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Autore: Matilde di Shabran    26/03/2014    1 recensioni
Seguito di Tonight - L'incontro.
"Don't want you to feel like
I take you for granted"
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tonight '
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“Hai visto che non è stato poi così difficile?” la stuzzicò Nicky quando erano arrivati da pochi minuti al ricevimento e stavano prendendo posto.

“Non ho mai detto che sarebbe stato difficile” osservò Francesca “ho detto che sarebbe stato imbarazzante.”

“Oh, per qualche foto…”

“Qualche foto!?” esclamò, forse con un po’ più veemenza di quanto intendesse, ma, per fortuna, non venendo comunque notata, visto il caos che regnava nella sala. “Credo di non aver mai fatto tante foto in vita mia! Già tento il più possibile di evitarle ai compleanni o alle feste di amici, figuriamoci se poi queste vanno sui giornali!”

“Finiscila, hai fatto un figurone! Tutti stanno parlando bene di te. Se questo non fosse un matrimonio saresti di certo l’argomento più gettonato!”

“Come fai a sapere che tutti stanno parlando di me e che stanno dicendo cose positive?”

“Mentre tu passi il tempo a controllare se hai un capello fuori posto o se la gonna fa una pieghettina millimetrica, io mi guardo attorno e ascolto cosa dicono gli altri. Se non te ne fossi accorta hai ricevuto più di un complimento da chi è venuto a salutarmi…”

“Semplice cortesia” lo interruppe “non possono certo venire qua e dirti ciao Nicky, chi è quel disastro che ti sei portato dietro?”

“Ti assicuro che nessuno dei complimenti che hai ricevuto è falso. E poi basta vedere come ti guardano tutti…”

“Tutti mi guardano???” andò nel panico.

“Non nel senso che passano il loro tempo a fissarti. Intendo dire che se ti incrociano con lo sguardo, ti guardano bene.”

“Sei sicuro?”

“Sì, stai andando benissimo. Non sembri neanche in ansia.”

“Sono un'attrice nata!” mugugnò.

 

 

“Ragazze tutte al centro della pista! È il momento del lancio del bouquet!” si sentì di colpo tuonare dagli altoparlanti da una voce che probabilmente apparteneva ad una cugina della sposa.

“Non vai?” chiese Nicky a Francesca, che non sembrava per niente intenzionata a muoversi dalla sedia su cui era comodamente appollaiata.

“Non ci penso neanche.” Rispose con naturalezza.

“Perché?”

“Uno. Non vedi che bolgia di assatanate si è radunata? Non ho voglia di finire in una rissa. E in secondo luogo, pensa se lo prendessi io. Sprofonderei dalla vergogna!”

“Cosa c’è da vergognarsi a prendere un bouquet?”

“Niente, ma è quello che comporta che è imbarazzante!”

Lui la fissò stralunato, fingendo di non riuscire a comprendere dove volesse andare a parare.

“Ma sì! Chi prende il bouquet si sposa entro l’anno. Verrebbero tutti qua a chiederti quando mi sposi! A quel punto vorrei proprio vedere cosa ti inventeresti come risposta...”

Lui le sorrise, quasi con accondiscendenza, tentando di mascherare la sua espressione e di non farle comprendere cosa avesse in mente.

“Ma se non ci vai tutti penseranno che tu proprio non lo vuoi, e questo probabilmente è pure peggio che prenderlo. Facciamo così: tu vai ma ti metti in un angolo in cui il bouquet non arriverà di sicuro così salvi capra e cavoli.”

“Già, non ci avevo pensato” disse sistemandosi la gonna dopo che si era alzata “vado ad incollarmi ad un muro”.

Ridendo lui la salutò con la mano mentre si allontanava “Gill, ti prego” pensò “tiralo verso il muro”.

Francesca scelse di appostarsi all’estrema sinistra del gruppo di donne in attesa del lancio. Era molto lontana da Gillian, non riusciva nemmeno a vederla tanto era coperta dalla folla di amiche a parenti che già si spintonavano per ottenere i posti migliori.

“Anche tu vieni qui solo per non fare la figura di quella che non ha la minima intenzione di sposarsi, ma stai nell’angolo perché non vuoi prendere il bouquet visto che sposarsi è l’ultimo dei tuoi pensieri?” chiese Aine , una cugina di Shane, divertita dal fatto di trovare un’altra persona che non si stava gettando a capofitto nella ressa.

“Non è proprio l’ultimo dei miei pensieri… Però sarebbe un po’ prematuro nel mio caso” rispose divertita. “È abbastanza improbabile che arrivi qui, ma mi cascasse in testa senza dovermi scannare con tutte quelle altre là davanti significherebbe che era proprio destino.”

“Pronte?” gridò la sposa una volta appostatasi e voltate le spalle alle altre donne.

“Sì!” risposero in coro, pronte a cimentarsi un una disciplina a metà strada tra il wrestling, la lotta greco-romana e il rugby.

Gill attese qualche secondo prima di lanciare. Era calato un silenzio di tomba. L’unico rumore era qualche sporadico ticchettio emesso dai tacchi delle donne che, nella mischia, ancora lottavano per le posizioni.

Dopo aver deciso che ormai aveva portato abbastanza persone sull’orlo di un crisi nervosa ecco che tirò. Il lancio assunse una parabola stana, storta, con una gittata molto lunga, tanto da superare il mucchio di assatanate e ad andare a sbattere contro un lampadario. Questo gli fece cambiare ulteriormente direzione, tanto da ricadere perfettamente contro il petto di Francesca, come se avesse seguito una parabola studiata a tavolino.

“O Gesù!” mormorò rendendosi conto di cosa fosse successo e sentendo le sue guance infiammarsi per l’imbarazzo.

“Era proprio destino!” le sorrise Aine, dandole una pacca sulla spalla “Se fossi in te scapperei. Molte di loro potrebbero pensare che tu e Gill vi siate messe d’accordo!”

 

“Mi sento osservata” protestò Francesca tornando al suo posto con la testa bassa, come se questo la rendesse invisibile.

“Hai appena preso un bouquet dalla posizione più assurda di tutti i tempi, con tanto di rimbalzo sul lampadario e senza spostarti neanche di un millimetro, mi pare il minimo che ti osservino! Racconteremo tutti questa storia per secoli! Spero che qualcuno abbia fatto delle foto. O un video, magari!” la prese in giro Nicky.

“Finiscila di ridere, disgraziato! Se fossi rimasta qui non sarebbe successo niente!”

“Beh, il bouquet sarebbe finito a terra e si sarebbe creata una mischia mica da ridere... Ci sarebbe servita la polizia in assetto antisommossa per separarle!” continuava a sghignazzare.

“Almeno mi sarei divertita, invece adesso vorrei che la terra si aprisse così ci potrei sprofondare dentro.”

“Oh, non è poi così grave! Mi toccherà solo sposarti!”

“Non sei divertente...”

 

 

“Shane!” disse Nicky, dando una gomitata all’amico per attirare la sua attenzione mentre stavano ricevendo un meritato applauso dopo aver cantato “My love”.

“Dimmi”.

“Facciamo Tonight”.
”Nooo” si intromise Kian “Tonight non mi piace!”

Nicky lo strafulminò con lo sguardo.

Shane si voltò a fissare Nicky, cercando di capire quali intenzioni avesse.

“Cosa vuoi fare?”

“Vedrai”.

Mark, che aveva ascoltato la breve conversazione, guardò Shane confuso.

“Lascialo stare, è strano ultimamente…” bisbigliò Shane “ma credo di aver capito cos’ha in mente...” concluse tra se, ridendo sotto i baffi.

 

Lately I'm so tired
If I took it all out on you
I never meant to
If I left you outside
If you ever felt I ignored you
Know my life is all you


So put your best dress on
And wrap yourself in the arms of someone
Who wants to give you all the love you want

Tonight, I'm gonna make it up to you
Tonight, I'm gonna make love to you
Tonight, you're gonna know how much I missed you, baby
Tonight, I dedicate my heart to you
Tonight, I'm gonna be a part of you
Tonight, you're gonna know how much I miss you
And I miss you so


I don't wanna act like
I know that you'll be mine forever
Though I hope it's forever
Don't want you to feel like
I take you for granted
Whenever we are together

So put your best dress on
And wrap yourself in the arms of someone
Who wants to give you all the love you want


Tonight, I'm gonna make it up to you
Tonight, I'm gonna make love to you
Tonight, you're gonna know how much I miss you, baby
Tonight, I dedicate my heart to you
Tonight, I'm gonna be a part of you
Tonight, you're gonna know how much I miss you
And I miss you so

Oh yeah
So put your best dress on
And wrap yourself in my arms, my love

Tonight, I'm gonna make it up to you
...

 

Nicky abbandonò il suo posto e in un solo passo scese i due gradini che portavano al piccolo palco.

Tutti i presenti furono colpiti da questo suo gesto improvviso e se ne chiesero il motivo, chi nella propria mente, chi parlando con il vicino, pur continuando a seguire con lo sguardo i suoi movimenti. Si stava dirigendo a passi lenti verso un tavolo semivuoto, un tavolo al centro del quale era posto il bouquet lanciato dalla sposa, il tavolo seduto al quale aveva trascorso la giornata.

Anche Francesca lo osservava, anche lei stupita del suo gesto. “Dove sta andando quel pagliaccio?” pensò. E il suo stupore crebbe esponenzialmente quando si accorse che si stava dirigendo verso la parte della sala dove si trovava lei. Si sentì un nodo alla gola, come un presentimento che di lì a poco si sarebbe verificato qualcosa, qualcosa di molto importante…

“No Nicky” pensò “Non lo fare. Gira i tacchi e va da un altra parte. Cosa cavolo viene a fare qui? Non farti venire strane idee...”

Si avvicinava sempre di più. Lentamente ma con decisione. La guardava. Sorrideva. “Pezzo di cretino” non sapeva se si sentiva più imbarazzata o arrabbiata per il suo comportamento “Perché deve sempre fare il pagliaccio? Andrà a prendere qualcosa o qualcuno dietro a me, vero? Mi passerà solo vicino. Sì. Avranno organizzato qualche scherzo. Quando progettano qualcuna delle loro mandano sempre avanti lui. D'altra parte si presta alla perfezione. Chi è più pagliaccio di lui?!”

Ormai era lì. Ad un paio di metri da dove era seduta, non di più. Francesca iniziò a scuotere leggermente, ma insistentemente la testa. “Sta venendo qui. Ti prego, ti prego, ti prego, cambia strada all'ultimo!”

L'avanzata continuava. “No Nicky, non lo fare” disse a bassa voce, guardandolo supplicante, ma con una certa stizza “Non lo fare, non lo fare. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare che coinvolga me, ti prego, non lo fare. Nicky, non venire qui. Non lo fare!”

Quando lo vide fermarsi di fronte a lei, che era rimasta immobile sulla sua sedia, si sentì girare la testa.

Aveva un presentimento su quello che aveva in mente.

Ma era impazzito? Con tutta quella gente attorno?! Se non ci fosse stato tutto quel pubblico, gli avrebbe tirato un ceffone di proporzioni epiche. Però, in effetti, se non ci fosse stata tanta gente attorno, non avrebbe sentito la necessità di schiaffeggiarlo... Perché voleva metterla in imbarazzo a tutti i costi, maledetto esibizionista!?

Si sentiva osservata. Le pareva che gli sguardi della gente attorno a lei le fossero puntati addosso come fasci di luce bollente. Sentiva di colpo caldo. Probabilmente in 3 secondi le era salita la febbre.

“Nicky, sparisci...” lo implorò, quando era arrivato di fronte a lei.

Lui se ne infischiò delle sue suppliche e invece di andarsene le si inginocchiò di fronte a e appoggiò le sue mani su quelle di lei.

Francesca ormai aveva il cuore in gola. Si sentiva le mani sudate e pensava solo ad un valido sistema per smaterializzarsi.

“Cosa vuoi? Che ci fai qui? Torna a cantare!” sibilò a mezzavoce, sperando che gli altri invitati non cogliessero le sue parole “Mi stai mettendo in imbarazzo. Ci guardano tutti!”

“Ascoltami” esordì con voce ferma, anche se l’emozione di fondo era facilmente intuibile dalla sua espressione.

“Non ascolto un bel niente!” intervenne bruscamente. “Se hai qualcosa da dirmi, puoi farlo dopo, fuori di qui. Nicholas Byrne, non farti venire strane idee. Non ho la minima intenzione di lasciarti trattare i nostri affari personali davanti a qualche centinaio di persone che nemmeno conosco!”

Lui sorrise “Ci avrei giurato che avresti reagito così...”

“Allora, visto che sei così bravo a prevedere le mie azioni, perché non hai evitato?” ormai aveva i nervi a fior di pelle.

“Perché, per una volta, non voglio assecondarti, ma fare a modo mio. E adesso, se vuoi per favore smetterla di brontolare” ridacchiò “avrei qualcosa da dirti.”

Lei lo fulminò con lo sguardo. Oh, se i suoi occhi avessero potuto realmente scagliare fulmini, l'avrebbe di certo incenerito. Ma, visto che sostanzialmente era stata incastrata, non poteva di certo prendersi e andare via, altrimenti la gente avrebbe avuto di certo un argomento di conversazione succulento per il resto della serata, si vide costretta a starsene lì buona ad ascoltare, continuando però ad inveire contro di lui col pensiero.

“Mi dispiace per come sono andati questi ultimi due mesi. So di averti trattata male…”

“Non mi hai trattata male!” sbuffò lei. Aveva già sentito quel discorso migliaia di volte. “Il tuo lavoro è così! Non ci possiamo fare niente! Lo sapevo quando ho accettato di stare con te. Mi sono presa i pro e i contro della tua vita. Sapevo benissimo cosa facevi. E poi anche io ho la mia parte di responsabilità, perché sono io che sono voluta tornare a casa mia. Non puoi fartene una colpa!”.

“Però da quando te ne sei andata da Dublino non ci siamo mai visti e sono passati più di due mesi! Per me è stata durissima e per quanto tu abbia cercato di essere forte, mostrati serena e non farmelo pesare, so che lo è stato anche per te. E questo non va bene. Non è giusto nei tuoi confronti! Non lo meriti. So che tu conosci la situazione e sei comprensiva, e per questo non posso fare che ammirarti ma non va bene lo stesso. Non voglio che tu soffra per colpa mia! Voglio che tu sappia che in questi mesi non ho dato il nostro rapporto per scontato e non ho dato per scontato te. Potrei stare qui ore a dirti che il tempo senza te non passava mai e che non sono mai stato così distratto in vita mia a forza di pensare a te e mille altre cose, ma sarebbero solo parole inutili, perché lo sai già. Potrei anche scusarmi per ore col più elegante e strappalacrime discorso della storia, ma anche queste sarebbero parole inutili, perché non cambierebbero di una virgola quello che è successo. Piuttosto mi pento di non averti ripetuto abbastanza quanto ti amo… In tutto questo mio essere distratto, ultimamente, ho riflettuto molto su me stesso, su di te, su noi. Anche se l'avevo già capito mesi fa, ora sono del tutto certo del fatto che ho bisogno di te e voglio trascorrere con te ogni momento. A parte i miei sensi di colpa e tutto il resto, ho capito che è assurdo ostinarci a stare in questo limbo che non fa bene a nessuno e che non può apportare nessun cambiamento significativo a quello che è il nostro rapporto, perché, per quel che mi riguarda, sono certo del fatto che quello che sento adesso non può essere intaccato, né dal tempo, né dalle distanze. Ho riflettuto sulla mia vita e su quello che per me ha realmente valore e che mi aspetto dal mio futuro. Non mi sorprende il fatto che l'unica costante in qualsiasi degli ambiti e delle prospettive che ho analizzato sia tu.”

Ormai Francesca aveva capito da un pezzo dove stava andando a parare. Continuava a scuotere il capo, ma senza più la frenesia di prima. Il movimento era quasi automatico. Aveva iniziato ad ascoltare il suo discorso e smesso di preoccuparsi di essere al centro dell'attenzione. In fondo non le interessava: era troppo presa dalla persona che stava in ginocchio ai suoi piedi e stava esprimendo i suoi sentimenti con tanta decisione e sincerità.

“Ho capito che voglio addormentarmi ogni notte stringendoti tra le mie braccia e svegliarmi ogni mattina al tuo fianco, voglio condividere con te ogni istante, voglio che tu sia la madre dei miei figli… Francesca” riprese, facendosi ancora più serio dopo una breve pausa, prendendo un profondo respiro “voglio che tu sia... Insomma... Vuoi concedermi l’onore di diventare mia moglie?” chiese tirando fuori dalla tasca l’anello che si era portato in giro tutto il giorno e che nervosamente era andato a cercare per assicurarsi di non averlo perso almeno un milione di volte. Era un anello di Cartier, in platino, con un diamante centrale a forma di cuore e dei piccoli brillantini incastonati sulla montatura ai lati della pietra centrale.

“Ma… io…” balbettò Francesca con gli occhi spalancati, muovendo ossessivamente lo sguardo dall’anello agli occhi di Nicky e viceversa. Aveva capito da un pezzo che stava per chiederglielo. Forse non razionalmente, ma in cuor suo, non appena l'aveva visto lasciare il palco, aveva intuito che stava per farle la proposta. O forse già da quella mattina di Santo Stefano, quando le era piombato a casa senza preavviso. E quell'insistenza per accompagnarlo al matrimonio, e la storia del bouquet. Tutto tornava. Probabilmente qualcuno più furbo, o meno cieco, l'avrebbe capito subito.

“Ma... Ma io...” nonostante tutto, anche se aveva intuito cosa stava succedendo, la sua mente era come incapace di reagire. Non capiva come comportarsi. Non sapeva cosa fare. In fondo, non le era mai capitato che qualcuno le chiedesse di sposarlo! “Ma noi… Noi stiamo assieme da quattro mesi e…”

“È abbastanza!” la interruppe “Anche se stessimo un anno a girarci attorno, non cambierebbe un bel niente, e tu lo sai: quello che conta è ciò che sentiamo e quello che vogliamo. Adesso, fra dodici mesi, o fra dodici anni, per me non farà differenza.”

“Ti dovrei dire di no anche solo per questa scenata” attaccò decisa “Sai quanto odio sentirmi al centro dell'attenzione. In particolare quando non ci dovrei essere! Cosa cavolo ti è passato per la testa?! E soprattutto, era proprio necessario? Non potevamo parlarne ieri? O stasera?”

“Lo so che potevamo parlarne in un altro momento, ma per me era necessario chiedertelo oggi. Certo. Potevo piombarti in casa a chiedertelo così, all'improvviso, ma sarebbe stato insignificante. Invece volevo che fosse qualcosa di speciale. Farlo davanti a tutti è un modo per farti capire che sono assolutamente serio e cosciente delle mie azioni. Voglio solo dimostrare a te e a tutti quanto vali per me! Tutte queste persone sono testimoni di quello che ti ho promesso e così facendo spero che tu sia del tutto rassicurata sulla serietà delle mie intenzioni.”

“E non c'era un modo meno plateale?!”

“So che ti ho messo in una situazione che non ti piace, ma il mio obiettivo era semplicemente farti sapere le mie intenzioni al più presto e nel modo più speciale possibile. Per una volta volevo che tu fossi una principessa, e non Cenerentola... E no! Non c'era un modo meno plateale... L'alternativa era chiedertelo in diretta tv durante qualche intervista per la promozione del nuovo disco” ribatté scherzando. Ma neanche tanto, in fin dei conti: quando era ancora indeciso su come muoversi, aveva preso in considerazione anche quell'idea.

Lei spalancò gli occhi. Si immaginò la scena. Una proposta di matrimonio in diretta tv, con quel pagliaccio che racconta gli affari loro, e milioni di persone a guardare. I duecento presenti in quel salone, al confronto, la facevano sentire come se il tutto si fosse svolto nella più completa intimità.

Si prese qualche ulteriore attimo per soppesare le sue parole e per riflettere sulla situazione. Infine disse sorridendo: “Tu sei completamente suonato, lo sai?”

“Non l'ho mai negato!”

“Che devo fare io con te?” sbuffò, fingendo di essere impegnata in una attenta riflessione.

“Sposarmi?” le suggerì.

“Perché, pensi che ti farebbe migliorare? Sono tanto brava, ma non faccio miracoli!”

“Non divagare.” la riprese “ Voglio una risposta!”

“Tu ti rendi conto che questa è una pazzia, vero?” disse seria.

“No! Io...”

“Non neghiamo la realtà” lo bloccò “È una pazzia. Punto e basta!”

Lui abbassò lo sguardo, rabbuiandosi. Conosceva bene la sua testardaggine, ma sperava che la sincerità dei suoi sentimenti fosse sufficiente a convincerla.

“Però non c'è scritto da nessuna parte che non se ne possano fare, se ne vale davvero la pena” sorrise.

Lui la guardò di nuovo negli occhi. Vi scorse uno scintillio inequivocabile.

“Per quanto possa essere assurdo, hai ragione. Tutto quello che hai detto è vero. Condivido tutto. Quindi... perché perdere tempo?”

“Questo significa...” le domandò, illuminandosi.

“Significa... Sì, lo voglio!”

Si abbracciarono. In silenzio. Semplicemente. Non una lacrima. Non una parola. Non erano necessarie. Quello che bisognava dire, era già stato detto. Quello che bisognava fare, era già stato fatto. Ora non gli restava che godersi il momento, proiettati verso il futuro.

 

 

“Ecco perché mi aveva chiesto di dire a Gill di allenare la mira!” esclamò Shane osservando la scena.

“Cosa stai dicendo?” gli chiese Kian spiazzato, come se stesse farneticando.

“Ma sì! Doveva tirare il bouquet a Francesca così lui poteva chiederle di sposarla!”

“Poteva chiederglielo comunque…” fece notare Mark.

“Sì, ovvio. Ma così è stato più carino. E poi, se proprio non avesse voluto prenderlo, si sarebbe spostata all’ultimo e l’avrebbe fatto prendere ad Aine."

“Aaah! Adesso ho capito!” esclamò Kian.

Mark lo guardò interdetto.

“Ma sì! Per evitare di prendersi un due di picche al momento della proposta ha fatto la prova prima!”

“Quell’uomo è diabolico!” affermò Mark.

“E pensare che io non ho mai detto a Gill di allenare la mira!” concluse scoppiando a ridere.

 

   
 
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