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Autore: D per Dolcetta    01/04/2014    6 recensioni
Sette prime volte di Alexy scritte da sette dolcette diverse:
il progetto D per Dolcetta è iniziato!
1- La prima volta di Alexy... ad un concerto.
2- La prima volta di Alexy... come donna!
3- La prima volta di Alexy... innamorato.
4- La prima volta di Alexy... attratto da una donna.
5- ...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alexy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La prima volta di Alexy… attratto da una donna
 
-Le stagioni di Alexy-
 
Autrice: Kiritsubo83
 
 
 
Era una limpida giornata autunnale, una di quelle in cui il cielo è terso e la temperatura  risulta piuttosto gradevole.
Un timido sole dorato filtrava tra le fronde degli alberi, penetrandone le chiome come lance di luce impalpabili che finivano conficcate nel terreno sottostante. Le foglie variopinte, dalle calde sfumature che andavano dal rosso all’arancio e dal giallo al marrone, ricoprivano il suolo come un sontuoso tappeto proveniente da una lontana terra orientale.
La brezza leggera del mattino portava con se gli odori del sottobosco, facendo vibrare i rami, i tralci e il fogliame, regalando un delizioso concerto eseguito magistralmente dalla natura.
Quel paesaggio sembrava quasi appartenere ad un mondo fiabesco, era una immensa tela dai colori caldi e sgargianti, nella quale l’artista aveva impresso la sua stessa anima.
 
Alexy era seduto al suo banco, accanto alla finestra che gli permettevano di ammirare quello spettacolo. Anche se i suoi occhi erano rapiti dal paesaggio all’esterno, la sua mente era ben attenta alla favola de “La bella addormentata nel bosco” che la signorina Amélie stava leggendo alla classe, riempiendo l’ambiente con la sua voce amabile e gioiosa.
Il bambino dai capelli turchini aveva sei anni ed era in prima elementare, quando per la prima volta, alla fine del racconto disse candidamente alla maestra che anche lui avrebbe voluto essere baciato da un principe.
-Ma Alexy che sciocchino che sei…- gli rispose la donna, sorridendogli divertita per la buffa affermazione, -… Forse, vuoi dire che un giorno anche tu vorresti baciare una principessa-
-No maestra, a me piacciono i principi non le principesse!-
 
Nel frattempo Armin, seduto nel banco proprio dietro al fratello, era preso da ben altre questioni e non era interessato né al paesaggio autunnale, né alla favola che era stata appena letta in classe. La sua attenzione era completamente rapita dall’aggeggio che teneva tra le mani, e nemmeno dopo l’affermazione del gemello staccò gli occhi dal suo Tamagotchi .
Stava ingozzando il suo animaletto virtuale per farlo crescere nel minor tempo possibile, tentando così di battere il suo record personale: niente avrebbe potuto distoglierlo da quel compito, ma qualcosa andò storto.
Probabilmente, aveva esagerato e il troppo cibo aveva ucciso  “Pongo”, un dinosauro fatto di pixel, a cui spuntarono delle alucce e un’aureola composti dai medesimi quadratini. Solo allora stizzito per l’accaduto, alzò lo sguardo proprio verso la finestra.
Come la natura prima di morire, faceva sfoggio con tanta passione di tutta il suo maestoso splendore, anche il suo cucciolo aveva raggiunto l’apice per poi spegnersi…
 

 
***
 
 
Era una tranquilla notte estiva, una miriade di piccole stelle era ricamata, come perline di cristallo, sul nero tessuto del firmamento. La pallida luna, unica fonte di luce nell’oscurità del bosco, illuminava la superficie del lago facendolo scintillare, come se fosse attraversato da una passerella di luce che portava in un mondo incantato.
Durante il giorno, il sole rovente e l’umidità erano stati quasi intollerabili, l’afa l’aveva fatta da padrona, facendo boccheggiare il gruppo di scout che campeggiava nella pineta.
Nemmeno col calar della notte la situazione era migliorata: continuava a fare terribilmente caldo, e in quelle condizioni era davvero difficile prendere sonno.
 
Alexy aveva undici anni, quando durante il campeggio estivo, rimase sveglio a parlare col suo compagno di tenda. Mentre l’amico gli raccontava di misteriose sparizioni di ragazzi avvenute proprio in quei boschi, il turchino continuava a fissargli le labbra.
Il viso di Berry era illuminato dalla torcia che teneva in mano per creare giochi d'ombra inquietanti, ma Alexy non era mai stato un fifone, non aveva paura, si sentiva solo un po’ strano.
Il suo cuore aveva iniziato a battere più velocemente e, i begli occhi azzurri del suo interlocutore, gli sembravano risplendere di una luce diversa.
Quel campeggio probabilmente sarebbe stata la sua ultima occasione: in fondo era stato proprio per seguire Berry che aveva deciso di entrare negli scout. Mesi prima aveva fatto un altro tentativo, iscrivendosi nella stessa palestra di kendo dell’amico, voleva passare più tempo con lui, ma quella, non si rivelò una buona idea.
Alexy era davvero negato per quello sport, inoltre non gli piaceva ricevere bastonate in testa, non voleva aggiungere ai danni fisici anche quelli cerebrali!
-Ma dai, la massa dello shinai non è sufficiente ad infliggere energia adeguata a provocarti danni, e comunque il bogu è una protezione efficace- gli rispose Berry, mentre ridacchiava per le lamentele del turchino.
Alexy non capiva nulla di tutte quelle parole tecniche che uscivano dalla bocca del suo amico, sapeva solo che non amava sudare dentro quella specie di armatura, e nemmeno andare a casa con i muscoli doloranti. Le lezioni di prova bastarono a fargli cambiare idea, quindi dovette escogitare un altro modo per passare più tempo insieme a Berry.
L’anno seguente i due ragazzi avrebbero iniziato le scuole medie, probabilmente, Alexy non sarebbe stato tanto fortunato da finire nuovamente nella stessa classe del ragazzo che gli piaceva… Quel campeggi estivo arrivò come una manna dal cielo. 
Fu proprio in quella tenda, spinto dall’unico desiderio di avvicinarsi a quella bocca che gli stava narrando avvenimenti surreali, che il corpo di Alexy si mosse. Congiunse le sue labbra a quelle di Berry imprimendo su di esse un morbido e casto bacio… Il suo primo bacio.
Il ragazzino si portò istintivamente la mano sulle labbra, sentendosi spiazzato da quel gesto improvviso.
-M… Ma quello… Cos’era!?-
-Il bacio della buona notte- rispose Alexy in tutta tranquillità.
-Ah ok…Volevo finire di raccontarti la storia, ma se hai già sonno la continuo domani-
E va bene,  su alcuni argomenti Berry non era di certo il bambino più sveglio che Alexy conoscesse, ma di sicuro era uno dei più carini!
 
Nella tenda accanto, Armin malediceva il luogo in cui si trovava, aveva sempre odiato i posti all’aperto. Ovviamente, in quell’accampamento non aveva i comfort della sua stanza: non c’era un condizionatore che gli impediva di sciogliersi come un gelato all’equatore, o un frigorifero con bevande ghiacciate.
Non sapeva ancora, come avesse fatto a farsi convincere da suo fratello ad imbarcarsi in quell’assurda avventura del campeggio con gli scout.
-Ti prego, fallo per me! Per favore, ti prego, è davvero importante! Uff, sei o non sei mio fratello…- aveva cantilenato per ore Alexy, fino a stremare il povero Armin.
Il moro odiava la natura: se aveva accettato, era stato solo perché il gemello aveva insistito fino allo sfinimento, e inoltre, aveva speso i suoi risparmi per comprargli un alimentatore portatile per la sua consolle.
-Se andiamo in un dannato bosco, quante volte pensi che posso caricare la mia psp con questo? -
-Ma ha molte ore di autonomia! Guarda è scritto qui!- Alexy gli indicò con un dito una frase sulla scatola, facendola passare alla velocità della luce davanti agli occhi di Armin che non riuscì nemmeno a leggerla.
-E poi se mi fai questo favore, ti rifarò il letto per una settimana, anzi no, per un mese! Andrò a buttare la spazzatura al tuo posto, mangerò tutta la verdura verde che la mamma ti mette a forza nel piatto e poi… Ti sistemerò l’armadio!-
-E va bene, ti faccio questo piacere, ma sta lontano dal mio armadio!-
Sapeva che non avrebbe dovuto cedere, sarebbe stato sicuramente meglio se non avesse accettato.
Si era ritrovato a dover dividere la tenda con un ragazzino che russava come una motosega impazzita, a cui puzzavano i piedi da far schifo e inoltre, veniva sfottuto costantemente da quest’ultimo che gli aveva affibbiato il soprannome di “nerd sfigatello”.
“Complimenti per la fantasia!”, aveva pensato il moro la prima volta che aveva sentito quel nomignolo, ma poiché il suo compagno era il doppio di lui, non se la sentiva di esternare ad alta voce il suo pensiero.
Come se non bastasse, ogni giorno doveva sgobbare e fare lavoretti da brava “giovane marmotta”, sorbirsi pallosissime spiegazioni sulla natura sotto il sole cocente e soprattutto, soffriva di stitichezza da quattro giorni, poiché si rifiutava di farla dietro un cespuglio. Se una vipera fosse uscita fuori in quel frangente non avrebbe saputo che fare, oltretutto, voleva un dannato vaso di ceramica bianca, senza quella singola condizione per lui era impossibile evacuare!
Ciliegina sulla torta: dopo aver centellinato accuratamente ogni minimo barlume di energia della consolle, era arrivato inevitabilmente il momento di usare l’alimentatore che Alexy gli aveva comprato.
Imprecò non appena lo tirò fuori dallo zaino. Quell’inutile ferrovecchio che sicuramente il gemello aveva acquistato in qualche bazar cinese per risparmiare, si era fuso.
Lo aveva lasciato al sole?
Possibile! D’altronde il sole era ovunque, Armin si sentiva perseguitato da quella sfera infuocata, non riusciva a trovare riparo nemmeno sotto l’ombra degli alberi. Si chiedeva comunque, come quel dannato affare di plastica potesse essersi sciolto. Non era mica un cioccolatino!
Quella era stata l’estate più crudele che avesse mai vissuto, ogni proposito di passarla in tranquillità, a giocare con la sua psp, si era dissolto. Dissolto come la sua pazienza, la sua speranza, dissolto grazie a quel caldo infernale che lo faceva grondare di sudore, incollandogli il pigiama alla pelle. Dissolto che faceva rima con sciolto, proprio come quel dannato alimentatore!

 
***
 
 
Un sole splendente dai caldi raggi troneggiava in un cielo azzurrissimo: la natura si era finalmente svegliata e, deliziose gemme verdi guarnivano i rami delle piante ritardatarie, quelle che ancora non erano esplose, facendo sfoggio del loro vigoroso fogliame. Fiori colorati adornavano prati e piante: il loro profumo si mischiava nell’aria, regalando quel dolce aroma che solo la primavera sapeva diffondere.
Gli uccellini cinguettavano allegramente osannando col loro canto, quella natura destatasi da un lungo letargo che come una dea generosa regalava abbondanza ai suoi fedeli.
Colori, luce, profumi, bellezza… Vita. Era questo che donava la stagione dell’amore, riaccendeva i sensi, liberando dal torpore dei mesi freddi.
 
La prima volta che fece l’amore, Alexy aveva quindici anni, e stava prendendo ripetizioni di matematica da Charlie: un ragazzo che aveva due anni più di lui.
Il turchino ne era rimasto affascinato sin dalla prima volta che lo aveva visto, era proprio il suo tipo: alto, moro, con due occhi scuri e penetranti che gli facevano balzare il cuore in gola non appena li incrociava con i suoi.
Andavano nella stessa scuola, e il moro era piuttosto popolare: bravo negli sport, con buoni voti e, inoltre, le ragazze facevano la fila per avere un appuntamento con lui.
Alexy non era mai stato timido, ma uno così non era certo facile da avvicinare, oltretutto non conosceva le sue preferenze sessuali, da quello che ne sapeva lui, Charlie aveva intorno troppe ragazze per essere gay. Anche dopo averlo conosciuto gli fu difficile stabilire di che sponda fosse.
Il fato aveva voluto che la madre dei gemelli conoscesse quella di Charlie, e dopo che il turchino ebbe collezionato una parade di quattro in matematica, si decise a chiedere aiuto all’amica col figlio prodigio. Di rivolgersi ad Armin non se ne parlava, riusciva ad arrivare a malapena alla sufficienza, e si faceva distrarre troppo facilmente dai videogiochi. Alexy non avrebbe combinato niente in sua compagnia.
Charlie stava spiegando al suo allievo come risolvere un’equazione, e i due erano così vicini che Alexy poteva sentire il respiro del ragazzo sulla sua pelle. Ne avvertiva la lieve fragranza che gli ricordava l’odore delle camelie e, sentiva il calore del suo corpo dovuto al contatto tra le loro spalle.
Concentrarsi in quelle condizioni non era per nulla facile.
-Hai una ragazza?- domandò improvvisamente.
-Dovresti concentrarti su questa equazione Alexy, giovedì hai un compito-
-Facciamo cinque minuti di pausa, sono stanco.-
-Abbiamo iniziato solo da dieci minuti e sei già stanco?- ridacchiò Charlie rassegnato, ormai conosceva bene il suo pollo.
-La matematica è così noiosa…-
-Sei irrecuperabile! Cosa mi devo inventare per farti studiare? Questa volta non finiremo al centro commerciale come nella pausa di settimana scorsa, sappilo!- disse, cercando di essere serio, ma gli veniva da ridere solo per il fatto che Alexy, riusciva a convincerlo ogni volta ad abbandonale il suo ruolo da insegnante, e farlo diventare suo complice.
-Vuoi dirmi che non ti sei divertito?-
-Lo sai che mi trovo bene con te, ma non è questo il punto…-
-Quindi hai una ragazza?-
-Facciamo così: io ti rispondo se tu risolvi questa equazione, prendila come una ricompensa per l’impegno- disse il moro sfidandolo.
-Bene, allora ogni volta che risolvo una di queste robe, ho diritto a un premio?-
-Se questo è l’unico modo per farti studiare… Ma la risposta deve essere corretta, se sbagli niente premio!-
Alexy non se lo fece ripetere due volte, e in pochi minuti portò a termine il suo compito.
-Allora?-
-Bravo, sei anche riuscito ad azzeccare il risultato, se ti impegni allora non sei così asino-
Charlie lo schernì affettuosamente scompigliandogli la chioma azzurra.
-Spiritoso! Voglio il mio premio, ora!-
-Non ho una ragazza, non mi vedo con nessuna in particolare, ma perché ti interessa tanto? Hai bisogno di qualche dritta sull’argomento?- sorrise malizioso.
Alexy reagì a quel sorriso mordendosi il labbro inferiore, e giocherellando nervosamente con la penna a scatto che teneva in mano.
-Perché? Fai anche lezioni di anatomia Charlie?-
-Ti rispondo dopo che hai risolto questa…-
La situazione stava prendendo una strana piega; ad Alexy sembravano piacere parecchio le circostanze che si erano create.
-Fatto!- appoggiò la sua mano sul ginocchio dell’insegnante fissandolo con sguardo lascivo.
-Ora voglio il mio premio…-
Charlie si avvicinò all’orecchio del turchino: gli appoggiò la mano sulla spalla scendendo con una lieve carezza fino al braccio.
-Sì… Sono molto bravo, vuoi una dimostrazione per caso?- sussurrò, facendo rimanere per un attimo in apnea il suo interlocutore.
Alexy ingoiò un groppo di saliva che gli si era fermato in gola, gli sembrava quasi di sognare, eppure, prima di quel giorno, il suo insegnante non aveva mai dimostrato simili attenzioni nei suoi confronti. Charlie era sempre molto gentile con lui, avevano preso a frequentarsi anche quando non dovevano studiare insieme, ma il loro rapporto non si era mai spinto più in là della semplice amicizia.
Il cuore di Alexy aveva preso a pulsare ad un ritmo infernale, sentiva la pelle bruciare, in quel momento bramava quelle lezioni di anatomia più di qualsiasi altra cosa. Nonostante  quel suo desiderio, era spaventato e non sapeva bene come comportarsi, non essendosi mai spinto tanto in là con un ragazzo, ma il moro gli piaceva davvero tanto e l’istinto, come al solito, lo fece agire d’impulso.  Appoggiò una mano sul petto di Charlie, arrivando alla lampo della felpa per farla scorrere verso il basso.
-Eh no…-, il moro gli bloccò la mano prima che riuscisse ad aprirla del tutto, -prima l’equazione Alexy… Rendiamo le cose più divertenti. Che ne dici di questa? Se la risolvi avrai una lezione di anatomia pratica tutta per te-
Il turchino era completamente stordito, il moro lo stava facendo andare fuori di testa, e tutte quelle fantasie che aveva sempre e solo vissuto nella sua mente, all’improvviso erano così vicine, così a portata di mano. Il desiderio si mescolava alla paura, provocandogli un formicolio al basso ventre.  Alexy trasalì quando Charlie iniziò ad accarezzargli l’interno coscia, attuando così il suo gioco di seduzione.
Come poteva risolvere un equazione così complicata, senza pensare a quella mano calda che lo faceva fremere e sussultare? E se era tanto spaventato per quella che sarebbe potuta diventare la sua prima volta, perché lo voleva così tanto?
“Come posso stare calmo se lui mi accarezza così?”
Le dita che lo sfioravano delicatamente all’improvviso diventavano avide, cercando contatti sempre più profondi, rivelatori di un desiderio che aumentava esponenzialmente.
Allora, anche il moro lo desiderava tanto quanto lo voleva lui? O stava solo giocando?
Sapeva che non aveva senso farsi tutte quelle domande, non aveva senso neppure temere una cosa a cui si ambiva tanto. D’altronde, il suo carattere lo portava a buttarsi nelle situazioni senza pensare troppo a quello che faceva. Ma l’amore, la sua prima volta… Doveva essere fatta con una persona  speciale. Non voleva buttare via un momento tanto importante.
-Sei spietato Charlie! Non ti facevo così perverso…- disse con un mezzo sorriso, mentre col volto rosso fissava quell’accozzaglia di numeri e lettere stampati sul libro.
-Credimi, lo faccio per il tuo bene…-, si leccò il labbro superiore, per poi andare a tormentare con l’indice la zona limitrofa all’erezione crescente del turchino.
Alexy era completamente in tilt, troppe volte aveva desiderato di ricevere simili attenzioni tra una spiegazione barbosa e l’altra. Ora che il suo sogno stava diventando realtà, era frastornato e confuso, sia dal desiderio che provava nei confronti dell’altro che dalla paura che quello, potesse essere solo uno scherzo di cattivo gusto. Ma diavolo, era cotto di Charlie!
-L’hai fatto apposta a scegliere un argomento in cui sai che ho problemi, vero?-
-Mi fido delle tue capacità dolcezza, vedi di impegnarti a risolverla, perché non mi va di tornare a casa in queste condizioni- indicò con lo sguardo la protuberanza che si ergeva dai suoi jeans.
“Al diavolo la paura!”
I timori del turchino a quel punto si dissolsero, ma le distrazioni erano diventate davvero troppe: risolvere quel miscuglio di numeri e lettere, sarebbe stata un’ardua impresa. Impugnò la penna e tentò di arrivare alla soluzione più in fretta che poteva.
Ad Alexy quei pochi minuti sembrarono una tortura interminabile, la mano di Charlie continuava a toccarlo imperterrito, mentre il respiro caldo e irregolare si infrangeva sul suo collo facendolo sospirare. Infine, quel dannato odore di camelia lo stordiva come un potente afrodisiaco, impedendogli di concentrarsi come avrebbe dovuto.
Scrisse il risultato senza esserne troppo convinto, ma il suo cervello era andato in fumo ormai.
Alexy guardò Charlie supplicandolo con gli occhi liquidi e le labbra dischiuse.
“Dimmi che è giusta! Dimmi che posso avere la mia ricompensa!”
Per tutta risposta il moro lo afferrò per il mento, -bravo…- disse prima di unire le sue labbra a quelle dell’altro, gustandole lentamente come se fossero bocconi della sua pietanza preferita. Diede un primo assaggio: pregustò il labbro superiore accarezzandolo con la punta della lingua, e mordicchiò quello inferiore senza però riuscire ancora a saziarsi.
A Charlie era sempre piaciuto Alexy, inoltre sapeva bene di piacergli a sua volta.
Non disdegnava le donne, ma trovava irresistibilmente sexy quel ragazzo.
Perché doversi accontentare solo del genere femminile, quando c’erano tanti begli esemplari anche in quello maschile?
Aveva aspettato prima di prenderselo…
Alexy non si vergognava di essere gay e nemmeno lo nascondeva, Charlie adorava quel suo modo di essere, gli piaceva che in molte situazioni fosse sfacciato, e amava quel suo sorriso gioioso sempre stampato sulle labbra.
Ma aveva comunque aspettato…
Il moro era un’amate dei giochi. Avere qualcuno che gli ronzava intorno come il turchino, ed essere l’oggetto dei suoi desideri, era un piacere al quale non aveva saputo resistere, inoltre, era divertente non far trapelare quello che provava, tenendo quel ragazzo costantemente sulle spine.
Ma ormai, se avesse dovuto usare una qualche espressione presa dal gemello nerd di Alexy, la partita era giunta al game over: Charlie non voleva e non poteva più attendere.
Vicini, dopo quel primo contatto si ritrovarono così vicini, da riuscire a sentire battere i cuori l’uno dell’altro e scambiarli per il proprio battito. Alexy si sporse leggermente in avanti per unire le sue  labbra a quelle di Charlie, ma lui si scostò lievemente all’indietro per non farsi raggiungere, sfoggiando un sorriso malizioso e continuando a stringere l’altro tra le sue braccia. Gli fissò le labbra smanioso, poi tornò a guardarlo dritto negli occhi.
-C’è qualcosa che non va?- sussurrò Alexy impaziente e confuso.
Il moro infilò una mano fra i capelli del turchino alla base della nuca, portandoselo più vicino e andando a succhiargli le labbra.
-Mmm… Sei un delizioso somaro…-
Poi ancora un bacio. Due. Tre.
-Che vuoi dire?- chiese Alexy col fiato corto, per poi abbandonarsi nuovamente alla lingua dell’altro che gli aveva a malapena fatto finire la frase.
L’insegnante si staccò mal volentieri da quelle labbra, per scendere a baciare il collo di un’Alexy, che tentava di mantenere un minimo di lucidità senza però avere troppo successo.
-Quell’equazione è completamente sbagliata- disse, mentre sbottonava i pantaloni del suo allievo.
-Ma allora… P… Perché…- tremò, emettendo un gemito di piacere provocato dalle mani del suo partner che aveva iniziato a sfregare lentamente la sua erezione.
Si azzittì, prese un lungo respiro, poi tentò di assumere un tono di voce accettabile che non lo facesse sembrare una gatta in calore.
-Se ho sbagliato… Ah… Perché mi stai premiando?-
Charlie si bloccò: gli occhi fissi in quelli di Alexy.
-E chi ti ha detto che questo è il tuo premio? Stai per essere castigato ferocemente dolcezza…-
Le labbra del turchino si schiusero in un sorriso che venne subito emulato dall’altro, l’intesa fu tale che in un attimo, i loro corpi si unirono in un groviglio dal quale nessuno dei due aveva intenzione di liberarsi…
 
 
Intanto Armin era in salotto, impegnatissimo a portare a termine una quest col suo gruppo di amici e guerrieri virtuali. Stava capitanando in maniera egregia il gruppo, quando quel dannato mago, aveva deciso di lanciare un incantesimo differente da quello che lui gli aveva suggerito, facendo così morire la guaritrice del team.
-Dannazione! Ora si che siamo nella merda!- imprecò, mentre andava a difesa di un suo compagno, parando un potente attacco col suo spadone incantato. Ma i guai non erano finiti, infatti, un drago nero al livello cinquanta si stava scagliando in picchiata contro il suo pg: Gintoki. Quel giorno Armin sembrava avere la fortuna dalla sua parte, una barriera si frappose fra lui e le fiamme che gli erano state lanciate contro.
“Un incantesimo di livello superiore?”
Il mago del suo gruppo non poteva lanciare incantesimi di protezione così alti, il suo livello non glielo permetteva. Fu solo dopo qualche istante che Armin notò un nuovo personaggio sulla scena, sulla sua testa appariva un nome: Myaku.
 
Myaku: I draghi neri non mi sono mai stati molto simpatici ;P
Gintoki: La penso esattamente come te, grazie per l’aiuto *w*
Myaku: Figurati, Gintoki per me è intoccabile, guai a chi tenta di farlo fuori è__é
Gintoki: Appassionato di Gintama? *^*
Myaku: AppassionatissimA *^*
Gintoki: Sorry, ho dato per scontato che fossi un maschio perché lo è anche il tuo pg ^^’
Myaku: Nessun problema ^^
 
E così, come la primavera faceva sbocciare la vita, anche una nuova amicizia era nata in quella splendente giornata.
 

 
***
 
 
 
Il freddo pungente faceva battere i denti, nemmeno i bambini erano usciti fuori casa per giocare, anche se durante la notte un’abbondante nevicata aveva ricoperto di un manto bianco ogni cosa. Tutto sembrava essere stato avvolto nel silenzio: gli alberi spogli e immobili con i rami rivolti al cielo sembravano pietrificati, nell’attesa di qualcosa che non sarebbe mai arrivato. Nessun passerotto si sarebbe posato su di essi.
Il cielo cupo appariva come una cappa grigia e pesante, foriera di nuove perturbazioni.
 
Alexy non aveva mai sentito tanto freddo come nell’inverno dei suoi 16 anni.
L’unica certezza che aveva sempre avuto, era sparita nell’attimo in cui l’aveva vista… Lei, una ragazza, anzi, la ragazza di suo fratello Armin.
Si chiedeva come fosse possibile un simile cambiamento, in tutta la sua vita, non c’era stato un solo giorno in cui si era sentito attratto da una ragazza. Eppure, quando Armin gliel’aveva presentata ne era rimasto inspiegabilmente affascinato.
Non sapeva neppure il suo vero nome, suo fratello la chiamava semplicemente Myaku, ma quello era solo il nick del personaggio che usava nell’rpg tramite il quale si erano conosciuti.
La ragazza gli aveva confessato di odiare il suo nome di battesimo, e non aveva mai voluto rivelarglielo. Probabilmente, solo Armin ne era a conoscenza, ma ormai anche a lui veniva spontaneo chiamarla con quello pseudonimo.
Myaku era una ragazzina esile, piatta come una tavola da stiro, indossava spesso jeans e felpe che riportavano le stampe di famosi anime o videogiochi. Abiti che pur non essendo per nulla femminili, le cadevano a pennello rendendola ugualmente graziosa.
Due grandi occhi nocciola erano incorniciati da morbidi capelli biondi che portava in un taglio corto e scarmigliato. Usava pochissimo trucco, e anche se il suo aspetto generale risultava piuttosto androgino, non si poteva dire che non fosse decisamente carina.
Alexy pensò che quell’attrazione fosse proprio dovuta al fatto che Myaku fosse poco femminile, era allarmante per lui, a cui erano sempre piaciuti i ragazzi, provare interesse per una donna. Non solo, come se non bastasse, la cosa era resa ancora più devastante dal fatto che fosse la ragazza di suo fratello. In fin dei conti non si sapeva nemmeno spiegare come potesse piacere al gemello.
“Insomma, la ragazza dei sogni di Armin è Lara Croft, Myaku è l’esatto opposto!”
Fu durante una serata che finalmente capì.
Armin e Myaku si vedevano nel fine settimana, ci voleva quasi un ora di treno per raggiungere l’uno la rispettiva casa dell’altra e, per via della scuola e i vari impegni, facevano a turno andandosi a trovare a settimane alterne.
Alexy preferiva lasciarli per conto loro, un po’ perché non voleva fare il reggi moccolo e un po’ perché si sentiva disorientato dai suoi stessi sentimenti. Non era innamorato di Myaku, quello lo capiva benissimo, ma il fatto che si sentisse fisicamente attratto da lei, gli aveva provocato una sorta di trauma.
Quel sabato sera prima di uscire, mentre suo fratello e la sua futura cognatina, erano intenti a giocare a “Gears of war 5”, si fermò per qualche istante ad osservarli. Nemmeno tra mille anni avrebbe mai pensato di poter vedere qualcuno che avesse tanto feeling col suo gemello, o per lo meno, non una ragazza.
Li osservava mentre giocavano in perfetta sintonia, mentre parlavano di argomenti che gli erano del tutto sconosciuti, ma la cosa che lo sconvolse più di tutte,  fu quando Armin mise in pausa il gioco e andò a posare un bacio sulle labbra della ragazza.
Il gemello faticava a staccarsi da un video game perfino per andare in bagno. Non lo avrebbe fatto nemmeno se si fosse trovato sotto assedio zombie, o in presenza di alieni venuti a conquistare la terra, figuriamoci per baciare una ragazza!
Quel gesto intenerì il turchino, ma allo stesso tempo lo fece sentire per la prima volta sbagliato, triste, fuori posto.
Si sforzò di ritrovare la sua solita espressione allegra: fece un po’ di rumore per farsi notare, e scese gli ultimi gradini della scala che portava al salotto.
-Caspita, se volete dico a Kim che ci raggiungete dopo, vi conviene approfittarne visto che avete la casa libera, giusto Armin?-
Alexy schiacciò un occhiolino al gemello sorridendo malizioso. Il viso di Armin avvampò, mentre Myaku ridacchiò imbarazzata e divertita.
-Tu non sai proprio cosa sia la discrezione, vero?- sbottò il moro falsamente indignato, tentando di apparire stizzito.
-Cos’è? Il titolo di un nuovo video game?-
-Spiritoso!-
 
Kim aveva organizzato per il suo compleanno, una grande festa a cui aveva invitato i suoi compagni di scuola e molti dei suoi amici, ma quel party finì per tramutarsi in un disastro.
Castiel, oltre a suonare insieme a Lysandre, si era offerto di occuparsi  delle bevande, ma solo perché non voleva ritrovarsi a bere cola e gazzosa. Non si capiva come fosse riuscito a portare più alcolici lui a quella festa di un rivenditore autorizzato. Ma ad Alexy poco importava, quella sera si sarebbe sbronzato alla grande, voleva divertirsi, non voleva pensare al fatto che avesse passato la sua intera vita convinto di essere gay, mentre in realtà avrebbe potuto benissimo essere bisessuale!
-Castiel a te piacciono le ragazze, vero?- biascicò il turchino, che ormai aveva iniziato a perdere i contatti con la realtà.
-Senza offesa Alexy, ma non sei proprio il mio tipo!- rispose il rosso, dopo aver butta giù un altro sorso di qualche strana bevanda ad alta gradazione alcolica.
-Ma no, è che pensavo che forse… Insomma, se mi fossi sbagliato per tutto questo tempo?-
Nel bel mezzo di quella profonda conversazione, Charlie e la sua nuova ragazza fecero la loro comparsa, raggiungendo la coppia di amici che stava trincando allegramente. D’altronde, anche loro volevano bere, e il rosso si era imboscato in quell’angolo appartato della cucina diverse bottiglie di vodka.
-Sera ragazzi, perché siete qui in disparte ad ubriacarvi, invece di venire nella mischia a divertirvi?- esclamò Charlie, ammiccando verso Alexy che non lo degnò di uno sguardo, ma salutò Jessie con un gran sorriso.
Era vero che dopo essersi frequentati per un po’, Alexy aveva capito che lui e il moro non avrebbero mai potuto stare insieme, viste le continue avventure di quest’ultimo. Per questo aveva deciso di troncare la relazione, prima di finire irrimediabilmente innamorato, cornuto e depresso.
I due ex amanti erano comunque rimasti in buoni rapporti, anche se la tensione sessuale era  talmente alta, da farli finire a letto insieme di frequente, nonostante gli sforzi di Alexy per mantenere un rapporto platonico. Così il turchino, quando veniva provocato da Charlie che aveva in corso relazioni più o meno importanti, finiva per trattarlo freddamente, e si dimostrarsi socievole solo verso la fidanzata o il fidanzato di turno.
Jessie era la ragazza di quel ninfomane da un mese, frequentava anche lei il Dolce Amoris, e ad Alexy non dispiaceva come persona.
-Alexy ci stava provando con me!- sbottò a ridere Castiel, -ma io non sono un frocio…- aggiunse delicatamente il chitarrista, -Senza offesa, eh! Non ho nulla contro i finocchi, purché stiano lontani dal mio culo!- disse prima di buttare giù l’ennesimo sorso.
Castiel non era un ragazzo cattivo, solo che il più delle volte non si rendeva conto di quello che diceva, il turchino lo sapeva bene, e ormai, non faceva più caso alle idiozie che uscivano dalla bocca del rosso.
-Nah, non ci proverei con te, nemmeno se fossi l’ultimo uomo rimasto sulla terra!- sbuffò Alexy
guardandolo storto, -stavo semplicemente meditando sul fatto che forse, potrei pensare seriamente di provarci con una ragazza! Forse… Pensavo che… Potrebbe piacermi…-
Charlie alzò un sopracciglio e incurvò le labbra divertito, Jessie incoraggiò Alexy a seguire quello che gli diceva il cuore, mentre Castiel scoppiò a ridere come un pazzo, sputacchiando i salatini che si era appena infilato in bocca.
-Questa non voglio perdermela! Se è vero, ti sfido a scegliere una ragazza della festa e baciarla! Infondo non c’è modo migliore per scoprirlo!-
“Quell’idiota di Cas non ha tutti i torti!”
Alexy si scolò tutto il liquido, del bicchiere che teneva tra le mani, in un solo sorso, si diede una rapida occhiata in torno, si alzò in piedi, afferrò il volto di Jessie e la baciò. Si staccò dalle sue labbra per poi rimanere a fissarla pensieroso, mentre la povera ragazza era rimasta basita senza sapere che dire, col volto in fiamme e gli occhi sgranati.
Castiel finì per sputare il cocktail dalla bocca e dal naso, mentre se la rideva piacevolmente sorpreso, Charlie non aveva detto mezza parola, ma non sembrava fregargliene molto del fatto che il suo ex, avesse appena baciato la sua attuale ragazza.
-A… Alexy ma che cavolo…- cercò di dire Jessie nell’imbarazzo più totale, spaesata da un simile comportamento, visto che anche se non era a conoscenza della relazione che il suo ragazzo aveva avuto col turchino, sapeva bene che Alexy era gay.
-E dai Jess, mica eri tu quella che diceva che se il qui presente don Giovanni fosse stato etero, non se lo sarebbe fatta scappare? O volevi solo farmi ingelosire? Infondo ti sei sacrificata per una buona causa!- disse il moro prendendosi gioco di lei.
-Vaffanculo Charlie! Sei uno stronzo!- rispose adirata, per poi girare i tacchi e andare a sbollire l’ira lontano dai tre ragazzi.
-Allora? Ti è piaciuto?- chiese Castiel curioso, -ti convertirai alla topa?-
Alexy si sfiorò le labbra, -non lo so, forse sono troppo ubriaco per prendere una decisione ora…-
-Non pensare di venire a baciare me per far un confronto, perché giuro che ti arriva un pugno!- grugnì il chitarrista.
“Certo che Castiel è proprio fissato sul fatto che ci voglia provare con lui!”
Quella sera il rosso gli pareva piuttosto patetico, forse perché Lysandre gli aveva soffiato una tipa da sotto il naso. Era per quello che il gruppo aveva smesso di suonare con la scusa di prendersi una pausa, e il chitarrista si era ritrovato a bere con Alexy, mentre il cantante si era andato ad infrattare chissà dove con la sua conquista.
-E’ un peccato che tu non sia arrivato a capo di nulla…-
Alexy sentì una mano andargli a palpare il sedere, mentre il suo bacino veniva attirato verso quello di Charlie.
-Ma se vuoi ti aiuto io a chiarirti le idee!- il moro fece aderire il corpo del suo ex contro il suo, gli accarezzò una guancia e gli infilò una mano tra i capelli stringendoli tra le dita con forza, evitando però di fargli male.
-Ah, se mi sono mancate queste labbra…- sussurrò, prima di baciarlo con una passione tale, da far passare la voglia di replicare ad Alexy che si abbandonò totalmente tra le braccia di Charlie.
Il turchino si accorse subito di quanto fosse diverso quel bacio dal precedente, non c’era paragone, di sicuro gli piacevano ancora i ragazzi!
-Fanculo, qui rimorchiano tutti tranne il sottoscritto!- sbottò Castiel, per poi alzare il culo dallo sgabello ed andare a cercare quel traditore di Lysandre.
 
Quella serata era stata davvero terribile, non solo Alexy non aveva risolto la questione: “attrazione verso Myaku”, ma aveva anche litigato con Jessie che lo aveva beccato a limonare con Charlie. Nessuna scusa o spiegazione era servita ad indorarle la pillola, inoltre, Charlie se ne era fregato altamente, annunciando candidamente alla ragazza che non gliene fregava niente se lo lasciava, ma anzi, gli faceva un gran favore, così avrebbe finalmente potuto provarci indisturbato con Alexy.
Il turchino esasperato, decise di tirarsene fuori e lasciarli litigare tra di loro, cioè, di lasciare Charlie a subirsi gli insulti e le urla di Jessie, mentre se la filava da quell’inferno.
Come se non bastasse, Myaku e Armin lo avevano mollato alla festa andandosene a casa.
 
La serata si era conclusa davvero presto, erano passate da poco le ventitré e trenta quando Alexy rincasò, era la prima volta che tornava da una festa così presto. 
Non trovando in casa nessuno, e non avendo ricevuto alcuna risposta urlando il nome di suo fratello, pensò di essersi sbagliato: forse il gemello e Myaku erano rimasti al party di Kim. Probabilmente ,per la fretta di fuggire non aveva cercato abbastanza bene.
Salii le scale che portavano al piano di sopra, per andare in camera e buttarsi sul letto ad ascoltare un po’ di musica, ma quando spalancò la porta della stanza che condivideva col fratello, la scena che si trovò di fronte lo destabilizzò.

 
 
Armin aveva una mano tra le gambe di Myaku, probabilmente, Alexy aveva appena interrotto qualcosa, ma la cosa strana era che il moro sembrava non aver neppure notato la presenza del fratello. Al turchino sembrò quasi di aver messo il ferma immagine alla scena di un film: il gemello sembrava una statua di sale, aveva la faccia pallida e sconvolta.
Alexy non riusciva a capire.
Lo vide staccarsi da Myaku, sorpassarlo uscendo dalla porta come fosse un fantasma, anzi, come se Alexy fosse invisibile.
-Armin, ti prego…- sussurrò Myaku con gli occhi lucidi e un’espressione affranta. Ma il moro sparì senza proferire risposta.
-Mya che è successo? E’ colpa mia per caso? Non volevo irrompere così nella camera, pensavo che non ci fosse nessuno…-
La relazione di Armin gli sembrava del tutto spropositata, ma siccome per quella sera aveva combinato già troppi casini, cercò di scusarsi come meglio poteva.
-Tranquilla, ora ci vado a parlare io e sistemo tutto, non può essersi arrabbiato per una simile scemenza e soprattutto, non mi sembra normale che se la sia presa anche con te!-
Alexy si voltò per andare a rincorrere il suo gemello idiota, ma la voce di Myaku lo fermò.
-Ti invidio…-
-Eh? Che vuoi dire?-
-Tu sei coraggioso, non ti sei mai nascosto dietro una maschera, non ti è mai importato di quello che gli altri dicevano o pensavano di te…-
-Mya che stai cercando di dirmi?- chiese, non capendo dove volesse andare a parare.
-Mi chiamo Andrea…- il turchino pensò che fosse proprio nel suo stile, avere un nome che potesse essere usato sia per una donna che per un uomo, e dovette trattenere una risata che vista la situazione, rischiava di farlo apparire insensibile.
“Chissà perché mi ha confessato proprio ora il suo nome…”
-Beh, immaginavo che non ti chiamassi davvero Myaku- finì per ridacchiare lo stesso.
-No, non hai capito!- afferrò il bordo inferiore della felpa, tirandosela su fino al naso.

 
-Ora ti è chiaro perché Armin ha reagito in quel modo?-
Alexy annuì lentamente, ancora schioccato per quel che avevo visto. Ora ne era sicuro, non c’era nulla che non andasse in lui, anzi, il suo intuito aveva capito tutto prima del suo cervello: Myaku era un maschio!
Se Armin non se ne era accorto, voleva dire che era la prima volta che stavano per farlo, d’accordo, avevano iniziato la loro relazione non virtuale solo da un paio di mesi, ma come era possibile che quel tardone di suo fratello non l’avesse ancora toccata?
“A meno che non sia stata proprio Myak… Cioè…  Andrea, a tirarsi indietro per nascondere il suo segreto!”
Alexy non sapeva più per cosa essere sconvolto, se per il fatto che il suo corpo fosse arrivato dove la sua ragione non era stata in grado di arrivare, o per il fatto che lei fosse un lui, o ancora, su come Armin fosse così dannatamente idiota e non avesse fatto ancora nulla con la sua ragazza.
-Ma… Perché?-
-Perché non mi piace essere un maschio! Non mi sono mai sentita tale e poi… Ad Armin non piacciono i ragazzi e io… Volevo stare con lui!- disse, abbassando lo sguardo desolato.
-Che casino!-
Alexy si avvicinò a Myaku cingendolo in un abbraccio, ora si spiegava anche perché non volesse usare il suo vero nome, senza dubbio il nick “Myaku”, risultava più femminile di un nome come Andrea, anche se quest’ultimo era pur sempre un nome unisex.
-Gli faccio schifo!- disse il ragazzo scoppiando in lacrime.
-Ma no, che dici!? Armin non è quel tipo di persona, ma capirai anche che pensava che tu fossi una donna e… Insomma, gli piacevi davvero tanto. Quindi ora è normale che si senta preso in giro e sia rimasto scioccato-
“E che cavolo è come se Charlie mi avesse sedotto e poi sul più bello mi avesse rivelato di essere una donna!”.
Alexy rabbrividì a quel pensiero
“Ma perché cavolo penso a quell’idiota ora!?”
-Vedrai che si sistemerà tutto…- sussurrò convinto all’orecchio di Myaku.
 
Alexy non sapeva come avrebbe risolto quella situazione, non sapeva cosa sarebbe successo da lì a dieci minuti, non sapeva quale sarebbero state le parole che avrebbe usato per consolare il suo gemello. Ma di una cosa era finalmente sicurissimo: era pienamente, felicemente e indiscutibilmente gay! Lo era fino al midollo, dalla punta dei capelli a quella dei piedi.
“Come diamine ho potuto baciare una ragazza?”
Col senno di poi, capì che non gli era piaciuto per niente!
 
 
Intanto, Armin era uscito di casa, in quel momento non se la sentiva di affrontare quello che gli era successo e di rimanere solo, non voleva abbandonarsi allo sconforto e deprimersi, per questo era tornato alla festa di Kim. Aveva trovato Castiel ubriaco marcio che insultava un’abat jour pensando che fosse il suo amico Lysandre. Quella scena, anche se solo di poco, riuscì a risollevargli il morale. Ok, lui non si era accorto che la sua ragazza fosse un ragazzo, ma arrivare a scambiare una lampada per una persona lo trovava ancora più patetico. Andò a sedersi su una sedia libera, estrasse la psp affogando il suo dispiacere nel gioco.
L’inverno era entrato dentro di lui, e il suo cuore si era tramutato in un blocco di ghiaccio che schiantandosi al suolo, aveva finito per frantumarsi in mille pezzi. Per fortuna, nella sua vita era rimasta almeno una donna che, nonostante tutto, riusciva a fargli ribollire il sangue, ed ora era proprio lì con lui, stretta nelle sue mani. Anche se una lacrima scivolò sulla sua guancia, un lieve sorriso gli affiorò sulle labbra prima di premere lo start sul display.
 
FINE





Angolo autrice: questa fic è stata un parto, vi prego di perdonarmi... E' terribile ;_;
  
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