione per il teatro e la recitazione. Tutte e due avevamo iniziato a scuola, però lei partecipava anche ad alcuni spettacoli anche al di fuori e poi eravamo tutte e due andata a vedere moltissime opere in particolare quelle di Shakespeare e naturalmente la nostra opera preferita, per quanto scontato possa essere, era Romeo e Giulietta.
 
Stavano riiniziando le lezioni, così decidemmo di andare nel teatro dove dovevamo svolgerla. Eravamo così eccitate tutte e due e non vedevamo l’ora di salire sul palco. Piano piano arrivarono tutti i nostri compagni e alla fine il professore.
 
-Salve ragazzi, come sta andando il vostro primo giorno effettivo di corsi?-
-Bene!- rispondemmo tutti insieme.
-Perfetto! Allora iniziamo subito senza che ci stiamo a presentare, visto che lo abbiamo fatto ieri. Volevo prima di tutto vedere come vi muovevate sul palco e come recitavate. Ho visto i vostri provini per entrare in accademia, però vorrei vedervi dal vivo. Iniziamo da… la signorina Ginevra Rugiati!-
Mi alzai dalla poltrona e mi avvia verso il palco. Non ero agitata né avevo paura, il palco era il mio spazio ed ero a mio agio.
Salii le scalette e mi posizionai proprio al centro del palco e mi puntarono un riflettore contro.
 
-Scusate il ritardo!- entrò all’improvviso un uomo. Non vidi molto bene chi fosse con quella luce negli occhi. Lo vidi avvicinarsi al professore.
-Mi scusi ancora tanto, ma mi hanno bloccato ad un’intervista e non sono riuscito a liberarmi!- quella voce già la conoscevo, era una voce molto familiare ma non riuscivo a collegare a chi potesse appartenere.
-Non si preoccupi Signor Cumberbatch è arrivato in tempo, stavo giusto iniziando a far recitare qualcosa ad ognuno di loro.-
Se prima ero tranquilla e sicura di me, ora le gambe erano iniziate a tremare e il cuore a battere a mille. Era sicuramente una coincidenza, chissà quante persone a Londra hanno quel cognome.
 
-Ragazzi lui è Benedict Cumberbatch, sicuramente lo conoscerete principalmente per il ruolo di Sherlock.-
Nella stanza si alzò un brusio, come se ci fossero milioni di api. Intanto io ero rimasta bloccata sul quel palco e a dirla tutta anche dimenticata dal professore.
-Il Signor Cumberbatch…-
-Mi scusi mi dia pure del tu, mi fa strano essere chiamato signore. Anche voi ragazzi dovrete darmi del tu.-
-Come vuole.. scusa, come vuoi tu Benedict. Stavo dicendo che Benedict ci aiuterà a mettere in piedi lo spettacolo che faremo a fine anno e in più vi svelerà qualche trucco del mestiere. Bene adesso iniziamo la lezione, dovevamo vedere la Signorina Rugiati.- si voltarono tutti e due verso di me. -È libera di fare ciò che le piace di più. Può improvvisare oppure recitare un pezzo di qualche opera. Scelga lei.-
Mi ero completamente paralizzata, dalla testa ai piedi, non riuscivo a pensare e avevo bocca e gola secca. Che mi stava succedendo?
 
-Signorina è ancora tra noi?-
 
Riuscì a vedere quei due bellissimi occhi che mi stavano fissando e la sua faccia assumere una smorfia divertita da quel bel quadretto: il professore che voleva attirare la mia attenzione e io che non mi muovevo di una virgola. Che figura da perfetta idiota stavo facendo. Poi lo vidi salire sul palco, avvicinarsi a me e sussurrarmi qualcosa.
 
-Ehi Ginevra, come va?- mi prese le spalle e mi scosse leggermente.
Stavo per svenire me lo sentivo. Però dovevo riprendere la situazione in mano.
-Ehm… stavo pensando… a cosa dovevo recitare!- le prime parole che mi uscirono dalla bocca in modo molto forzato. Quasi boccheggiando.
-Ti serve una mano?-                                                               
-Non si preoccupi!-
-Dammi del tu.-
-A si scusa.-  e proprio in quel momento stavo arrossendo. Ma che potere aveva quell’uomo su di me anche se non lo conoscevo per niente, solo attraverso qualche intervista e soprattutto i suoi film?
 Mi lasciò e torno vicino al professore.
-Sta decidendo cosa deve recitare.- si scusò lui al mio posto con il professore.
-Mi scusi. Improvviserò.-
 
Mi presi alcuni di secondi per calarmi nel personaggio. Avevo pensato ad una ragazza che stava litigando con il padre perché l’aveva delusa, un’altra volta. Non era il mio caso quindi era una sfida immaginare una cosa del genere, però mi ero calata tanto nella parte che mi uscirono anche le lacrime. Avevo soppesato ogni parole che doveva uscire dalla mia bocca. Ero veramente arrabbiata con questo ipotetico padre che inizia ad urlare di disperazione per far capire che non avrebbe avuto un’altra opportunità con la propria figlia.
-NON VOGLIO PIU’VEDERTI, STAI LONTANA DA ME.-
 
Avevo il fiatone, mi accovacciai a terra per riprendere fiato e asciugai le lacrime o almeno quello che rimaneva di loro.
 
-Beh che dire, un portento. Non ho veramente parole sei stata eccezionale, tutto era soppesato nel modo giusto, le parole, le lacrime e i movimenti. Tutto molto azzeccato.- non era stato il professore a farmi questi complimenti, né uno dei miei compagni, ma LUI. Appena alzai la testa lo vidi che mi stava fissando con aria soddisfatta.
-Sono questi i livelli di bravura che vogliamo in questa scuola. Sei fatta per stare sul palco e trasmettere al pubblico!-  e poi sul suo viso si stampò qual suo sorriso a trentadue denti ed io cercai di ricambiare.
-Hai proprio ragione Benedict, questa ragazza ha talento da vendere, non c’è che dire, con questa performance ti diamo il benvenuto a questa scuola perché te lo meriti. Ora però vorrei vedere se i tuoi compagni sono altrettanto bravi.- le parole del professore calmarono il battito del mio cuore riportandolo quasi alla normalità. 
 Andai a sedermi vicino ad Alanis e anche lei mi fece molti complimenti.
 
 

 


BENEDICT POV


Lo so è da stupidi, ma voglio rivedere quella ragazza che mi aveva chiesto così gentilmente l’autografo la mattina precedente, che quasi involontariamente sono ritornato in quel bar dove l’avevo incontrata. Aveva qualcosa di speciale che mi attirava, non sapevo cos’era, ma qualcosa mi diceva che lei era diversa in qualcosa.
Ero così attento a chi entrava dalla porta che non sono accorto del ritardo che stavo facendo. Dovevo iniziare ad insegnare alla LAMDA. Anch’io avevo frequentato quell’accademia e essere chiamato per insegnare ad altri ragazzi mi elettrizzava, potevo aiutarli molto visto che mi ero trovato nella loro stessa situazione. Forse sono stati gli anni migliori della mia vita solo dopo l’anno in cui ho insegnato nel monastero tibetano.
Ero in un ritardo mostruoso. Parcheggiai di fretta sperando di non prendere una multa o farmi portare via la macchina  e iniziai a correre verso l’aula.
Aprii bruscamente la porta del teatro e mi scusai immediatamente, dandomi dello stupido nella mia testa e inventandomi una scusa per il ritardo, una scusa credibile. Mi avvicinai verso il Signor Williams che mi presentò ai ragazzi, mi diede del lei facendolo e io odiavo questa cosa, mi dava fastidio perché mi fa sentire vecchio. Non mi ero accorto della ragazza che era sul palco alle nostre spalle fino a quando non me lo fece notare lui. Era LEI. Oddio non pensavo di incontrarla proprio qui. Aveva un riflettore puntato addosso che le faceva risaltare ancora di più quei suoi capelli neri e quegli occhi grigi. Era perfetta per essere un’attrice, speravo fosse anche brava.
Il Signor Williams la chiamò più volte ma lei era come paralizzata, cosa non molto buona per un’attrice.
Aveva gli occhi fissi in un punto e i suoi muscoli visibilmente tesi. Volevo aiutarla a calmarsi, ma non sapevo cosa fare. Intanto, però, mi avvicinai a lei.
Ho avuto l’istinto di prenderla per le spalle e sussurrargli la prima cosa che mi venne in mente.
-Ehi Ginevra, come va?- domanda perfetta da dire ad una ragazza che è presa, molto probabilmente, da un attacco di panico. La scossi un po’ per farla riprendere, a me funzionava, forse anche a lei avrebbe fatto bene. Le aveva fatto bene perché mi rispose, con una voce un po’ spezzata ma almeno si era ripresa.
Scesi dal palco sperando che l’emozione non le giocasse brutti scherzi. Voleva improvvisare e per un attore era la cosa più difficile perché in poco tempo doveva trovare una situazione, un personaggio, le sue emozioni e poi calarsi nei suoi panni.
 
Rimasi a bocca aperta vedendola recitare. Sprizzava talento da ogni poro, era nata per stare su un palco. Era riuscita persino a piangere ed urlare di disperazione contro una persona invisibile che era solamente nella sua testa. Era qualcosa di strabiliante. L’accademia aveva fatto un ottima scelta.
-Beh che dire, un portento. Non ho veramente parole sei stata eccezionale, tutto era soppesato nel modo giusto, le parole, le lacrime e i movimenti. Tutto molto azzeccato.-  mi ero permesso di dire la mia prima del professore, ma dovevo assolutamente dirle che era stata fantastica.
-Sono questi i livelli di bravura che vogliamo in questa scuola. Sei fatta per stare sul palco e trasmettere al pubblico!-  gli feci un sorriso che lei subito ricambiò, un bellissimo, perfetto sorriso che il giorno primo avevo solo intravisto.
Anche il Signor Williams rimase sbalordito però doveva lasciare spazio anche agli altri e non si dilungò. I ragazzi che vennero dopo, si erano bravi, ma non all’altezza di Ginevra. Lei aveva qual qualcosa di unico. Quel qualcosa che solo una persona su un milione possiede. Non saprei come spiegarlo. È qualcosa che ti spinge ad ascoltarla anche se sta leggendo le istruzioni per montare un armadio.
Era speciale.
 
 



Eccomi qui con un nuovo capito, sono molto soddisfatta e mi è piaciuto molto scriverlo perché questa volta per la prima volta mi sono calata in Ginevra. Ho assaporato ogni sensazione che ha avuto e movimento fatto. Spero che vi piaccia il modo in cui li ho fatti incontrare un’altra volta e come li farò interagire altre volte, visto che dovranno “lavorare” insieme. Ben è rimasto ammaliato da questa ragazza perché sente che ha qualcosa di speciale e credo che in parte abbia capito il perché. Più avanti tutti noi scopriremo bene cosa ha di speciale Ginevra.
Ringrazio chiunque legge la mia storia e chi lascia una recensione. Spero che questa storia stia piacendo a voi quanto piace a me.

 

 

 

  
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