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Autore: Sys    02/04/2014    0 recensioni
Un po’ le mancava il confidarsi con qualcuno ma non sapeva nemmeno con chi avrebbe potuto farlo in realtà. Lui era il suo migliore amico, lui era colui in cui riponeva tutta la sua fiducia, era la sua spalla destra, era quella persona con cui condividere tutto, era il suo sacco da boxe personale quando doveva sfogarsi, era la sua spalla su cui piangere dopo una giornata da dimenticare.
Lui era il suo amore, quello vero, probabilmente il primo.
Lui era il suo vero primo amore.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA PRIMA REGOLA

 
«I tell myself, "this time it's different." 
No goodbyes, cause eyes can't bear to say it. 
"I'll never survive on one that's coming", if I stay.
Just walk away! And don't look back.
Cause if my heart breaks, It's gonna hurt so bad.
 
You know I'm strong, but I can't take that.
Before It's too late,  just walk away
 
Era il 14 Febbraio 2015 quando Eloise aprì gli occhi ancora più faticosamente del solito. Sapeva che quello sarebbe stato un giorno duro per lei, erano anni che vedeva delle coppiette felici passeggiare per la città a braccetto ma lei avrebbe solo dovuto abbassare gli occhi e camminare dritta davanti a se senza farci caso.
Chissà lui dov’era?
Forse stava festeggiando con la sua ragazza, forse era ancora in quei luoghi sperduti, forse…
No, non aveva mai pensato a quell’ipotesi. E non voleva pensarci. Non avrebbe potuto sostenere il peso di una perdita definitiva.
Si alzò dal letto e, ancora in pigiama si diresse verso la cucina distrattamente. Si preparò un tè, e lo bevve sedendosi su uno degli sgabelli del tavolo mentre sfogliava  una rivista a cui non faceva particolarmente caso. La sua attenzione venne catturata dalla televisione che stava trasmettendo un discorso del Primo Ministro Inglese impegnato in qualche strana faccenda per il bene del paese, o almeno così pensava di aver capito.
Si vestì e portò a spasso il cane che aveva comprato per farle compagnia, tuttavia neppure lui aveva molta voglia di uscire vista la sua andatura molto più lenta rispetto al solito.
Erano esattamente quattro anni che lui non c’era più. Il primo anno, Eloise lo aspettò il 14 Febbraio, ansiosamente, ma non arrivò. Il secondo la speranza si riaccese ancora, anche se meno forte rispetto all’anno precedente. Il terzo era stato passato sotto le coperte, a cercare di fermare le lacrime che uscivano ininterrotte, mentre il quarto la ragazza aveva deciso di girare pagina e iniziare a rivivere. Ma non stava funzionando al meglio e lei se ne accorgeva.
Il telefono squillò e la sua migliore amica la invitò, o meglio obbligò, a partecipare ad una serata al cinema con lei e il suo fidanzato. Lui era simpatico, ma Eloise sapeva già come sarebbe andata a finire: loro si sarebbero sbaciucchiati per tutta la durata del video e lei si sarebbe dovuto sorbire uno delle solite pellicole da far venire il diabete mentre sprofondava lentamente nella poltroncina del cinema.
Purtroppo non poté rifiutare e si vide costretta a tornare a casa e prepararsi il pranzo. Poi si fece una doccia, con l’intenzione di dormire un po’ il pomeriggio. Si addormentò verso le quattro e venne svegliata giusto in tempo verso le sei dal campanello di casa.
Si mise il primo vestitino che trovò nell’armadio, parigine e un cardigan e si diresse verso la porta, acchiappando la borsa che lasciava sempre sul mobiletto accanto all’ingresso sapendo che avrebbe potuto fare tardi nei momenti meno opportuni. Fece girare la chiave nella serratura e tirò verso il basso la maniglia.
Strano, però, che avesse dormito così tante ore. Eppure aveva puntato lo sveglia.
In realtà, Eloise si era preparata ma senza far caso all’ora, che non fosse la sua amica al campanello?
Guardò lo sconosciuto partendo dai piedi, scoprendo degli scarponi sicuramente non femminili, continuando verso l’alto vide dei pantaloni militari, e una giacca abbinata, alzò gli occhi fino al capo e scorse, sotto il cappello un uomo massiccio, con dei lineamenti del viso ben definiti, in alcuni punti anche spigolosi.
Louis gliel’aveva spiegato una volta e quelle parole le rimbombarono in testa.
  «Se un soldato muore in battaglia, un ufficiale si presenta a casa di uno dei familiari, o di chiunque il ragazzo abbia lasciato scritto, e gli comunica la notizia.»
Non poteva essere, non dopo quattro anni passati ad aspettare. Non in quel giorno.
In fin dei conti non aveva mai smesso di sperare di vederlo entrare da quella porta e ora tutto era perduto.
Le lacrime iniziarono a scendere sulle guance costringendo la ragazza a portarsi le mani al viso e a coprirselo.
  «Non voglio saperlo.» sussurrò lei, forse più a se stessa. «La prego, non me lo dica.»
Lui le portò una mano sulla spalla e lei si spinse in avanti, verso di lui e lo abbracciò, facendolo indietreggiare di qualche centimetro. Non seppe perché proprio lui, poteva chiudere la porta e aspettare l’arrivo dell’amica e sfogarsi con lei, ma il dolore era troppo e serviva qualcuno che in quel momento fosse in grado, almeno un po’ di consolarla. Lui spostò la sua mano sui suoi capelli e glieli accarezzò. Non aveva capito.
Eloise ritornò al suo posto, mentre lui si toglieva il cappello. Fu allora che capì; lo sguardo della giovane si posò sull’etichetta della divisa che diceva in caratteri maiuscoli: “Tomlinson, L.”.
Alzò gli occhi e lo fissò, vede gli stessi occhi di qualche anno prima, solo un po’ stanchi, lo stesso sorriso, solo un po’ malinconico, lo stesso naso, più pronunciato, e quella nuova acconciatura a cui non era abituata. Lo guardò nel complesso, lo fissò per bene e nonostante i tratti da adulto lo riconobbe. Louis, il suo Louis era lì di fronte a lui a sorriderle, mentre lei ancora non riusciva a bloccare le lacrime.
  «Sei tu?»
Lui annuì.
  «Smettila, non illudermi.» urlò lei. «Ho fatto un sacco di sogni come questo.»
  «Eloise.»
  «Voglio svegliarmi, devo svegliarmi.» mormorò, mentre allungava le braccia fino al fino, portandosi i capelli all’indietro aiutandosi con le mani. «Non posso farmi questo, non posso soffrire.» affermò. «Devo calmarmi, devo svegliarmi.» biascicò. Allora lui la prese fra le sue braccia, chiudendo la porta dietro di sé. «Ti prego, smettila di farmi questo.» riprese mentre le lacrime non accennavano a fermarsi, anzi aumentavano se possibile rendondole quasi difficile mantenere il respiro costante.
  «Ehi, sono io.» la consolò lui, baciandole i capelli, mentre la stringeva a sé. «Sono Louis, sono davvero qua, con te, non ti lascerò mai più.»
  «Sarai qui anche quando mi sveglierò?»
  «Se stasera ci addormenteremo insieme, sarò qui anche domani mattina, per ora, non devi svegliarti da nessun sogno, Eloise.» sussurrò.
Lei alzò il capo e porto le sue mani tremanti a toccare il suo viso. Lui la incoraggiò poggiandole le sue, di gran lunga più grandi, e conducendole verso la meta. Eloise gli accarezzò le guance, trovandoci una barbetta che quattro anni prima non aveva mai avuto il piacere di toccare, poi passò al collo mentre si avvicinava posando le labbra su quelle del giovane delicatamente. Si staccò e lo guardò, mentre lui faceva lo stesso, poggiando i palmi sui fianchi di lei.
  «La prima regola, Eloise.» lei lo guardò dubbiosa. «Non piangere mai.» la ragazza gli sorrise, nonostante gli occhi apparivano ancora lucidi, troppo lucidi.
Lui si avvicinò di nuovo, chiedendo un bacio meno casto di quello precedente che la ragazza non gli negò. Avevano entrambi il fiatone quando si lasciarono.
  «Mi hai aspettato.» rifletté lui, a bassa voce.
  «E tu sei tornato.»
  «Te l’avevo promesso, no?»
  «Ma dovrai ripartire, non è così?» domandò lei, allontanandosi. «Non posso più sopportare una cosa del genere, non posso più lasciarti andare via; portami con te.»
  «Oh, tesoro, l’Afghanistan non è una vacanza: ho visto cose che mai mi sarei immaginato di vedere.» sussurrò, ritrovando la mano di Eloise che ancora aveva le guance bagnate per le lacrime.
  «Non mi interessa.»
  «Non te lo lascerei mai fare.»
  «Non permetterò che tu te ne vada per altri anni, lasciandomi qua da sola, ad aspettare che torni tutto intero, non posso farcela.»
  «Non dovrai farlo.»
  «Cosa?» chiese lei, mentre, confusa, scuoteva la testa.
  «Sono stato promosso, potevo scegliere se continuare le missioni o trasferirmi a Londra, e insegnare in accademia.» le spiegò, con un sorriso.
Lei, ricambiò quel sorriso più felice che mai, e si avvicinò per baciarlo e tenerlo ancora stretto a sé, cercando in ogni modo di recuperare gli anni perduti. Nonostante questo la ragazza si allontanò pochi secondi più tardi notando un particolare nel giovane. Mai, mai l’aveva visto così.
  «La prima regola, Louis.»
Lui ridacchiò e poi finì la frase. «Non piangere mai
  «Esatto.»
  «Rende tutto più difficile
14  Febbraio 2017
 
Eloise si alzò dal letto confusa non trovando Louis accanto a lei. Per l’ennesima volta era stata svegliata da un incubo, ma solitamente lui era lì a consolarla, questa volta, invece non c’era.
Erano solo le due di notte, dove sarebbe potuto essere?
Si diresse in cucina e notò una luce accesa, si avvicinò e lo vide. Era lì, in mezzo alla stanza a cullare la piccola nata da pochi giorni, che dormiva tranquillamente con il pollice in bocca, e l’altra mano sospesa in aria. Era così piccola in confronto a lui, tanto che la prima volta in ospedale ebbe quasi paura di farle male e non voleva assolutamente prenderla in braccio. Dopo che Eloise lo ebbe convinto una lacrima scese lungo la guancia dell’uomo mentre la piccola, spostava le sue manine verso i bottoni della camicia.
  «Lei era sconvolta, ma dopo qualche bacino, la mamma mi riconobbe.» sussurrò lui, alla piccola. «Ma sia ben chiaro, signorina, che tu non puoi baciare nessuno almeno fino ai trent’anni, mi hai capito bene?» lei in risposta sbuffò leggermente mentre si girava per essere più comoda verso il petto del padre.
  «Secondo me era un “Sissignore.”» esclamò Eloise, avvicinandosi a lui, e abbracciandolo da dietro, dandogli un bacio sulla spalla.
  «Già, diventerà un perfetta soldatessa.»
  «Non ci conterei troppo, sai, ha preso anche i geni di una nullafacente, oltre che di un generale di fama nazionale.»
  «Mai dire mai, amore mio.» lui lasciò la bambina nella culla, mentre baciava per l’ennesima volta in quegli ultimi anni la sua amata fidanzata che, finalmente, dopo molto tempo, aveva ammesso di amarlo, con tutto il suo cuore. 
THE END.
 


 
I One Direction non mi appartengono.
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Sys ♥.
  
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