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Autore: Adrienne    04/07/2008    5 recensioni
Adrienne e Alex sono migliori amici da una vita. Hanno un'amicizia profonda e sincera: si vogliono bene, si dicono tutto, passano la maggior parte del loro tempo insieme. Ma cosa succede se all'improvviso l'arrivo di una nuova ragazza sembra cambiare quel sentimento che li lega, e diventare più forte - almeno per uno dei due? E cosa succede se un semplice bacio diventa il fattore di un cambiamento sconvolgente nelle loro vite..? Il mio primo romanzo, vincitore di un concorso di scrittura (: Leggete e recensite, grazie!
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14.

Aprii gli occhi. Attorno a me, solo un calore intenso e una luce bianca, che accecava. Sbattei più volte gli occhi per abituarmi alla luce che c'era attorno a me. Dopo di che, sentii dei mormorii indistinti e delle immagini colorate, piuttosto informi, davanti a me. Non riuscivo a capire bene cosa fossero, e non riuscivo a sentire; avevo come un ronzio nelle orecchie e una grande confusione in testa. Un'immagine più o meno chiara si materializzò davanti a me, anche se mi sembrava che girasse e tremasse un po'.
Mi parve di riconoscere i tratti del viso di mio fratello.
"Sai che cosa sei? Una cretina! Sei una cretina!" esclamò quest'ultimo. Non sorrideva, e la sua voce era stridula. E io ero viva.
"Non ho mai visto tanta scemenza in vita mia!" continuò.
Cominciai a vedere e a sentire meglio; a tornare in me. Riacquistai la consapevolezza di avere un corpo, di essere stesa sul letto della mia camera e che mio fratello Edoardo era seduto sul letto accanto a me, e mi guardava mentre si lamentava e imprecava sotto voce. Aveva qualcosa in mano, che non riuscii a capire.
"E-edo..?" mormorai.
Mi sentivo ancora debole, vedevo sfocato. La testa mi faceva male e mi girava. E avvertivo un bruciore al polso destro. Edoardo mi guardò, serissimo in volto.
"Adrienne?" chiese, "allora mi senti."
Socchiusi di un poco gli occhi, e annuii impercettibilmente.
"Vorrei proprio sapere che cosa cazzo ti è saltato in mente," disse, rimanendo impassibile, "tagliarti, per.. per.." La voce gli tremò e non riuscì a continuare.
Sospirai, cercando di deglutire. "Non.. non lo so.."
Anche Edoardo sospirò. "Quando vorrai, e se vorrai.. dovrai spiegarmi un po' di cosette, non ti pare?" chiese.
"Forse lo farò. Adesso non me la sento proprio.." risposi.
Annuì. "Certo." Chiusi gli occhi, sentendomi sfinita. Edoardo mi afferrò per il gomito destro. Lo sentii maneggiare per dei minuti con qualcosa, forse con quel che aveva in mano. Lo sentii girarmi il braccio, e appoggiarmelo sulle sue gambe. E poi, un bruciore fortissimo sul polso.
"Ahia!" urlai, aprendo gli occhi e alzandomi a sedere di scatto, ritraendo il braccio.
Lo guardai. Aveva in mano un batuffolo e una bottiglietta d'alcool etilico.
"Scusami," disse, "ma devo disinfettarti."
Il mio sguardo cadde sul mio polso. Era tutto arrossato, e aveva un taglio proprio al centro, di un rosso intenso. Sembrava essersi rimarginato, ma era ancora rosso e bruciava. Mi riprese il braccio. Io strinsi con l'altra mano il cuscino, per aver qualcosa da tormentare mentre operava, anziché urlare. Dopo qualche minuto di sofferenza, finì.
"Ecco fatto," disse, sembrava quasi soddisfatto di sé stesso, "però dovresti coprirlo con qualcosa. Se qualcuno lo vede, comincerà a farsi domande." Chiuse la bottiglietta e mi guardò. Riflettei.
"Senti, nel mio armadio dovrebbero esserci delle bandane e dei foulard. Prendine uno, no?" chiesi. Stavo riprendendo decisamente coscienza. Edoardo si alzò, andò verso l'armadio. Ci rovistò dentro, e poi ne uscì una bandana nera con dei piccoli disegnini celesti. Di solito le usavo d'estate, tenendole fra i capelli. Tornò a sedersi accanto a me, mi passò la bandana. Con lentezza, e sforzandomi immensamente, la legai al polso destro, a mò di abbellimento. Mi sentivo veramente uno straccio.
"Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai?" disse all'improvviso, sfiorandomi il viso con il dorso della mano, "quando ti ho vista lì, sul pavimento del bagno, quasi in un lago di sangue.. Ho temuto il peggio. Ho perso la testa. Non ti ho portato in ospedale perché non volevo che i nostri genitori lo sapessero, sai. Ma avrei dovuto farlo, immagino." continuò, guardandomi con rimprovero, ma con aria rassegnata.
Sospirai. Ero stata un'idiota, e ora mi sentivo terribilmente in colpa. Il mio obiettivo non era far preoccupare mio fratello, l'unica persona che ormai mi era rimasta. Non dissi nulla, solamente abbassai lo sguardo fissandomi le mani. Edoardo sospirò. "Mangiamo qualcosa?" chiese.
"Non ho fame.." risposi, piano.
"Adrienne, dovresti mangiare qualcosa. Stai diventando davvero magra." insistette lui.
"Tu che ne sai?" chiesi, irritata. Perché erano tutti fissati con questa storia del mangiare? Stavo benissimo.
Edoardo mi afferrò il polso sinistro. "Riesco a prenderti tranquillamente il il polso, e hai il braccio magro, non vedi? Fra poco ti si vedranno le ossa. Guarda da te come ti sei ridotta." rispose.
Scossi la testa. "Sto bene."
"No, tu non stai bene." ribatté.
Arricciai le labbra. "Non devi preoccuparti così per me, Edo.."
Appoggiai la testa alla spalliera del letto, e lui mi guardò severamente. "Come puoi dire cose del genere? Sei mia sorella. Ultimamente non ti riconosco più. Cosa ti è successo? Sei diventata un'altra persona... che fine ha fatto quella luce che vedevo nei tuoi occhi?" Rabbrividii e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Ero davvero triste, e non sapevo come rispondere. "Mi.. mi dispiace.." mormorai soltanto.
Mio fratello mi sorrise, come se volesse rincuorarmi. "Io sono qui, e scommetto che passerà presto." disse.
Alzai le spalle, corrugando la fronte in un'espressione triste. Non ci credevo per niente. In quel momento quella situazione mi sembrava totalmente priva di vie d'uscita. Come quando si percorre una galleria infinita, e non riesci a scorgere la luce che segnala l'uscita, e rimani col fiato sospeso fin quando non la vedi. Io stavo trattenendo il fiato da settimane, ormai.
"Lo spero." dissi, cercando di sorridere.
"Vedrai."

***

Alla fine Edoardo mi costrinse a mangiare qualcosa assieme a lui. I nostri genitori non erano in casa, ma non gli chiesi dove fossero. C'era troppa pace in casa, per poterla rovinare con una domanda del genere. Come promesso, guardammo un film assieme. Servì davvero a distrarmi da ciò che era successo e da ciò che avevo fatto.
Mio fratello era uno zuccherino.
E io mi sentivo un mostro per aver pensato di voler morire, non mi meritavo tutte quelle attenzioni.
Verso le sei del pomeriggio, entrambi ci ritirammo nelle nostre stanze per svolgere i compiti per casa. Io non mi ricordavo se ne avessi e comunque non avevo intenzione di farli. Rimasi un'infinità di tempo a guardare il soffitto bianco con della musica nelle orecchie, poi lessi un po’, cercando di pensare di meno.
Finché, dopo un'oretta, sentii delle voci al piano di sotto. Arrivavano un po’ attutite, perché avevo la porta chiusa.
Pensai che i miei genitori fossero ritornati. Invece, notai che le due voci si facevano sempre più vicine, e che erano due voci che quasi urlavano. Voci maschili.
Il mio secondo pensiero fu che qualche amico di mio fratello era venuto a fargli visita e che stavano discutendo abbastanza animatamente, per chissà cosa.
Finché la porta della mia camera non si spalancò. Spalancai anche io gli occhi, alzandomi a sedere sul letto.
Edoardo ed Alex erano in piedi uno di fronte all'altro, si urlavano addosso. Mio fratello spingeva via violentemente Alex, cercando di spostarlo; e Alex faceva altrettanto. Sembravano che fossero sull'atto di ammazzarsi a botte, da come urlavano e anche da come si guardavano in cagnesco.
Non appena individuai Alex, venni invasa da un'ondata di panico, dalla testa ai piedi.
"Lasciala perdere, vattene via!" urlò mio fratello.
"Non prima non di averle parlato!" ribatté Alex.
Edoardo era più alto e chiaramente più forte di Alex. Perse la pazienza e lo spinse forte per le spalle. Alex cadde a terra. Io guardavo la scena, terrorizzata ed inerme. Mio fratello all'improvviso si accorse di me e mi guardò, rivolgendomi uno sguardo a occhi sgranati. Avevo un groppo in gola, ma riuscii a dirgli qualcosa.
"Mandalo via," dissi, "..non voglio parlargli."
Approfittando di quell'attimo di distrazione di mio fratello, Alex si rialzò in piedi, spinse Edoardo con tutta la forza che aveva. Edoardo barcollò soltanto, ma non ebbe i riflessi pronti per fermare Alex, che s'infilò nella mia stanza e chiuse la porta a chiave, ansimando. Ero in trappola. Sentii mio fratello che gli urlava di uscire, e poi il silenzio. Alex mi guardava negli occhi, mi sembrò di scorgere un velo di preoccupazione e ansia nel suo sguardo. Si appoggiò la porta alla schiena, riprendendo fiato, le guance rosse. Deglutì.
"Non guardarmi," dissi all'improvviso, rivolgendogli uno sguardo truce, "non parlarmi, e soprattutto non toccarmi."
"Se solo tu mi lasciassi spiegare.." iniziò.
M'infiammai di rabbia. "Non c'è niente da spiegare! Quel che ho visto mi è bastato."
Mi ritornò in mente l'immagine di Alex e Melissa che si baciavano. Sentii una stretta al petto, e scossi la testa per cancellare quell'immagine che oramai mi ossessionava. Sapevo che comunque Alex non avrebbe mollato così facilmente.
"Io invece credo proprio che ci sia, sai?" ribatté, continuando a guardarmi e stando immobile dov'era.
"Non m'importa," dissi, "non ho intenzione di sentire ancora una tua sola parola."
Tremavo, e neanche mi accorsi di avere i pugni chiusi. Continuavo a guardarlo con rabbia, come se volessi incenerirlo con lo sguardo. I tratti di Alex s'indurirono. "Adrienne, per favore, non fare così adesso.. non fare la bambina." A quelle parole, persi la pazienza. Scattai in piedi, raggiungendolo. Mi sentivo rossa in viso. Vedendomi avvicinare, fece qualche passo verso di me.
"Lo sai che cosa sei? Sei uno stronzo!" urlai, in preda al furore, spingendolo indietro, "Non hai mai capito un cazzo.. e di me non te n'è mai importato! Alla faccia della migliore amica, della cosa a cui tenevi di più..! Ma fammi il piacere!" Lo spinsi ancora una volta. Alex rimase senza parole, mi guardò negli occhi con un'espressione spaesata. Ma oramai che avevo iniziato, non volevo più fermarmi.
"Di che cosa che te n'è importato, alla fin fine, me lo dici? Solo dei tuoi sentimenti e di raggiungere i tuoi scopi! Di me, e che ti amassi tanto, troppo, chi se ne frega? Ma vaffanculo, Alex! Tu e la tua ipocrisia, la tua falsità, tutte le cose che mi hai detto! Tutte bugie, tutte stronzate!" urlai ancora.
Sentii le lacrime arrivarmi agli occhi, ma richiamai a me tutto il mio autocontrollo per non piangere davanti a lui. Mi guardò ancora, serio, dopo mi parve di vederlo sorridere. Ricominciai ad arrabbiarmi. Allora presi a tempestarlo di pugni sul petto, e scoppiai a piangere. "Ti odio!" gli urlai addosso. Ma, Dio, quanto lo amavo, allo stesso tempo. Alex mi prese per entrambi i polsi, per fermarmi. Strinsi gli occhi per il dolore al polso destro, ma non dissi niente. Si avvicinò al mio viso e mi sussurrò. "Davvero?"
Annuii. "Sì, davvero."
"Allora ridimmelo." disse.
Il suo sguardo mi oltrepassò da parte a parte, mi fece rabbrividire. Lo odiavo sì, ma solo per quello che mi aveva fatto: per il resto, continuavo ad amarlo, in una maniera folle e sconsiderata.
"Ti odio, ti odio." dissi all'improvviso, ancora una volta. Gemetti di dolore per il bruciore al polso, e chiusi gli occhi. Si avvicinò ancora, poggiò la sua guancia contro la mia, e per l'ennesima volta mi sussurrò all'orecchio. Mi strinse forte i polsi e il dolore sembrò diventare ancora più forte, atroce, insopportabile.
"Vedi, Adrienne? Ho raggiunto un altro mio scopo, e hai fatto tutto da sola." sussurrò.
Spalancai gli occhi, trattenendo il fiato. Mi dava sui nervi vederlo così freddo e calcolatore nei miei confronti, e mi faceva male ciò che aveva detto. Deglutii; il bruciore al polso mi faceva lacrimare gli occhi.
Così lo strattonai violentemente, allontanandolo da me e costringendolo a lasciarmi i polsi. Ritornai a respirare.
Fu un attimo.
Il nodo della mia bandana si sciolse, e quest'ultima cadde a terra, scoprendo il mio taglio sul polso. Era rosso rubino, e sembrava che da un punto all'altro stesse per riaprirsi. Tenni lo sguardo basso, deglutendo sonoramente. Alex guardò me, avvicinandosi lentamente, poi lo vidi guardare il mio polso tagliato.
"Che.. che cos'è quel taglio?" chiese, con voce seria. Alzai lo sguardo verso di lui, guardandolo negli occhi. Non dissi niente, ma forse fu proprio il mio sguardo colpevole a tradirmi, o il fatto che ripresi a piangere.
"Cazzo, Adrienne.. non è possibile.. ti ho spinta al suicidio.. sono.. un mostro.." balbettò, la voce gli tremava in maniera incontrollabile. Le guance gli si colorarono leggermente di rosa, e si tormentò le labbra.
"Lo sei." mormorai, asciugandomi le lacrime sulle guancia con le dita. Mi chinai per terra, riprendendo la bandana, e la riallacciai al polso, sperando che non uscisse di nuovo sangue. Sospirai sentendomi di nuovo debole, ora che tutta la rabbia che avevo in corpo era sparita.
"Adri.. ti giuro io non volevo.. non credevo.. ti prego, perdonami.." mormorò, portandosi una mano sulla fronte e guardandomi. Scossi la testa. "Ormai non importa più se mi hai fatto del male. E' finita." dissi.
Alex tremò. Lo vidi chiudere gli occhi e passeggiare avanti e indietro per la stanza. "Che casino.. non avrei mai.. è tutta colpa mia.."
Lasciava le frasi a metà, e parlava a voce bassa; ma oramai quel suo sentirsi in colpa non serviva più a niente. Se solo avessi potuto portare indietro il tempo..
"Vorrei solamente non essermi mai innamorata di te. Anzi, non avrei mai voluto incontrarti e conoscerti. Mi hai fatto così tanto male, che non puoi nemmeno immaginare.."
Alex sprofondò le mani nelle tasche, voltandosi a guardarmi. "Riesco solo a farti del male, sì, adesso ne ho la conferma." disse.
"Cosa dovrei dirti, Alex? Lascia Melissa e ritorna da me? Hai scelto lei, hai preferito lei. Hai preferito il suo amore piuttosto che la mia amicizia. Naturalmente non riesci a fare convivere le due cose, e forse credo che non ci riuscirei neanch'io. Quindi, è andata così. Non ho più niente da dirti." Mi stupii da sola per il mio autocontrollo e per la mia maturità, soprattutto dopo quella sfuriata a dir poco imbarazzante di prima.
In realtà stavo morendo dentro, ma non volevo darlo a vedere. Aveva deciso di lasciarmi definitivamente?
Benissimo: non avrei fatto la parte dell'egoista, assolutamente no; se lui era felice, andava bene, mi bastava semplicemente questo. Chissà se lo sarei stata anch'io, senza di lui. Alex mi guardò fisso per alcuni minuti, con uno sguardo vuoto, rimanendo con le labbra socchiuse. Si fermò a mezz'aria come se volesse dire qualcosa, ma non lo fece. Continuò a guardarmi per un po', dopo di che, con lo sguardo fisso per terra, si avvicinò alla porta della mia camera. Senza guardarmi, l'aprì, e dandomi le spalle, uscì, andandosene.
Ecco che Alex, il mio migliore amico, usciva di scena.




Eccomi qui ad aggiornare! Sì, lo so, anche questo capitolo è triste.. ma vi prometto che dal prossimo cap le cose cambieranno, ed in meglio (:
Passiamo ai commenti. Mi raccomando, voi che leggete ma non commentate.. fatelo =P

Gocciolina: g
razie mille (: mi fa piacere che anche tu leggi la mia storia.. non avevi mai commentato, se non erro. Riuscire a descrivere le emozioni e farle sembrare reali è molto difficile; ma se ci riesco non posso che esserne contenta!
curix:
LoL, la definizione di 'essere squallido' per Alex mi piace X° povero amore :°D beh, mi fa piacere che questo capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia emozionato. (L)
birri: ciao, come Gocciolina mi fa piacere che anche tu mi leggi! Mi raccomando sconfiggi la pigrizia e continua a commentarmi *_* ti ringrazio per i complimenti.

Betty O_o:
lo ammetto. Sei la mia commentatrice preferita! ADORO questi commenti così lunghi. Sul serio. Ti ho accontentato? Ho postato il capitolo 14 prima che potevo.. Sappi che, in tutto, i capitoli sono 25, più l'epilogo. Okay? (: ti ringrazio ancora una volta e ti auguro buon viaggio (gggr, che invidia!) (L)
Ecco, ho finito.
Alla prossima, gente (: e continuate a seguirmi!



   
 
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