Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    06/04/2014    2 recensioni
Il telefono era già al terzo squillo, e Shu non riusciva a trovarlo. Eppure l'aveva poggiato da qualche parte quando aveva cominciato a preparare la valigia. Cominciò a sparpagliare qua e là i panni che aveva messo sul letto, senza successo.
- Fa' che sia Shin, ti prego. -
Finalmente lo trovò, incastrato tra il cuscino e il portafoglio.
Quando sullo schermo vide lampeggiare “Sayoko”, la serie di brutti pensieri che lo perseguitava da tre giorni raggiunse il culmine.
Fanfic ambientata nello stesso universo di "Ancora una volta", si svolge alcuni mesi più tardi. Inizialmente avevo pensato di lasciarle più indipendenti l'una dall'altra, ma alla fine ho messo diversi riferimenti a ciò che era accaduto nelle precedenti, quindi vi consiglio caldamente di leggerle nel giusto ordine cronologico. XD
Avvertimenti: morte di un personaggio secondario.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Perfetto. Tornerò in centrale quando esco dall'ospedale, sarò lì tra un'ora o due al massimo.”
“Troverai tutto sulla scrivania, promesso.”
“Grazie. Lo so che è molto tardi, se non si trattasse di un rapimento...”
“Tranquillo. Troverò tutto quello che c'è su questo Kimura.”
“Solo un'ultima cosa. Puoi spedirmi sul cellulare una sua foto? Vorrei mostrarla ai miei testimoni.”
“Sarà fatto, Capitan Scotch.”
“E piantala...”
Nishimura rimase un attimo a fissare lo schermo del cellulare che si spegneva, mentre l'auto correva a velocità sostenuta lungo il tratto di sopraelevata, quasi completamente sgombro da altri viaggiatori. Il vice ispettore Fujita era un'ottima collega. Affidabile, veloce, intuitiva. Forse si prendeva con lui qualche confidenza in più di quello che avrebbe dovuto, ma non passava mai il segno.
All'improvviso qualcosa di grosso e chiaro attraversò la coda del suo occhio, giusto un attimo prima che i freni dell'auto cominciassero a stridere violentemente. Si aggrappò allo sportello mentre la macchina scodava senza controllo, per poi cominciare a sbandare sul fianco e compiere un mezzo testa coda.
Si fermò nel mezzo della carreggiata opposta, il fanale posteriore pericolosamente vicino al guardrail.
Solo in quel momento il motore si spense, facendo compiere un ultimo piccolo balzo alla vettura.
“Agente Sasaki, ma che cavolo...” Sbottò Nishimura, il cuore che pompava piuttosto irregolare.
Il ragazzo non riuscì ad articolare una parola. Si limitò ad alzare una mano tremante ed indicare la grossa figura bianca che era ferma di fronte a loro, proprio nel mezzo della strada.
“E quella che cazzo è?” Farfugliò Nishimura, mentre fissava la tigre bianca – l'enorme tigre bianca – che si stagliava immobile nel blu scuro della notte. Nonostante dentro l'auto fosse buio e ci fosse il riflesso del vetro a separarli, sembrava proprio che lo stesse fissando negli occhi.

 

Omezo era nervoso. Decisamente nervoso. E faticava ad ammetterlo anche solo con sé stesso, ma stavolta aveva la forte sensazione di aver fatto il passo più lungo della gamba. No, non era l'espressione adatta: stavolta era abbastanza sicuro di aver fatto un'immane cazzata.
Gettò uno sguardo verso il fondo del capannone, dove tre figure rimanevano immobili a terra. Per l'ennesima volta tornò con la mente alla notte in cui tutta quella storia era cominciata. Si trovava proprio lì, in quell'edificio. C'era andato per smerciare ad un ricettatore un po' di cose rubate. Era fuori dal suo solito territorio ma la sua posizione era talmente in svantaggio, rispetto a quella del compratore, che era stato costretto a spostarsi e attraversare mezza Tokyo col furgone pieno di roba pericolosa: l'altro aveva messo subito in chiaro che non si sarebbe mosso.
Il ricettatore e i suoi uomini se ne erano appena andati e lui guardava e riguardava i quattro soldi che era riuscito a fare anche quella volta, maledicendo la sua solita sfortuna.
Era frustrato. Sapeva di essere un poveraccio fin da prima di nascere. Un povero nessuno figlio di due nessuno, che il crimine l'aveva nel destino, prima ancora che nel sangue. E all'età di quasi quarant'anni, continuava ad arrancare come un poveraccio.
Il problema era che nella sua zona era molto forte la presenza della Yakuza. E lo era in qualsiasi altra zona in cui avrebbe potuto rintanarsi uno come lui. E siccome era troppo ambizioso e orgoglioso per mettersi al loro servizio, ma troppo poco forte per riuscire a ritagliarsi un posto al sole, aveva finito col diventare uno che raccoglieva le briciole da sotto al tavolo degli altri, senza riuscire mai a farsele bastare.
Aveva quattro o cinque randagi che facevano capo a lui. Andavano e venivano, sempre pronti a passare sotto a qualcuno un po' meno sfigato. Nel suo magro giro d'affari aveva tentato la vie delle droghe, ma la roba seria era appannaggio della Yakuza. Si era dovuto limitare a poche quantità di metanfetamine e altre pasticche, spacciate fuori dei locali da quei due imbecilli di Iwao e Dayu. E doveva anche sopportare che ogni volta facessero uso personale di una fetta di quello che avrebbero dovuto vendere, il tutto a sue spese.
Poi c'era Shino, che lavorava all'interporto, e ogni tanto riusciva a far sparire un po' della merce che veniva scaricata dai camion. Omezo si occupava di rivenderla, e poi facevano a metà. A volte arrivava con roba invendibile, e ogni volta questionava sul prezzo. Che trovasse da solo qualcuno a cui darla via, razza di ingrato!
Per non parlare di quel Gaijin di merda di Josh. Ogni volta tornava fuori con quell'idea di taglieggiare i negozianti della zona, come se non riuscisse a capire che, se ci avessero provato, sarebbe stato uguale ad entrare in un campo minato e mettersi a ballare con gli zoccoli di legno.
Stava passando in rassegna uno per uno gli inutili elementi della sua presunta banda, quando era successo qualcosa che per poco non gliela aveva fatta fare direttamente nelle mutande.
Era comparsa una creatura enorme, decisamente mostruosa. Era spuntata fuori da sottoterra, e Omezo aveva pensato che sarebbe morto stecchito, per quello che gli avrebbe fatto o anche solo per lo spavento.
E invece il mostro aveva parlato, e gli aveva fatto una proposta. Doveva trovare delle persone, rapirle per lui. Gli avrebbe mostrato i loro volti, e lo avrebbe messo sulle loro tracce. In cambio gli avrebbe dato la forza che gli era sempre mancata per riuscire finalmente ad emergere dalla mediocrità della sua vita inutile. Gli avrebbe dato potere. Ed era stato chiaro: doveva portarglieli lì, esattamente in quel capannone.
E Omezo era talmente frustrato, talmente assetato di rivalsa che aveva accettato senza fermarsi a pensare a rischi e conseguenze.
E invece stava andando tutto storto. La madre di uno di quei tizi era morta, e gli altri si erano mossi proprio il giorno in cui avevano deciso di rapirli. Due erano riusciti lo stesso a prenderli, anche se avevano dovuto rincorrere quel dannato Sanada fino a Kofu.
Il cinese era sparito addirittura la sera prima, e nessuno dei suoi uomini aveva avuto il coraggio di andare ad Hagi ed irrompere in una casa in cui c'era un morto. Inutili superstiziosi!
Per fortuna erano riusciti a catturare Hashiba, ma gli altri due erano letteralmente spariti, e con loro anche le famiglie.
E adesso erano iniziate anche le cose inspiegabili, come quelle luci che sembrava nascessero dal cranio dei suoi prigionieri per lampeggiare sulle loro fronti come lampadine dentro ad un giocattolo. E gli spasmi in cui si erano contorti, senza che nessuno gli avesse fatto nulla.
Per cercare di recuperare un po' di vantaggio, Omezo aveva fatto portar via la donna e il bambino: li aveva fatti spostare da Shino e dal suo amico macina-sigarette, ed ora li tenevano insieme ai vecchi.
Ma comunque non andava bene, perchè Iwao e Dayu erano spariti da diverso tempo, e nel quartiere aveva sentito suonare diverse volte le sirene della polizia e dell'ambulanza. Decisamente troppe volte, per i suoi gusti. Se non altro, se adesso fosse spuntato fuori il demone per esigere il suo bottino, lo avrebbe trovato solo, e quei due ragazzini idioti non avrebbero dovuto vederlo mentre se la faceva sotto, cercando di spiegare perché avesse soltanto tre prigionieri e non cinque.

 

L'auto svoltò all'interno del parcheggio dell'ospedale, e si fermò nei posti riservati alle forze dell'ordine, proprio vicino all'entrata. L'agente Sasaki spense il motore, e solo in quel momento sembrò riprendere un po' di colore.
“Rimani qui e cerca di riprenderti, d'accordo? Sarò di ritorno tra poco.”
Il ragazzo annuì, visibilmente imbarazzato, e Nishimura attraversò la grande porta a vetri e cominciò a camminare a passo svelto lungo i corridoi. Aveva una serie di domande che si era appuntato su un foglietto, da fare a Mouri e magari anche al suo amico, se finalmente avesse ripreso conoscenza.
Eppure non riusciva a rimanere concentrato su quello di cui avrebbe voluto parlare. Continuava a ripensare a quella strana tigre bianca che era spuntata fuori all'improvviso, e che per poco non li aveva fatti schiantare giù dalla sopraelevata. Che cos'era, esattamente? Una specie di tigre albina?
Lui non era proprio un tipo da documentari naturalistici, eppure aveva l'impressione di aver già visto un animale come quello.
Era una strana sensazione di Deja-vù. Nonostante i suoi propositi di far presto, non potè fare a meno di fermarsi nel mezzo di un corridoio. Aveva questa immagine che non riusciva afferrare, qualcosa che aveva visto tantissimo tempo prima, probabilmente in televisione. Chiuse gli occhi e si strinse la radice del naso, cercando di concentrarsi.
“Ma certo!” Esclamò, estraendo subito dopo il cellulare.
La voce del vice ispettore Fujita era sorpresa, ma non seccata.
“Nishimura, mi hai chiamato venti minuti fa, abbi un po' di pazienza!”
“Non si tratta di Kimura. Potresti interrompere un attimo e fare un'altra ricerca per me?”
“Certo, dimmi. E' successo qualcosa?”
“Ti racconterò per bene più tardi. Ora dovresti accedere agli archivi video.”
“Ok, dimmi cosa cerchiamo.”
“Si tratta del disastro di Shinjuku. Vorrei vedere le riprese trasmesse dai telegiornali il primo giorno.”
“Shinjuku? Ma è roba di venticinque anni fa! Sicuro che abbia a che fare con la nostra indagine?”
“Sì e no. Diciamo che è un dubbio che mi devo togliere.”
“Ok, sarà fatto. Però adesso posso accedere solo ai titoli del materiale. E' tutta roba su VHS, e fino a domattina quel tipo di archivi è chiuso.”
“Aspetterò. Grazie ancora, Fujita.”
Nishimura rimase ancora fermo a pensare. In realtà non c'era nulla, a rigor di logica, che collegasse quella tigre al caso del rapimento. Eppure aveva questa sorta di istinto che gli diceva che doveva rivedere quel video.
Lo ricordava piuttosto bene, adesso. All'epoca lui aveva una decina d'anni. Stava guardando i cartoni animati, quando le trasmissioni erano state interrotte per una edizione straordinaria dei notiziari.
Sua madre era corsa a vedere, poi l'aveva mandato in camera a giocare, perchè non si spaventasse.
Ma lui aveva fatto in tempo a vedere, subito prima delle varie immagini di elicotteri che volavano in un cielo inspiegabilmente nero, la ripresa di una tigre bianca che si aggirava per le strade di Shinjuku, insieme ad un ragazzo.

 

Ryo strinse gli occhi un paio di volte, poi finalmente riuscì a mettere a fuoco quello che aveva attorno. Di fronte a lui, Touma gli sorrise, rassicurante.
“Come stai?”
“Bene. - Cercò di muoversi, e la sua impressione si incupì quando si accorse dei lacci. - Starò meglio quando mi sarò liberato.”
“Per quello dovremo aspettare, temo. Le yoroi non rispondono.”
“Che cosa...”
Ryo rimase con la frase a metà, perché in quell'istante la porta metallica del capannone si aprì, andando a sbattere violentemente contro il muro. Si voltarono in quella direzione, e videro il ragazzo dal ciuffo giallo-verde che entrava, gesticolando e parlando ad alta voce.

 

“Adesso fermati e comincia a farti capire, imbecille! - Ringhiò Omezo. - Cosa cavolo ti sei calato stavolta, Dayu?! Chi è che ha sparato?”
“Iwao! Ci avevano visti, ci inseguivano... E Iwao ha sparato al cinese! Gli ha bucato la pancia, l'ha ammazzato!”
“Al... cinese? Avete sparato a Rei Fan?! Ma quanto riuscite ad essere... - Si passò una mano sul volto, con rabbia. - Dov'è Iwao?”
“Non lo so. - Dayu era passato dall'urlare al piagnucolare, totalmente in preda alle pasticche. - Ha detto che se ne andava. C'è tanta polizia, Omezo. E' un casino.”
Omezo strinse i pugni. Era arrabbiato con sé stesso per essersi fidato di due decerebrati come Dayu e Iwao. Era arrabbiato con la sua solita sfortuna, che lo costringeva a circondarsi di gente inutile come quella. Ed era arrabbiato con tutto l'universo, ma soprattutto se la faceva sotto all'idea di come avrebbe potuto fare a dire al demone che – non solo non aveva trovato gli altri due che doveva catturare – ma addirittura ne aveva fatto fuori uno per sbaglio.
“Sparisci. Vattene da qui, e non tornarci, hai capito?”
“Ma... Ma Omezo, dove vado? Non ho... non ho nemmeno i soldi per...”
“Sparisci! - Omezo aveva estratto la pistola e gliela puntava contro. - Se tra cinque secondi non sei fuori di qui, ti faccio un buco in fronte, hai capito?!”
Dayu fece per aprire bocca di nuovo, poi si pentì. Fece un passo indietro, e alla cieca cercò la maniglia della porta di metallo, ma non riuscì più a muoversi. Nessuno ci riuscì, perché all'improvviso il pavimento del capannone cominciò a tremare. I vetri delle altre finestre a nastro tintinnavano come campanelli, e da terra emerse una figura enorme, che saliva lungo le parti e si incurvava attorno al soffitto, gorgogliando come acqua intrappolata in un condotto troppo stretto.
Gettò uno sguardo a loro due, poi lentamente si volse avvitandosi su sé stessa, e posò lo sguardo sulle tre figure che erano stese a terra dall'altra parte del capannone.

 

NOTA: Non ho la più pallida idea se a Tokyo ci siano tratti di strada sopraelevata, né se ci sia un Interporto Scambiatore. Men che meno se negli ospedali abbiano parcheggi riservati alla polizia.
Abbiate pazienza, ho piegato la realtà alle mie esigenze narrative. Se ho tirato fuori qualcosa di troppo fasullo, sono in ascolto per eventuali rettifiche...^__^
Nel frattempo, dopo diversi capitoli di passaggio, finalmente rientriamo nell'azione e cominciano a venir fuori un po' di spiegazioni. Stavolta avevo il capitolo già pronto in mente da subito, e visto l'aggiornamento prima aveva tardato un po', stavolta non ho voluto farvi aspettare.
E adesso che ho messo giù questa parte di storia che mi frullava in testa da un po', finalmente posso dedicarmi alla marea di commenti che devo lasciare in giro, e sui quali sono mestamente in ritardo...-___-
A presto! ^___^

  
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