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Autore: _Whatever_    21/03/2014    1 recensioni
Questa storia è la continuazione di Crying Lightning, quindi, se non l'avete fatto, vi consiglio di leggere prima quella per capire meglio i personaggi di questa storia.
Dal primo capitolo: "Ogni tanto beveva un sorso del suo tè verde e la mattinata sembrava procedere tranquillamente, almeno fin quando non sentì quel nome.
Si guardò attorno sperando di riconoscere qualcosa, di vedere un particolare noto, ma poi sorrise, pensando a quanto risultasse patetico. Non poteva essere lei."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Altri, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Margaret raggiunse subito lo studio, perché voleva sapere a che punto fosse Mark con il lavoro.
Lo trovò a parlare con un ragazza. Questa, evidentemente una modella, era di spalle e indossava un delicato prendisole blu a pois bianchi. Le gambe erano scheletriche e ai piedi aveva delle scarpe bianche, basse, ma i piedi erano lunghissimi e questo non l’aiutava a sembrare coordinata, anzi.
Mark la vide sulla porta e le fece segno di avvicinarsi. La ragazza che stava parlando con Mark si girò.
Quegli occhi a mandorla erano noti. Il sorriso bianchissimo e naturale era inconfondibile. La luce che sembrava emanare quella ragazza, Margaret l’aveva già vista.
“Non è possibile!” Furono le prime parola che uscirono dalla bocca di Alexa Chung quando vide Margaret ferma immobile sulla porta.
Si avvicinò a lei e l’abbraccio di slancio. Margaret impiegò qualche secondo a rientrare in possesso di sé, ma poi riuscì a ricomporsi. Abbracciò Alexa di rimando.
“Non ci posso credere!” Formulò abbastanza sorpresa. Ed era vero: non ci poteva credere.
Mark le raggiunse, ma restò in silenzio.
“Cosa ci fai qui?” Chiese la più grande.
“Ho accompagnato lui!” Rispose Margaret indicando il ragazzo biondo.
“Dio, da quant’è che non ci vediamo? Troppo tempo!” Alexa era veramente felice di rivederla, mentre Margaret doveva fingere, perché la sua testa era già altrove.
“Vi conoscete?” Mark finalmente si intromise.
“Ci siamo incontrate qualche anno fa e Alexa voleva convincermi a diventare una sua collega. E’ così che ci siamo conosciute!” disse Margaret.
“Oh mio dio! Mi ero dimenticata di questa cosa! E’ vero! Eravamo in aereo!” Alexa scoppiò a ridere probabilmente ripensando a quell’assurda conversazione.
“Non sapevo avresti lavorato con lei oggi!” disse Margaret tesa.
“In realtà oggi sono solo venuta a parlare con lui.” Rispose Alexa.
Margaret li guardò con aria interrogativa.
“Domani mattina devo registrare e adesso devo scappare assolutamente, quindi gli ho chiesto se potessimo fare dopodomani mattina il servizio.”
“Capisco.”
“E io potrei mai rifiutare qualcosa a lei?” Disse Mark indicando il viso di Alexa con una mano.
Colpito e affondato anche lui dagli occhioni esotici.
“Già, è veramente difficile.”
“Ragazzi, devo scappare assolutamente. Domani andiamo a cena insieme.”
Margaret provò a dire qualcosa.
“Non ti azzardare. Il tuo numero è sempre quello?” Alexa parlava in fretta.
“Sì.”
“Allora ti chiamo o più tardi o domani pomeriggio. Alex sarà felicissimo di vederti.” Disse prima di baciare entrambi sulla guancia e avviarsi alla porta.
“Alexa! Non dire niente a Turner. Facciamogli una sorpresa.” Urlò Margaret per farsi sentire chiaramente dalla Chung. Per tutta risposta ricevette un pollice sollevato.
“Non sapevo la conoscessi.” Fu la prima cosa che disse Mark dopo che Alexa se ne fu andata. Era ripetitivo.
“Non pensavo l’avrei più incontrata” Margaret aveva abbandonato il sorriso falso che si era montata con Alexa davanti.
“Perché?”
“Storia lunga. Hai finito qui per oggi?”
“Sì. Raccolgo la mia roba e ci sono.”
“Perfetto.”
Margaret si avvicinò alla finestra e guardò per strada. Un ragazzo con i capelli lunghi e scuri era appoggiato a un lampione e fumava una sigaretta. Aveva gli occhiali da sole, indossava una maglietta leggera a maniche corte grigio scuro e dei jeans.
Stava aspettando qualcuno e quel qualcuno si palesò in quel momento: la ragazza con il vestito blu a pois che poco prima la stava abbracciando, raggiunse il ragazzo, il quale non si scompose minimante. Abbandonò il palo e iniziò a camminare di fianco ad Alexa, ma non accennò a salutarla o a prenderle le mano, fu lei ad appropriarsi della mano libera che non reggeva un libro piuttosto grande.
Margaret osservò la coppia allontanarsi: le spalle di Alex sembravano più larghe e le braccia meno scheletriche. Le figure dei due erano perfette insieme: sembravano in una bolla impenetrabile, inaccessibile al mondo esterno.
Era cambiato parecchio.
Fu avvolta da un senso di nausea: probabilmente non era stata una grande idea andare a New York, ma quando aveva preso i biglietti, non aveva minimamente considerato l’idea di poterlo incontrare. Matt le aveva detto che erano in tour, ma non le aveva specificato le settimane, perché lei non voleva sapere niente, non voleva essere tentata di raggiungerli al primo posto comodo e sul serio non credeva che potesse incontrarlo in una città con oltre otto milioni di abitanti.
Se Mark le avesse detto che avrebbe lavorato con la Chung, di certo non lo avrebbe mai seguito, ma la verità era che lei non aveva mai chiesto e Mark non amava parlare del suo lavoro.
Si ripeté due o tre volte che non ci sarebbe mai andata se avesse saputo di poterlo incontrare come mantra, ma sapeva benissimo che stava mentendo, e poi raggiunse Mark per uscire dall’edificio. Sarebbero stati giorni molto lunghi.



Stavano passeggiando tra le luci di Time Square quando il cellulare di Margaret iniziò a suonare.
La ragazza rispose al cellulare senza nemmeno leggere chi la stesse chiamando, perché aveva il naso per aria ad ammirare lo spettacolo di luci verso sera.
"Pronto?"
"Margaret?"
Capì immediatamente a chi appartenevano quell'accento e quella voce.
"Alexa?"
"Sì, sono io. Domani sera andiamo a cena in un posto meraviglioso che io e Alex adoriamo, così non si insospettisce."
Non era una domanda quella della modella inglese, ma proprio un'affermazione. Margaret ci mise qualche secondo a rispondere, perché il suo cervello stava cercando di eliminare l'ultima frase uscita dalla bocca di Alexa: un'informazione inutile e piuttosto fastidiosa.
"Hei, ci sei?"
"Sì, scusa."
"Alex sta tornando. Ti mando l'indirizzo per messaggio, ciao." concluse la conversazione prima di ricevere risposta.
Comunicò come un automa a Mark i programmi per la serata seguente e mentre il fotografo si consumava a ripetere a quanto fosse carino da parte di Alexa organizzare una cosa del genere, Margaret cercava di mantenere la calma e di iniziare a prepararsi all'idea di rivedere Alex.
Non era passato nemmeno un anno dal soggiorno a Liverpool, ma a lei quei mesi erano sembrati un'eternità.
Non aveva più voluto sapere niente di lui e Matt le aveva solo comunicato che lui si era trasferito a New York. Non aveva ritenuto necessario specificare che l'avesse fatto con Alexa, era ovvio. Durante il periodo della registrazione dell'album lei e il batterista si erano sentiti pochissimo e comunque parlavano sempre di tutt'altro. Era come se Alex non fosse mai esistito, anche se ogni tanto Matt provava a tastare il terreno. Margaret aveva sempre annullato ogni tipo di conversazione su Turner.
Sperava di riuscire a vedere il batterista un po' di più, visto che era tornata in Inghilterra, ma i ragazzi erano tornati in tour subito dopo la registrazione dell'album, quindi si stava rivelando tutto complicato e lei non sapeva minimamente che proprio in quei giorni non erano programmati concerti. Cercò di allontanare questi pensieri per potersi godere la serata con Mark, ma era veramente difficile perché nella sua testa si alternavano le immagini carpite quella mattina dalla finestra dello studio, le ultime parole che Alex le aveva rivolto e le parole che Alex aveva invece pronunciato in camera sua poco prima di baciarla.
  
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