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Autore: Shetani Bonaparte    06/04/2014    1 recensioni
Data pensava di poter relazionarsi facilmente con il suo attuale interlocutore; invece l’Ambasciatore vulcaniano Spock non era affatto emotivo come gli umani, era peggio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Data, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Questo Legame non può cambiare'
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~~Allora… ciao.
Questa storiella fa parte della mia serie “Questo Legame non può cambiare” ma, come noterete, è incentrata su Data – quindi non aspettatevi riflessioni emotive di alcun tipo. Spero vi piaccia.
Un bacione,
Shetani.

 

Data pensava di poter relazionarsi facilmente con il suo attuale interlocutore; invece l’Ambasciatore vulcaniano Spock non era affatto emotivo come gli umani, era peggio.
Osservò i suoi sintomi e sì, la Sindrome di Bendii era lì, appena accennata ma c’era.
L’androide lo guardava e l’Ambasciatore era alla sua destra, si girò a sinistra e constatò che il Primo Ufficiale Spock era decisamente più rigido nella postura e il suo sguardo non era caloroso come quello del vecchio ma freddo e calcolatore. Sì, il giovane Spock rientrava meglio tra le sue corde.
Se fosse stato umano, Data si sarebbe sentito a disagio mentre il turbo ascensore li scortava in plancia: non sapeva se le sue notizie fossero veritiere o meno, ma gli eran giunte voci che l’Ambasciatore avesse avuto una relazione platonica amorosa con il James T. Kirk del proprio universo e che la sera prima il Kirk di questo universo avesse baciato il proprio Primo Ufficiale. Era curioso di sapere la verità, certo, ma era stato informato che certe cose così intime non vanno domandate – ed era stato informato mentre, in Francia, osservava una giovane coppia che prendeva in braccio il loro secondogenito appena nato di nome Jean-Luc Picard, qualche mese prima.
I suoi occhi giallastri osservarono la plancia che si svelava dinanzi a lui mentre le porte del turbo ascensore si aprivano lateralmente ed esitò un istante per esaminare il luogo. Nel frattempo poté anche osservare come i due Spock si fossero affiancati al Capitano, il più vecchio a destra e l’altro alla sinistra della poltrona.
“Sempre più curioso” pensò.
Già, provava una sorta di curiosità, lo aveva sempre fatto, ma nulla di più. Avrebbe potuto trovare la cura per il cancro rigelliano o per lo Scisma di Tlokan (una terribile malattia mentale vulcaniana causata dalla repressione di memorie traumatiche) e non avrebbe provato la minima soddisfazione. Ora che ci pensava, se il suo creatore non fosse deceduto durante l’attacco di Khan ad una sala del Consiglio della Flotta, l’anno prima, esso gli avrebbe dato un chip emotivo. Un umano si sarebbe sentito… incompleto, forse?
Si posizionò su una sedia affiancata a quella del giovane Spock alla postazione scientifica e guardò il Capitano. Se interpretava bene il suo agitar le mani e il suo spettinarsi convulsamente i capelli, allora poteva dedurre che fosse nervoso. O imbarazzato, se le voci che aveva sentito eran giuste.
Mentre i due vulcaniani rimanevano accanto a Kirk, decise di esplorare l’archivio scientifico dell’Enterprise.

“Signore, le consiglierei del riposo, la vedo affaticato. Vuole che la accompagni dal dottor McCoy?”
“No, figliolo, sto bene. È solo l’età”
“Ma, signore, io non sono suo figlio, come mai mi ha chiamato come tale?”
“Questo è un comune modo di dire umano”
Data inclinò appena il capo verso destra mentre accompagnava l’Ambasciatore – di cui doveva prendersi cura – al proprio alloggio.
“Non è troppo illogico per lei?”
“No, signor Data, mi ci sono abituato agli umani”
Tacquero, poi videro, in lontananza, un trafelato Jim Kirk trascinare nel proprio alloggio uno Spock tanto palesemente scioccato quanto confuso.
L’androide incrociò lo sguardo dell’Ambasciatore e lo vide sorridere.

Data non era sicuro di cosa stesse succedendo.
L’Ambasciatore Spock sorrideva da un po’ – da 30.04 minuti, per la precisione –, un paio di volte aveva mormorato la parola “t’hy’la” e non ne comprendeva il motivo. Ma non fece domande, dato che il vulcaniano stava meditando.
Uscì dall’alloggio dell’Ambasciatore e si diresse verso l’Infermeria, intendendo osservare le ricerche del dottor McCoy, quando per poco non calpestò una pallina di pelo marroncina/rossastra.
Subito pensò ad un tribbolo, ma la morfologia dell’animale lo fece identificare come un gattino di poco più di un mese.
‘Come ci è arrivato qui?’ si chiese l’androide. Dedusse che doveva esserci arrivato circa 3.06 ore prima, quando l’Enterprise era atterrata in una base stellare per rifornimenti che pullulava di gatti.
Lo prese con delicatezza tra le mani. Era freddo e, forse, affamato.
Fece la cosa più logica e ritornò nell’alloggio che condivideva con il vecchio vulcaniano, lo avvolse in un panno e lo nutrì. Il piccino si addormentò dopo poco, accoccolato sul suo petto.
Data aveva deciso di tenerselo: gli umani avevano animali domestici e lui voleva essere più umano possibile. Non sapendo che nome dargli, ne cercò uno nella propria banca dati all’interno del suo cervello positronico. Dopo 4.01 secondi carezzò la testina del gattino.
‘’Spero che il latte fosse di una qualità di tuo gradimento, Spot” mormorò.

“Ambasciatore, temo di non capire”
“Spock, non fare il finto tonto con me”
“Se posso permettermi, signori…” s’intromise Data, “… questo universo tangente è differente sotto molti aspetti da quello d’origine dell’Ambasciatore ma si possono notare enormi affinità. Detto ciò, non vedo perché la sua relazione con il Capitano Kirk, signor Spock, debba essere un motivo negativo di differenza”
Il giovane trattenne a stento uno sguardo truce nei confronti dell’androide e disse: “L’Ambasciatore e il suo Capitano non hanno mai dato inizio ad una relazione emotiva…”
“Questo perché ne aveva paura e nessuno poteva aiutarlo e consigliarlo” lo interruppe Data. “Mentre lei si sta comportando illogicamente: l’Ambasciatore le sta offrendo la sua esperienza da cui trarre beneficio, oramai il Legame sta nascendo, come ha detto lei stesso, e saprebbe gestire un rapporto emotivo realmente sentito con efficacia, in modo che non intralci la sua vita lavorativa”
Il Primo Ufficiale strinse le labbra e, poco prima di uscire dalla Sala Ricreativa 4, disse: “Mentirei se dicessi che non ha ragione, signor Data. E la ringrazio per avermi ricordato che mentire agli altri è illogico quanto mentire a se stessi”
Una volta che il giovane fu uscito, il vecchio poggiò una mano sulla spalla dell’androide in segno di ringraziamento.
Data lo osservò sorridere ancora e si chiese nuovamente il perché quel sorriso avesse un che di triste.
“Ambasciatore… cosa si prova ad amare?”
“Lo capirai a tuo tempo”
“Non ho un chip emotivo”
“Ne hai uno, da qualche parte. Lo devi solo trovare prima di tuo fratello. Comunque… è bello e struggente”
Detto ciò, anche l’Ambasciatore se ne andò.

  
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