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Autore: DrunkBunny    03/04/2014    6 recensioni
La semplice e tranquilla vita di Alison verrà presto sconvolta da degli strani avvenimenti che la porteranno a conoscere Nathan, un ragazzo con un gran segreto alle spalle…
Dalla storia:
Sentivo il sangue affluire dal mio corpo. Il dolore era insopportabile. Urlavo, piangevo disperata ma lui non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quella tortura. Continuava a succhiare il mio sangue con insistenza.
Caddi per terra, col sangue che sentivo scivolare via dal mio corpo.
Un botto, un urlo, poi più niente. Attorno a me solo buio e silenzio…
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A volte le tue scelte ti portano a cambiare totalmente vita…
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness, Max George, Nathan Sykes, Siva Kaneswaran, Tom Parker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Your Dark Side

Capitolo 11

Appuntamento nel Bosco

Avevo percorso il perimetro di quella stanza più di dieci volte, ormai. Ero sbigottita e continuavo ad agitare le mani per aria, nervosa.
“Avanti Alison, non c’è motivo di agitarsi così tanto!” cercava di tranquillizzarmi Nath.
“Come faccio a stare calma?!” sbottai, arrestando il passo per qualche breve istante, prima di riprendere la mia marcia. “La tua ex-ragazza dormirà nella tua stessa casa, d’ora in poi!”
“E con questo?” fece lui, esasperato. “Non ho mica intenzione di farci niente”
Lo fulminai con lo sguardo; roteò gli occhi al cielo. “Come puoi pensare che voglia farlo con lei quando non mi permetto neanche di sfiorare te!”
“Non sto dicendo questo!” esclamai, incrociando le braccia al petto.
“E allora dimmi dove diavolo vuoi arrivare!”
“Io di te mi fido, credo di avertelo detto più di qualche volta” mormorai, facendo qualche passo nella sua direzione. “Quella che mi preoccupa è lei!”
Con mia sorpresa, inseguito a quella mia affermazione, sul volto di Nath comparve un piccolo e dolce sorriso. “Per caso la mia Alison è gelosa?”
Mi irrigidì. “Non sono gelosa!” esclamai, dandogli le spalle per nascondere l’imbarazzo. Riusciva sempre a capire tutto!
Presto, però, avvertì due calde e morbide mani poggiarsi sui miei fianchi. Nath scoprì il mio collo, portando i capelli sulla mia spalla sinistra. Avvicinò la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrò: “Si, lo sei” Rabbrividì.
“Tu promettimi che tra voi due non c’è più niente ed io imparerò ad accettare il fatto che lei si è trasferita qui e smetterò di fare la gelosa”
Rise. “Sei buffa quando fai l’offesa, lo sai?”
Gli diedi un’innocua spinta. “Nath non sto scherzando!”
Roteò gli occhi al cielo. “Ma di cosa ti stai preoccupando, Ali? Che pensi che approfitterei della tua assenza durante la notte per iniziare una specie di storia d’amore segreta con Nicki?!”
“Ti ho già detto che sono le sue probabili intenzioni a farmi paura e non le tue!”
“Non è quello che stai dimostrando, Ali”
Abbassai lo sguardo, incapace di rispondere o anche solo di mantenere il contatto visivo.
“Non riesci proprio a capire che sei tu l’unica che voglio?” mormorò, sollevandomi il mento col dito indice così da potermi guardare in viso. Ma io roteai subito le pupille guardando altrove, incapace di fare altro.
“Alison, Nicki adesso sta con Jay” continuò, sull’orlo della disperazione. “È vero, ho avuto una storia con lei, ma ora è tutto finito. E se vuoi saperlo non ha nemmeno significato niente di importante per me” lo guardai per un istante perplessa. “Non che l’abbia usata, ovvio” aggiunse in fretta, in risposta alla mia espressione stupita. “Ma sentivo che per lei non provavo nulla di speciale”
Mi allontanai lentamente da lui, sedendomi sul letto. “Hai ragione, scusami” mormorai, imbarazzata. “Forse ho esagerato”
Nath mi rivolse un dolce sorriso, prendendo posto vicino a me, poggiandosi sulle ginocchia. Mi lasciò un morbido bacio sulla bocca, che ricambiai piacevolmente.
“Sorvoliamo” scrollò le spalle. “Ammetto che mi piaci quando fai la gelosa” strizzò l’occhio.
Scoppiai a ridere, lasciandomi cadere a peso morto sul cuscino. Accavallai le gambe e feci segno a Nathan di stendersi al mio fianco. Mi accoccolai disperatamente a lui, mentre il suo braccio destro serrava la mia vita. Posò le sue labbra sulla mia tempia, in un caldo e profondo bacio.
“Posso farti una domanda?” mormorai, all’improvviso.
“Mh mh” annuì lui, calmo.
“Con Nicki hai mai fatto…”
“No, mai” rispose ancor prima che io finissi la frase. Stranamente il suo tono di voce era tranquillo.
“Oh sei vergine, allora!” commentai, con ironia. Nath rise, mentre un lieve rossore colorava le sue lisce gote.
“Ma tu non ti fai problemi a parlare di certe cose con altra gente, eh?” ridacchiò.
“Non con te” dissi, noncurante, giocherellando con le sue dita.
Nessuno dei due parlò più. Su di noi calò un silenzio per niente imbarazzante, anzi tutto il contrario: era rilassante starsene insieme, abbracciati, senza proferir parola.
Io mi lasciavo cullare dal tiepido calore che lui emanava, mentre Nath accarezzava lento la parte bassa della mia schiena.
Quell’attimo era così perfetto che per un solo istante credetti fosse tutto solo un sogno. Ma si sa, con un ragazzo come Nathan anche la cosa più insignificante diventava piacevole, senza nessun particolare fuori posto.
In quella quiete riuscivo a sentire persino il respiro di Nath, che accarezzava gentilmente il mio viso. Chiusi gli occhi, attorcigliando le mie gambe alle sue e stringendo in un pugno la sua maglietta, così da potermi avvicinare ancora di più. Lui mi accolse tra le sue braccia, senza opporre resistenza. Involontariamente, però, feci combaciare il mio ventre al suo. Quando me ne accorsi temetti che così potessi metterlo in imbarazzo o peggio ancora che Nath fraintendesse le mie intenzioni; non avevo voglia di litigare per l’ennesima volta. Così mi allontanai di poco, facendo si che tra me e lui ci fossero almeno tre, quattro centimetri di distanza. Ma con mia sorpresa avvertì la mano di Nath poggiarsi sulla mia coscia, trascinando la mia gamba sul suo fianco.
“Non ti allontanare” mi sussurrò. “Non fa niente”
Era come se mi avesse letto nel pensiero, e per una frazione di secondo pensai fosse realmente così finché non ricordai che la mia mente era un ostacolo per lui.
Il suo gesto mi lasciò letteralmente senza parole, anche se contemporaneamente mi irritò. Mi facevano venire il mal di testa i suoi cambiamenti improvvisi di umore: un momento era il ragazzo cocciuto che non mi avrebbe sfiorato neanche sotto tortura, mentre bastava anche un solo minuto e diventava più sciolto, più rilassato e provocante.
Avvertì le dita di Nathan scivolare fin sotto la mia maglietta, percorrendo l’intera superficie della mia pancia. Tentai di restare calma, fino a quando la sua mano prese ad accarezzarmi il ventre facendomi venire i brividi a fior di pelle.
“Nath, c-cosa stai facendo?” balbettai, confusa.
“Scusami, sto solo cercando di capire cosa provi quando sei così vicina a me, quando…ti tocco” bisbigliò, impercettibilmente.
Portai la mia mano sul suo braccio, sfiorandolo lievemente, mentre ancora si muoveva lento  accompagnando le sue dita in movimenti leggeri e piacevoli sul mio corpo. Incastrai le nostre mani, una all’altra, puntando il mio sguardo nel suo con l’intenzione di non distoglierlo a vita.
“Mi permetti di fare una cosa?” mi chiese, posando i suoi occhi sulle mie labbra.
Annuì impercettibilmente, mentre il mio battito cardiaco aumentava sempre di più sospettando le sue intenzioni. Racchiuse il mio mento nella sua mano, premendo la sua bocca contro la mia con un veloce movimento.
Mi lasciò perplessa il fatto che mi avesse chiesto il permesso di baciarmi, anche se con mia piacevole sorpresa in quel bacio ci stava mettendo così tanta passione. Normalmente evitava di farlo con foga come in quel momento, per paura.
Gli tirai il collo della maglietta, avvicinando ancora di più il suo viso al mio. Nel frattempo Nath infilò la sua mano tra le mie gambe, stringendo la presa subito dopo. Involontariamente mi scappò un gemito, che si affievolì nella sua bocca.
Avvertì la sua lingua accarezzare il mio labbro inferiore: la toccai con la mia. Nath grugnì nel momento in cui spinse il suo bacino sul mio. Ripeté il gesto più e più volte. Dio, come cresceva il desiderio di essere sua.
Aprì per un istante gli occhi. Vidi la sua fronte aggrottata e i suoi occhi serrati. Ce la stava mettendo tutta per dimostrarmi di avere la forza di sopportare l’odore della mia carne, ma per lui era davvero un’impresa ardua.
Mi allontanai da lui, spingendolo delicatamente via con la mano. “Basta così, Nath” mormorai, affannosamente. Abbassai lo sguardo mettendomi seduta a gambe incrociate. “Vedo che ci stai male. Non ti costringerò più a fare qualcosa che ti possa fare soffrire” mi strinsi in un abbraccio automatico.
Era strano fuggire da qualcosa che fino a quel momento avevo desiderato così tanto. Era strano come avessimo scambiato i ruoli: ora era lui che voleva, nonostante tutto, provarci ed io quella che si rifiutava di andare oltre per non vederlo star male.
Era terribile avvertire la brutta sensazione di dover rinunciare a qualcuno o a qualcosa per il bene della persona che amavi. E la cosa scoraggiante era che quella sensazione la causavo io fino a poco tempo fa.
Mi venne quasi da piangere per quanto mi stessi sentendo uno schifo. Non ci credevo di essermi addirittura permessa di mandarlo fanculo sol perché non riuscivo a controllare i miei ormoni; quando lui se mi respingeva era perché voleva evitare di far soffrire entrambi.
Mentre i miei sensi di colpa distruggevano quella poca armonia che avevo con me stessa avvertì la calorosa presenza di Nath alle mie spalle, che mi circondava interamente con le sue gambe, facendo combaciare il suo ventre con la parte bassa della sua schiena.
“Mi dispiace così tanto, Nath…” mormorai, trattenendo a stento le lacrime. “N-non sapevo che la mia vicinanza ti facesse questo effetto”
“Ali, amore, non è colpa tua” tentò di rassicurarmi lui, con la sua melodiosa voce. “Ti ho fatto una promessa ed ho intenzione di mantenerla…” mi lasciò un leggero bacio sulla spalla. “Ti ho scelta io. Ho scelto io di stare con te pur conoscendo i rischi a quali andavo incontro”
“Si, ma io sono stata un’egoista!” esclamai. “Ho tralasciato il fatto che io ti facessi soffrire in questo modo, come se fosse una cosa da niente”
Nascosi il viso tra le mani. “Che stupida! Che stupida!” continuavo a ripetermi, scuotendo freneticamente la testa.
Nath voltò con forza il mio viso verso di sé, incrinando di poco la testa per potermi guardare meglio.
“Smettila di chiamarti in quel modo!” mi rimproverò, duro. “Non sei stupida! È normale che in una coppia si senta il bisogno di avere dei rapporti di quel genere”
Lo guardavo spaesata, non sapendo cosa dire, come reagire. Lui non ci fece molto caso e continuò: “Dimentica il mio comportamento distaccato, i miei rifiuti, i miei infiniti tentativi di farti cambiare idea, il mio essere un licantropo. Fa finta che io sia un ragazzo come tutti gli altri, un umano proprio come te. Non ho intenzione di privarti di nulla, voglio che tu viva e prova tutte le emozioni e sensazioni umanamente possibili”
Le sue parole furono come una droga per il mio cervello, che andò subito in tilt. Sbattei più volte le palpebre per assicurarmi che quello non fosse un sogno. E non lo era.
“Dici sul serio?” sussurrai. Lui annuì in risposta.
A quel punto le mie braccia si strinsero attorno al suo collo, lasciando che Nath poggiasse la sua testa sulla mia spalla.
“Ti amo, lo sai questo, no?” bisbigliai al suo orecchio, prima di sciogliermi davanti ad uno dei suoi fantastici sorrisi.
 
Scese le scale, mano nella mano con Nath, ad accoglierci fu mia cugina seduta a gambe incrociate sul pavimento che guardava tranquilla la Tv.
“Non ti piace il divano?” dissi io, ironicamente, chinandomi su Angel per stampargli un bacio sulla guancia.
“Alison!” squittì lei, balzando in piedi e facendo sussultare sia me che Nathan. “Ma che cazzo di fine avevi fatto?”
“Perché mi cercavi?” azzardai io, alzando un sopracciglio.
“Tu che dici? Ti ho vista correre via piangendo!” gesticolò confusamente con le mani. “Mi sono preoccupata!”
Portai entrambe le mani in avanti, nel tentativo di tranquillizzarla. “Su via, Angel, stai esagerando. Posso spiegarti il perché della mia reazione”
“E allora mettiti comoda e comincia a raccontare!” mi ordinò, autoritaria. Quasi mi scappò una risata nel vederla in quello stato. Era buffa quando faceva la dura.
Mi voltai, cercando lo sguardo di Nath che incrociai subito, dato che lui mi stava già fissando. Mi capì al volo, rivolgendomi un sorriso comprensivo.
“Ho capito, vi lascio sole” mi baciò dolcemente, prima di sparire su per le scale, mentre la sua voce echeggiava per tutta la casa chiamando Max.
“Quindi?” mi incitò Angel, sbattendo ripetutamente il piede contro il peloso tappeto.
La squadrai da capo a piedi, facendomi scappare una risata e agitando distrattamente la mano destra davanti alla sua faccia. “Ti prego, Angi, fa la finita!” esclamai, piegandomi quasi in due dalle risate. “Non ti esce bene la parte della mafiosa”
Presi posto sul comodo bracciolo del divano; poi feci segno a mia cugina di fare lo stesso. Prima che cominciassi a parlare mi zittì poggiando il suo freddo dito indice sulla mia bocca. “Premetto che se c’è di mezzo il tuo bel ragazzo-lupo vado, gli stacco testa, gambe e braccia e poi torno, okay?” mi rivolse un sorriso maligno.
Alzai entrambe le sopracciglia, in difficoltà. Mi aveva presa alla sprovvista, sospettava già che Nathan centrasse qualcosa.
“Okay, Rambo, respira e calma i tuoi istinti omicidi verso Nathan, per una buona volta” gesticolai esasperata le braccia per aria.
Angel sospirò, arresa, incrociando le braccia al petto e facendomi segno con la testa di continuare.
“Questa mattina Nath si è lasciato andare…per qualche istante” raccontai, mettendomi in piedi e camminando avanti e indietro davanti allo sguardo attento di mia cugina.
“Woh woh!” mi ammonì, improvvisamente, lei. “Non ho mica voglia di ascoltare la tua descrizione dettagliata sui vostri rapporti amorosi eh!”
“Cugina mia sei una rottura di palle!” sbottai, arrestando il passo. “Non ne avevo nessunissima intenzione, e poi sei stata tu stessa ad insistere affinché di raccontassi cosa è successo quindi adesso taci!”
“E va bene, dirò le mie considerazioni alla fine”
“Dicevo, tutto sembrava stesse andando alla perfezione, era come se Nath avesse deciso di fare il grande passo, ma si è tirato indietro proprio sul più bello” conclusi, un po’ malinconica, ma non troppo: Nathan mi aveva promesso che avrebbe fatto quel sacrificio per me, poco fa. “Mi ha dato solo fastidio il fatto che mi abbia illusa”
“E adesso? Ce l’hai ancora con lui?” mi chiese, stranamente interessata.
Scossi la testa. “Sa come farsi perdonare” e le strizzai l’occhio. “Tu invece, che hai fatto con Siva sta notte?” strisciai i piedi per terra, dandogli una leggera spinta con la spalla sinistra.
Alla mia domanda Angel arrossì rovinosamente, voltandosi velocemente dalla parte opposta. “N-nulla” balbettò, torturandosi le mani.
“Oh avanti, non raccontarmi balle!”
“Giuro, non abbiamo fatto niente” fece lei, portandosi una mano al cuore e alzando l’altra per aria.
Storsi il labbro, perplessa. “Cioè hai passato una notte intera col ragazzo che ti piace e non hai fatto NIENTE?!”
“Beh…in realtà lui è stato molto dolce, pensa che ci siamo anche addormentati l’uno abbracciato all’altra…” cominciò, sorridendo dolcemente. “Però non è successo nulla, Siva è un ragazzo che ama fare le cose con calma”
“Ma allora gli piaci?” domandai, entusiasta.
Alzò le spalle. “Non lo so”
“Sta tranquilla, ci parlo io col lupacchiotto” e le rivolsi un occhiolino di complicità.
“Oh no no no no no, Alison, ti prego!” esclamò all’improvviso, congiungendo le mani. “Non mettermi in imb…” le tappai la bocca con la mano, spingendola sul divano, purché stesse in silenzio.
“Ti piace Siva?” le chiesi, puntandole contro un dito.
“Beh…”
“Vuoi che tra te e lui funzioni?”
“Ehm, in realtà…io…”
“E allora lascia fare a me” la interruppi, voltandole le spalle e dirigendomi verso l’uscita del soggiorno.
“Ma non mi hai neanche fatto rispondere!” replicò Angel, balzando in piedi.
“So già quello che vuoi, non era necessario che rispondessi alle mie domande” le feci l’occhiolino.
Un’improvvisa folata di vento scompigliò i miei capelli, facendomi istintivamente chiudere gli occhi: avvertì una presenza al mio fianco che dal calore che emanava capì essere di Nathan.
“Devi venire con me, Ali” mi disse, in un sussurro.
Non ebbi neanche il tempo di formulare una risposta o domanda che mi togliesse il dubbio di quelle sue parole così inaspettate, che mi ritrovai per strada, avvinghiata a mo’ di koala sulle sue spalle.
“Nath che succede?” chiesi, spaesata. Guardai alle mie spalle in cerca di mia cugina, che sicuramente era sola, in salotto, in cerca di una spiegazione alla nostra fuga inaspettata. Proprio come me.
Nath non parlò finché non raggiungemmo casa mia. Entrati nel vialetto mi lasciai cadere per terra mentre aspettavo una qualsiasi sua parola che potesse essere considerata come una risposta plausibile.
“Ho sentito i pensieri di tua madre e tuo padre, poco fa..” esordì, quasi spaventato.
“E allora?” feci io, sempre più perplessa.
Nath mi prese le mani e deglutì rumorosamente. “Alison…”
“Mi stai facendo spaventare, Nath”
Mi guardò dritto negli occhi e disse: “Alison, tuo padre è stato ferito…”
“Mio padre è stato ferito?!” urlai.
“Sssh! Ti prego non urlare” mi supplicò.
“Quando? Come? Chi è stato?!” cominciai a camminare nervosamente davanti l’uscio della porta d’ingresso.
“Alison, sta calma” tentò, invano.
“Stare calma? Cazzo Nath, mio padre è stato ferito e nessuno mi dice niente!” esclamai; gli occhi lucidi a causa delle lacrime.
“Ti sto chiedendo di non urlare perché potrebbe sentirti tuo fratello” e indicò con un cenno del capo la finestra, alla sinistra della porta. Mi ci affacciai lentamente e vidi mio fratello, Dustin, steso per terra che guardava i cartoni in Tv. “Lui non sa niente” continuò, avvicinandosi.
Presi un profondo respiro e strinsi forte la sua mano, in cerca di sicurezza. “Nath dimmi una cosa…” sussurrai. “Tu sai chi è stato, vero?” Abbassò lo sguardo, chiaramente in difficoltà. “E lo so anch’io. Dico bene?”
Il suo silenzio confermò che quello che temevo era vero. “Tyler…” bisbigliai, a denti stretti. Stava mettendo a dura prova la mia sopportazione; solo un altro passo falso da parte sua e avrei tentano di ucciderlo con le mie stesse mani. Con le mie mani da umana.
Bussai ripetutamente e ad aprirmi fu proprio il mio fratellino. “Alison!” squittì, imprigionandomi le gambe con le sue piccole braccia.
“Ehi, piccolino” gli accarezzai i morbidi capelli con la mano, scompigliandoglieli. Mi inginocchiai e gli domandai con tutta la tranquillità che riuscì ad accumulare: “Dustin dove sono mamma e papà?”
“Sono in camera. Papà non sta tanto bene” mi ripose, ingenuamente.
“Resti tu con lui?” sussurrai a Nathan.
Annuì. “Certo, vai pure”
Gli mimai un ‘grazie’ con le labbra e salì di corsa le scale, precipitandomi in camera dei miei genitori. Lo spettacolo che mi si parò davanti agli occhi fu terribile: mio padre era steso sul letto che gemeva lievemente; bianco come il latte, era scosso da forti brividi. Una piccola ferita sul polso destro perdeva ancora sangue. Mia madre era ai piedi del letto che lavava il pavimento ricoperto da una grossa e densa macchina rossa.
Lo scatto della serratura fece si che mia madre si voltasse nella mia direzione. “Tesoro, che ci fai qui? Non dovevi restare dai….”
“Mamma perché non mi hai detto niente?” la interruppi, sedendomi di fianco a mio padre e sfiorandogli la fronte.
“Alison non volevo che ti preoccupassi” si scusò lei, prima di scoppiare a piangere. “È stato John, il collega di tuo padre, a portarlo qui. Diceva che un animale lo avevo ferito e che aveva perso molto sangue. Non sono riuscita a fermare il flusso e ha continuato a perderne altro e poi…poi….” Nascose il volto tra le mani e iniziò a singhiozzare rumorosamente.
Io intanto ero rimasta come incantata alla vista dei due piccoli fori che mio padre portava sul suo polso. Erano identici a quelli che Nath aveva sul petto. A quel punto mi fu più che chiaro che era stato Tyler a ridurlo in quello stato pietoso.
Senza volerlo sfiorai la ferita e tutto intorno a me sembrò scomparire, dando spazio all’oscurità più profonda. Sentì il mio corpo paralizzarsi mentre nella mia mente cominciavano a prendere forma immagini non ancora ben definite: ero circondata da alberi, cespugli e rocce. Ma non riuscivo a capire in quale luogo mi trovassi; finché non scorsi tra le folte chiome di due alti alberi davanti a me il corso d’acqua di un fiume. E solo allora riconobbi il bosco di River Land.
Subito una voce roca e minacciosa echeggiò nella mia testa: “Ti aspetto nel bosco. E mi raccomando vieni da sola, se non vuoi che qualcun altro nella tua famiglia faccia la stessa fine del povero Jack”
Caddi per terra, tirando con me le lenzuola che coprivano il corpo tremante di mio padre. E solo quando riuscì ad aprire gli occhi riconobbi quella voce.
“Alison, tesoro, che ti succede?” mi chiese mia madre, allarmata.
“Niente mamma, tranquilla” mi rimisi in piedi col suo aiuto. “Ho avuto un mancamento, niente di grave” le sorrisi, per tranquillizzarla, anche se non funzionò. “Comunque è meglio che leghi ben stretto il polso di papà con un fazzoletto di stoffa. Nell’arco di qualche minuto dovrebbe arrestarsi il flusso del sangue” le consigliai, in verità con l’intento di rimanere sola in camera.
E infatti non appena mia madre oltrepassò la soglia della porta, chiudendosela alle spalle, lanciai un’ultima occhiata a mio padre, che finalmente si era addormentato, e mi preparai ad uscire dalla finestra. Dovevo raggiungere il bosco e dovevo stare attenta a non farmi vedere da nessuno, tantomeno da Nath che me lo avrebbe fortemente impedito.
 
Mi guardavo intorno, spaventata. Ma cercavo di reprimere la mia paura o Nathan avrebbe letto i miei pensieri e si sarebbe subito precipitato da me, con conseguenze disastrose.
Mi strofinavo nervosamente le mani e calciavo tutti i sassi che trovavo sulla mia strada. Ero terrorizzata all’idea di rivederlo dopo così tanto tempo, ma allo stesso tempo riuscivo ad avere quel poco di coraggio al pensiero che avrei avuto anche la possibilità di conficcargli un bel paletto di legno nel cuore. Anche se di umano in lui non c’era più nulla, è la sua gabbia toracica era ormai vuota.
Pensavo a troppe cose contemporaneamente quando la risata di qualcuno echeggiò alle mie spalle. Mi voltai velocemente e il mio sguardo venne catturato dalla sagoma di Tyler, tranquillamente seduto su un lungo e robusto ramo di un enorme albero poco distante da me.
“Ciao dolcezza” mi salutò. Il tono con il quale si rivolse a me fu così odioso che se solo avessi avuto la forza di un licantropo o di un vampiro stesso gli avrei staccato la testa senza pietà.
“Non chiamarmi dolcezza, non ne hai più il diritto!” sputai, disgustata.
“Uh uh, la gattina che tira fuori gli artigli” si fece beffe di me.
Con un agile salto lo vidi sparire dalla mia vista. Ma dove è andato?
Avvertì il suo gelido tocco sulla mia spalla. “Sono qui, alle tue spalle”
Mi allontanai di scatto da lui, rischiando di inciampare su un mucchio di rami secchi. “Tyler, cosa vuoi?”
Ridacchiò. “Hai paura, piccolina?”
“Io non ho paura dei vigliacchi come te! Che si nascondono per paura di essere sbranati dai licantropi!”
Quella mia frase sembrò farlo agitare, tanto che mi sbatté contro il tronco di una quercia, tenendomi ferma col braccio premuto contro la mia gola; proprio come quando mi aveva morsa.
“Non nominarli!” ruggì. “È colpa di quei bastardi se adesso sei diventata così!”
“Così come? Più coraggiosa? Meno ingenua?” lo provocai. “Hai paura che diventi una di loro? Temi che sia proprio io colei che ti ucciderà?”
Sorrise, beffardo. “Non lo faresti mai”
“Non tentarmi, Tyler”
“Non lo faresti per due semplici motivi: uno, il tuo Sykes non ti trasformerebbe mai; due: non ne avresti la forza. In fondo sono il tuo migliore amico”
“Hai smesso di essere il mio migliore amico nel momento in cui hai cercato di uccidermi”
Mi accarezzò una guancia, provocando una serie di brividi lungo le mie braccia e la schiena; non ero più abituata alla sua temperatura così fredda rispetto a quella dei ragazzi. “Tu provi rabbia solo perché mi hai perso, hai perso una delle persone più importanti della tua vita. Tu odi quello che sono diventato, odi il vampiro che è in me. Ma ci metterei la mano sul fuoco che tu vuoi ancora bene al tuo Tyler”
Il mio Tyler…Era come se la persona davanti a me, quella che mi stava rivolgendo la parola, non fosse più il Tyler che conoscevo. Sembrava come se tutto ciò che apparteneva al mio migliore amico fosse svanito nel nulla, lasciando spazio a questa raccapricciante creatura che godeva nel vedermi soffrire.
“È vero” affermai. “Tu non sei più quel ragazzo dolce, simpatico, che mi è stato accanto per tutti questi anni. Adesso sei solo uno sporco vampiro!” gli diedi uno spintone, ma non si mosse di un centimetro. Era come dare pugni contro il cemento. Il suo petto era duro e freddo come il cemento.
“Sai, mi piace di più la nuova Alison” ricominciò, sfiorandomi il labbro col pollice. “Sei più aggressiva, e riconosco il fatto che tu sia diventata più coraggiosa” si avvicinò talmente tanto che presto avvertì il suo gelido respiro sulle mie guance. Mi voltai.
“Guardami” mi ordinò.
“Non ho intenzione di guardare negli occhi un mostro!”
“Avanti, non sono così diverso dal tuo amato lupo” ridacchiò. “Guardami!” mi costrinse a voltarmi nella sua direzione. Trattenni a stento l’impulso di sputargli in faccia.
“Saresti una vampira perfetta, lo sai? Una bellissima e forte vampira temuta da tutti” mi bagnò il labbro inferiore con la lingua; quel suo gesto mi paralizzò. “Ti conosco fin troppo bene, Alison. So benissimo che non ti sei mai piaciuta. Io posso cambiare le cose, basta….chiedere” l’ultima parola venne sussurrata lievemente; la sua voce in quel preciso istante sembrò quasi melodiosa. In fondo, persino io sapevo che i vampiri, pur essendo degli orribili mostri, avevano il loro fascino.
Quel suo sussurro così piacevole sembrò mandarmi in tranche, a tal punto che neanche mi resi conto del riuscito tentativo di Tyler di baciarmi.
Sentivo le sue labbra, lisce e fredde come il ghiaccio, premere con prepotenza contro le mie. Tyler mi afferrò i polsi con forza, intrappolandomi contro l’albero alle mie spalle. Cercai di fare resistenza, respingendolo col corpo, ma lui era molto più forte di me.
Cominciai ad avere paura e non riuscì più a nasconderla. Alison, calmati, non avere paura! Non avere paura!, tentavo di autoconvincermi. Nathan non doveva scoprire dove fossi e soprattutto in compagnia di chi. Si sarebbe infuriato.
Feci l’ultimo tentativo nell’intento di allontanarlo da me e gli morsi il labbro più forte che potevo. E chissà per quale miracolo divino, la cosa funzionò. Tyler grugnì di dolore al mio gesto e mi liberò dalla sua presa.
Poggiai una mano sul cuore, che batteva insistentemente contro il mio petto, e alzai lo sguardo; rimasi sbalordita da quello che ero riuscita a fare: la bocca di Tyler era sporca di sangue. I miei denti avevano perforato la pelle di un vampiro.
Per un millesimo di secondo un sorriso increspò le mie labbra: ero stupefatta!
“Questo non dovevi farlo!” mi avvertì lui, rabbioso.
Allungò il braccio nella mia direzione, avvicinandosi lentamente. Ma subito qualcosa, o meglio qualcuno, lo scaraventò a chilometri di distanza.
“Nath!” esclamai io, sollevata di vederlo. Per un momento avevo temuto che Tyler mi avrebbe morsa.
Quest’ultimo corse via, non prima di aver ringhiato contro Nathan. Il suo voltò sfigurato dalla rabbia, era uno spettacolo terribile.
Nath si ricompose, ma non mi rivolse nemmeno uno sguardo. “Cosa avevi in mente, Alison?”
“Scusami Nath, io…”
“Scusami? Scusami?! Alison ti ha dato di volta il cervello, per caso? Per quale motivo sei venuta nel bosco? Per lo più senza dirmi niente! Che credevi, di poter tenermi all’oscuro di tutto?!” urlò, agitando per aria le braccia.
“Nath, ho avuto una visione nella quale Tyler mi dava appuntamento nel bosco e mi diceva di andarci da sola altrimenti avrebbe fatto del male alla mia famiglia! Cosa potevo fare?” mi difesi, io.
“Cazzo, ma avremmo trovato una soluzione insieme!”
“Ma…”
“Niente ma, Alison! Devi smetterla di fare sempre di testa tua!”
 
Hi girls!:3
Ragazze riuscirete mai a perdonarmi? T.T Questa volta credo di aver esagerato un tantino :/ E’ passato un mese e più dall’ultimo aggiornamento e mi dispiace sul serio di avervi fatto aspettare così tanto :c Spero che continuerete a seguire la mia storia, anche perché prometto di non pubblicare mai più un capitolo con così tanto ritardo! *mette una mano sul cuore*

Ore che dite, passiamo al capitolo? Beh la scena centrale di questo 11 capitolo è l’appuntamento nel bosco tra Alison e Tyler. Ecco che riappare quella ‘sanguisuga’ (come dicono quei cinque lupacchiotti) dopo tanto tempo dalla sua scomparsa…Vi era mancato? Non credo xD
Passando al fatto che Alison abbia deciso di addentrarsi in quest’avventura tutta sola, secondo voi ha fatto bene? O ha ragione Nath ad infuriarsi così tanto con lei? COMMENTATE SUUUU!

Ora, dopo secoli e secoli di attesa, vi lascio ai commenti e alle recensioni *-* Sempre se qualche anima pia mi ama ancora e decide di lasciare una piccola considerazione personale :’) (Accetto anche le critiche eh u.u)
Alla prossima settimana belle lettrici! Non vi farò aspettare molto per il 12 capitolo, anche perché la maggior parte è stata già scritta :3 E sarà proprio questo capitolo il regalo che io vi farò per farmi perdonare :P A VOI I FILM MENTALI LOL
Bacioni :*

Quella cattiva ragazza,
DrunkBunny

  
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