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Autore: Kim_Pil_Suk    31/03/2014    1 recensioni
Mi presento. Sono Lyssa. Non c'è un cognome, non più. E se ci fosse non ve lo direi.
Ho deciso di rinunciare alla comodità della sapienza. Ho deciso di crollare, di arrivare al punto di rottura. Ho deciso di far bruciare il mio sangue.
Tatuaggi. Piercing. Azioni pericolose. Faccio di tutto per dimenticare la vecchia vita. Quella che si è presa il mio cognome.
L'ho scelto in quell'enorme sala. Davanti a tutti.
Sala che può contenere su per giù 300-400 persone. Piattaforma centrale. Più di 200 metri cubi... pensieri da Erudito.
La fazione prima del sangue.
Ricordatelo Lyss. Perché essere Intrepido è difficile, ma provare ad essere un Intrepido è ancora più difficile.
La fazione prima del sangue.
La fazione prima del sangue..
La fazione prima del sangue...
Finché c'è una fazione.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grugnii per il caldo fastidio ai polpacci. 
Il dolore era arrivato in ritardo. Solo quando ero salita sul treno in corsa. 
Osservai la sagoma del ragazzo che non era riuscito a salire che si allontanava. 
Mi affacciai alla porta e sciolsi i miei capelli corvini legati in due trecce. I miei capelli volarono al vento e sorrisi al pensiero che finalmente potevo cambiare vita. 
Ma il pensiero che l'iniziazione non fosse finita si insinuò nella mia mente. L'iniziazione degli intrepidi è una delle più difficili. 

Quando atterrai sul tetto del palazzo una fitta tremenda mi colpì il polpaccio. Appena i miei piedi toccarono il terreno feci una capriola e il dolore alle gambe si attenuò. 
Tutti attorno a me si tirarono su. Li guardai. 
La maggior parte erano ragazzi di una certa stazza. Qua e la, sparse sul tetto, c'erano delle ragazze. Alcune erano robuste. 
Accanto a me, una gracile ragazza vestita di rosso e giallo, respirava affannosamente. Si mordeva le unghie mentre guardava gli altri ragazzi. 
- Raggiungetemi tutti qua! - gridò una voce dall'altra parte del tetto. 
Un uomo non troppo vecchio stava ritto a braccia conserte e ci fissava. 
Ci avvicinammo tutti a lui. 
Mi sistemai gli occhiali sul naso e incrociai le braccia con aria indifferente. 
Persi la maggior parte della discussione guardando le persone attorno a me. 
Eravamo più o meno in 15. La maggior parte ragazzi. 
Un ragazzo con una camicia blu e gli occhiali si stringeva ad una ragazza della sua stessa fazione. Provenivano entrambi dalla mia fazione. O meglio, dalla mia ex fazione. Si stingevano assieme e ogni tanto si scambiavano un bacio sulla guancia. Non li avevo mai visti così attaccati. Nella nostra ex fazione non erano permesse troppe effusioni. 
I due ragazzi si chiamavano Ethan e Myles. Li vedevo sempre a scuola e in classe, ma non avevo mai parlato con nessuno di loro. 
Mi accorsi solo dopo pochi secondi che un ragazzo mi stava osservando. Stava a braccia incrociate e mi guardava con i suoi occhi scuri. Mi sorrise sarcastico e alzò un sopracciglio con il piercing. Si voltò verso l'istruttore proprio mentre questo diceva: - Dovrete buttarvi da questo cornicione. 
Mi volta di scatto e spalancai gli occhi, sorpresa. Buttarsi giù da un cornicione nel vuoto più assoluto... che forza!
- Allora, chi si offre volontario? - chiese con sfida mentre il suo sguardo navigava fra di noi. Quando si fermò su di me sentii un fremito di eccitazione. 
Nessuno rispose alla chiamata e tutti sembravano piuttosto tesi. 
La pacifica di prima era in piedi accanto e si masticava le unghie trattenendo dei gemiti impauriti. 
- Oh, ma smettila! - sbottai per poi fare un passo avanti. 
La ragazza si calmò di botto mentre io avanzavo verso il cornicione. Passai proprio accanto al ragazzo coi piercing che prima mi fissava. 
- Allora anche la secchiona ha del fegato. - mormorò lui proprio mentre gli sfioravo il braccio con il mio. Gli tirai una gomitata. 
- Mi offro io. - dissi ad alta voce per farmi sentire, poi lanciai un occhiata al ragazzo e a voce più alta dissi: - A quanto pare non hanno abbastanza fegato per provarci. 
L'uomo sul cornicione si avvicinò e sorrise divertito. Indicò il cornicione e con un inchino come verso di scherno mi fece passare. 
Salii sul cornicione e guardai giù. Non si vedeva il fondo. Solo il buio assoluto. Mi girai di schiena e scesi dal cornicione. Qualcuno fra i ragazzi fece un verso di scherno. Mi avvicinai al ragazzo di prima. 
- Hai paura, eh? - mi chiese mentre mi avvicinavo a lui. 
- Tu. - mi dissi mentre mi parcheggiavo davanti a lui. Mi tolsi gli occhiali e li richiusi. - Tienimi questi. - glieli infilai nelle mani grandi che si ritrovava. - E non li rompere, o io rompo te. - sentenziai piatta mentre mi riavvicinano al cornicione. Nessuno fiatò. 
Salii sul cornicione, mi sbottonai la camicia e come se fosse una cosa che facevo tutti i giorni mi buttai. 
Per qualche secondo l'aria mi sferzò i vestiti poi toccai qualcosa di decisamente morbido. 
Le mie dita sottili si incastrarono fra le maglie della rete. Mi alzai in piedi, traballante. Delle mani si allungarono e mi presero per i bracci. Mi ritrovai su una piataforma di legno. 
- Tutto ok? - mi chiese una voce. 
Annuii osservando la rete. L'adrenalina mi scorreva nelle vene e le mani mi tremavano dall'eccitazione. 
Le persone attorno a me parlottarono fra di loro, segnando diversi dati su un foglio. 
- E io che pensavo che la secchiona non si sarebbe buttata. - commentò una voce femminile alle mie spalle. Mi voltai di scatto e le lanciai un occhiata. 
Era una donna sulla ventina con capelli corti e scuri tinti di 5 colori diversi. Aveva le labbra piene di piercing e mi guardava con un sopracciglio alzato. Era piuttosto muscolosa per essere una ragazza. Di solito le donne hanno la massa muscolare meno sviluppata degli uomini, almeno nella mia ex fazione, ma lei sembrava in grado battere mio fratello Alec in una lotta. 
- Cosa vuoi? - sbottò lei portandosi le mani sui fianchi. Alzai un sopracciglio a mia volta. 
- Cosa vuoi tu, piuttosto. - dissi facendo una smorfia altezzosa. 
- Stai zitta, manico di scopa. - sbottò di nuovo lei, acida. 
- Tu! Come osi...?! - iniziai alzando un dito. 
- Smettetela. - disse una voce. Quando mi voltai mi accorsi che la voce era quella di un ragazzo con i capelli neri. Aveva l'orecchio pieno di piercing. 
Aprii la bocca per protestare, ma il suo sguardo mi zittì. Decisi che controbattere non era una mossa intelligente. 
Intanto lentamente i ragazzi iniziavano a buttarsi. 
- Come ti chiami, secchiona? - chiese il ragazzo. Il sangue mi fluì alle guance. 
- Non mi chiamo secchiona! - urlai verso di lui. Fece un verso menefreghista con la mano. 
- Sì sì. Il tuo nome prego. - mi osservò attentamente. - Sceglilo bene. - capii immediatamente cosa voleva dire. Dovevo scegliere bene. Quello sarebbe stato il mio nome per il resto della mia vita. Il mio nome nella mia nuova fazione. 
- Lyssa. Mi chiamo Lyssa. - dissi dopo pochi secondi. 
La ragazza di prima sbuffò e segnò qualcosa su una tabella. Mosse le labbra e lessi un “che secchiona” sulla sua bocca. 
- Benvenuta fra gli Intrepidi, Lyssa. - mi disse il ragazzo, con un accenno di sorriso sulla bocca. 
Lessi un “dongiovanni da strapazzo” sulle labbra della ragazza. 
Ridacchiai e seguii la ragazza lontano dal ragazzo, senza ringraziarlo. 

Un ora dopo eravamo alla base degli Intrepidi. Un grande buco buio e profondo. Alcuni dei miei compagni lo definirono “inquietante”, “cupo” o “da Intrepido”. Io invece riuscii solo a definirlo “una forza”. 
- Seguirete un programma di allenamento di tre settimane. Ci saranno tre esami e due di voi alla fine non riusciranno a finire l'iniziazione. Diventeranno Esclusi. - mi trovavo proprio dietro alla ragazza di prima, che aveva appena parlato. Le feci il verso sussurrando un “che strazio”. Si voltò e mi fulminò con lo sguardo. 
- Ehi. Tu. - il ragazzo del tetto mi tirò una manata al braccio per richiamare la mia attenzione. - Pazza secchiona. - mi disse camminando di fianco a me. 
- Cosa vuoi, idiota? - dissi acida. 
- Non sono idiota. - esclamò lui infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. 
- Oh, sì che sei idiota. - esclamai con un risolino divertito. Lui sbuffò e sfilò la mano destra dalla tasca. 
- Tieni. - mi porse i miei occhiali. - A quanto pare sei davvero una secchiona. - disse con un sorriso divertito. Gli strappai gli occhiali dalle mani. 
- Sto per tirarti un pugno. - borbottai guardandolo storto. Strinsi la mano in un pugno e mi preparai a colpirlo. Non ero una secchiona. 
- Signorina! - mi gridò l'Intrepida di prima girandosi verso di me e fermando la fila. - Vorrebbe smetterla di parlare a voce così alta? - disse facendo un finto tono cordiale e accentuando il lei per scherno. 
Annuii con finto risentimento e la seguii annoiata. Appena si girò alzai gli occhi al cielo e mimai un “bla bla bla” con la mano. 
- Certo che sei una piccola maleducata, eh? - mi disse il ragazzo di prima sarcasticamente. 
Grugnii in risposta. Mi sistemai la camicia sbottonata mentre mettevo in mostra la cannottiera blu. 
- Allora ti chiami Lyssa, eh? - disse dopo un minuto di silenzio. 
- A quanto pare. - dissi vagamente mentre mi guardavo attorno. Ci stavamo innoltrando in dei corridoi per le sale di addestramento. 
- Io invece sono Emmet. - disse in modo piatto. Lo disse come se stesse dicendo che tempo fa. 

Dopo una sorta di giro turistico nella base degli Intrepidi finimmo nella stanza allenamenti. 
Mi venne da sorridere al solo pensiero delle scazzottante. Forse non era una cosa bella da pensare. Forse non era “da signora”. Ma era ciò che pensavo e sicuramente non sarei cambiata per piacere a qualcun'altro. 
- Io sono Eric. Mi occuperò di allenarvi e alla fine vi prenderò in esame. - a parlare era il ragazzo di prima. Quello che mi aveva dato il benvenuto nella nuova fazione. 
Ci guardò uno ad uno e per un secondo si fermò ad osservarmi negli occhi. Continuò a parlare. - Lei invece è Roxy. Mi assisterà mentre vi allenerete. - spiegò indicando la donna. Le toccò la spalla con una mano e lei sembrò trovarlo piacevole. Si sistemò la tabella in grembo e senza farsi notare si avvicinò appena a lui. 
Posò il suo sguardo su di me e mi sembrò che si trattenesse da farmi il versaccio. 

Con una lentezza straziante ci dirigemmo ai dormitori. 
Presi il letto più lontano possibile da tutti e mi ci fiondai sopra, ignorando gli sguardi burberi dei miei nuovi compagni di stanza. Caddi nel sonno così velocemente da non accorgermene. 
  
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