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Autore: S t o n e r    02/04/2014    0 recensioni
Ambientata nell'epoca Vittoriana, la storia ruota attorno a Charlotte Collins, una ragazza che a soli tredici anni venne strappata dalla propria famiglia per servirne un'altra, senza saperne il motivo.
Fin dal suo primo arrivo, la ragazza sembra essersi guadagnata l'odio del Padrone del castello, ma soprattutto quello del figlio, Roderick, un ragazzo affascinante quanto rude.
Charlotte non lo sopporta, lo odia. E' il motivo del suo continuo nervosismo.
Ma è risaputo che Amore e Odio sono le due facce dello stesso sentimento.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Tra un dovere e l’altro, Charlotte aveva finalmente trovato il tempo per dedicarsi alla lettura.
Erano appunto trascorsi una trentina di minuti, che le porte della biblioteca si spalancarono. Ma Charlotte era così immersa nella storia da non accorgersi di nulla.
La persona che vi entrò non andò a disturbarla, bensì si sedette qualche poltrona più in là, spostando lo sguardo dalle pagine del libro appena preso fino a Charlotte, ripetutamente.
Dopo qualche istante, minuto, o forse anche un’ora, Charlotte alzò di sfuggita gli occhi, e quasi le venne un colpo.
“Signorino Roderick?” Domandò, socchiudendo il libro e alzandosi.
“No, sedetevi. Sono venuto qui solo per leggere un po’.” Disse, accavallando una gamba.
“Oh, capisco.” Charlotte si rimise a sedere, riaprendo il libro, leggermente meno interessata ad esso di quanto non lo fosse qualche secondo prima.
“Cosa leggete?” Domandò Roderick, e anche se Charlotte odiava essere interrotta mentre leggeva, questa volta non provò alcuna rabbia.
“Orgoglio e pregiudizio.” Rispose, accarezzando la copertina del libro. “E voi?” Da lì non riusciva a vedere il titolo del libro che stava leggendo il signorino.
“Oliver Twist.” Roderick rimase divertito dall’espressione di Charlotte, che mutò da impassibile a sorpresa, poi emozionata.
“Leggete Dickens?” Il corpo di Charlotte si protese automaticamente verso il signorino, le cui guance rosee si dipinsero di un lieve rossore, impercettibilmente.
“Non sono un gran lettore, non ho molto tempo per leggere, e in realtà neppure amo i romanzi. Ma devo pur far qualcosa nell’intera giornata.” Il signorino poggiò un gomito sul tavolino che gli stava accanto, reggendosi la testa con una mano.
Charlotte non aggiunse nulla, per cui continuò a parlare il ragazzo. “Vi sentite offesa?”
“Offesa? No, non direi. Ma forse un po’ dispiaciuta.” La schiena di Charlotte si riappoggiò sullo schienale della poltrona.
“Dispiaciuta per cosa?” L’argomento parve interessare Roderick, mentre Charlotte provava solo imbarazzo, visto che era una delle prime volte che i due si scambiavano delle parole senza quella freddezza che era solito usare il signorino.
“Sono fermamente convinta che i libri siano l’unica cosa esistente al mondo a poter comprendere a pieno una persona, o per lo meno l’unico luogo nel quale qualcuno possa rifuggiarsi.” Charlotte parve soddisfatta del silenzio che era calato nella sala. “Ma sono certa che voi riusciate a fare altro per distrarvi. D’altro canto io sono solo una vostra subalterna, non so nulla di voi.”
“Trovo interessante e allo stesso tempo divertente il vostro modo di pensare.”
“Sono lieta di contribuire al farvi divertire, ma se posso permettermi… Perché non apprezzate i libri?”
“I libri sono pericolosi, signorina Collins.” Quella freddezza inaspettata congelò Charlotte, facendole venire insicurezza su cosa potesse rispondere.
“Lo è la persona che ne acquisisce informazioni, signorino Price.” La ragazza assunse un tono autoritario, di sfida, ma Roderick non ne parve dispiaciuto.
“Voi vi ritenete una persona pericolosa?” Il signorino si alzò, sedendosi sulla poltrona posizionata dinnanzi a quella dove vi era seduta Charlotte.
“Solo per me stessa, presumo.” Ma prima che Roderick potesse dire qualcosa, Charlotte continuò. “E voi? Voi vi ritenete una persona pericolosa?” Il suo sguardo si poggiò sugli occhi castani di lui.
“Molti mi ritengono tale. Voi lo pensate?” Roderick avvicinò la poltrona ancor di più a quella di Charlotte, protendendosi verso di lei, i volti sempre più vicini. Doveva trattarsi di una sfida.
“No, non lo siete.” Sussurrò. “…ma penso che a volte vogliate interpretarne il ruolo.” La ragazza deglutì, le mani serrate sul libro. Sentì il sangue affluirle alle guance.
“State arrossendo, signorina Collins.” Le labbra di Roderick si piegarono in un sorriso beffardo, il cuore di Charlotte minacciò di uscirle dal petto.
“Penso che il suo comportamento inadeguato contribuisca al colorito delle mie guance.” Cominciò Charlotte, tentando di mantenere la voce ferma. “E trovo davvero scortese, se mi è permesso dirlo, confondermi con questi cambi continui di atteggiamento.” Solo una volta finito, Charlotte si rese conto della freddezza che aveva appena usato nel dire quelle parole al signorino.
“E’ dai libri che avete acquisito questo coraggio?” Con grande sorpresa della ragazza, quelle parole non suscitarono nessuna reazione del signorino, che sembrava avere il totale controllo della situazione.
“Suppongo di sì…” Charlotte abbassò lo sguardo, serrò gli occhi. “Sono mortificata, mi perdoni.”
“Penso sia arrivata l’ora di andare per voi, signorina.” Fu un sollievo per Charlotte lasciare quella stanza, allontanarsi dal signorino.
La ragazza si alzò, dirigendosi verso l’uscita, lasciandosi Roderick alle spalle.
“Grandi speranze.”
Charlotte si immobilizzò, girando lievemente la testa verso la sua direzione.
“Come dite?”
“Grandi speranze. E’ il mio libro preferito.” Le sorrise. Un sorriso caldo, intenso, intimo.
Ma Charlotte non riuscì a dire nulla. Quindi per tutta la conversazione non aveva fatto altro che stuzzicarla. Come aveva fatto a non capirlo?
Si era rivolta a lui sgarbatamente per cose che non pensava realmente. Ma perché aveva mentito dicendo di non amare i romanzi? A quale scopo?
A Charlotte venne qualche idea, ma escluse subito tutte le ipotesi.
“Impossibile.” Pensò. Il signorino non avrebbe mai fatto tutto ciò con il solo scopo di sapere qualcosa su di lei, una semplice ‘serva’.
Ma nonostante la figuraccia, Charlotte era emozionata all’idea di avere un interesse comune con il signorino Roderick.
Così, troppo imbarazzata per dire qualcosa, uscì dalla biblioteca, avendo come meta qualsiasi luogo lontano dalla sala dalla quale era appena uscita.
Un unico pensiero alloggiava nella mente di Charlotte;
“Riuscirò a denudarvi della vostra armatura di ghiaccio, signorino Roderick.”
  
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