Serie TV > Spartacus
Segui la storia  |       
Autore: SilviAngel    24/03/2014    4 recensioni
Dal primo capitolo:
Dopo aver sparso sangue romano, anche se non nella quantità che ciascun gladiatore avrebbe desiderato, Agron aveva ottenuto una ricompensa insperata, aveva finalmente potuto conoscere il nome di quella creatura che oramai non riusciva a levarsi dalla testa.
Nasir.
Un nome indubbiamente – per quel poco che aveva imparato in quell’accozzaglia di gente che abitava il ludus – di origine lontana, siriana, se poteva prestare fede alle parole stesse del ragazzo.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 5
 
Il loro turno di guardia fu, con innegabile gioia di Nasir, molto più lungo di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
La notte era calata sulla villa e, se all’esterno solo le stelle e un sottile spicchio di luna rischiaravano il cielo, all’interno numerose fiaccole erano giù state accese e le voci sempre più rumorose dei gladiatori creavano un vociare che non sarebbe sicuramente passato indifferente.
Cercando di affinare l’udito, il siriano riconobbe parole pronunciate con voce dura e roca, tipica dei germani, altre di tono in parte più morbido che ritenne provenire dai galli e infine un’accozzaglia di termini pronunciati nella lingua comune, ma carichi di mille accenti e inflessioni.
Così concentrato, si spaventò quando una voce a lui molto più vicina lo riscosse, addirittura facendolo sbilanciare all’indietro, e una mano si serrò forte sul suo avambraccio per riportarlo in equilibrio.
“Attento ragazzino. Se caschi da qui, ti spezzerai la schiena”
“Scusa” mormorò arrabbiato per l’ennesima immagine di uomo debole che aveva appena dato di sé.
“Smettila di scusarti per ogni cosa che fai, a meno che tu non abbia fatto una cazzata e in quel caso, forse, non sarebbe neppure sufficiente” lo ammonì Agron per poi continuare “Posso supporre che tu non abbia sentito ciò che ho appena detto”
Nasir scosse il capo e così il renano ripeté tutto dal principio.
“Domani mattina partiremo alla volta delle prossima villa, ma non è questa la cosa più importante”
“E allora qual è?”
“Da domani ti allenerai con me. Spartacus non può occuparsi del tuo addestramento, dovendo tenere d’occhio tutto e tutti, quindi io e Crixus ci siamo giocati tale onore ai dadi”
“Sono stato oggetto di una puntata quindi e hai vinto tu?”
“No ragazzino” iniziò Agron, avvicinandosi pericolosamente al viso del più piccolo senza spezzare il legame tra i loro occhi e terminando sogghignando apertamente “Ho perso”
“Oh” si limitò a mormorare Nasir abbassando il capo e vergognandosi del dispiacere che quella parola gli stava conficcando nel petto.
“Stavo scherzando! Cioè, è vero che io ho perso ai dadi, ma potrebbe rivelarsi un’impresa divertente”
“Un’impresa? Quale impresa?” chiese incuriosito l’orientale riportando gli occhi sul viso del gladiatore.
“Semplice: farò di te un uomo, fosse l’ultima cosa che faccio”
“Io sono un uomo” gonfiò il petto Nasir irrigidendosi a quel commento.
“Lo vedremo”
La loro chiacchierata venne interrotta dalla voce di Rasco che senza alcun entusiasmo li avvisò di essere giunto per dar loro il cambio.
Agron, portate entrambe le gambe all’interno della cinta, si sporse in avanti, lasciandosi cadere e atterrando saldamente a terra “Forza Nasir”
Prendendo un lungo respiro e, invocando tutti gli dei che ricordava sperando di un farsi male o di non ruzzolare come uno stupido, lo imitò.
La fortuna gli arrise e, se anche ebbe una piccola incertezza nell’impatto a terra, riuscì a rimanere in piedi.
“Bravo ragazzino” lo accolse il germano, posandogli un braccio sulle spalle e spingendolo verso la casa “Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti e poi, se devi ancora raccogliere qualcosa da questa casa, ti consiglio di farlo ora, domani mattina non penso ne avrai il tempo”
Arrivati là dove il calore e i canti erano più forti, Agron si staccò dal siriano e si immerse nella baraonda che erano i suoi compagni, ritrovandosi, dopo pochi attimi, tra le mani una ciotola di cibo e un calice di vino.
Nasir ancora sulla soglia del portico osservava, per l’ennesima volta in poco tempo, quelle persone distruggere e dissacrare quanto vi fosse mai stato di importante e prezioso nella sua vita: la casa del suo dominus, accorgendosi però che il dolore o il fastidio di fronte a simili scene era oramai del tutto scemato e, scuotendo il capo, andò anch’egli alla ricerca di cibo.
 
Riempitosi lo stomaco, senza indugiare troppo nei doni di Bacco, l’ex schiavo carnale si ritrovò nel suo piccolo rifugio di fortuna per raccogliere quei pochi oggetti che avrebbe potuto portare con sé.
Osservò le vesti leggere e delicate – che di certo sarebbero risultate inutili – lasciandole indietro. Studiò con cura gli olii e gli unguenti, reputando utili solo quelli con possibili usi curativi e mettendo accanto alla sacca per la partenza abiti più spessi e resistenti, si preparò per la notte.
Il sonno tardava però a fargli visita, anche perché la mente del giovane servo si arrovellava su un unico elemento e cioè se Agron sarebbe venuto nuovamente a dividere il pavimento con lui oppure no.
Voltandosi per l’ennesima volta nel suo giaciglio improvvisato, sentì, poco distante, la voce di Chadara intenta a lusingare e irretire qualche prode ospite al fine di potergli mostrare le proprie doti.
“Lascia che ti conduca con me. Non te ne pentirai, te lo prometto” la voce che diveniva un sussurrò simile alle fusa di un gatto e fu allora che udì una seconda voce.
La voce di Agron – lui era quindi il prescelto dalla sua amica – roca e a tratti addirittura scortese riecheggiò nel corridoio “Toglimi le mani di dosso. Io coricarmi nel tuo letto? Col rischio di prendermi le piattole dei galli? Scordatelo”
“Potremmo andare da un’altra parte” tentò ancora la donna.
“Ascoltami bene. Non mi interessa il luogo in cui verresti farti scopare, sei tu quella che non voglio. Forse non sono stato abbastanza chiaro. Ti manca decisamente qualcosa in mezzo alle gambe affinché io possa interessarmi a te” e ritenendo chiuso il discorso, Agron sollevò la tenda che separava il luogo in cui si era rifugiato Nasir dal resto della casa ed entrò.
A quelle parole, un sorriso corse a ricoprire le labbra di Nasir che, in silenzio, accolse l’arrivo del suo gladiatore.
 
“La tua amica è davvero insistente” disse a chiare lettere l’uomo  dopo essersi sincerato della presenza del piccolo siriano ed essersi seduto sopra il proprio mucchietto di coperte.
“È cresciuta pensando che quella fosse l’unica cosa in grado di tenerla in vita” tentò di difenderla Nasir.
“Non è una scusa sufficiente” obiettò ancora Agron stendendosi sulla schiena e poggiando il capo sulle braccia incrociate sotto la testa.
“Però è la realtà e non tutti hanno la mia fortuna” concluse ridendo divertito il minore.
“E quale fortuna avresti mai piccoletto?” chiese curioso, voltandosi su un fianco e trovando Nasir nella stessa posizione a breve distanza.
“Di avere te alle calcagna che mi ricordi ogni veglia che non sono più uno schiavo”
“Ah, e così ora sarei diventato una fortuna?” lo prese in giro.
“Beh, sì. In un certo senso credo di sì” borbottò il siriano abbassando lo sguardo.
“Domani” e la voce di Agron divenne seria “vi sarà di certo battaglia. Se saremo fortunati, sarà un attacco rapido e indolore, ma se così non fosse, voglio che tu rimanda indietro” e vedendo la sorpresa e il disappunto sul volto del servo, il guerriero continuò “non sei pronto per combattere e non voglio che ti faccia ammazzare in modo sconsiderato”
“Non sono felice di questa scelta, ma purtroppo hai ragione. Non sono in grado di essere d’aiuto e neppure di difendere me stesso. E sia allora, rimarrò indietro, ma tu mi devi promettere che mi allenerai davvero e mi permetterai di prendere le armi quanto prima”
“Se questo è davvero il tuo desiderio, sarai in grado di combattere prima del volgere del mese. Ora dormi. Domani partiremo all’alba”
Agron chiuse gli occhi, mentre Nasir forzava i propri, nella debole luce creata dal piccolo braciere, per osservare ancora e ancora il volto forte e risoluto del ragazzo steso al suo fianco.
Vide lentamente i tratti distendersi e addolcirsi fino a donare al suo sguardo quello che davvero altro era che un ragazzo cresciuto troppo in fretta e immerso nel dolore più atroce.
Un viso che Nasir avrebbe volentieri carezzato e ricoperto di baci, così come avrebbe fatto con l’intero suo corpo muscoloso e forte.
Corpo che era, con sua immensa gioia, stato negato a Chadara.
Nasir affondò il viso nel piccolo involto di stoffe che utilizzava quale cuscino ricordando il calore e la sensazione di vittoria che aveva sentito poco prima quando Agron aveva resistito al tentativo di seduzione della donna bionda, cacciandola lontana da sé.
Come se quel semplice gesto gli donasse speranza, che forse un giorno avrebbe avuto la sorte non concessa all’amica.
Con questi pensieri e con il sorriso sulle labbra anche il siriano si assopì.
 
L’alba giunse rapida e inesorabile e la villa riprese velocemente vita.
Raccolte le sue poche cose, Nasir concesse un ultimo sguardo a quella che fino a pochi giorni prima aveva definito casa, ma che ora vedeva per ciò che era stata in realtà, nulla più di una lurida gabbia dorata.
Il ragazzo si riscosse solo quando un colpo – non forte da fargli male, ma abbastanza da infastidirlo – lo raggiunse alla base della schiena.
“Ragazzino questa è per te. È il meglio che ho potuto recuperare per il momento” spiegò veloce Agron allungandogli l’elsa del gladio che aveva usato di piatto per colpirlo.
“Ma io non”
“Meglio avere comunque un’arma tra le mani piuttosto che esserne privo” e ghignando raggiunse la sua posizione in cima al gruppo al fianco del trace, mettendo tra loro più metri di quelli che Nasir avrebbe desiderato.
 
Il piano di Spartacus era semplice.
Non avrebbero atteso la sera, ma avrebbero attaccato durante il giorno, puntando sul fatto che qualche guardia sarebbe stata nei campi a controllare gli schiavi e quindi il numero delle persone armate fosse il più basso possibile.
Ciò che però non avevano considerato era la possibilità di trovare intoppi o variabili lungo la via.
I gladiatori e gran parte dei servi della casa di Leddicus procedevano spediti lontano dal sentiero – pur seguendone il tragitto – e fu una sentinella mandava in perlustrazione ad avvisarli dell’imprevisto.
Un convoglio accompagnato da pochi soldati proseguiva lento lungo la via e chiara era la natura dello stesso. Era un carro destinato alle miniere e quindi pieno zeppo di schiavi.
Il campione di Capua decise in un attimo. Avrebbero liberato quegli uomini e forse ottenuto informazioni di prima mano su Naevia.
 
La battaglia fu veloce e i pochi romani non ebbero scampo.
Agron ammazzò alcuni di quei cani e per inseguire uno di questi si spostò dal cuore dell’attacco, senza accorgersi che, così facendo, aveva volto la schiena a ai pochi nemici ancora in vita.
Un grido acuto e un gorgoglio indistinto lo costrinsero a voltarsi rapido, maledicendo la sua sbadataggine.
Ebbe solo il tempo di vedere morire l’ennesimo lurido romano trafitto alle spalle da una spada che ora spuntava rossa al centro del petto.
Solo quando il corpo cadde a terra, il renano scoprì l’identità del suo salvatore.
Era Nasir che, ancora incredulo per il gesto appena compiuto, lo osservava con la bocca spalancata e negli occhi una forza e una determinazione che Agron non avrebbe mai pensato di vedere in quegli occhi neri.
“Ehi ragazzino, mi piace la tua tecnica” esordì sospirando per la gioia di essere ancora vivo e, avvicinandosi, gli sussurrò all’orecchio “Prenderli da dietro, eh? Mi piace davvero molto”
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Spartacus / Vai alla pagina dell'autore: SilviAngel