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Autore: Ethasia    24/03/2014    3 recensioni
Da piccola ho sempre detestato il personaggio di Peter Pan. Adesso che sono più grande, il suo mondo, il suo modo di vivere mi hanno affascinata, al punto di desiderare di volare sull'Isola che non c'è. E mi sono domandata... cosa succederebbe se, dopo essersi lasciati a Londra, Wendy e Peter si ritrovassero, cresciuti e cambiati entrambi? Se l'Isola non fosse più il posto che i Darling avevano conosciuto da bambini? Così è nata la mia fanfiction.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 il solito pomeriggio privo di eventi, al Rifugio. quando qua non si organizza una spedizione per trovare del cibo o una Caccia al Tesoro, c'è davvero poco da fare. è che i Ragazzi, almeno quelli più piccoli, sembrano vivere in quasi totale empatia con Peter: quando si trova in uno stato di attività irrefrenabile, loro si comportano allo stesso modo. quando lui si stravacca sul divano senza neanche l'ombra di un pensiero, come adesso, anche loro sembrano privi di qualsivoglia desiderio di movimento. il lato migliore della cosa è che, per una volta, posso anche rilassarmi senza avere ragazzi tra i piedi che ammazzano il tempo picchiandosi. il lato negativo è che, dopo un po', leggere troppo stanca perfino me.
Matthew sospira, muovendo una pedina della scacchiera. oggi nemmeno lui e Noah sembrano in vena di giocare a scacchi, che di solito è il loro pretesto preferito per dare il via a una rissa scatenata dal perdente a cui poi si uniscono tutti gli altri. - quando in giro c'è bisogno di un po' di disordine da placare, nemmeno l'ombra di un Pirata. fuori c'è più silenzio che in un mausoleo.
Noah si tira un po' più su, appoggiandosi al gomito e sfoderando un sorrisetto provocatorio. - vorresti per caso dirci che ti manca Alec?
il nome mi scatena qualcosa nella mente: come un flashback, mi appare il lampo di un uomo molto alto, dalla pelle cotta dal sole e gli occhi dello stesso colore del mare dell'Isola, il destro attraversato da una pallida e sottile cicatrice. Alec è il secondo Pirata più temuto di Neverland, il secondo ufficiale della Jolly Roger. dalla memoria riemergono le storie raccontate da un gruppo di Indiani intorno a un falò, dei mille scempi e delle razzie compiute da quell'uomo prima che si unisse a Hook. a detta loro era spietato, scaltro, e forse più crudele del suo Capitano. ma non riuscivo a focalizzare che cosa potesse avere a che fare con Matthew.
alzo gli occhi dal mio libro per guardarlo, e lo vedo tirarsi indietro i capelli già scarmigliati per conto loro, con sul volto un sorriso così svagato che mi sorprendo. non pensavo che nel repertorio delle sue espressioni fossero compresi anche i sorrisi. - be', tornare a lottare come ai bei tempi non sarebbe una brutta cosa.. se non altro, ci sarebbe un po' di divertimento, ora che siamo quasi ad armi pari.
- quasi? - chiede Noah, inarcando un sopracciglio.
- io sono sempre il migliore - chiarisce lui, ammiccando.
mentre Noah alza gli occhi al cielo, vedo mio fratello John animarsi e rivolgere tutta la sua attenzione a Matthew. - Matt, ci racconti di come tu e Alec avete combattuto sulla Jolly Roger?
- magari un altra volta, Johnny - risponde lui, accennando un sorriso e alzando una pedina per annunciare la sua resa per poi andare a distendersi su un pouf rimasto libero. - tutto questo non far niente è stancante.
John continua a guardarlo, un po' deluso, ma alla fine si fa distrarre da Michael, Josh e Dave, che iniziano a proporgli un piano per entrare di nascosto nell'Accampamento degli Indiani. anch'io provo un po' di disappunto: ero proprio curiosa di scoprire se, almeno una volta, anche Matthew ha compiuto un'azione degna di nota che non fosse rinchiudere a chiave persone claustrofobiche.
- sentite, io mi sono stancato - salta su Noah, facendo voltare tutti. lui si alza e ci restituisce uno sguardo determinato. - non è possibile che solo perché il nostro capo è un pigrone - e lancia un'occhiata di disgusto a Peter, che nemmeno ha aperto gli occhi - dobbiamo lasciarci condizionare anche noi. questa sera andremo in spiaggia, accenderemo un falò e ci divertiremo. sono stato abbastanza chiaro?
rimaniamo tutti ammutoliti da questa sua uscita, ma evidentemente deve averlo preso come un assenso, perché fa un cenno deciso con la testa e esce, intenzionato a fare chissà cosa. Matthew è il più spiazzato di tutti.
Peter, degnandosi finalmente di alzare una palpebra, rivolge uno sguardo divertito nella sua direzione. - e poi dovresti essere tu il capo in seconda - commenta con un ghigno, prima di rimettersi a sonnecchiare.


bisogna ammettere, però, che per essere una cosa organizzata su due piedi nel giro di poche ore, Noah ha fatto un gran bel lavoro. non solo ha racimolato abbastanza legna da tenere il falò acceso almeno per tutta la notte, ma ha anche preparato abbastanza cibo da sfamre un piccolo esercito e perfino convinto qualche volenteroso indiano a unirsi a noi e rallegrare l'atmosfera con un po' di musica. tutto questo da solo, e solamente per garantire un po' di svago ai suoi amici. sembra quasi una follia, eppure nessuno, a parte me, ne sembra particolarmente sorpreso.
dopo un lungo bagno in mare a cui nessuno ha saputo resistere, decido che è arrivato il momento di uscire prima di lessarmi definitivamente. strizzandomi i capelli con ancora un lieve sorriso sul volto, arrivo fino al grande falò, nei cui pressi è rimasto soltanto Peter. incredibilmente, è stato l'unico a non unirsi alla nuotata notturna. chiunque sarebbe indotto a pensare che possa sentirsi offeso dalla perfetta organizzazione di Noah, alla quale avrebbe, come minimo, dovuto pensare lui, o almeno aver partecipato; ma la sua espressione è fin troppo serena per poter mantenere questa convinzione per più di due secondi. allora, incuriosita, mi avvicino a lui, afferrando un telo da spiaggia e avvolgendomici prima di sedermi. 
- bella festa - commenta, con un sorriso così pacifico da farmi quasi pensare che abbia raggiunto il nirvana.
- eppure non mi sembri molto coinvolto - replico, guardando i riverberi rossastri sulla sabbia umida. - qualcosa non va?
- al contrario. questa è una delle serate migliori che abbia mai passato. 
- addirittura?
- sì. vedi, in fondo la felicità è anche questo: vedere le persone che ami divertirsi e stare bene, anche senza il tuo aiuto. vuol dire che come capo non faccio poi così schifo.
rimango spiazzata per un secondo. - lo sai cosa hai appena detto?
- qualche sproposito?
- no. affatto. - mi volto a guardarlo, sebbene il suo sguardo sia ancora fisso sulle basse onde. - hai appena dato la dimostrazione concreta che come capo non fai per niente schifo. non ti avrei detto così profondo.
il suo sorriso si allarga appena, senza una minima traccia della sua solita presunzione. siamo sicuri che stia parlando con Peter Pan? - sai, li ho visti crescere, e per come potevo ho anche cercato di aiutarli. in un certo senso, si può dire che siano i miei bambini. sapere che senza di me, probabilmente, non sarebbero neanche su quest'Isola, mi fa sentire un po' meglio. ho insegnato loro a procurarsi cibo, acqua, a difendersi.. a sopravvivere.
- come un piccolo guru - commento, divertita.
- più o meno - risponde, anche lui sorridendo.
per qualche secondo restiamo in silenzio, interrotto solo dagli schiamazzi dei Ragazzi, ancora intenti ad azzuffarsi in acqua. poi, osservando Matthew sulle spalle di Quentin e Andrew su quelle di Noah che cercano di buttarsi giù a vicenda, mi torna in mente la curiosità che mi aveva accompagnata per tutto il pomeriggio fino all'inizio della festa.
- hai presente quando prima John ha chiesto a Matthew di raccontargli di quando ha combattuto con Alec?
- sì - risponde, vago. - non dormivo così profondamente.
- di cosa stavano parlando?
- non ti ricordi la storia?
- no - rispondo, alzando le spalle. - dovrei?
Peter sospira. - Matthew è stato il primo dei Bimbi Sperduti ad arrivare sull'Isola. all'inizio era un bambino spaventato che voleva solo tornare a casa, e non aveva la minima intenzione di accettare il mio aiuto. quando poi, dopo diversi giorni, me lo sono ritrovato davanti mezzo morto di fame e tutto scarmigliato con gli occhi gonfi di lacrime, l'ho quasi costretto a rimanere con me. non potevo fare altrimenti: anche se dimostravo già i primi segni di bastardaggine, sapevo che sarebbe morto se non avessi fatto qualcosa per aiutarlo.
annuisco, cercando di tornare con la mente a quando Matthew era piccolo e di figurarmelo come Peter l'ha appena descritto.
dopo qualche istante, riprende il suo racconto. - per farla breve, dopo che gli ho insegnato un po' ad adattarsi a questa vita, si è accorto che non stava poi così male, e ha deciso di restare. credo che sia stato allora che siamo diventati migliori amici.. ne è passato di tempo. comunque sia, un giorno, quando a noi si erano ormai aggiunti anche Noah, Andrew e Quentin, tornai all'Albero dell'Impiccato e non trovai nessuno. mi prese un sospetto che, quando andai a controllare, si rivelò esatto: erano stati catturati dalla ciurma di Hook, che appena mi vide mi ingiunse di consegnarmi in cambio della loro salvezza. non avevo altra scelta. venni immobilizzato e avevo Hook davanti a me, già pronto a realizzare la sua vendetta per averlo privato di una mano. Alec si lasciò andare ad un infelice insulto a tutti noi, a me in particolar modo. non so come successe, ma Matthew non ci vide più: riuscì a liberarsi dalle corde che gli legavano le mani e si avventò contro Alec, strappando via la spada dal fodero di un Pirata. fra lo sgomento generale, di Alec per primo, cominciarono a combattere; approfittando del momento mi liberai anch'io, e così eravamo in quattro a duellare. non sono riuscito a vedere come andò, ma da quanto mi hanno raccontato gli altri, so che Matthew si batté con maestria invidiabile, specie per un ragazzino che affrontava un uomo fatto e finito, che per di più non aveva scrupoli nel prendersela con uno che non aveva nemmeno un quarto dei suoi anni. alla fine fu lui ad avere la meglio: gli inferse quella famosa cicatrice che, dal sopracciglio allo zigomo, è spezzata solo dall'occhio. poco ci mancò che lo accecasse, ma se fosse stato meno lucido avrebbe fatto di peggio. invece decise che la salvezza dei suoi amici era più importante, e li andò a slegare, mentre io quasi per miracolo sfuggivo ad Hook. 
rimango in silenzio, vedendomi la scena davanti come se la dipingessero: la furia di un bambino, la crudeltà di un uomo.. è quasi troppo surreale, ma qua ho imparato che niente è impossibile. soprattutto quando si tratta di Bimbi Sperduti e Pirati. come ho fatto a dimenticare una storia simile? quasi mi pento di aver pensato male di Matthew fino ad ora.. quasi. 
Peter sembra tornare alla realtà con un piccolo sussulto. perfino lui si era perso nel suo stesso racconto. - da quel momento in poi, Alec e Matthew sono diventati nemici giurati. ho il sospetto che entrambi covino l'attesa della resa dei conti in placido silenzio, sapendo che alla fine toccherà ad uno dei due. lo so - aggiunge, facendo ricomparire come per magia uno dei suoi sorrisi, - sembra quasi il risvolto di copertina di un libro un po' scadente. non sono bravo a raccontare.
- è avvincente, invece - riesco solo a dire, ancora un po' impressionata. - sarei proprio curiosa di vedere Matthew all'opera..
- stenderebbe pure me, credimi - mi assicura ridendo. detta da lui, mi sembra un'affermazione quantomeno straordinaria: quando mai ha ammesso di non essere il migliore in qualcosa?
dal mare, Matthew fa cenno a Peter di unirsi a loro, ma lui rifiuta con un gesto. è tornata la sua espressione pacifica da monaco buddhista. 
- e Noah? - mi viene in mente di chiedere. - mi ricordo che lui ha un fratello, se non sbaglio.
- Chase - conferma lui, senza lasciar trapelare alcuna emozione. - ricordi? anche lui era un Bimbo Sperduto. ma non so dirti molto: un giorno Noah tornò dicendoci che Chase si era unito ai Pirati, e nient'altro. ci scandalizzamo tutti, Matthew più degli altri, ma Noah ci assicurò che aveva avuto la sua buona ragione, e che se lo perdonava lui, dovevamo riuscirci anche noi. credo che nessuno ci sia riuscito fino in fondo. 
- e tu?
- io mi fido di Noah.. se lui ha detto così, allora ci credo. non riesco ad immaginare cosa possa aver spinto Chase ad unirsi a Hook, ma se fino ad ora non gli ha mai rivelato dove ci nascondiamo, penso che in fondo non sia poi così cattivo.. nonostante le apparenze.
su questa nota misteriosa, veniamo interrotti dal ritorno dei Ragazzi, fradici e più scalmanati del solito.
- si può sapere cosa state facendo, voi due? - domanda Andrew, in tono di rimprovero.
- c'è una festa, se non ve ne siete accorti - aggiunge Quentin, contrariato.
- ho pensato che potevo prendermi la serata libera - risponde Peter, distendendosi sui gomiti per avere una visuale migliore della mini folla minacciosa che ci sovrasta.
- puoi anche scordartelo - risponde Dave, ammiccando. 
- al tre? - chiede Noah, scambiandosi un'occhiata d'intesa con Matthew. 
invece non aspettano neanche un microsecondo: si precipitano su Peter e lo sollevano di forza, come se pesasse venti chili e fossero insensibili ai suoi dimenamenti, per correre fino a dove il mare diventa quasi profondo e scaraventarcelo dentro.
ridiamo tutti quando quei tre cominciano ad azzuffarsi e a tentare di affogarsi. ma quando i Ragazzi si voltano verso di me con dei ghigni piuttosto preoccupanti, mi alzo e comincio ad indietreggiare. 
- io sto bene qui - dichiaro, alzando le mani.
- ci hai provato, Wendy - ribatte Michael, sorridendo. Andrew, Quentin e John mi si avvicinano e inizio a scappare, con tutti loro che mi corrono dietro. inutile dire che mi riprendono nel giro di due minuti, quando sfinita mi piego con un fiatone che farebbe invidia ad un maratoneta. mi arrendo a subire lo stesso destino di Peter, senza però negarmi la soddisfazione di dare un paio di morsi i miei aguzzini e di ribellarmi il più possibile prima di finire dritta in mare con un tuffo di quasi due metri.





..l'ho fatta un po' troppo lunga? scusate.
  
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