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Autore: MAMMAESME    16/03/2014    1 recensioni
La storia originale si interrompe poco prima della partenza dei fratelli Salvatore per nascondere il corpo mummificato di Klaus. Quello che avviene dopo è un miscuglio di “What if”, di scene trasposte e di personaggi noti … meno noti e inventati. Gli occhi che ci guideranno, la voce che racconterà non poteva essere che la SUA: una visione soggettiva, emotiva ed emozionante … almeno spero.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20

… PAUSA …


7 novembre, notte.


Guidavo nella notte, mentre Cinthia giocava nervosa con i suoi capelli.
Il suo sguardo non riusciva a fermarsi su un punto fisso, non riusciva a perdersi dietro al buio del parabrezza.
- Cosa ti tormenta? I nostri piccoli problemi quotidiani? Ancora la storia della vergine?  -
Lei non rispose. Mordendosi l'unghia del pollice, si voltò verso il finestrino.
La strada era un nastro nero verso un mistero altrettanto nero, e la luce di quel bar sembrava il miraggio di un mattino artificiale.
Arrivato di fronte al locale, sterzai di colpo e sistemai la Camaro nel parcheggio pieno di auto sportive e Harley cromate.
Scesi dalla macchina e in un secondo fui dall'altra parte ad aprire lo sportello alla piccola principessa triste.
- Scendi ... - la esortai.
- Vorrei andare a casa - rispose incrociando le braccia.
- Scendi, dai ... solo una birra ... avremo tutto il tempo per tormentarci. -
Sbuffando scocciata, Cinthia appoggiò i piedi sull'asfalto e si diresse spedita verso la porta del locale.
All'interno le luci più forti erano focalizzate sui tavoli da bigliardo, mentre, tutto attorno, le lampade diffondevano una luminosità più soffusa. La musica usciva stonata da un vecchio juke boxe, che ancora non aveva scoperto l'avvento delle nuove tecnologie. I biker facevano gruppo attorno al bancone, con i loro giubbotti di pelle, uguali a quelli che ricordavo più di trent'anni prima, mentre un gruppo di neo maggiorenni si sfidavano a bere tequila.
La vita dei bar di periferia non era cambiata di molto da quando me ne ero andato.
Giovani che si ubriacavano per sentirsi adulti, adulti che si ubriacavano per sentirsi giovani ... ed io che avrei voluto ubriacarmi per dimenticare quel dolore che continuava a graffiarmi la pelle come sottili artigli di un gatto.
Cinthia fece una panoramica con lo sguardo, attonita e un po' schifata.
- Mai stata in un bar? - le domandai, appoggiandole una mano sulla schiena per farle attraversare il locale.
Ci dirigemmo verso un tavolino rotondo, in un angolo isolato della sala.
- A Parigi era stata in un Buddha bar. In una stamberga come questa mai: andiamocene!
Fece per voltarsi, ma con la mano la bloccai.
-Solo una birra ... per favore -
- Io non bevo alcolici! –
- Sarebbe anche ora che cominciassi: hai quasi vent'anni e potresti non raggiungere i ventuno … -
- Non é una questione di età: non mi piacciono gli alcolici. -
- Sentila la piccola moralista - le urlai nelle orecchie; la musica si era alzata di qualche tono, per permettere a una coppia di ballare nel piccolo spazio lasciato libero in mezzo al locale.
Lei si voltò fulminandomi con lo sguardo e con una piccola scossa direttamente al cervello.
- Non è una questione di età o di moralismo: semplicemente non mi piacciono gli alcolici e non mi piace l'idea di stare male dopo un'ubriacatura.  Mi é concesso il diritto di avere dei gusti miei o mi devo omologare per forza alla massa per sentirmi normale? Ah … se non te ne fossi accorto: non sono normale! - gridò, facendomi sentire un'altra scarica di energia dolorosa, dritta al centro del petto.
Ci sedemmo e una cameriera, vestita come una ragazzina del vecchio west, venne a prendere le ordinazioni.
Birra e tè freddo.
-Non senti la mancanza di tutto questo? – le domandai.
- Di questo …? Sinceramente no. – disse, indicando il bar pieno di gente brilla e sguaiata.
- E cosa ti manca, allora? Non ti manca l’avere degli amici coetanei … un ragazzo di cui innamorarti … una vita con un futuro … una madre che hai visto solo dormire? –
Nominare Elena mi procurò una fitta al petto, molto più dolorosa della scarica che Cinthia mi aveva inferto qualche minuto prima.
-Come posso sentire la mancanza di ciò che non conosco, desiderare qualcosa che non potrò mai avere? Domande inutili, risposte senza senso, ipotesi irrealizzabili. Non posso permettermi angosce che non hanno uno sbocco, problemi che non posso risolvere. –
Cinthia sapeva come mettere drasticamente fine a una conversazione.
La cameriera portò la birra e il tè che avevamo ordinato.
Cinthia afferrò il bicchiere e cominciò a sorseggiare distrattamente la sua bevanda. Si sistemò sulla sedia scomoda, allungando le gambe oltre il tavolino, e ricominciò a guardarsi intorno annoiata.
Era come osservare un istrice chiuso nei suoi aculei.
Distolsi lo sguardo da lei per posarli sui clienti del bar, sorseggiando la birra un po’ troppo fredda.
Ricordavo un tempo lontano in cui la mia vita si svolgeva tra bar e donne … tra sangue e divertimento allo stato puro e, con sorpresa, mi accorsi che non provavo nessuna nostalgia.
Avevo saggiato la felicità, e quel surrogato non mi attirava più.
Nulla mi sembrava attraente se non avevo Elena accanto per condividerlo.
Quella gioia fittizia mi sembrava noiosa: forse, davvero non si può essere giovani per sempre!
La birra prese un sapore acido.
Ero entrato il quel bar per prendere fiato, un’ultima boccata d’ossigeno prima di affondare di nuovo, ma in gola bruciava il sapore acre di quell’aria viziata.
-Che senso ha tutto questo? – sussurrò Cinthia.
- Che cosa vorresti dire?
- Perché siamo entrati qui? – il suo scetticismo era evidente.
- Per prenderci una breve pausa … per respirare prima di tornare in apnea. -
- A cosa serve riprendere fiato, se tanto siamo destinati ad affogare? – affermò con un cinismo rassegnato.
Mi resi conto che non aveva tutti i torti: se dovevo affogare, sarebbe stato assurdo prolungare l’agonia, se dovevo nuotare, in quel posto non avrei certo trovato bombole d’ossigeno.
Le sue riflessioni erano un misto di amaro scetticismo e velata malinconia.
Quella che, a pelle, poteva sembrare arroganza, non era altro che rassegnazione e rifiuto di provare qualcosa solo per averne nostalgia, per perderlo da lì a qualche giorno.
Eppure mi pareva inaccettabile che lei non provasse il sapore di una serata di puro e illogico divertimento.
- Riesci, ogni tanto, a smettere di pensare?- le chiesi.
Lei mi porse uno dei suoi sguardi taglienti che stavo imparando a riconoscere.
Niente da fare: non riusciva proprio a prendersi una pausa da se stessa.
Un bellimbusto, con un giubbotto nero, la pelle tatuata e l'alito che puzzava di tequila, si avvicinò a Cinthia, ignorando la mia presenza.
- Ehi biondina, cosa ne dici di dire ciao a questo manichino e venire a ballare con me? –
Il sorriso era ebete e le gambe instabili.
Lei lo guardò, senza nascondere un'espressione schifata.
Scosse appena la testa e lo ignorò.
Che cosa voleva quella bestia da Cinthia?
L'istinto di protezione mi fece tendere i muscoli: ero pronto a scattare per spezzare il collo a quel troglodita, se solo avesse osato sfiorarla.
Fui pervaso da un sentimento nuovo, diverso dalla gelosia; un istinto che mi aveva permeato in passato quando Elena era in pericolo, quando non potevo far altro che porre il mio corpo davanti a lei, come uno scudo.
Non c'entrava l'amore ...
Andava oltre.
Era mettere la vita di qualcuno prima della propria.
Il ragazzetto si protese sul tavolino, facendo sobbalzare Cinthia che, inavvertitamente, lasciò cadere il bicchiere.
Il liquido zuccherato andò a sporcare un pavimento già sporco.
Non feci in tempo a scattare che tutto si fermò: le persone nel locale s’immobilizzarono mentre l'aria fluttuava evanescente.
Mi guardai attorno: tutti i presenti erano fissi come statue e il ragazzo davanti a noi era sospeso a mezz'aria, come se una forza invisibile lo stesse alzando a un metro dal pavimento.
Cinthia era concentrata sul bicchiere rotto.
-Cinthia, cosa succede? Perché ...?-
- Ho messo un attimo in pausa ... troppo casino ... troppo tutto. Usciamo! -
Si alzò impettita e con il suo passo da culodritto si diresse verso la porta.
Non appena varcammo la soglia, con un gesto annoiato liberò il vincolo e tutto ricomincio come se nulla fosse accaduto; il giovane biker crollo pesantemente sul pavimento, guardandosi attorno  attonito e stordito.
Raggiungemmo l’auto e vi salimmo in fretta, come per fuggire da un incubo.
Quella che doveva essere una pausa divenne un’inutile perdita di tempo.
Misi in moto ma, mentre stavo per inserire la marcia, la mano di Cinthia mi bloccò, posandosi ferma sul mio braccio.
Il suo sguardo non era più assente, ma intensamente concentrato.
- Damon ... la tua amica ha detto di sporcare il sangue. Pensavo … il mio sangue, quello di Pheeb ... quello di mio padre sono già un cocktail di generi diversi: tutti abbiamo ogni tipo di DNA nelle vene: vampiro, licantropo, magia, doppelganger. Il nostro sangue non é puro, come potremmo sporcarlo ulteriormente? –
La guardai e fu come inciampare nell’ennesimo buco sulla strada, nell’ennesima corda tesa dal destino.
Sbattei il palmo della mano libera sul volate e vi posai la fronte.
-L’unico sangue “puro” potrebbe essere quello di mia madre … il collante, l’ingrediente fondamentale per ogni incantesimo riguardante le varie specie. –
Possibile che, ad ogni illusorio passo in avanti, non trovavo altro che nuovi ostacoli o dubbi. Ogni nodo che si presentava da sciogliere nascondeva altri fili ingarbugliati, prima ancora che il nodo stesso fosse districato.
Mi liberai gentilmente della sua mano e inserii la marcia.
Era assolutamente inutile procrastinare, inutile cercare momentanee vie di fuga.
Dovevo, volevo solo tornare a casa e mettermi a dipanare la matassa con Cinthia, che rivelava, ogni momento di più, di avere una mente lucida e analitica.
Mentre guidavo, le immagini ipotetiche di un rituale satanico si srotolavano nella mia mente.
-Come avverrà il rito? Come? Pheeb come si “impossesserà” di te? Come dovrebbe bere il tuo sangue, il sangue di Klaus e di Elena?-
- Cassidy non ha mai “visto” il rito, e non dimenticare che c’è sempre una vaga possibilità che l’essere possa essere io… cosa che tutti stiamo cercando di evitare … mio padre vuole che sia Pheeb … e la profezia parla di Zeus e non di Demetra.-
- Se lei non ha mai visto il rito, cosa farete? Cosa fareste? –
- Shane ha fatto delle ricerche, e sia mio padre sia i miei zii hanno interrogato molte streghe. C’è sempre la possibilità che Cassidy abbia una visione dell’ultimo momento.-
- Se ciò non avvenisse? –
- Caitlin ha localizzato il centro di alcune linee di flusso magnetico … magico … potere allo stato puro che attraversano il territorio di Mystic Falls. Ha trovato un punto in cui tutte s’incrociano. –
- Dove? – domandai impaziente.
- Dove l’acqua incontra la terra e il vento alimenta il fuoco. Una sorgente … un promontorio … il fuoco. Caitlin e Bonnie hanno trovato un sito … una roccia sopra la sorgente di un ruscello, dove stranamente soffia sempre il vento. La roccia sembra un altare e la percezione di una concentrazione di energia, che fluisce in modo straordinariamente intenso, è innegabile. Sembra che in quel sito si siano spesso radunate antiche streghe per attingere potere, per fare offerte … per elevarsi oltre la condizione umana. –
- E come procederebbe il rito? – non veniva al dunque.
- L’idea era di versare il nostro sangue in una coppa, la coppa che mia nonna usò per trasformare i suoi figli, ritrovata da Shane nella grotta con i nomi dei miei zii, inspiegabilmente riapparsa dopo le visioni della madre di Caitlin. –
- E poi? Pheeb berrà? Berrete tutti? Che cazzo farete? –
- Aspetteremo l’allineamento dei pianeti e che la magia faccia il suo corso. Credo che in quel momento saremo guidati da forze sovrannaturali: io sono una strega … Cassidy sarà lì con noi e per questo Klaus vuole che ci sia anche la mamma, non sabbiamo se basterà il suo sangue o se servirà anche il suo sacrificio … non sappiamo come la magia guiderà le nostre mani. Ci devono essere tutti gli elementi: la magia farà il resto. –
- Complimenti per il piano infallibile! –
- Hai letto anche tu la profezia: dice il tempo e cosa accadrà … ma non il come. Possiamo solo immaginare, solo lasciarci guidare … o opporci. –
- Preferirei la seconda ipotesi! –
Poteva il tunnel essere ancora più buio?
Poteva il problema complicarsi ulteriormente?

Arrivati a casa, parcheggiali la macchia nel viale e scesi sbattendo la portiera. Era notte fonda e sia io che Cinthia eravamo sfiniti.

-Finalmente siete tornati –
Mi bloccai all’istante, mettendomi sulla difensiva.
Mi bastò un attimo per riconoscere quella voce calma e profonda.
-Elijah …? –
- Zio … ? –
- Tesoro … stai bene? Dove l’hai portata? – il suo tono rivelava un’intensa preoccupazione.
- Avevamo bisogno di una vacanza … – ironizzai.
- Non fare lo spiritoso! Ti ha toccata? – domandò alla nipote, i denti scoperti.
-NO! – rispondemmo in coro Cinthia ed io.
- Zio … pensi che potrebbe solo sfiorarmi se io non lo volessi? Gli friggerei mani e cervello con un solo pensiero. –
I suoi discorsi da parente preoccupato mi davano sui nervi; cercai di deviare il discorso su un argomento che mi stava molto più a cuore.
-Come sta Elena? – tagliai corto.
- Sta bene, fisicamente … –
- Fisicamente …? –
Guardi Cinthia per avere conferma che a Elena non fosse accaduto nulla di male.
Lei mi restituì lo sguardo, aprendo le braccia.
-Zio, come sta papà? … Pheeb? –
- Posso entrare? Non credo di poter sostenere una discussione civile qui fuori. – disse Elijah con il suo solito aplomb.
-Mi credi così idiota da rompere il sigillo solo perché tu possa parlare comodamente seduto in poltrona? Se ha qualcosa da dire, fallo e basta! Qui e ora. –
Elijah mi fissò e per la prima volta, nel buio, i suoi occhi tremarono.
Non avevo mai visto i suoi occhi tremare.
-Cinthia, se lo lascio entrare …? –
- Il sigillo si ripristinerà non appena uscirà. – mi rassicurò.
- Non ho intenzione di trascinare qui i miei fratelli. – disse serio.
- Che adesso sono …? – chiesi, mentre mi dirigevo verso la porta.
- Klaus è a casa a studiare delle carte con Shane. Kol sta intensificando la sorveglianza e organizzando la sicurezza per la sera del rito. Io dovrei avere il compito di contrattare lo scambio. Damon, non ho tempo da perdere, e nemmeno tu. Le speranze di uscire illesi da questa follia sono minime. Dobbiamo parlare. –
La tensione nella voce dell’originario era palpabile.
Cosa stava per accadere?
Cosa stava per propormi?
La fedeltà di Elijah verso la sua famiglia, verso suo fratello, era sempre stata inossidabile, ma qualcosa, nel suo comportamento stranamente agitato, mi suggeriva che una crepa si stava allargando in quell’anima severa.
Aprii la porta per far passare i due Michaelson. L’adrenalina di quella visita inaspettata aveva spazzato via la stanchezza. Ne avrei pagato il prezzo il giorno dopo, ma non importava.
Al passaggio di Cinthia le lampadine si accesero illuminando i nostri passi fino al soggiorno.
-Mi dispiace, Elijah, ma posso offrirti solo del bourbon moooolto invecchiato … o preferirci del tè? – l’ironia spruzzava gocce di vetriolo nella stanza.
- Non sono qui per i convenevoli, Damon, né per sopportare la tua stupidità: il momento è delicato e decisivo per il destino di noi tutti. Siediti. –
Il suo tono da vecchio docente di storia m’irritava parecchio, ma aveva ragione: dovevo scoprire cosa aveva da propormi, quali motivazioni lo avevano messo contro il fratello.
-Non per sembrare un bambino capriccioso, ma preferisco stare in piedi. –
L’idea di sedermi mi dava la sensazione di avere le formiche nelle mutande.
-Elijah … - la voce di Cinthia s’inserì con un sussurro tra il nostro battibecco. – Che cosa sta combinando papà? Come ha reagito alla profezia? –
Appoggiai il gomito al camino spento e rimasi in attesa della risposta, cercando di mantenere la calma.
-Ti rivuole a casa, Cinthia … io ti rivoglio a casa. –
- Beh, è semplice: se lascia libera la mamma  … -
- Lasciami finire: la profezia … -
Incapace di fermare le parole, lo interruppi di nuovo:
-Cosa hanno detto le “vostre” streghe? Come pensano di agire? – lo incalzai.
- Se mi lasciaste parlare, forse arriveremmo a una conclusione. Bonnie non si pronuncia, ma credo che sia dell’idea che, una volta che Klaus avrà riunito su di sé tutti i poteri, diventerà vulnerabile. Caitlin vuole che al potere rimanga Pheeb, per il sangue, per il potere curativo … altre streghe … -
- Altre streghe …?  Quali streghe? – domandai stupito.
- Una strega che abbiamo consultato insieme a New Orleans propende per la versione più favorevole a Klaus ovvero, se egli assorbirà il tutto il potere diventerà “IL” dio … e il desiderio di cui parla la profezia sarebbe essere l’unico, avere un Olimpo monoteista: ogni altra creatura gli sarebbe inferiore, i poteri di tutti dipenderebbero dalla sua volontà. Controllo totale su ogni essere vivente, umano e sovrannaturale. –
Questa interpretazione era coerente, ma sentivo che non era quella esatta. Continuavo a propendere per la vulnerabilità … a sperarci, forse.
-Tu cosa pensi? – chiese Cinthia, precedendomi.
- Io non amo formulare ipotesi senza avere elementi sufficienti. Sono andato a Salem e mi sono messo in contatto alcune streghe collegate a mia madre e alle antenate delle Bennet, il grande summit magico che, ne sono convinto, sia il fautore di tutta questa storia, e … -
-E...? – le formiche si erano spostate dalle mutande alle mie mani … nel mio stomaco.
- E non hanno voluto rispondermi. –
- Stronze! – grugnii.
- Spesso si può intuire molto più da una risposta non data che da mille spiegazioni. Sono secoli che le streghe vorrebbero riparare al danno fatto quando ci hanno creato. Sono secoli che lanciano maledizioni e contro maledizioni per fermarci, usano escamotage per eliminarci. Se non vogliono darci spiegazioni, la spiegazione è una sola: la nostra estinzione … o il controllo tramite Pheeb. Una possibilità di redenzione o la certezza della nostra fine: tutti umani … tutti eliminabili … tutti finiti nel giro di qualche decennio, se non addirittura morti non appena Klaus muore. –
- Un’ecatombe … da qualunque parte la si guardi. – conclusi.
- O lo status quo … - aggiunse Cinthia.
Elijah la guardò con lo sguardo stupito.
-Anche noi abbiamole nostre fonti … - sorrisi sarcastico.
Ignorando la mia frecciata, Elijah si avvicinò a Cinthia e le afferrò le mani.
-Tesoro … Io non ho mai voluto sacrificarti, mai. La cosa più difficile, da quando sei nata, è stato tener nascosto a tuo padre il fatto che io non gli avrei mai permesso di lasciati morire. Purtroppo, in tutti questi anni, non ho mai trovato il modo … un piano sicuro per salvare te e tuo fratello. Klaus non sospetta nulla: ho chiesto a una strega … a Medea … di rendere la mia mente impenetrabile. Io mi accorgo quando lui tenta di leggermi e posso ingannarlo, comunicargli pensieri ad hoc. L’idea di dare il controllo a Pheeb era idilliaca, il fatto che il suo sangue potesse controllare la nostra brama, potesse controllare Klaus … era la soluzione perfetta … ma non al prezzo della tua vita. –
La voce di Elijah era un misto di dolcezza e dolore. Amava sua nipote … come non avrebbe potuto? Era la figlia che non avrebbe mai potuto avere … la sua progenie … la sua famiglia.
-Ok … abbiamo aggiunto altri pezzi al puzzle, e l’apocalisse è completa. Ora … come la fermiamo? Perché sei qui? Che cosa volevi propormi? –
- Dobbiamo prendere tempo, ancora non è chiaro come agire. L’idea è di immobilizzare Klaus come aveva fatto Bonnie, ma con tutta la magia che lo circonda sembra impossibile … il vero problema è Klaus. Sembra aver sviluppato un’aura attorno e nessuno gli si può avvicinare senza che lui se ne accorga in anticipo e reagisca prontamente. Nessuno sembra poterlo toccare da qualche tempo a questa parte. Nessuno tranne …-
- Tranne me … - finì Cinthia.
Entrambi posammo lo sguardo su di lei.
Aveva la testa tra le mani e le spalle erano scosse da violenti … silenziosi singhiozzi.
Chiusi gli occhi assorbendo quell’angoscia.
Se avessimo trovato il modo … Cinthia avrebbe avuto il coraggio di fermare cuore del padre?
Sporcare il sangue sembrava ancora l’ipotesi più realizzabile … se solo avessimo capito il sangue di chi … e come.
Guardai Elijah.
-Eri venuto per proporre uno scambio, se non sbaglio. Bene: quando e dove? –
- Domani mattina … davanti alla villa … alle prime luci dell’alba. -
- Cinthia? – la richiamai.
Lei annuì.
-Riavrai la mamma … - sospirò.
- Ne sei sicura? – ero sinceramente preoccupato per lei.
- Troveremo il modo di uscirne. Zio, sei con noi? –
- Ti proteggerò ad ogni costo. – la rassicurò.
- Va bene. Stravolgerò i piani di papà … cercherò di capire come bloccare il rito … come bloccare lui … come mantenere lo status quo. Ricominciamo da capo. Rivediamo tutti i dati e cerchiamo una soluzione al problema. Una volta per tutte. -


























  
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