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Autore: Jessy9129    29/03/2014    2 recensioni
Credo che a tutti noi capiti di pensare, quando finisce una saga, di dire addio ad un caro amico.Quanto tempo passiamo a fantasticare su come la storia potrebbe continuare ad evolversi? beh io ho cercato di continuare la storia di Luce e Daniel, proprio dove Lauren Kate ha deciso di concluderla... spero vi piaccia.... buona lettura :)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Grigori, Luce Price
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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PS. RAGAZZI LO SO CHE SONO IMPERDONABILE, MA VI  CHIEDO DI CERCARE DI CAPIRMI.. PURTROPPO NON HO IL TEMPO MATERIALE PER SCRIVERE I CAPITOLI, QUINDI CI METTO UN BEL PO’ DI TEMPO…  VI DO  CIO’ CHE POSSO ,PERO’ VI ASSICURO CHE NON MI SONO DIMETICATA DI VOI… SCUSATEMI ANCORA.. BACI :)
 
PS. RAGAZZI LO SO CHE SONO IMPERDONABILE, MA VI  CHIEDO DI CERCARE DI CAPIRMI.. PURTROPPO NON HO IL TEMPO MATERIALE PER SCRIVERE I CAPITOLI, QUINDI CI METTO UN BEL PO’ DI TEMPO…  VI DO  CIO’ CHE POSSO ,PERO’ VI ASSICURO CHE NON MI SONO DIMETICATA DI VOI… SCUSATEMI ANCORA.. BACI :)
 
 

SEDICI
 
DOLOROSI RICORDI
 
 
Lucien aprì gli occhi di sbotto e subito li richiuse poiché la luce del sole che passava attraverso le grandi vetrate, gli provocava un dolore allucinante.
- Amico ti senti bene? – gli chiese un ragazzo che si trovò a passare per il corridoio.
- Sto bene grazie. – disse, dopodiché praticamente scappò verso la sua camera. Non si preoccupò neanche di inventarsi una scusa plausibile per giustificare il suo comportamento a quel ragazzo. Quello che gli era accaduto era impossibile. Gli era già capitato più volte, negli ultimi tempi, di trovarsi catapultato in posti a lui sconosciuti ma li aveva sempre attribuiti a strani sogni dovuti alla stanchezza, questo però non poteva essere un sogno. Era sveglio quando aveva raccolto la piuma. Si fermò di sbotto ed aprì la mano. La piuma non vi era più ma al suo posto vi era una bruciatura e  Lucien quasi non cadde, tanto erano molle le sue gambe, quando capì che quella bruciatura somigliava paurosamente ad una piuma. Strinse il pugno con forza sperando che sparisse,  ma quando la riaprì, niente, era ancora li.  Con  mano tremante infilò la carta magnetica nella fessura ed aprì la porta della sua camera. L’unico modo per risolvere questo grattacapo era quello di non farsi prendere dall’ansia.Si fermò quando vide Cam in camera.
- E tu cosa ci fai qui? – gli chiese.Cam che stava seduto sulla scrivania con i piedi poggiati sul davanzale mentre sgranocchiare  uno snack, lo guardò confuso.
- Ehm… ci vivo! –Lucien era sempre più confuso.
- Lo so, ma io poco fa ti ho visto sull’edificio di ferro di cavallo.
-  E ho fatto qualcosa di male?- gli chiese ridendo.
- Coma diavolo hai fatto a scendere così velocemente? –
- Velocemente? – Cam rise. –Non credo proprio.-Lucien sospirò.
- Lascia stare. – disse sollevando le mani in segno di resa. Cam spostò lo sguardo per una frazione di secondo verso la mano destra di Lucien dove vi era la bruciatura e per un attimo Lucien poté giurare di aver visto Cam guardarla con paura.
-  Come te la sei procurata? – disse indicandogli la mano con il mento. Lucien come risposta si nascose le mani nelle tasche posteriori del jeans. Fece spallucce.
-  Non saprei. Ogni tanto mi faccio male e non so neanche come. – rise nervoso.
-  Dovresti disinfettarla. Ne ho viste altre simili infettarsi. – Lucien lo guardò circospetto. Era passato da ragazzo spensierato che lo guardava divertito a ragazzo serio che probabilmente gli nascondeva qualcosa. Non sapeva spiegarsi il perché di quella sensazione.
- Si certo. – rispose serio.Cam si alzò e prendendo la giacca di pelle a volo si diresse alla porta.
- A dopo. – disse lui prima di chiudersi rumorosamente la porta alle spalle. 

“Non può essere. Non può essere” pensò Cam mentre correva per il corridoio. Doveva assolutamente trovare Ronald. Scosse la testa per non rivivere quei momenti che avrebbe voluto non ricordare, ma ormai il suo cervello era diventata una macchina che aveva messo in moto il congegno che lo riportava ai suoi ricordi più dolorosi.
Aveva appena spiccato il volo dopo aver discusso con Daniel. Lilith lo aveva appena lasciato e lui era disperato. Probabilmente chiunque avrebbe avuto la sua stessa reazione, certo questo non era una giustificazione, ma quella decisione presa in un momento di debolezza, gli aveva cambiato perennemente la vita. Fu in quel momento che aveva scelto Lucifero. Fu proprio in quel momento che era diventato un demone. Nel momento stesso in cui ebbe preso quella decisione aveva sentito una dolorosa sensazione di calore percorrergli le ali e senza neanche controllare sapeva che le ali erano diventate screziate in oro, simbolo del suo schieramento verso Lucifero. Mai avrebbe dimenticato l’amaro della solitaria lacrima che gli aveva rigato il viso. Deviò il volo verso degli scogli dove sapeva vi fosse una grotta nascosta tra le appuntite rocce. Aveva bisogno di stare da solo per meditare su ciò che aveva perduto. La sua amata Lilith, ma anche il suo amico Daniel. Aveva sempre detto di amare la solitudine, ma l’idea reale di rimanere solo lo spaventava  quasi quanto la Caduta. Prima di entrare nella grotta sentì provenire dalla spiaggia le risate felici e intime di una giovane coppia e questo non fece altro che peggiorare la situazione. All’improvviso vide una piuma  su una roccia. Lui istintivamente la prese ma appena ebbe la piuma nel palmo essa venne assorbita e allo stesso tempo lui si trovo di fronte a Lucifero. Cam lo guardò incredulo dopodiché la Stella del mattino lo abbracciò. Subito dopo Cam si ritrovò di nuovo tra gli scogli e al posto della piuma vi era una bruciatura identica ad una piuma.
Cam guardò il suo palmo destro. La bruciatura ovviamente non c’era più  ma il ricordo era troppo vivido. Non c’erano dubbi, era la stessa che aveva visto nel palmo della mano di Lucien. Cosa stava a significare? Se fosse stato un Caduto, lo avrebbero capito subito, perché ovviamente avrebbero avvertito la sua scia. Ma niente, eppure dormivano nella stessa camera. Chi è questo Lucien? Per ora l’unica cosa da fare era parlarne con Ronald.
 
Venerdì mattina Luce si sentiva un po’ meglio. Ancora sapeva spiegarsi cosa era successo ma l’aver più o meno chiarito con Daniel la faceva stare meglio. Una parte di lei non voleva credergli, non voleva che quei fantastici occhi viola la inducessero a credergli, ma l’altra parte più razionale aveva letto proprio in quegli occhi, che Daniel davvero credeva a quello che le diceva. Certo Luce non credeva che questo fosse vero, ma non poteva condannare Daniel solo perché lui credeva che lo fosse. Anche lei, quando era piccola aveva ceduto che esistesse la fata dei denti, tant’è che un giorno aveva creduto di averla vista, quindi si era tolta tutti i denti dondolanti giorno per giorno per poterla rivedere, ma ovviamente non l’aveva più rivista, e solo con il senno di poi aveva capito che in realtà non esisteva, e che era stata la sua forte convinzione a farla credere reale davanti ai suoi occhi. Quindi non c’era altro da fare che aspettare che anche Daniel se ne convincesse. Probabilmente tra non molto si sarebbero messi a ridere su questa situazione.
Da lontano vide sbucare  una splendente Nora che richiamava la sua attenzione frenetica. Quella mattina era uscita di fretta e furia senza darle una vera e propria spiegazione.
- Ehi! – la salutò sorridendo. Ma quando vide gli occhi di Nora gonfi per le lacrime si accigliò. –cosa è successo?- Le chiese. Nora strizzò gli occhi forti, probabilmente per non far uscire le lacrime.
- Quel bastardo, stava con un'altra.-  disse con disprezzo. Luce l’abbracciò d’istinto.
- Mi dispiace tanto Nora. Come lo hai scoperto?-Nora si sciolse dall’abbraccio e la fissò con i suoi grandi occhi nocciola.
- Stanotte mi è arrivato un messaggio di Jordan dove diceva che James aveva fatto entrare nella sua stanza una ragazza dai lunghi capelli biondi.– disse agitando le mani. – ovviamente non potevo essere io. Quando stamattina l’ho letto non volevo crederci e subito sono andata da lui per scoprirlo. Dai chiedimi chi vi ho trovato che usciva dalla sua camera? – 
Luce alzò gli occhi al cielo.
- Chi? –
- La nuova della tua squadra di nuovo. Riesci a crederci? –
- Sarah?-
- In carne ed ossa. Tutta soddisfatta dopo un tè tè, tè tè ravvicinato con il MIO fidanzato.
- Ma sta con Cam il cugino di Arianne!- disse Luce sconvolta per quella scoperta.
- Gliela farò pagare. – disse Nora scuotendo la testa. –Quel bastardo mi ha fatto credere di amarmi.- Nora guardò alle spalle di Luce. -Ecco Cam, inizierò la mia vendetta andando a parlare con lui.– incominciò ad avvicinarsi, ma Luce la fermò per un braccio.
- Fermati! Non puoi dirglielo così. – le disse.Nora spalancò gli occhi da gatta.
- Merita di sapere Luce.-
-  Lo so, ma se glielo dici così non farai altro che farlo soffrire ancora di più. Non è su di lui che devi vendicarti. Lasciami parlare con Arianne. Penso che sia meglio che glielo dica sua cugina. –Nora sospirò.
- Hai ragione Luce. Non è con lui che devo prendermela. Si trova sulla mia stessa barca. Ma parlane subito con Arianne, merita di saperlo al più presto. -   

Cam vide Luce e la sua amica Nora parlare animatamente e deviò direttamente per il corridoio per evitare di aprire un discorso. Nel giro di pochi giorni era riuscito a farsi beccare ad origliare da Daniel, per poco Lucien non capiva che era sceso dal tetto volendo e di certo non voleva rischiare di fare un passo falso con Luce. Gli era sempre stato facile mantenere il suo segreto, ma negli ultimi tempi stava perdendo colpi. Forse perché era stanco di lottare… Forse perché era stanco di nascondersi. Vide Sarah da lontano, e il suo cuore perse un battito. Oppure forse in cuor suo era stanco di nascondere la sua vera identità all’unica ragazza che lo aveva mai amato per davvero. Sarah si alzò su le punte e  gli diete un casto bacio sulle labbra. Cam in risposta l’abbracciò forte e affondò il naso nei suoi setosi capelli che profumavano di fragola.
- A cosa devo questo abbraccio? – gli chiese Sarah senza sciogliere l’abbraccio.Cam fece spallucce.
- A niente. Sono solo contenta che esisti. – disse alla fine. 

Daniel non ne poteva più. Era arrivato il momento di parlare con Lucien, e oltretutto era stanco di fingere con sua madre che tra lui e Lucien andava tutto bene. Questa era la resa dei conti e se non riuscivano a chiarirsi ne avrebbe parlato con sua madre. Come buon auspicio vide Lucien catapultarsi fuori dall’università diretto velocemente verso i domitori.
- Lucien! – lo chiamò. Lucien si girò ma continuò a camminare. –fermati dobbiamo parlare! –
- Non ora. – rispose il ragazzo continuando a camminare. Daniel allungò il passo fino a raggiungerlo e lo fermò per la spalla.
- Invece or… - stava per dire quando vide il viso del fratellastro imperlato di sudore e evidentemente sofferente. – che cos’hai?- gli chiese scuotendolo. Dopodiché ruotando gli occhi verso l’alto Lucien si accasciò attera.A Daniel si fermò il cuore per la paura e ci mise qualche attimo per riuscire a gridare aiuto.

 
 
 
  
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