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Autore: Lily Liddell    03/04/2014    2 recensioni
Una raccolta di one shot che riguardano Effie.
Potranno trattare di ogni momento della sua vita: infanzia, adolescenza, età adulta.
Trovo che Effie Trinket sia uno dei personaggi più sottovalutati della serie; ho deciso quindi di dedicarle, nel mio piccolo, uno spazio tutto suo per poterla far crescere.
All'interno di questa raccolta potranno essere più o meno presenti, oltre ai personaggi conosciuti, una serie di personaggi originali. Volendole creare un background, non ho potuto evitare di crearle attorno una famiglia e qualche amico.
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Capitolo 3
Titolo: Aspettative Infrante.
Sintesi: Effie ha appena affrontato i suoi primi Giochi da accompagnatrice, le cose non sono andate come si era aspettata.
Parole: 1436
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La mia predecessora mi aveva raccontato storie, mi aveva detto come sarebbe stato… ma mi ero rifiutata di crederle, vorrei potermi scusare con lei.
In televisione lo avevo visto diverse volte, dopo i suoi Giochi. Anno dopo anno, la sua reputazione da ubriaco del 12 aveva continuato a crescere. Dal vivo, è decisamente peggio… non avevo considerato la puzza.
Non credo che mi abituerò mai all’odore di vomito e alcool.
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**Il capitolo 4 era già stato pubblicato come one-shot singola, ma ho deciso di spostarla in questa raccolta.**
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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ATTENZIONE SPOILER: Questa one shot è ambientata dopo gli avvenimenti del terzo libro, se non lo avete ancora letto e non volete spoiler, allora non leggete questa fanfiction.
Sintesi: Effie è in prigione assieme ad altri presunti ribelli, accusata di tradimento. Un giorno, durante la solita ora di rieducazione, la televisione comincia a trasmettere le esecuzioni di tutti gli stilisti e i preparatori. Tra i vari volti conosciuti da Effie, ce n’è uno che continuerà a perseguitarla nei sogni.

Potrebbe essere considerato il sequel di
questa one shot e l'antefatto della mia Post-Mockingjay: Petrichor, che potete trovare qui.

Era la mia migliore amica.
Non riesco a formulare altri pensieri nella mia mente, non sono sicura di poterne più essere in grado.
All’inizio non l’avevo riconosciuta, era gonfia e livida; ho capito chi era solo quando Snow ha pronunciato il suo nome.
Un attimo prima di dare l’ordine ai fucili di sparare.
Mi avevano fatta sedere davanti a tutti, in prima fila, non avevo compreso il motivo fino a quel momento. Non ricordo nient’altro dopo, devo aver perso i sensi.
Ricordo di essermi svegliata nella mia cella, prima dell’interrogatorio, dove mi hanno fatto rivedere la scena centinaia di volte, ripetuta all’infinito dopo ogni risposta non data.
Continuano a chiedermi di Katniss, di Haymitch, dei ribelli… non ho le risposte che cercano.
Sembrava così coraggiosa. Fino alla fine, fino all’attimo in cui il suo corpo ha toccato terra, è sempre restata a testa alta. Non so se era davvero colpevole di tutte le cose pronunciate da Snow, non so se faceva veramente parte dei ribelli. So che lei, così come Haymitch e Cinna, mi teneva nascoste delle cose.
Cinna. Non l’ho ancora visto fra le persone giustiziate. A dire il vero, sembra che stiano seguendo un ordine.
Prima le signore.
Non ho notizie di nessuno, so solo che ancora non hanno arrestato né Haymitch, né Katniss. Una volta o due ho visto Peeta in televisione e sembrava stare bene, non ricordo cosa diceva. La mia mente comincia a vacillare, la memoria ogni tanto mi abbandona.
Credo di non essere qui da molto, ma non riesco a dirlo con precisione. Non conosco né il giorno, né l’ora. Ormai queste cose non sono più importanti.
All’inizio era terribile, non avere il minimo controllo sull’orario… ora la giornata la scandisco con altre cose.
Rieducazione, interrogatorio, pasto, ora in cortile, rieducazione, interrogatorio, divertimento dei Pacificatori.
Durante la rieducazione ci fanno vedere le esecuzioni in diretta, oppure sono solo video, ripetuti più volte, con la stessa voce di sottofondo che accompagna ogni registrazione.
Gli interrogatori possono durare ore, dipende da quanto sei collaborativo e da quanto loro sono di buon umore. Se non sono di buon umore, mi dicono cose orribili.
Mi hanno lasciata indietro, non si fidavano di me, sono solo una pedina dimenticata, i miei amici sono morti, Haymitch è morto. So che lo fanno solo per intimidirmi, per non darmi più motivo di tenere per me le mie informazioni.
Non posso non pensare che, anche se solo in parte, quello che mi dicono è vero.
Non si fidavano di me, mi hanno lasciata indietro. Non solo Haymitch, ma tutta quella che consideravo essere la mia squadra. Sono stata una stupida a pensare che loro potessero considerarmi un
amica.
Ci costringono a mangiare una volta al giorno, per tenerci in vita finché possiamo essere utili, ogni tanto mangiamo in una grande mensa. Con un Pacificatore ogni due persone, ma la maggior parte delle volte il cibo mi viene dato attraverso una fessura della porta della cella.
La sera, poi, vengono a farmi visita. Devo piacergli molto perché vengono praticamente ogni giorno. All’inizio cercavo di ribellarmi, gridavo, scalciavo, tiravo pugni e mordevo. Allora loro hanno cominciato a legarmi e ad imbavagliarmi. Quando ho capito che più mi dimenavo, più si divertivano, ho cominciato a subire in silenzio. Aspettando che finissero, per poi lasciarmi in pace.
La mia speranza è che un giorno si annoino della mia passività, ma fino ad ora quel giorno non è ancora arrivato.
Quando sento qualcosa muoversi accanto a me, sollevo lo sguardo e improvvisamente la realtà mi crolla addosso. Non sono più nel mio mondo, persa nei miei pensieri. Sono in cortile, non so da quanto.
Le mura di cemento circondano tutto, non riesco a vedere oltre. Non immaginavo nemmeno che nella Capitale potesse esserci un posto così freddo, buio e grigio.
Qui non hanno problemi a controllarci, come in mensa. Non riesco a vederli, ma so che ci sono cecchini pronti a sparare al minimo segnale di allerta. I Pacificatori che ci controllano sono molto meno rispetto al numero dei prigionieri presenti qui.
Sono seduta su una panchina di metallo, accanto a me si siede qualcuno ma non mi volto nemmeno a vedere di chi si tratta.
“Un tocco di classe metterti in prima fila.” La mia mente elabora la frase con qualche istante di ritardo, poi mi volto verso la persona che mi sta parlando.
È una ragazza, guarda dritto davanti a sé con un sorriso amaro sulle labbra, i capelli sono tagliati corti. Ci metto un attimo a riconoscere Johanna Mason, del Distretto 7.
Non è la prima volta che la vedo, ma non mi aveva mai rivolto la parola prima d’ora; non capisco cosa sia cambiato.
“Ho visto la mia stilista un paio di giorni fa, durante la rieducazione. La detestavo, era un’idiota. Però non aveva fatto male a nessuno, tranne che al buon gusto, forse.” Continua a parlare, anche se io non le ho risposto.
So che è scortese restare in silenzio quando qualcuno si rivolge a te, ma non so cosa dirle e non ho ancora capito perché fra tutti è da me che sia venuta.
Più di una volta, soprattutto qui in cortile, l’ho vista parlare con Annie. Ora però, facendo correre lo sguardo sulla massa di volti sconosciuti, non riesco ad individuarla.
Mi volto nuovamente a guardarla, mi soffermo ad osservare l’attaccatura dei capelli. Attorno alle tempie ci sono dei segni circolari e rossi, penso siano lividi, poi mi accorgo che sono bruciature.
Johanna, continuando a fissare davanti a sé, riprende a parlare. “Se ti piacciono i miei capelli potresti chiedere a qualcuno di farti lo stesso taglio.” Nella sua voce non c’è risentimento, non credo. Più parla, più mi sembra irreale quello che sta accadendo. “Mi piaceva, era geniale.”
Quando si volta deve notare il mio sguardo confuso, perché corruga la fronte.
“Cinna.” Si affretta a spiegare, e poi distoglie di nuovo gli occhi.
Non so come, ma ritrovo la forza di parlare. “Non è ancora morto. Forse non lo giustizieranno.” Voglio credere in quello che dico, ma la risata di Johanna fa più male di quanto mi aspettassi.
“Oggi la tua amica, domani Cinna. È solo questione di tempo, prima o poi toccherà anche a noi.” In un certo senso lo so, sono qui solo perché credono che possa essere utile, ma quando si accorgeranno che veramente non so nulla, quanto ci metteranno prima di decidere di fucilare anche me? “Loro sono solo stati più fortunati.”
Questa volta le sue parole mi colpiscono, come fa a parlare in questo modo e a restare così calma? “In che modo?”
Resta in silenzio per un po’ di tempo, prima di rispondere, sempre con lo stesso sorriso sulle labbra che non raggiunge gli occhi. “Ultimamente sto dormendo un po’ troppo e hanno deciso di svegliarmi dandomi una piccola scossa.”
Ci metto un po’ a capire quello che sta dicendo, non hanno mai fatto nulla del genere a me. Mi chiedo se un giorno decideranno di farlo…
Johanna continua, chinando la testa e cominciando a guardarsi la punta dei piedi. “Tu non hai segni visibili di tortura, quindi immagino che abbiano trovato un altro modo per divertirsi con te, no?”
Adesso sono io a distogliere lo sguardo, però annuisco, senza sapere se mi ha vista o meno.
Non sono mai gli stessi, almeno credo. Spesso sono in più persone. Hanno i volti coperti dai loro caschi. Solo qualcuno arriva a volto scoperto, uno di loro in particolare, non so il suo nome, ma è quello che viene più spesso. Ha gli occhi verdi e un profumo nauseabondo.
Prima di parlare di nuovo, Johanna aspetta diversi minuti, durante i quali io ho continuato a fissare il muro di cemento. “Ti ha veramente raccontato qualcosa?”
Non devo chiedere di chi sta parlando per sapere che si riferisce ad Haymitch. Continuo a non guardarla ma questa volta scuoto la testa. Comincio a pensare che invece lei sappia più di quanto voglia far credere.
Improvvisamente vorrei cominciare a parlare, ma due Pacificatori ci spintonano con i fucili, chiedendoci di che stiamo parlando.
Johanna si stringe nelle spalle e sorride ad entrambi. “Cose da ragazze.” Risponde, prima di ricevere un altro colpo con la canna del fucile. Uno dei due Pacificatori la costringe ad alzarsi.
Per tre giorni non riesco a identificarla nella folla, il quarto giorno mi raggiunge di nuovo sulla mia panchina ma non mi rivolge la parola e io resto in silenzio.
I giorni continuano a passare e noi cominciamo a parlare, non hanno molto senso le nostre conversazioni esattamente come non hanno senso i giorni che trascorrono. Spesso è lei che racconta aneddoti bizzarri, apparentemente insignificanti, come se non si trovasse rinchiusa in una prigione.
Mi dice che parla con me perché al momento sembro essere l’unica a cui è rimasto un briciolo di sanità mentale con cui valga la pena parlare. Un giorno, durante una delle chiacchierate, esce fuori che più volte, nei suoi deliri ubriachi, Haymitch le ha parlato di me.
“La maggior parte delle volte si lamenta.” Dice. “Ma quando ci dà giù di brutto allora comincia a dire un sacco di cose…” Sembra che la cosa la diverta moltissimo. “Non lo capisco proprio.”
A quello che dice, la cosa che non capisce è come lui possa essersi innamorato di una che ‘grida Capitol City da tutti i pori’, ma non le credo, perché se fosse vero non mi avrebbe lasciata indietro.
Ogni tanto a noi due si aggiunge anche Annie, quando riesce a capire dove si trova.
Passano altri giorni, non so nemmeno quanti, l’esecuzione di Cinna non viene mostrata alla rieducazione, ma so che è morto perché una volta, durante un interrogatorio, mi mostrano delle foto terrificanti del suo corpo, quasi irriconoscibile.
Non posso sapere a quando risalgono…
I preparatori di Peeta sono stati giustiziati poco dopo Portia, ma non ho ancora visto Octavia, Flavius e Venia. Non spero nemmeno che stiano bene, come ha detto Johanna la prima volta che abbiamo parlato: è solo una questione di tempo.
Mi chiedo quando toccherà a me.
Una sera, il Pacificatore dagli occhi verdi è particolarmente frustrato e aggressivo. Quando la porta della mia cella si richiude alle sue spalle e io resto inerme, stesa a terra, ripenso a Portia e a Cinna e comincio a credere che Johanna avesse ragione anche su un’altra cosa: forse loro sono stati più fortunati.

A/N: Mi sento molto allegra stasera, si vede? Comunque, mi ha sempre affascinato l’idea di un’amicizia Effie/Johanna e anche Effie/Enobaria, ad essere sincera. Magari in futuro scriverò anche qualcosa su loro due.
Volevo ringraziare di cuore le persone che hanno commentato il capitolo, mi fa piacere che abbiate apprezzato la mia idea di dedicare un po’ di spazio in più ad Effie. Presto aggiornerò la raccolta Hayffie con qualcosa di molto più leggero e divertente, promesso!
Nel frattempo, grazie per aver letto e fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima,


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Lily
   
 
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