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Autore: Corvo_Nero    30/03/2014    2 recensioni
Nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei del corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca socchiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete, e lentamente il corpo iniziava a affondare, cogli occhi sempre rivolti verso la luna, e con una mente ancora lucida che stava ripercorrendo gli eventi delle ultime ore…
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In un altro luogo, in un'altra epoca.


Nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei di un corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca dischiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete e lentamente il corpo iniziava a affondare, con gli occhi sempre rivolti verso la luna e con la mente ancora lucida che rievocava i ricordi delle ultime ore...


- Poche ore prima -


"Un lavoretto facile e pulito": era la prima cosa che aveva pensato, quando il suo cliente gli aveva passato il sacchetto pieno di monete d'oro sotto il tavolo della taverna in cui si erano incontrati pochi giorni prima. Di solito non accettava lavori notturni quando si avvicinava la luna piena, ma il committente aveva delle buone referenze, infatti il Diacono gli aveva indicato il suo nome tempo addietro e quella sera si erano incontrati per discutere degli ultimi dettagli.
<< Come potete constatare, caro Syd, si tratta di un generoso anticipo per un lavoro simile, spero vivamente che non ci saranno contrattempi o imprevisti in seguito >>, disse, parlando sottovoce, un uomo di mezza età dalla fronte stempiata e sudaticcia, con vestiti eleganti nascosti da un pesante pastrano bruno. Era visibilmente innervosito dalle circostanze che lo avevano spinto a contattare la persona che gli sedeva di fronte, stando attento a non far sovrastare il suono della sua voce sul consueto brusio della taverna "Luna spezzata"; era fine settimana e i minatori rinfrancavano i loro spiriti e riempivano i loro stomaci vuoti con le generose vivande offerte dal Capo Jules; canti e risate, urla e imprecazioni varie coprivano adeguatamente discussioni ben più tenebrose che si tenevano in un angolo appartato del locale.
Syd infilò velocemente il sacchetto in una tasca interna della sua giacca di pelle nera. Gli inserti e legacci celavano i suoi strumenti di lavoro tenendoli al sicuro, in modo che muovendosi non tintinnassero tra loro, rivelando la sua presenza. Ad un occhio poco attento sarebbe passato come un normale viaggiatore infreddolito, avvolto nella sua cappa scura e calzando stivali in pelle robusta; un individuo alto, di corporatura media, capelli scuri legati in una piccola crocchia dietro la nuca e una cicatrice sullo zigomo sinistro. Non dimostrava più di 25 anni.
La mano sinistra guantata copriva una lettera sigillata con ceralacca e un simbolo piuttosto anonimo, un cerchio spezzato.
<< Le istruzioni sono contenute in quella busta, aprila quando sarai lontano dalle mura, dopodiché distruggila >>, proseguì l'uomo, con voce tremolante. Mentre questi si guardava in giro per cogliere qualche sguardo indiscreto, Syd prese la busta e la infilò rapidamente nella borsa da viaggio posata sotto di lui; proprio in quel momento giunse, con un ampio vassoio, la giovane figlia dell'oste che portò le loro ordinazioni.
<< I due boccali di birra e l'arrosto per Lord Dyke >>, disse con la sua allegra voce giovanile la ragazza, mostrando un ampio e candido sorriso ai due avventori, uno solo dei quali rispose con un breve cenno del capo, iniziando a sorseggiare la sua birra schiumosa dal boccale; Syd, nel mentre, la congedò con una moneta d'argento come mancia, che la giovane accettò con gioia, infilandosela nella tasca del corsetto e tornando alle sue mansioni roteando su se stessa e facendo svolazzare i suoi lunghi capelli rossi.
 
Una volta che la ragazza si fu allontanata, sicuri che non venissero più interrotti da orecchie indiscrete, ripresero a parlare dei loro affari privati.
<< Devo partire prima che la luna si alzi troppo, Lord Dyke. Domani mattina ci incontreremo fuori delle mura a sud per il saldo pattuito. Se non mi vedrete significa che qualcosa sarà andato storto, a quel punto noi non ci incontreremo più; ricordate che questa conversazione non ha mai avuto luogo, noi non siamo mai stati qui >>. Le parole fluide ma decise di Syd resero l'uomo ancor più nervoso; quest'ultimo trangugiò un lungo sorso di birra prima di annuire al giovane che, una volta presa la borsa da viaggio, sparì velocemente nel trambusto della locanda. Rimasto solo al tavolo, Lord Dyke allontanò il vassoio: aveva perso completamente l'appetito.
Fuori dalla locanda l'aria era fresca, la primavera ormai stava arrivando e il freddo notturno iniziava a essere meno rigido. Syd, arrivato alle stalle, fissò la borsa da viaggio alla sella e in groppa al suo cavallo iniziò a dirigersi verso le mura cittadine. Il solido portone in ferro e legno era chiuso per la notte. Si avvicinò alle guardie, che gli chiesero la motivazione per uscire di città a quell’ora tarda; in tutta risposta il giovane mostrò loro un medaglione rotondo in rame, con inciso il simbolo del vescovato. La guardia, ammutolita, ordinò ai suoi sottoposti di aprire il portone per far passare l'Emissario della Chiesa.
Sorridendo tra sé e sé, il cavaliere rifletteva su quanto ipocrita fosse diventata la specie umana, pronta a inchinarsi di fronte a degli idoli e a prendere per oro colato le parole di un loro pari solo perché capo di una religione.
"No, decisamente c'entra qualcosa il vestirsi sempre di bianco: il candore dell'aspetto rende qualcuno più candido anche nell'animo, probabilmente". A quel pensiero non poté fare a meno di ridere.
Uscito dalla città, prese il sentiero per il castello del Conte, altra persona apparentemente candida e con più di un segreto scomodo.
Su una collina che sovrastava la cittadella del Conte, Syd lesse con attenzione il contenuto della busta:

"Ancora una volta, caro amico, dovrai essere la nera mano portatrice di giustizia divina e colpire dove quella terrena non riesce ad arrivare. Il Conte Sanders ha ancora una volta abusato della propria posizione, macchiando l'onore della famiglia di uno dei nostri confratelli. Ciò non può rimanere impunito".

"Così è questo il pretesto, questa volta", pensò Syd mentre proseguì nella lettura.

"Tutte le domeniche il Conte organizza una battuta di caccia come buon auspicio per la nuova settimana, ma stavolta la volontà divina chiederà ben più del sacrificio di un cinghiale: fa’ in modo che il Conte non arrivi all'alba. La tua anima verrà ricompensata.
Il lato sud della cittadella non avrà sentinelle quella sera: abbiamo già approntato tutto per facilitarti l'ingresso, dopodiché starà alla tua abilità trovare un modo per uscirne.
La stanza del Conte è ben sorvegliata ma probabilmente potrai trovarlo in una delle stanze vicine. Sappiamo che ha l'abitudine di leggere un buon libro prima di coricarsi; quello che ti serve lo possiedi già, fa’ in modo che sia una dipartita rapida e senza spargimenti di sangue.

Che il cielo ti protegga,
C.                          
PS: distruggi il messaggio! "

Mentre piegava lentamente il foglio a formare una stella, Syd rifletteva sulle parole del suo “amico”. Guardava il cielo stellato illuminato dalla luna piena ormai alta, pensando a come quella visione rievocasse in lui ricordi spiacevoli; si affrettò a scacciarli, lanciò via il foglio di carta che, trasportato dal vento della notte, si incendiò incenerendosi in pochi istanti senza lasciare traccia. Il cavaliere tirò su il cappuccio e si diresse al lato sud della cittadella per compiere la sua missione di morte.
Giunto poco distante dalle mura meridionali della cittadella del Conte, Syd scese da cavallo e, con in mano le briglie, si avvicinò silenziosamente alla parete di roccia del castello. Assicurò il cavallo ad un albero vicino e prese un piccolo astuccio di pelle dalla borsa da viaggio. Le mura del castello erano composte da grosse pietre squadrate in maniera irregolare; pochi metri più in alto Syd vide una finestra non illuminata, il che gli suggerì di scalare la parete per poi ridiscendere dalla stessa finestra una volta compiuta la missione. Prese una sottile ma robusta corda intrecciata dalla sella e iniziò la lenta scalata verso l'apertura, col vento che faceva svolazzare la sua scura cappa; i bastioni vicini erano illuminati da delle torce ma non scorse nessuna sentinella, come il Diacono aveva assicurato nella sua lettera.
“Evidentemente sarà bastato oliare qualche ingranaggio e i turni di guardia saranno stati cambiati per favorirmi”, rifletté Syd mentre le sue mani artigliavano una dopo l'altra le pietre sporgenti della parete.
Arrivato alla finestra, si sporse leggermente per assicurarsi che la stanza fosse deserta; a quel punto si tirò su e penetrò nel castello. L'ambiente era illuminato solo dalla luna che, ormai alta nel cielo, faceva capolino dalla finestra. Syd si trovò in quella che aveva tutta l'aria di essere una stanza per gli ospiti piuttosto modesta, con un letto appena fatto e mobili non intarsiati, probabilmente l'alloggio di qualche attendente o servitore personale di chissà quale nobile. Si ricordò che il giorno seguente si sarebbe tenuta una battuta di caccia e una festa nel cortile del castello, ma sarebbe stata ben poco gioiosa questa volta.
Assicurò un capo della corda a un pesante armadio e gettò l'altra estremità dalla finestra, infine decise di cominciare a pensare su come agire: poggiando l'orecchio al pavimento e chiudendo gli occhi, cercò di orientarsi concentrandosi su tutti i rumori che riuscì a percepire; capì quindi di trovarsi al secondo piano del maniero. Ascoltò alcune voci inizialmente non ben distinguibili sotto di lui, probabili rimproveri del cuoco ai propri servitori; riuscì a capire che il Conte Sanders aveva richiesto nuovamente una brocca di vino nella sua biblioteca personale. Syd fece un breve sorriso, si alzò e sbirciò con cautela dalla porta d'uscita.
Il corridoio che vide era sufficientemente illuminato da delle piccole torce appese alle pareti, ma era deserto; silenziosamente lo percorse fino alla svolta successiva e, nascondendosi dietro una colonna, vide due guardie armate di lance sorvegliare una porta chiusa. Aveva trovato la camera personale del conte ma penetrarvi direttamente era fuori discussione - almeno senza eliminare le due sentinelle. Dall'altro lato del corridoio vide arrivare un servitore con un vassoio e una brocca di terracotta, il quale entrò in una porta lasciandola socchiusa. Incuriosito, Syd andò a osservare la scena e, origliando, ascoltò una conversazione illuminante: pareva che quel servitore si fosse perso tra i corridoi del castello e, giustificandosi dicendo di essere stato appena assunto, chiese a due guardie, sedute a ingannare il tempo giocando a dadi, dove fosse la biblioteca del Conte; le guardie furono ben felici di indirizzarlo nella giusta via in cambio di un sorso di quel dolce nettare, e il ragazzo fu costretto ad accontentare i soldati.
Syd pedinò silenziosamente il servo fino alla destinazione, entrò dopo di lui e si nascose nella penombra della sala piena di scaffali riempiti di tomi vecchi e nuovi. Il giovane sguattero non fece altro che posare il vassoio su un tavolo illuminato da un piccolo candelabro in bronzo e uscì dalla medesima porta. Del Conte nessuna traccia.
Il sicario capì che non doveva lasciarsi sfuggire questa occasione: sfilò l'astuccio di pelle dalla tasca, dal quale sfilò a sua volta una piccola fiala in vetro, e ne vuotò il contenuto nella brocca di vino. Fu interrotto da uno scricchiolio poco distante: il nobile era dietro un altro scaffale a scegliere dei libri. Syd lo vide arrivare una volta che tornò nascosto nell'ombra: era un individuo basso, grassoccio e con radi capelli neri, vestiva una lunga camicia da notte di lino e delle calzature morbide. Divenendo quasi tutt'uno con la penombra della stanza, Syd tenne una mano pronta su una delle sue lame da lancio fissate alla fondina cosciale, nel caso venisse scoperto anzitempo.
 
Il silenzio venne interrotto da un breve sbadiglio del nobiluomo che, chiuso il pesante tomo di fronte a lui, si alzò per riporlo, non prima di aver svuotato il calice ricolmo di vino; all'improvviso avvertì dei passi veloci alle sue spalle, e non fece neanche in tempo ad aprire bocca per urlare che una mano guantata gli strinse la mandibola e lo forzò a sedere nuovamente. Sanders era impietrito dal terrore: chi era quell'uomo e cosa ci faceva nel castello, ma soprattutto, come vi era entrato? Queste preoccupazioni, però, lasciarono presto il posto all'autentico terrore: iniziò ad avvertire nausea e la vista gli si offuscò, il calice gli sfuggì di mano e cadde sul pavimento; la fiamma della candela, tremolante, tracciò ombre spettrali sui muri e sul soffitto della biblioteca, ma i suoi anziani occhi erano fissi su quelli del suo assalitore, grigi ed inespressivi. Si sentiva come un roditore stretto all'angolo da un serpente velenoso.
Lentamente Syd allentò la presa e lasciò libera la bocca del Conte, il quale però non riusciva a proferir verbo, figurarsi urlare; solo degli ansiti sommessi uscirono dalle sue labbra. Lo sguardo sconvolto del nobile fece sorridere il sicario.
<< Veleno >>, fu la prima parola che il giovane pronunciò alla sua vittima. << Una volta ingerito agisce rapidamente in modo indolore, blocca prima i muscoli delle membra, poi toglie la voce ed infine... beh, non c'è bisogno che te lo dica, lo scoprirai a breve. Voglio farti solo dono della conoscenza, un pesante fardello che ti porterai nel tuo viaggio all'altro mondo: immagino ti ricorderai di Lord Dyke, dico bene? >> L'espressione terrorizzata del Conte lasciò spazio a uno sguardo di totale stupore: evidentemente quel nome aveva scatenato in lui più di un'emozione. Con le sue ultime forze afferrò un lembo della tunica di Syd, le sue nocche sbiancarono per lo sforzo, gli occhi divennero vitrei. Syd vide la sua vittima iniziare a tossire debolmente e a tremare per le convulsioni: la tossina vegetale, che solo pochi erboristi avrebbero potuto curare con un antidoto somministrato tempestivamente, stava iniziando la sua fase finale, il soffocamento; una schiuma trasparente iniziò a uscire dalla bocca del Conte, il quale si accasciò con la testa all'indietro sulla sua poltrona finché smise di muoversi.
Syd attese ancora due minuti e poi premette le dita sulla gola del Conte per accertarsi della sua dipartita. Lo sguardo del giovane venne rapito dalla gemma che portava al dito, un piccolo zaffiro intagliato a stella incastonato in un anello d'argento; con un gesto meccanico prese il gioiello e lo intascò nella tunica, infine si diresse silenziosamente nella camera degli ospiti da cui era arrivato. Con un po' di fortuna non avrebbero scoperto il cadavere prima del giorno seguente; in ogni caso avrebbe fatto meglio ad affrettarsi e a cambiare aria per qualche tempo, ma mentre rifletteva sui suoi prossimi spostamenti non si accorse di due occhi che lo spiavano nell'oscurità della stanza.
Assicurandosi che la fune fosse ben salda, il giovane assassino scese velocemente le mura del castello e saltò a cavallo per allontanarsi; poco sopra però una pozza di liquido nero si formò sulla parete della stanza degli ospiti: da essa fuoriuscì una figura vestita di nero con una maschera di metallo, armata di arco e frecce. Si sporse dalla finestra e, puntando la sua arma verso il cavaliere al galoppo, scoccò un singolo dardo che colpì Syd alla schiena, mozzandogli il respiro; soffocando un’imprecazione, riuscì a restare in sella ancora per poco, fino a che non cadde rotolando per un dirupo e precipitò nel lago vicino al villaggio.

Poco dopo, nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei di un corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca dischiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete e lentamente il corpo iniziava a affondare, con gli occhi sempre rivolti verso la luna e con la mente ancora lucida che rievocava i ricordi delle ultime ore, per capire dove avesse sbagliato, cosa fosse successo, chi lo avesse tradito, e l'ultima cosa che ricordò prima di perdere conoscenza fu il nome di chi avrebbe potuto dargli delle risposte...
Conrad.

Affondando lentamente nelle scure acque del lago, Syd rivide nella sua mente altre immagini del suo oscuro passato, immagini liete, altre truculente, oscure e spaventose. Ricordò ogni nemico che aveva sconfitto, ogni ferita mortale che altri gli inflissero, ogni volta che venne creduto morto per poi risorgere dopo poco tempo. Era così da troppo tempo ormai; si sentiva intrappolato in un cerchio di morte e vita senza fine e ormai iniziava a sentire il peso del tempo sulla sua anima piuttosto che sul suo corpo rimasto giovane e vigoroso.
All'improvviso riprese conoscenza, si accorse di essere nelle profondità di un lago, ma anche nella più completa oscurità riuscì ad orientarsi e iniziò una lenta risalita verso la superficie. 
"L'oblio non mi avrà neanche oggi, non ancora". La sua mente riprese a lavorare con intensità, riavvolse il filo dei ricordi fino a poche ore prima e tastandosi il fianco trovò la freccia conficcata nel suo petto; toccandola soffocò una smorfia di dolore, una sensazione sconosciuta per lui.
Mentre le prime luci dell'alba iniziarono ad illuminare i dintorni, riemerse dalle acque del lago e si diresse verso un vecchio albero abbattuto sulla riva. Era stremato, si sentiva debole come non mai.
La prima cosa che bisognava fare era rimuovere la freccia. La maggior parte dei suoi attrezzi era nella borsa da sella e il cavallo era chissà dove, ma a quello ci avrebbe pensato in seguito. La punta della freccia in metallo era frastagliata, impossibile da rimuovere in quelle condizioni. Prese uno dei suoi coltelli, incise con forza lungo l'asta per cercare poi di spezzarla con un colpo secco e morse il coltello coi denti per attenuare il dolore; impugnando la freccia con ambedue le mani e preparandosi a romperla contò mentalmente fino a tre e con un colpo deciso riuscì a spezzarla, non senza lanciare un sommesso gemito di dolore. Lentamente rimosse la freccia osservando lo squarcio che aveva formato sul suo petto; notò anche una leggera tumefazione nerastra ma l'emorragia era già arrestata. Pian piano il dolore si attenuò e Syd sorrise.
"Ancora una volta la mia fine dovrà attendere; ancora un po', dovremo attendere", pensò tra sé e sé.
Decise di provare ad alzarsi, ma si sentiva estremamente indebolito dalla strana ferita e dal brusco risveglio a cui si era costretto in fondo al lago; iniziò ad incamminarsi lungo la sponda per cercare tracce del suo cavallo ed incontrò ad un certo punto un piccolo carro fermo sulla strada. Non vi era nessuno nei paraggi; la sua attenzione venne attirata da una sagoma nelle acque del lago, una fanciulla dai capelli rossi che nuotava agilmente con spensieratezza. All'improvviso i loro sguardi si incrociarono e la ragazza soffocò un urlo di sorpresa più che di spavento; pur nell'imbarazzo di essere stata colta in un momento così sconveniente, sorrise timidamente all'uomo, avvicinandosi alla riva, rimanendo immersa per pudore.
<< Ben trovato, messere! >> disse con la sua giovane voce squillante. << Onestamente non mi aspettavo di trovare anima viva di buon ora da queste parti; per favore, potreste allontanarvi in modo che possa uscire e rendermi presentabile? >> Il tono era visibilmente imbarazzato e Syd acconsentì immediatamente alla richiesta della giovane; si diresse dietro il carro e attese che lei lo raggiungesse, più vestita ma egualmente nervosa per la situazione in cui si trovava.
Teneva lo sguardo basso di fronte al prestante ragazzo vestito di nero, ma la sua timidezza non offuscò la sua aria solare e spensierata, tipica della giovinezza; il suo semplice vestito campagnolo ben in ordine era in forte contrasto col più elaborato completo scuro ma fradicio e consunto di Syd.
<< Mi rincresce aver disturbato la vostra nuotata, ho avuto un incidente, e il mio cavallo è fuggito chissà dove. Potrei chiedervi un passaggio fino a RavenMoon? Magari è tornato verso le stalle >>, disse lui, sorridendo alla ragazza.
<< Mi ricordo di voi! Siete il bel giovane di ieri sera, ho una buona memoria per i clienti generosi. Salite pure. Spero che la nostra birra sia stata di vostro gradimento, la Luna Spezzata è la migliore locanda di RavenMoon, nonché l'unica. Io sono Alyss, figlia del proprietario Jules, e voi? >>
<< Syd, è il mio nome. Vi ringrazio molto del passaggio >>.
Il tragitto, fortunatamente, non era molto lungo; il ragazzo tenne la mano sul fianco premendo la ferita e la giovane se ne accorse.
<< Avete bisogno di cure? >>
<< Una sfortunata caduta da cavallo, devo aver preso un ramo mentre cadevo, ma non è nulla di grave >>, rispose Syd sorridendo.
<< Appena arriveremo provvederò a fornirvi l'occorrente per medicarvi >>.
Syd ringraziò la giovane e le assicurò che avrebbe pagato puntualmente la pigione. La ragazza rise con la sua voce giovanile e squillante.
<< Mio padre mi ha insegnato a trattare bene i migliori clienti, sono sicura che si troverà bene da noi, ma non è da molto che è arrivato a RavenMoon, dico bene? >>
<< Sono arrivato solo pochi giorni fa, sono un messaggero del Vescovato, ma ogni tanto posso concedermi il lusso di un vero letto per dormire >>, rispose Syd con un mezzo sorriso.
<< Oh, un uomo di chiesa, a vedervi non si direbbe. Perdonate la mia impudenza, è solo che sono abituata a vedere anziani in toghe lunghe e voi siete decisamente differente >>, la giovane arrossì lievemente per timore di essere stata troppo sgarbata.
Syd la rassicurò. << Infatti non ho preso i voti, semplicemente viaggio molto, recapito messaggi a persone che hanno più o meno a che fare con la Chiesa >>. Nell'ultimo anno, infatti, aveva recapitato molti messaggi a varie persone indicategli dal Diacono: lettere di morte, come usava chiamarle.
Tastandosi casualmente la tasca interna, avvertì la presenza dell'anello con zaffiro che aveva rubato al Conte: una gemma talmente pura non l'aveva mai vista in vita sua. Non era solito prendere oggetti personali dalle sue vittime, ma quell'anello lo aveva colpito particolarmente.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto quando arrivarono alle porte del villaggio; ormai era mattino inoltrato. Syd aiutò la ragazza a legare i cavalli, poi entrarono nella locanda, semivuota vista l'ora.
<< Potete salire e rilassarvi, prima porta a destra. Godetevi il soggiorno >>, disse Alyss indicando le scale per il piano superiore della locanda.
Syd entrò nella stanza e chiuse la porta, si sfilò la tunica nera e osservò nello specchio la ferita provocatagli dalla freccia nera, di cui aveva conservato i frammenti nello stivale: i bordi della ferita erano nerastri ma si stava richiudendo, anche se più lentamente del solito. Generalmente le sue ferite guarivano in poche ore senza lasciare che una piccola cicatrice, ma tuttavia questa volta era diverso: provava dolore e l'alone violaceo si stava allargando.
"No, stavolta qualcosa è cambiato, non è una ferita come le altre".
Venne distratto dal cigolio della porta aperta da Alyss, che gli aveva procurato una ciotola d'acqua e delle pezze pulite; la giovane chinò subito lo sguardo visibilmente arrossita e si scusò per l'intrusione, non prima di aver notato la schiena muscolosa del giovane ricoperta da cicatrici.
Dopo pochi minuti bussò nuovamente alla porta per la colazione; Syd ora era nuovamente rivestito, con sollievo per la giovane che si riprese dall'imbarazzo di poco prima. Il ragazzo sedeva sul balconcino della finestra, guardando nel vuoto verso l'orizzonte, pensieroso.
<< Vi ho portato la colazione, vi chiedo scusa per l'intrusione di poco fa, ma a quanto pare ora abbiamo vissuto entrambi dei momenti imbarazzanti! >> disse Alyss con la sua caratteristica allegria e spensieratezza.
Syd, distratto dai suoi pensieri, scese dalla finestra e ringraziò la giovane cameriera che, non avendo altro da fare apparentemente, restò a far compagnia al suo enigmatico inquilino.
<< Se ho ben capito non resterete molto a RavenMoon. Vi piace viaggiare? >> Alyss seduta sul bordo del letto guardava mangiare il ragazzo, che gustava silenziosamente il suo pane appena sfornato con pancetta. Il suo aspetto rievocava in lei sopiti desideri di libertà e avventure che mai aveva vissuto, troppo impegnata com'era nel suo misero impiego; non odiava suo padre per quella vita così tranquilla, odiava la sua vita fin troppo tranquilla.
<< Probabilmente partirò nel pomeriggio, salvo imprevisti >>, rispose asciutto quel misterioso viaggiatore dallo sguardo imperscrutabile.
<< E dove andrete, se non sono troppo indiscreta? Sapete, vivo qui da quando ero una bambina, ma sono nata alla Capitale, mia madre vive lì con la sua famiglia... >> Un velo di tristezza si posò sul volto della giovane: i suoi si erano separati poco dopo la sua nascita; suo padre non le aveva mai spiegato i dettagli, era sempre stato evasivo a riguardo.
<< Tornerò alla capitale, Eastar. Già, mi dirigerò lì per concludere il mio affare e per fare quattro chiacchiere con un vecchio amico... >> L'espressione di Syd si indurì brevemente mentre la sua mano strinse il boccale di legno con forza e ira. "Ho parecchie cose da chiarire con il Diacono... mi contatta per un lavoro da dilettanti e mi ritrovo con frecce stregate nella schiena. Voglio ficcargli i frammenti nella gola, appena lo vedo..."
Improvvisamente vennero sorpresi entrambi dal suono delle campane della chiesupola e dalle grida degli abitanti del villaggio. Alyss andò a vedere affacciandosi alla finestra della stanza, vide donne ai balconi degli edifici di fronte che guardavano spaurite a destra e a sinistra chiedendosi cosa fosse successo, bambini che correvano nelle case, le guardie al cancello che, ancora assonnate dalla fine del turno di notte, si misero in allarme; dal cortile si potevano udire le urla concitate dei minatori e dei contadini:
<< Ma che succede? >>
<< E' scoppiata la guerra! >> 
<< No, pare sia successo qualcosa al castello! >>
<< Il Conte Sanders, dicono che sia morto! Hanno ucciso il conte! C'è la bandiera nera sulla Grantorre! >>
Anche Syd si affacciò per vedere. "A quanto pare hanno già scoperto il cadavere, ma del mio cliente nessuna traccia. Comunque il mio lavoro qui è finito, approfitterò del trambusto per lasciare il villaggio". La mente di Syd era in pieno fermento, ma fu la cosa successiva che vide che per la prima volta lo mise realmente in allarme: le porte del villaggio si spalancarono e una truppa di cavalieri in armatura scura entrò all'interno seguita da una carrozza; il simbolo su di essa, una testa di cavallo nera su uno scudo dorato, non lasciava spazio a dubbi: erano i Cavalieri Neri, la guardia scelta del Re, che veniva mandata in missione solo in tempo di guerra o in caso di gravi emergenze.
Syd e Alyss osservarono la scena ammutoliti, e gli occhi del giovane si fissarono sull'origine delle sue preoccupazioni: la testa di Lord Dyke, il suo cliente, conficcata su una picca sul tetto della carrozza.
E in quel momento, nella tasca della sua tunica, il gioiello azzurro rubato al conte iniziò a illuminarsi leggermente.

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Dopo quasi tre anni dalla prima stesura, mi sono deciso a modificare e, se possibile, migliorare questo racconto. Pian piano, ripubblicherò tutti i capitoli, aggiungendo o modificando dettagli, e apportando alcune correzioni.
Ringrazio tutti i miei lettori per il supporto in questi anni.
  
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