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Autore: Kerkira2000    30/03/2014    0 recensioni
A tutti è capitato qualcosa che è sembrato unico, magico, irripetibile. Niente però è paragonabile a quello che è successo a lui: Jake, 16 anni, vita normale e del tutto insignificante; fino quando non ha incontrato lei: Katrin. Lei , uno sprazzo di sole , lei che gli ha cambiato la vita, lei che gli ha fatto scoprire chi è, cos’è la vera amicizia, e quanto può essere difficile sacrificarsi, lei che mai lo abbandonerà e che per farlo vivere ha dato tutta se stessa, lei che guarda al futuro con gli occhi segnati dal passato.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'from time immemorial'
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L’INIZIO
JAKE, 11 MARZO 2013
E’ un giorno come un altro, uggioso, che non ha niente di primaverile, anche se eravamo a maggio. Insomma, un giorno normale. E, come il solito, ho fatto le cose con la stessa noia. Come un automa mi sono svegliato alle 7.00, ho fatto colazione, mi sono vestito e sono uscito per prendere l’autobus che mi avrebbe portato a scuola (anche se avevo il patentino, i miei non avevano voluto comprarmi il motorino). Andavo alle superiori e credo che quasi nessuno sapesse chi fossi.  Infatti  non ero un tipo socievole. Non mi è mai piaciuto essere al centro dell’attenzione e cercavo sempre di passare inosservato. A scuola me la cavavo, avevo una buona media e questa era l’unica cosa che importava ai miei genitori.
Accendo la musica dell’ Mp3 e le canzoni dei Queen mi inondano la mente e mi allontanano dalla realtà, resa cupa e deprimente dal cielo tinto di grigio. Cammino e cammino, finché non vedo all’orizzonte la fermata dell’autobus. Arrivo a destinazione e mi siedo sulla panchina gelida color ebano. Dopo alcuni minuti e tante canzoni la voce potente e profonda dell’autista mi invita a salire. Percorro il corridoio che ci è creato tra le gambe dei passeggeri. Mi siedo al mio solito posto e aspetto la partenza. Proprio quando l’autobus è in procinto di partire, qualcuno lo fa fermare nuovamente. La persona in questione sale e io ne scorgo solo i capelli, color ebano scuro con qualche riflesso rosso, che ondeggiano come se fossero mossi da una mano impercettibile. La loro particolarità mi colpisce e li seguo mentre lei si siede in uno primi posti liberi. Continuerei a guardarla se non fosse che la musica nelle mie orecchie riparte, come se si fosse fermata proprio per dare il tempo di accorgermi di lei.
Dopo un viaggio molto breve arrivo in quello che io, come molti altri miei coetanei, ritengo l’inferno. Percorro il cortile affollato di gente e arrivo all’entrata della scuola. Raggiungo la mia classe ed entro. Mi avvicino alla mia ala della classe (in fondodopo aver superato vari gruppi di persone: i nerd, un paio di emo e molti altri gruppi multi-etnici, come direbbe mia mamma. Mi siedo, appoggio lo zaino  e aspetto che arrivi il prof di chimica, Mr. Dick. Dopo pochi minuti il professore con la sua aria trasandata e trafelata arriva. Poggia la borsa e ci dice di stare zitti, poiché deve presentarci una persona. In quel momento, entra una ragazza della mia età: capelli neri come l’ebano, occhi di un colore tra l’azzurro ghiaccio e il verde delle foglie bagnate dalla rugiada, lentiggini, jeans attillati (ma non troppo), maglia lunga nera, borsa dell’Est pack e Sneakers fosforescenti. Una ragazza di per sé molto semplice, senza trucco. Senza fatica riconosco quei riflessi color caldi che tempestano i suoi capelli. E’ lei.
Il professore ci spiega chi è la misteriosa ragazza:
-Questa è Katrin e farà parte della nostra classe per tutto l’anno – e poi, riferendosi alla ragazza, –Raccontaci qualcosa di te – dice con tono pacato.
-Allora, non c’è molto da dire. Mi chiamo Katrin, ho sedici anni come voi, sono americana e, prima di arrivare in questa scuola, frequentavo le lezioni a New York-.
Tutte le ragazze restano a bocca aperta, ma sembra che a Katrin non importi niente di tutto ciò e nemmeno delle voci che nasceranno. I suoi occhi balzano da una parte all’altra della classe, e ogni tanto si soffermano sui miei compagni.
-Bene, visto che i posti in aula sono quasi tutti occupati, tu ti siederai in fondo, vicino a Jake ed è con lui che lavorerai durante tutto l’anno- dice il professore per sbrigare la faccenda.
Con un sorriso si avvicina al suo banco . -Ciao, sono Katrin.- - Piacere, Jake-. Dice e la osservo. E’ proprio lei, e anche lei sembra conoscermi, nonostante sia impossibile che mi abbia notato sull’autobus .
Dopo queste brevi presentazioni, siamo passati all’esperimento che quella mattina il prof ci aveva assegnato: creare il solfuro di rame. Ci avviciniamo contemporaneamente alla postazione e indossiamo i grembiuli da laboratorio, color bianco latte. Dopo aver dato una breve occhiata al libro di testo, Katrin prende in mano una paio di strumenti e comincia ad armeggiare con le polverine depositate meticolosamente nei loro contenitori.
Come fa sempre, il professore trascrive le formule che ci serviranno alla lavagna per facilitarci. Questo però risulta inutile a Katrin, che con una professionalità quasi da laboratorio ha già dato prova delle sue capacità. Infatti in un men che non si dica, nella nostra boccetta prende forma un composto dai toni freddi  . Il prof finito di scrivere, si gira, vede che nella nostra provetta c’è già il miscuglio da lui indicato chimicamente e rimane a bocca aperta. Io indico lei, che fa spallucce, con quel suo modo di fare che comincerò a conoscere e interpretare. . Musica seguita da storia, geografia e per ultima algebra, ora che si rivela veramente unica. Ma cominciamo dall’inizio.
Appena entrato in aula, dopo un giretto fino in segreteria per consegnare delle carte, con mia sorpresa e felicità allo stesso tempo, mi accorgo che Katrin è già lì, seduta nel banco di fianco a quello dove, di solito, siedo io. Allora mi avvicino.
-Scusa, di solito siedi qui?- mi chiede lei- Mi sposto subito- e così si accinge a prendere le sue cose . -No, no – le dico io- di solito mi siedo lì di fianco. E, se non ti dà fastidio avere un tipo come me per compagno di banco, mi farebbe molto piacere scambiare qualche chiacchera, una volta tanto - .
A quelle parole la sua espressione si trasforma: da una richiesta di scuse a un sorriso a 32 denti. Allora io mi siedo e lei si appoggia al banco, e io posso osservare i suoi lineamenti. Gli occhi sembrano aver cambiato colore, cosa che ritengo impossibile in quel momento: da un azzurro chiaro ora hanno tinte più scure tendenti ad un blu.  Comincia la lezione, che si rivela molto, molto noiosa. A metà lezione, Katrin mi fa una domanda e così cominciamo a parlare.
-Ma, scusa, questo prof. è sempre così noioso? Perché, se è sempre così, è meglio stare in casa.
-Pensa che alle volte è ancora peggio- le rispondo io e cominciamo a ridere sommessamente, per non farci sentire.
- Allora, è meglio dormire…- dice lei.
-Si, ma …- le sto dicendo io quando il prof. ci richiama.
-Allora, Stiffer, Green, la mia lezione vi disturba? Volete un caffè, che so, un cappuccino?- ci domanda e Katrin risponde –Stavamo solo facendo alcune osservazioni a proposito delle proporzioni continue che stiamo trattando…-.
 -Si, certo…- risponde il prof con un tono sarcastico - allora Stiffer, nella proporzione 120857 sta a x come x sta a 3698, quanto vale quella x?- mi domanda ed io non so cosa rispondere, visto che, con dei numeri così alti, non abbiamo mai lavorato. Ma ecco che sento una risposta inaspettata.
-Dovrebbe essere 21140.6997519 circa- Non capisco subito chi è a parlare, ma poi mi è chiaro: è stata Katrin. Io, come tutti i presenti, sono rimasto attonito. Il prof, pensando che un’alunna non possa fare calcoli del genere a mente, va subito alla cattedra per controllare con una calcolatrice. Con sua sorpresa, riscontra che la soluzione data da Katrin è esatta.
-Ma non avevo chiesto a lei, signorina Green, -dice tanto per difendersi- ma, poiché si sente in vena di dare risposte, mi dica, quanto vale la x nella seguente proporzione. -
E alla lavagna scrive:
45064: X=X:25352
Il prof si accinge a sedersi (secondo me, perché pensa che ci vorrà molto tempo prima di avere una risposta) ma, prima ancora che possa toccare la sedia, -33800.333252795, approssimato ovviamente- dice Katrin.
Ancora una volta va a controllare e subito ribatte:
-E no. Approssimato, è 33800.333252794.-
Ma Katrin, con tutta calma dice -Ma scusi, se una cifra è superiore a 5 va approssimata al numero successivo. Se seguiamo questa regola avendo prima un 4 e poi un 7, per approssimare diventerà 5 e non 4 - .
Il prof, per paura che la sua genialità sia messa in dubbio, dice a noi di controllare. Così Max., un nostro compagno di classe, prende una calcolatrice e dà il responso, mentre ormai il prof. è rosso di rabbia.
-Prof, ha ragione Katrin- e in quel momento suona la campanella che segna la fine delle lezioni: è ora di andare in mensa.
  
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