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Autore: Shannonwriter    19/03/2014    1 recensioni
La mia è una specie di rivisitazione della storia di Alice In Wonderland in chiave moderna che però non segue necessariamente gli avvenimenti narrati nei libri o nel cartone. Alice ha diciassette anni e vive a New York. Apparentemente ha tutto quello che le serve, è stata ammessa alla Juilliard e potrebbe diventare una grande pianista un giorno, allora perché non è contenta? L'unico a stare sempre dalla sua parte è Hartley, il suo migliore amico. è buffo, uno spirito libero e un giorno si presenta con un cilindro in testa che, sostiene, potrebbe aiutarla perché è magico. Ma sarà vero? E c'è qualcosa di più di una semplice amicizia tra Alice e Hartley? Scopritelo leggendo (è la mia prima originale, omg!).
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Trattandosi di Justin Van Horten, Alice era riuscita a farsi mandare l'auto privata guidata dal fedele Arthur per portarla a una pista da golf a venti minuti dalla scuola. Sua madre era sembrata sciogliersi appena un po' dal gelo che l'aveva avvolta e alla fine della telefonata le aveva semplicemente ricordato di non fare troppo tardi (leggi: non approfittartene). Era già qualcosa. D'ogni modo, un campo da golf non era proprio il primo posto in cima alla lista di luoghi perfetti per combinare guai secondo l'opinione di Alice, tuttavia Anne l'aveva mandata là sicura di averci visto giusto e assicurandole che avrebbe capito una volta arrivata. Beh, ora Alice era scesa dall'auto e davanti a lei il grande cancello automatico lavorato con mille ghirigori non le dava affatto l'idea di essere losco, lo stesso valeva per la svettante insegna “New York City Exclusive Golf Club” sopra di esso. Nell'avvicinarsi alla porta d'accesso lasciata aperta accanto al cancello, Alice si chiese se l'avrebbero fatta entrare senza essere un membro del club. Non l'aveva neanche mai tenuta in mano una mazza da golf. Camminò lungo un breve sentiero ricoperto di ghiaia che conduceva alla reception. Alice entrò e individuò subito la segretaria al bancone. Era al telefono, parlava concitata guardandosi intorno di tanto in tanto come se temesse di finire nei pasticci da un momento all'altro. Quando i suoi occhi si posarono su Alice, ora proprio davanti a lei, le fece segno con la mano di attendere. “Si, ma certo” disse al suo interlocutore. “Mi rendo conto signor Tucker...”. Doveva avere non più di venticinque anni, chissà com'è finita a lavorare qui? si chiese Alice senza un motivo. “La ringrazio per la sua pazienza, non esiti a richiamare se le serve qualcos'altro” mise giù la cornetta e prese un respiro silenzioso. Alice poteva scommettere che la ragazza non sperava proprio che quel tipo la richiamasse. A quel punto la receptionist portò la sua attenzione su di lei e sorrise cordiale. “Salve, in cosa posso esserle utile?”
Già, in cosa? Avrebbe detto quello che le serviva, sperando che la ragazza sarebbe stata così gentile da farla passare. “Ecco, un mio amico è qui oggi e vorrei entrare per salutarlo”

 “Il suo amico è al corrente del suo arrivo?”
 “No, è stata una decisione dell'ultimo minuto”
La receptionist si mordicchiò il labbro. “Mmh, suppongo che lei non sia un membro del club, non l'ho mai vista da queste parti”
 “è esatto, ma ho davvero bisogno di parlargli.”
 “Beh, non posso farla entrare senza il tesserino o un accompagnatore che sia un membro del club ma se mi dà il nome di questa persona lo faccio avvertire da un nostro collaboratore” propose gentile e professionale.
 “Si chiama Justin Van Horten”
La ragazza cambiò immediatamente espressione. “Oh grazie al cielo! Poteva dirlo subito!” esclamò sollevata riprendendo il telefono e premendo un paio di tasti.
 “Che vuol dire...?” chiese Alice giustamente confusa.
 “è venuta a portarselo via, giusto? È un'ora che vari clienti chiamano lamentandosi del comportamento del signor Van Horten e noi purtroppo non possiamo farci niente! Non possiamo permetterci di perdere un socio così importante...” spiegò uscendo per un attimo dal suo ruolo professionale. “Charlie? Vieni alla reception, ho qui una ragazza che è venuta a prendere Van Horten. Fai in fretta!” disse al telefono.
 “Cosa sta facendo esattamente?” chiese Alice.
 “È arrivato e ha iniziato a fare man bassa degli alcolici del servizio bar offrendone anche ai suoi due amici e da lì è stato il caos. Disturbano gli altri soci, urlano e imprecano. Non c'è molto che possiamo fare date le cospicue donazioni annuali dei Van Horten al Club.”
Ora Alice capiva perché non li avevano ancora cacciati. Ben presto un caddy arrivò a prenderla e insieme attraversarono il verde campo da golf. Era un bellissimo pomeriggio di sole, perché mai Justin aveva dovuto rovinarlo così? Una volta fermi non ci fu bisogno di indicare dove fosse il ragazzo, ci pensava già lui a farsi notare. Impugnava una bottiglia scura con un'etichetta che Alice non riconosceva, se la stava portando alla bocca per bere a canna mentre accanto a lui un altro tipo lasciava cadere per terra la sua mazza da golf per tentare goffamente di togliersi la maglietta. Un terzo ragazzo, il Mike della festa, rideva a crepapelle seduto sull'erba con una birra in mano. Sfido che gli altri soci si sono lamentati pensò Alice. Ma lei che poteva farci? Sperò che la sua sola presenza avrebbe fatto sentire Justin quanto meno in imbarazzo. Prese un respiro e si avvicinò di qualche passo ai tre ubriachi. Il primo a vederla fu quello ora senza maglietta. La squadrò da capo a piedi, soffermandosi infine con lo sguardo vacuo sul suo viso. “è arrivata la spogliarellista che abbiamo richiesto finalmente! Le prendono sempre più giovani, vedo.” commentò pronunciando malamente alcune parole.
Anche Mike la notò alzando lo sguardo. Rise ancora più forte tenendosi la pancia. “Amico quella viene alla nostra scuola, non vedi? Indossa la fottuta uniforme!” altre risate.

Fin troppe attenzioni per una persona timida come Alice. Proprio allora Justin passò tra i suoi due amici arrivando dritto davanti a lei. “Alice, che ci fai qui?” chiese mantenendo la voce ferma.
 “Stai causando dei problemi allo staff, tu e i tuoi amici siete ubriachi.” disse.
 “Puoi scommetterci!” esclamò il ragazzo a torso nudo alzando le braccia al cielo.
 “Io non mi sento ubriaco” aggiunse l'altro passando un dito intorno al collo della bottiglia di birra.
 “Non dovresti stare qui” le disse Justin a voce bassa. “Va a casa”
 “Ci vado se tu ci vai” controbatté.
Justin infilò le mani in tasca. Indossava anche lui l'uniforme ma mancava il cardigan, indossava solo la camicia bianca con le maniche arrotolate. “Che ti importa cosa faccio? Credevo mi avessi tagliato fuori.” rispose con una punta di amarezza.
 “Forse perché sembra che per quanto ci sforziamo di andare d'accordo c'è sempre qualcosa che ci divide” disse Alice schietta.
 “è vero. Apparentemente quel qualcosa si chiama Hartley” ora si che era acido e accompagnò le sue parole con un gran sorso dalla bottiglia che aveva appoggiato a terra.
 “Non si tratta affatto di Hartley! Sei tu che non riesci ad accettare l'idea che io possa dividere il mio tempo tra voi due!” ok, forse tentare di ragionare con un ubriaco non era proprio una grande idea ma in quel momento Alice non riusciva a fermarsi.
Justin scuoté la testa. “Ti ho chiesto di uscire più volte Alice e ogni volta è stato un rifiuto da parte tua. Sono riuscito ad averti a cena da me solo grazie all'intervento di mia sorella e delle nostre madri! Per il resto, scegli sempre Hartley” si sfogò passando dal fervore alla triste rassegnazione.
E dunque era così. Entrambi i ragazzi della sua vita erano gelosi l'uno dell'altro. Che situazione fastidiosa. Alice sospirò pesantemente. “Hartley è il mio migliore amico da anni ma anche tu sei mio amico ora quindi perché non possiamo esserlo tutti??”
 “Perché non voglio essere un semplice amico per te, Alice!”
La sorpresa di quella rivelazione (o era forse un'ammissione?) lasciò la ragazza senza parole e totalmente impreparata per quello che Justin avrebbe fatto subito dopo. La baciò. Il tempo parve fermarsi, una sensazione nuova la pervase e Alice vi si perse dentro. Aveva già ricevuto il suo primo bacio ma questo era diverso, immaginò che con ogni persona fosse un po' diverso. Il momento fu spezzato dai cori di “uuuu” dei due amici di Justin. Alice si staccò immediatamente da lui e si coprì la bocca con la mano.
Justin diede le spalle a Alice. “Ragazzi, è ora di andare” disse rivolto ai suoi amici.
 “Io non ho infilato la pallina in buca nemmeno una volta!” protestò Mike.
 “Sei un incapace Mike!” gli rispose l'altro amico in tono scherzoso.
Alice tossicchiò nervosa. “Ascolta, con cosa siete venuti? Avete bisogno di un taxi o...” stava per offrirgli un passaggio con la sua auto ma non era certa di voler passare altro tempo accanto a lui dopo quello che era appena accaduto. Le serviva un po' di tempo per riordinare le idee.
 “Siamo a posto, chiamerò l'autista di mia madre.” rispose Justin senza guardarla.
 “Va bene. Allora io vado” disse lei goffamente iniziando a muovere un passo lontano da lui.
 “Metterai altra distanza tra di noi adesso?” la richiamò Justin mentre dietro di lui i suoi amici li ignoravano, impegnati in una sorta di combattimento maldestro.
E che cosa poteva rispondergli? Sì perché non credo di volere che tu mi baci ancora? No perché tua sorella tornerebbe a cercarmi? “Fatti passare la sbronza, Justin. E smetti di far preoccupare Anne, ti vuole tanto bene” gli disse optando per qualcosa di neutro e concludendo con la ragione per cui era venuta. Le parve di vedere una reazione sul volto di Justin alla menzione di sua sorella ma per il resto rispose con un semplice cenno della testa. Alice si allontanò da lui e dai suoi amici, calpestando l'erba verdissima sotto i suoi piedi. Prima di tornare alla sua auto ancora parcheggiata davanti al club, rassicurò la ragazza gentile alla reception che di lì a poco sarebbe tornata la tranquillità. Era certa però che per lei non sarebbe stato lo stesso.

-

Alice aveva ormai abbandonato l'idea di passare a trovare Hartley e si era arresa a tornare a casa senza averlo visto, per l'ennesima volta. Almeno aveva portato a termine una buona azione aiutando Anne con Justin. Che l'aveva baciata però. Si sentiva strana, come se ora chiunque la guardasse in volto fosse in grado di rivedere quella scena e di darle il proprio giudizio. Uno già lo immaginava...sperava ardentemente che i due amici di Justin fossero abbastanza sbronzi da dimenticare tutto e tenere la bocca chiusa. In serata mandò un messaggio per Hartley sul cellulare di Jeff promettendogli che il giorno dopo si sarebbero finalmente rivisti. Dopo meno di mezz'ora arrivò un “ok” con una faccina sorridente da parte di Hartley. Alice sorrise e si chiese se l'amico non ci stesse prendendo gusto a usare il cellulare. Poi le tornò in mente il bacio con Justin e si domandò che cosa ne avrebbe pensato Hartley. Non voleva dirglielo, in qualche modo sentiva che non era giusto visto e considerato come aveva reagito alla sua sola presenza davanti al Wondercafè. Si addormentò stanca e confusa.
Il giorno dopo a svegliarla due minuti prima della sveglia fu la suoneria del suo cellulare. Le era arrivato un sms. Il numero era quello di Jeff il che significava che il mittente era Hartley.

Alice, non venire oggi. Facciamo un altro giorno.

Bel risveglio. Alice si mise a sedere e digitò in fretta una risposta.

Perché???

Pochi secondi e un altro messaggio era arrivato. Ti chiamo domani e ti spiego. È tutto a posto. Era fin troppo sospetto. Hartley spiegami, è successo qualcosa??

No, non preoccuparti. Solo non venire al Wondercafé, Alice. Ci sentiamo.

Già, come se avesse intenzione di dargli retta.


Note: fan di Hartley non odiatemi!! Lo amo tanto quanto voi! Justin doveva pur dar sfogo ai suoi sentimenti, ora non abbiamo più dubbi su quali siano! Detto ciò, sul finale del capitolo si affaccia qualcosa di misterioso, una minaccia diciamo. La trama si infittisce nel 20! Grazie a chi ha messo la mia storia tra le ricordate! Alla prossima! <3

   
 
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