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Autore: GhostFace    20/03/2014    1 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non fu necessario molto tempo affinché Trunks acquisisse una buona padronanza delle tecniche di base delle arti marziali; ciò – riteneva Gohan – si doveva sicuramente in parte al suo retaggio Saiyan, ma in parte anche al fatto che, essendo un bambino, era molto malleabile rispetto ai nuovi insegnamenti. Del resto, Trunks era per propria indole più interessato al combattimento rispetto a quanto lo fosse Gohan, all’epoca in cui aveva iniziato ad allenarsi sotto la guida del maestro Piccolo. Ormai il figlio di Vegeta conosceva i fondamentali del corpo a corpo, e grazie a Gohan migliorava facilmente giorno dopo giorno, imparando come combinare fra loro le varie tecniche; sapeva volare ad elevata velocità; era capace di captare l’energia interiore degli esseri viventi, a cominciare da quella di sua madre e di Gohan: una tecnica non molto utile per affrontare i cyborg che non avevano aura, ma che Gohan non poteva trascurare di insegnargli perché diventasse un guerriero completo.
Nel frattempo, Trunks cominciava ad acquisire una maggiore consapevolezza del mondo in cui viveva. Nei momenti di pausa, Gohan gli descriveva la serenità di un mondo di pace che era esistito fino ai primissimi mesi di vita di Trunks, ma che il bambino non aveva mai conosciuto e del quale non poteva avere memoria. Un mondo nel quale la gente comune poteva andarsene in giro senza temere di saltare in aria insieme a tutta la città in cui viveva, ed in cui non si sentiva il bisogno di girare armati fino ai denti per difendersi da gang di criminali. Trunks non aveva mai visto un centro abitato grande, integro e popoloso, come era stato la sua città natale in tempo di pace, e aveva sempre visto le persone affrettarsi per le strade con movimenti rapidi e nevrotici, pronte a nascondersi come topi o scarafaggi al palesarsi del primo pericolo. I racconti di Gohan lo aiutavano ad immaginare come potesse essere la vita in quell’epoca così lontana eppure così vicina. A quei tempi era tutto così “normale”, ordinario, e tutti davano per scontato che non vi fosse nulla di speciale in quella routine… eppure, appena pochi anni dopo, Gohan diceva sempre che avrebbe dato la propria vita per riportare la Terra agli alti e bassi di quella realtà. Quanto a Trunks, più ascoltava quei racconti, più si appassionava al sogno di un mondo migliore; allenandosi a sferrare pugni energici e vigorosi, il piccolo mezzosangue riversava lo stesso impegno e grondava dello stesso sudore che un tempo accompagnava gli sforzi di suo padre Vegeta.
Trunks aveva ancora difficoltà nell’acquisire lo stadio di Super Saiyan. Eppure era strano: nonostante fosse un bambino, Gohan percepiva chiaramente in lui una forza spirituale adeguata ad innescare la trasformazione. Gohan attribuiva questo ritardo ad un fattore fisiologico: Trunks gli sembrava ancora troppo piccolo; certamente lo era rispetto a Gohan, all’epoca della sua prima trasformazione. Sì, doveva essere proprio questa la ragione… perciò decise provvisoriamente di non forzare la mano e di non costringere il ragazzino a torturare il proprio fisico.
Vegeta era uno degli argomenti preferiti di cui Trunks amava sentir raccontare da Gohan. D’accordo con Bulma, il meticcio più grande aveva deciso di tacere i dettagli più scabrosi della vita del Principe dei Saiyan di cui erano a conoscenza; li avrebbe rivelati al suo giovane ascoltatore quando questi avesse raggiunto un’età più matura.
A volte il piccolo fantasticava su suo padre, immaginava quel viso severo e corrucciato, visto in qualche foto di gruppo dove egli compariva solo di striscio, mai in pieno. Allora gli ronzavano in testa le descrizioni ricevute da Gohan e da Bulma, le quali si accavallavano e realizzavano un ritratto idealizzato di ciò che era stato Vegeta. “Tuo padre aveva un carattere difficile, ma era molto forte sia fisicamente che moralmente; era un uomo estremamente orgoglioso.”
“Vegeta poteva sembrare cattivo; certo, non aveva una personalità facile da gestire, perché aveva un carattere duro come la roccia. Di certo non era uno che regalava la propria amicizia a chiunque; quando poteva, preferiva fare a meno di chiedere aiuto al resto della squadra, perché non amava dover ringraziare nessuno. Però non era stupido… semplicemente aveva una notevole dose di amor proprio. Ciò non toglie che sapeva quando era il caso di cedere ai compromessi con gli alleati, come fece su Namecc…”
 “… era proprio il Principe dei Saiyan... Un combattente agguerritissimo! La prima volta che si incontrarono, lui e mio padre si sfidarono e lo scontro fu accanitissimo… ne uscirono distrutti, ma mio padre fu contento che il tuo non fosse morto… perché riteneva che sarebbe stata una perdita. Aveva intenzione di sfidarlo nuovamente, in futuro, ma stavolta non più da veri nemici…”
E Trunks, nella sua mente da bimbo, vagheggiava la sfida fra i due orgogliosi Saiyan per il predominio.
 
Confrontandosi con Bulma, il figlio di Goku cercava di elaborare qualche ipotesi sulle caratteristiche dei cyborg e su come poteva batterli.
«Capisci, Bulma? I miei scontri con loro non sono mai durati a lungo, le definirei delle brevi scaramucce. Però ho intuito il loro funzionamento: ho l’impressione che siano in grado di generare in un attimo un quantitativo di energia superiore a quella che può sprigionare un Super Saiyan. Sono anche abbastanza sicuro che potrebbero lanciare una serie di colpi con una potenza ad altissimi livelli, senza accusare cali energetici. Nemmeno Freezer era capace di tanto senza cominciare a stancarsi, e Cooler sfiorava tali livelli solo nel suo ultimo stadio evolutivo…»
«Avranno sicuramente degli efficientissimi generatori interni di energia artificiale... pazzesco! È come se il loro inventore avesse impiantato nei loro corpi dei motori più potenti di un’astronave. Come avrà fatto a progettarli? Non sono l’ultima degli scienziati, eppure ammetto che non saprei fare nulla di simile…» ipotizzò Bulma. «È folle anche solo concepire un progetto del genere… Il Dr. Gero doveva essere un genio. Sarà stato un pazzo a covare rancore e sentimenti di vendetta verso Goku, fino al punto di creare dei mostri che lui stesso non poteva controllare… ma obiettivamente era una mente scientifica portentosa.»
«Se solo l’avesse messa al servizio del bene…» sospirò Gohan che, in cuor suo, rimaneva pur sempre un aspirante studioso, e condannava ogni utilizzo criminoso della scienza. «Ad ogni modo ho pensato che, se le cose stanno così come abbiamo ipotizzato, un possibile modo di batterli potrebbe essere quello di costringerli a combattere ad un ritmo superiore rispetto a quello sostenuto dai loro generatori. Sarebbe come spingere un motore molto al di sopra delle sue possibilità. In tal modo faticheranno non poco a starmi dietro, e cominceranno a perdere colpi… e potrò cominciare a demolirli come si deve.”
«Non per fare la disfattista…» aggiunse la scienziata. «Ma per attuare questo piano, dovrai essere notevolmente più potente di loro… non credi? Se fossi solo un po’ più forte di loro, non servirebbe a nulla. Ci metterebbero poco a sfiancarti.»
«Certo… lo so bene. Rischierei di perdere il vantaggio accumulato nei loro confronti… devo anche inventare qualche colpo speciale in grado di danneggiarli in modo significativo. E, se saremo in due contro due, sarà anche meglio: per questo anche Trunks dovrà allenarsi per essere all’altezza del suo compito.»
 
Con questo ritmo trascorsero circa due anni di strenui allenamenti, durante i quali Gohan riuscì a rinforzarsi e ad addestrare il suo allievo. Entrambi crescevano, ed erano riusciti a proseguire la propria esistenza rimanendo nell’ombra, senza farsi notare da 17 e 18. Adesso Gohan era un diciassettenne alto, dal fisico scolpito, e Trunks doveva compiere 9 anni.
E ancora Trunks non riusciva ancora a diventare un Super Saiyan, il che sarebbe stato fondamentale per la riuscita del suo piano. «Eppure è strano: per la forza che hai, ormai dovresti esserci. Da oggi in poi, ci impegneremo intensivamente in tal senso. Non penso sia solo una questione di età, ormai… ricordo che da piccolissimo eri in grado di sviluppare un’energia davvero fuori dal comune, e il livello che hai raggiunto ora ne è la prova. Ormai sarai un po’ meno forte di quanto non fosse mio padre su Namecc… ma credimi: non è poco! Mio padre ha ottenuto questa potenza con grandi sacrifici e allenamenti eccezionali… tu invece ce l’hai in modo innato!»
«Va bene…» rispose Trunks. «Spiegami come posso fare per trasformarmi.»
«È la rabbia che ci trasforma in Super Saiyan. Devi arrabbiarti… arrabbiati più che puoi. L’ira ti farà diventare un Super Saiyan… devi provare una furia cieca e devastante, e così diventerai un guerriero potentissimo…»
Trunks ascoltò la spiegazione del maestro: concentrarsi, abbandonarsi all’ira e liberare la propria energia… non sembrava poi così difficile. Il bambino strinse i pugni e assunse un’espressione determinata: quindi iniziò a liberare totalmente la propria aura, lanciando un urlo in crescendo. Per svariati secondi, l’aria attorno a lui assunse un movimento ondulato; la terra si sollevava, polverizzandosi in un fumo turbinante. I capelli color lavanda svolazzavano, spinti dall’energia sprigionata dal bambino. L’aura di Trunks raggiunse il suo massimo e vi rimase per molti lunghi secondi; infine il suo corpo, stressato, coi muscoletti tesi, non sopportò più lo sforzo e Trunks ricadde in ginocchio, con le mani sul terreno. Qualcosa non andava.
«Non così. Stai solamente ingrandendo l’aura…» spiegò Gohan. «Per diventare Super Saiyan, occorre la collera. Arrabbiati finché non sarai fuori di te!»
«È facile dirlo…» ribatté Trunks frustrato, stringendo con maggior foga i pugni e digrignando i denti. «Sta di fatto che non ci riesco…»
«Ok… allora facciamo un esercizio psicologico. Immagina 17 e 18… immagina che mi uccidano…»
«Veramente non li ho ancora mai visti… nemmeno le televisioni hanno il coraggio di riprenderli a distanza…» osservò Trunks. «Anche se tutto il mondo ne parla ogni giorno…»
«Davvero non li hai mai visti?» chiese incredulo il maestro. «Quello che ti ci vorrebbe è un trauma… non è una cosa che si augura a qualcuno, ma è assolutamente indispensabile per il nostro obiettivo. Io ad esempio mi trasformai quando vissi il trauma della morte di Piccolo; mio padre divenne un Super Saiyan quando Freezer uccise sotto i suoi occhi il nostro amico Crilin…»
«E papà? Come ha fatto a diventare un Super Saiyan?»
«Non saprei. Non mi ha mai raccontato cosa aveva scatenato la sua trasformazione… non era un gran chiacchierone, tuo padre! Dimmi… cosa ti fa arrabbiare di più al mondo? È quella, la chiave… com’è possibile che i cyborg non ti facciano infuriare?» lo interrogò Gohan portandosi le mani ai fianchi, dimentico del fatto che Trunks era cresciuto in un mondo in cui la tensione e la tragedia erano caratteristiche ordinarie e fisiologiche. Trunks non aveva un contatto diretto e profondo con il clima di caos instaurato dai nemici, come lo aveva Gohan; a modo suo, aveva vissuto in una sorta di clima di serenità grazie a sua madre e al maestro, pur essendo un figlio della distruzione che non aveva mai conosciuto la vera pace. Per lui, i cyborg erano solo un racconto orale, riferitogli da Bulma, da Gohan, dalla tv e dalla radio. Per di più era un bambino; per quanto la situazione mondiale lo rattristasse, non aveva una comprensione globale dello stato di sofferenza in cui versava il mondo; inoltre il dolore, la sofferenza e la morte non lo avevano mai toccato in modo diretto e personale come era accaduto a Gohan: a parte Bulma, i suoi familiari erano venuti a mancare per colpa dei due mostri, ma Trunks allora era troppo piccolo per ricordarli. Di fatto, doveva ancora aprire gli occhi ed imparare a soffrire veramente.
“Uff… è sicuramente potente… ma è più timido e remissivo di quanto pensassi…” cominciò a pensare allora il figlio di Goku, portandosi una mano al mento. “Devo trovargli lo stimolo giusto …” pensò Gohan. “Ok, trovato! Piccolo diceva sempre che con le buone si ottiene tutto, ma con le cattive si ottiene di più, e più rapidamente…. Quindi lo faccio a fin di bene!”  Decise di generare uno stato di frustrazione che avrebbe esasperato Trunks al punto da farlo esplodere; se lo conosceva bene, insistendo in quel modo, da lì a qualche giorno sulla Terra ci sarebbe stato un nuovo Super Saiyan in circolazione. Quindi, Gohan cominciò ad assumere un atteggiamento più severo, a cominciare da… adesso: «Possibile che non ci sia nulla che ti fa arrabbiare, Trunks?»
«Beh… ogni tanto bisticcio con la mamma. Ma non è colpa mia, è lei che ha un caratterino così… si arrabbia e mi fa arrabbiare…» spiegò il bambino.
«Cosa dovrebbe dire tuo padre?? Lui era un grande guerriero, il più forte Saiyan mai comparso finora! Figurati se sapesse di avere un figlio così timidino!» lo rimproverò allora il figlio di Goku, simulando con il viso un’espressione seria.
Trunks rimase senza parole; abbassò lo sguardo, provando vergogna per sé stesso. Da quel giorno, Gohan non mancò di lanciare qualche frecciatina qua e là, in modo da caricare di delusione l’animo di Trunks. Davanti a Trunks, recitava la parte del provocatore.
«Mettici un po’ di impegno, Trunks! Fallo in memoria di tuo padre, se vuoi essere degno di lui!»; oppure: «Vegeta ti starà guardando dall’altro mondo e si starà andando a sotterrare di nuovo con le sue stesse mani!!»
Tuttavia, e questa era la cosa più importante, Trunks non si avviliva mai… assorbiva, sopportava la critica, ma non rimaneva mai mortificato. Non desiderava altro che raggiungere lo scopo; tuttavia il non riuscirci accresceva il suo stress, e di questo Gohan si era reso conto.
Finché un giorno i due meticci avvertirono distintamente il rimbombo inconfondibile di alcune esplosioni.
Gohan si accigliò. «I cyborg sono qua in zona… anzi, sono molto vicini…»
«Potrebbero venire a distruggere ancora la Città dell’Ovest? Cosa ne pensi?»
«Sembra che per oggi ci stiano già dando dentro da un’altra parte. Andrò a controllare… Se soddisfo la loro voglia di menare le mani, è probabile che per oggi la piantino…»
«Come farai?? Non sei in grado di sconfiggerli…» domandò il ragazzino preoccupato.
«Mi sono impegnato a fondo per due anni dall’ultima volta che li ho incontrati, e tu stesso hai potuto constatare l’intensità dei miei allenamenti. Verificherò quale divario ci separa adesso…»
«Ma…» accennò dubbioso Trunks. Gohan aveva l’aria relativamente sicura, però Trunks sapeva che in cuor suo il figlio di Goku stava per affidarsi alla buona sorte.
Il mezzosangue più maturo troncò le incertezze dell’amico. «…Trunks, non obiettare. Io vado… non metterti in testa di seguirmi, chiaro? Pensa ad arrabbiarti come si deve, che è la cosa più importante.» concluse con un tono di leggero rimprovero, poi volò via.
 
Nel centro abitato ormai desolato e ricoperto di macerie polverizzate, i cyborg 17 e 18 stavano ciondolando.
«Adoro l’odore della terra bruciata la mattina!» esclamò soddisfatto il cyborg maschio.
«Appoggio la tua iniziativa… le città di una certa dimensione sono così poche, che una volta tanto vale la pena di scatenarsi in questo modo.» disse la sorella. «Così, tanto per fare.»
Mentre passeggiavano curiosi fra le macerie, i due sentirono una voce forte e chiara che si rivolgeva loro adirata. «Solo dei malati di mente possono sragionare come voi!!» L’adolescente, trasformato in Super Saiyan, scese e calcò il suolo, ponendosi proprio davanti alla coppia.
«Salve, Son Gohan.» sorrise maligna 18.
«Ma guarda un po’ chi è venuto a farci visita… dopo tutto questo tempo.» sogghignò 17 vedendolo. Poi abbassò lo sguardo, e il ghigno si trasformò in un broncio scontento: «Se non sbaglio, abbiamo un conto in sospeso, povero imbecille: l’ultima volta sei andato via senza salutare.»
«In effetti, ne hai di fegato per venire qua…» aggiunse 18, ricordando anch’ella come l’ultima volta Gohan si fosse sottratto alla battaglia usando il Colpo del Sole, allo scopo di soccorrere Videl. «Fegato… o sfacciataggine?»
Scambiare battute con quei due era un diversivo che non pagava. Gohan rinunciò a replicare, e preferì lanciarsi con un balzo in avanti, con il braccio destro piegato, sferrando un colpo di karate all’indirizzo del giovane cyborg maschile. 17 incurvò la schiena all’indietro eludendo l’attacco e, con un impressionante calcio a gambe unite, colpì il ventre del giovane meticcio scaraventandolo di molte decine di metri verso l’alto. Poi lo inseguì e si portò alle sue spalle, calciandolo in rotazione alla spalla. Gohan venne abbattuto verso terra, ma riuscì a frenare, sgommando all’indietro sulle proprie suole e sollevando all’attrito due lingue di polvere.
Gohan si spostò a super velocità, sparendo dalla vista di 17; cosicché, quando il cyborg si spostò per individuarlo, non lo vide più. Nello svolgersi del combattimento, i due nemici si erano spostati sul limitare della zona appena distrutta, dove sopravviveva qualche edificio. “Non ci vuole un genio per capire dove si sia potuto nascondere…” sogghignò 17. Lanciò alcune piccole sfere di energia, distruggendo in sequenza i pochi ruderi ancora in piedi; sopra uno di essi comparve la figura affannata di Gohan. 17 ripartì all’attacco colpendo con una ginocchiata il suo obiettivo, il quale tuttavia si dissolse come un ologramma, con immenso stupore del cyborg. In quell’istante, il cyborg si vide assalire alle spalle dal mezzo Saiyan che, avvolto da un’aura fiammeggiante e bollente, lo afferrava con una presa del braccio, stringendogli il collo.
«Dannato…» imprecò 17 con un broncio seccato, cercando di colpirlo con una gomitata.
«Bella mossa… una finta immagine usata come diversivo…» dedusse 18. «Ma la strategia non basta, quando c’è una grossa differenza fra le forze…»
“Sento l’aura di Gohan… è turbata e sotto sforzo! È sicuramente in difficoltà…” ragionava nel frattempo Trunks, in apprensione, coi sensi allertati. Assistendo a distanza alla battaglia, scalpitava per recarsi sul posto, ma non osava disobbedire all’ordine dell’amico e maestro.
Gohan resistette per qualche secondo stringendo il nemico, giusto il tempo di concentrare ulteriormente la propria potenza interiore; poi chiuse gli occhi, si lasciò andare ad un urlo liberatorio ed emise da tutto il corpo una immane, gigantesca, terrificante ondata di energia dorata e splendente, ampia come non mai, che fece tremare mezzo mondo. Una bufera di polvere avvolse i contendenti e spinse 18 all’indietro. Trunks, che era in piedi nel posto in cui Gohan lo aveva lasciato, cadde a terra per via dell’inatteso scossone, ed esclamò: «Oh, Gohan! Che stai combinando??» 
La città attaccata da 17 e 18 adesso era più desolante, grigia e rasa al suolo di quanto fosse prima. Diradatasi
la bufera Gohan, con gli abiti stracciati, ricadde all’indietro fra ansimi spasmodici: aveva bruciato la stragrande maggioranza delle sue energie in un attacco rivelatosi inutile. Infatti, 17 era ancora integro, benché avesse i capelli scombinati e i vestiti ridotti in condizioni pietose; naturalmente, era più furioso che mai. «Bastardo… Mi hai rovinato tutti i vestiti! Idiota!» gridò, ed accompagnò l’ultimo insulto con un calcio al fianco, facendolo volare per alcuni metri. Poi gli sputò addosso, per infierire ed umiliarlo: «E dire che di questi tempi non è facile trovare qualcosa nel mio stile!» Si pose in piedi davanti al ragazzo, che giaceva disteso e con le energie ridotte al lumicino; l’attacco compiuto e poi quello subito lo avevano debilitato al massimo. «L’altra volta il lampo abbagliante, oggi questa dei vestiti. Non ti perdonerò, ma so già come punirti…»
Pronunciate quelle parole, cominciò a calpestare con forza il braccio sinistro di Gohan: una, due, tre volte, quattro, cinque volte, spappolandogli le ossa e i muscoli della mano, dell’avambraccio, fino all’omero. La scarpa del cyborg si insozzava del sangue ibrido dell’adolescente, mentre l’arto si trasformava in orribile poltiglia. 18 sorrideva fredda davanti a quel macabro spettacolo, poggiando il mento sul pollice e l’indice della mano: «Il viso coperto di cicatrici e ora il braccio inservibile, trasformato in un frullato alla fragola… diventi sempre meno carino, Son Gohan. Scommetto che non piaceresti più nemmeno alla tua fidanzatina dell’altra volta… che fine ha fatto? Sicuramente era malridotta…» Videl… ricordarla proprio nel momento in cui veniva brutalizzato dai nemici fu l’ultima goccia: Gohan, fra i mille dolori, cominciò a piangere; le lacrime gli attraversavano le guance e cadevano a terra.
Fu allora che si sentì un urlo bestiale e disumano squarciare il silenzio da brividi della scena: «BASTA, BASTA, BASTAAA!!! PIANTATELAAAAA!!!» I gemelli voltarono la testa verso il punto da cui proveniva il grido, ed anche Gohan, dalla propria posizione, sollevò il capo, seppur a fatica. Il piccolo Trunks, sollevato a mezz’aria, li fissava: era avvolto da un’inequivocabile aura dorata. Gli occhi, dai quali affioravano lacrime abbondanti, si erano tinti di verde acqua, mentre i capelli dall’inconfondibile tonalità bionda si erano drizzati a ciuffi sparati verso l’alto. «Maledetti criminali! Adesso dovrete vedervela con me!»
“È la prima volta che Trunks prova un profondo moto di collera…” fu la riflessione di Gohan, che osservava il nuovo arrivato con gli occhi appannati dalle lacrime. “Mio padre con Crilin, io con Piccolo e tutti gli altri, e ora Trunks con me… è destino che la storia si ripeta…”
«Toh… ce n’è un altro.» commentò 18, dando prova di tenere in scarsa considerazione il ragazzino.
«Un altro combattente biondo?!» replicò 17 meravigliandosi. «E tu da dove sbuchi??»
«Sono il figlio del grandissimo Vegeta, il più forte guerriero Saiyan della storia! Sono Trunks, e mi sono allenato severamente apposta per sconfiggervi!»
«Figlio di Vegeta?» osservò allora 17. «Dunque aveva già procreato, prima che lo ammazzassimo… molto interessante.»
«Quel Vegeta ha lasciato in questo mondo un erede del suo stupido orgoglio… non era un granché come combattente, comunque.» ricordò 18, sogghignando irridente, avvicinandosi interessata.
«Maledizione… Trunks, non p-perdere… la te-testa… non cedere alle provocazio… ni…» provò a dire Gohan con un filo di voce.
Come non detto. Trunks non udì i tentativi di Gohan di tenerlo a bada e, col viso sempre più rosso, ribatté: «Tacete! Non permettetevi di insultare la memoria di mio padre!!! Da chi comincio?? Me la prenderò con te, donna!» Complice anche lo stato di agitazione interiore indotto dallo stadio di Super Saiyan, il bambino partì subito all’attacco. Cominciò ad allungare calci alle gambe, al ventre, mentre provava invano a colpire la donna al viso.  “Anche io sono forte… sono forte e lo dimostrerò a tutti, Gohan! A te, a mio padre e a tutti gli altri!!”
Trunks attaccò 18 al collo con un colpo di karate del taglio della mano, ma la nemica piegò il collo in modo provocante, esponendo alla vista il punto colpito. Il piccolo mezzo Saiyan sferrò un pugno con la mano sinistra, che la donna afferrò e parò a propria volta.
«Sei così carino!» lo sfotteva la donna, mentre schivava facilmente i colpi dell’avversario. Se tra lei e Gohan sussisteva un divario, c’era un baratro incolmabile a separarla dal bambino mezzosangue. «Sei grazioso perché sei piccolo, ma se fossi un adulto somiglieresti a tuo padre… non saresti poi così tenero…»
Trunks arretrò, allungò la mano destra in avanti reggendo il proprio avambraccio con la mano sinistra, prese la mira e rilasciò un possente raggio di energia dorata, e subito dopo si fece strada contro la donna cyborg sferrandole un calcio con la pianta del piede all’altezza del diaframma. 18 afferrò la sua caviglia e lo scagliò all’indietro con noncuranza. Trunks, però, rimbalzò all’indietro ed iniziò a bombardare la nemica con bombe energetiche scagliate da entrambe le mani, a potenza sempre crescente. Alla fine si ritrovò con gli occhi infossati e il fiatone; 18 replicò: «Per stavolta non c’è piacere… allenati di più, e la prossima volta ci divertiremo! Buonanotte, bimbo bello!» Dopo queste parole Trunks sentì un pugno violentissimo alla pancia, poi i suoi occhi si chiusero e la battaglia si concluse.
18 afferrò per la canottiera il ragazzino, che in seguito al colpo di grazia era tornato alle sue sembianze originali. Gohan tremava disperato: quale sorte attendeva lui e il suo allievo? Qualunque cosa avesse detto, si sarebbe ritorta contro di lui: era preferibile tacere. Ciò che avvenne sulla scena rispondeva ai suoi più rosei desideri; 17 infatti disse alla sorella: «Con l’entrata in scena di questo marmocchio, i giochi si fanno più interessanti… Butta quel mocciosetto accanto a quel reietto del suo compare, e andiamocene.»
La donna accolse l’invito del fratello, poi i cyborg si scambiarono un muto sorriso che riuscì ad essere ad un tempo un cenno di derisione e di assenso. I cyborg avevano deciso che, ancora una volta, Gohan – e stavolta anche il suo allievo – avrebbero potuto continuare a vivere per assicurare loro ulteriore divertimento.
Vedendo i due nemici che si allontanavano, Gohan fu pervaso da un sentimento di compiacimento, nonostante tutto: “Bravo, Trunks… questo è un Super Saiyan…”
 
Successivamente Trunks rinvenne; lui e Gohan vennero soccorsi e medicati come era necessario. Purtroppo, a Gohan dovettero amputare il braccio che non era minimamente recuperabile. Se solo fossero esistiti ancora i cari, vecchi senzu…
«Siete due idioti!! Due deficienti» esclamò Bulma furibonda rivolgendosi al figlio e all’amico, mostrando i denti aguzzi. Si rivolgeva ai due mezzosangue appena svegli, che quella sera riposavano su due vecchie brande. «Proprio tu, Gohan, che dovresti essere quello più maturo… ci hai rimesso un braccio!»
«Bulma, è una guerra… le ferite sono inevitabili…» tossì l’adolescente. «Ad ogni modo, non sono io ad aver invitato il signorino a venirmi dietro… ha fatto tutto da solo. Io mi ero pure raccomandato affinché non mi seguisse…»
«Sei uno sconsiderato, Trunks!» lo rimproverò allora Bulma, fidandosi delle parole di Gohan che non potevano certo essere menzognere. «Ti sembra intelligente andarsi a cacciare fra le fauci della belva?!»
«Ma…» provò a balbettare il figlio di Vegeta.
«Lascia perdere le giustificazioni! Sono talmente arrabbiata che… oh, lasciamo perdere, spero solo che ti serva di lezione!» concluse Bulma recandosi nell’altra stanza, pestando i piedi sul pavimento.
Gohan volse il capo e sorrise comprensivo al suo allievo. «Trunks… scusa se in questi giorni sono stato un po’ snervante. Il mio intento era quello di stressarti e farti infuriare... non so se sia stato merito mio o dei cyborg, comunque ci siamo arrivati…»
«Non scusarti… ora che ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa avere la potenza di un Super Saiyan, capisco perché era così importante. So che non è ancora sufficiente ma… possiamo lavorarci.»
 
********************
L’ANGOLO DELL’AUTORE.
Come sapete, nello scrivere questa storia mi baso soprattutto sul manga, che su questa parte è abbastanza lacunoso (cioè uno potrebbe “riempire i vuoti” inventandosi quello che gli pare). Il manga mostra che Trunks aveva già raggiunto lo stadio di Super Saiyan abbastanza presto, mentre l’episodio speciale mostra che Trunks si è trasformato per la prima volta in occasione della scoperta del cadavere di Gohan morto. Ho visto di recente il film, quindi ho optato per la prima soluzione, ma ho ignorato di proposito la vignetta del manga in cui Trunks lotta da Super Saiyan ai livelli del suo maestro non trasformato, il che secondo me è assurdo. In generale comunque ho preso qualche spunto e qualche citazione dall’episodio speciale; invece mi sono dissociato da altre cose viste nel film, come ad esempio le origini delle cicatrici sul viso di Gohan, come avete letto nei capitoli precedenti.
La scena in cui Trunks fatica a trasformarsi è ispirata a quella tra Goku e Gohan nella Stanza dello Spirito e del Tempo. In sostanza ho immaginato che questo Trunks faccia una certa fatica a trasformarsi per motivi psicologici: la sua potenza di base è simile a quella del Trunks della saga di Bu, ma ciò che li distingue è il diverso carattere (il Trunks del futuro è più timido e remissivo, come osserva il suo maestro Gohan).
Trunks fatica a trasformarsi non perché sia debole ma per una “tara psicologica”… con il giusto stimolo diventa un Super Saiyan, ma più debole rispetto al suo equivalente dell’altro universo (nato più forte perché concepito da un Vegeta più forte).
  
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