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Autore: lena30    04/04/2014    4 recensioni
Il vero amore può sconfiggere la morte perchè è capace di sopravviverle ... perciò l'amore conta ... come nella omonima canzone .... E' la storia di Gabriel e Claudia forse narrata con una maggiore attenzione ai loro pensieri, alle loro emozioni alla loro essenza ... spero di riuscirci ... siate clementi ... è la mia prima storia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Munari, Gabriel Antinori
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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II
E così la sera dopo si era ritrovato a confrontarsi con lei sugli ultimi avvenimenti che erano accaduti al collegio ed insieme a lei aveva scoperto di possedere quel terribile potere quando un forza viscerale aveva preso possesso del suo corpo alla vista del corpo esanime di Agata e la aveva riportata “indietro”. Era svenuto allora, erano le prime manifestazioni del suo potere ritrovato e non era ancora in grado di controllarlo, aveva perso sangue e, mentre cadeva vittima del coma, aveva sentito la sua voce richiamarlo disperata, sotto il battito di una pioggia incessante che, alla fine, si era confusa con le lacrime di lei.
Avrebbe avuto tanta voglia di seguire il richiamo della sua voce che lo chiamava alla vita ma si sentiva esausto, sfinito, dopo le energie spese per riportare Agata alla vita, non sentiva più nessuna forza dentro di sé e si era lasciato inghiottire dal buio.
Claudia era sconvolta, non riusciva a capire cosa fosse davvero successo, aveva tentato di rianimare Agata, mentre Gabriel riemergeva dal pozzo in cui la ragazza si era gettata nel tentativo di togliersi la vita per sopprimere il senso di colpa che l’attanagliava, ma niente: la ragazza non respirava più e non dava alcun segno di vita,  poi, all’improvviso, Gabriel aveva stretto la mano di Agata; Claudia l’aveva visto cadere in una sorta di trance mentre alzava il capo rivolto verso il cielo e cominciava a perdere sangue dal naso e dalle tempie, lo aveva sentito lanciare un urlo lancinante come se fosse preda di un dolore insostenibile, poi, all’improvviso si era afflosciato su se stesso, aveva perso i sensi ed era caduto a terra svenuto, mentre Agata ricominciava a respirare.
Lo aveva chiamato disperata, consapevole solo del fatto che lui fortunatamente era ancora vivo perché sentiva i suoi respiri affannosi farsi strada faticosamente ed annaspare alla ricerca di aria.
Poi non aveva capito più niente, la corsa in ospedale, gli inutili tentativi di rianimarlo, alla fine lo avevano attaccato all’ossigeno per attenuare l’insufficienza respiratoria, tenendolo costantemente monitorato; poi era comparso quel medico che l’aveva chiamata per nome nonostante lei non l’avesse mai visto in vita sua. Le aveva detto che la situazione si era stabilizzata e l’aveva invitata ad andare via per lasciare Gabriel tranquillo; lei aveva tentato di rimanere rifiutando, in maniera cortese ma ferma, l’invito del medico fino a quando poi era comparso lo zio di Gabriel, il monsignore, e non aveva potuto più restare. L’avevano educatamente cacciata via, quando avrebbe tanto voluto rimanere ad aspettare che si svegliasse, che la guardasse di nuovo con quegli occhi che sembravano sempre penetrare a fondo nella sua anima. Voleva restare lì e non lasciarsi distrarre dal resto del mondo intorno a sé che continuava inutilmente a girare sul suo asse, non trovava posto per il resto adesso.
E così il giorno dopo era tornata in ospedale decisa a rimanere ma la stanza era deserta, Gabriel non c’era più, era solo riuscita a sapere che era stato trasferito ma non dove si trovasse e nemmeno il nome del “medico personale” della famiglia Antinori, come lo aveva definito l’infermiera che aveva trovato a riordinare la stanza.
E così si era fiondata su Internet alla disperata ricerca di notizie e fortunatamente aveva saputo del Dott. Gaslini e della sua struttura ospedaliera dove era convinta che Gabriel si trovasse in quel momento, aveva anche scoperto altro su di lui, la storia del suicidio del padre la aveva lasciata interdetta e sconvolta, lui non le aveva raccontato niente, le aveva solo detto che i suoi genitori erano morti quando era piccolo e che lui era stato cresciuto dallo zio.
Si era appostata davanti all’ospedale, decisa ad attendere fino a quando fosse stato necessario o meglio fino a quando non l’avesse visto uscire di lì, ed il suo desiderio si era avverato. Lui non l’aveva vista, con il cuore in gola lo aveva chiamato, presa dalla necessità impellente di guardarlo, di toccarlo per assicurarsi che stesse bene, di sentire la sua voce, di capire che non aveva riportato nessuna conseguenza da tutto quello che era successo.
Lui si era girato e l’aveva guardata sorpreso e sorridente, evidentemente contento di vederla; lei aveva solo avuto il tempo di confessargli che non aveva ben capito cosa fosse successo, lui l’aveva rassicurata dicendole che stava bene, poi era stato risucchiato dai suoi stramaledetti impegni nei confronti di quella onnipresente Congregazione.
Il turbinio degli avvenimenti poi aveva preso il sopravvento ma con la certezza di un’unica meravigliosa costante: erano sempre più spesso insieme e sembrava quasi che l’uno non potesse più fare a meno dell’altra; si nascondevano dietro i rispettivi impegni professionali per trovare occasioni e motivi di incontro, scoprendosi sempre più complementari e stranamente complici. Lui era sempre più affascinato dal contrasto tra il suo aspetto esteriore, raffinato, elegante, fine ed estremamente gradevole e la sua indole un po’ da maschiaccio, forte, pratica, razionale, ed osservava divertito i suoi modi un pò ortodossi e spesso per niente femminili.
Lei era convinta che non si trattasse solo della sua propensione alla fascinazione per il proibito come più volte le aveva rimproverato Teresa; semplicemente lui le piaceva, le piaceva il modo in cui la guardava, i suoi rari sorrisi, la sua tenerezza, il mistero che si nascondeva nel suo passato che rendeva misterioso e terribilmente affascinante anche lui.
Poi, però era successo qualcosa, si erano trovati ad affrontare una situazione rischiosa quando avevano aiutato Stefano  e lui, sopraffatto dal senso di colpa e tormentato dalla preoccupazione che potesse succederle qualcosa a causa sua e dei fantasmi che popolavano il suo misterioso passato, che si erano fatti vivi anche nella realtà del presente, aveva deciso di allontanarsi da lei.
Claudia si era sentita quasi morire quando aveva sentito quelle parole inaspettate, “per un po’ è meglio se non ci vediamo”. Lei voleva solo aiutarlo a recuperare i suoi ricordi per evitare che rimanesse imprigionato nelle maglie inestricabili del suo oscuro passato ma lui era stato irremovibile: doveva affrontarlo da solo perché non poteva sopportare l’idea che le succedesse qualcosa.
Ricordava ancora l’angoscia che aveva provato quando quel suo paziente aveva preso in ostaggio i passeggeri del battello e Claudia era lì mentre l’imbarcazione si avvicinava sempre più velocemente verso le rapide; la corsa disperata contro il tempo, la paura che potesse succederle qualcosa, il senso di colpa perché era stato lui, su richiesta di Munster, a cambiare il corso degli eventi, a salvare quella bambina e a far sì che quell’uomo potesse continuare il suo percorso di autodistruzione, coinvolgendo altre persone e soprattutto lei; non riusciva a smettere di pensarci: il destino aveva voluto vendicarsi di lui così come tanto tempo prima si era vendicato di Munster, togliendogli il bene più caro, sua figlia; adesso toccava a lui, la nemesi stava per abbattersi su di lui, cercando di colpire ciò che, in maniera così rapida e sorprendente, era diventato quello che di più prezioso aveva al mondo.
Ricordava il senso di sollievo che aveva provato quando tutto era finito; lei, come al solito, lo aveva rimproverato per il suo fatalismo; da razionale ed intransigente qual era, non poteva che essere una convinta sostenitrice del libero arbitrio; “tutto può essere cambiato” gli aveva detto, ma lui, in cuor suo, era rimasto talmente colpito da tutto quello che era accaduto, che le aveva fatto una silenziosa promessa: l’avrebbe protetta e mai più, per colpa sua, avrebbe dovuto rischiare o trovarsi in situazioni di pericolo: meglio saperla lontana ma viva.
  
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