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Autore: __Sabotage    06/04/2014    1 recensioni
“Non mi serve convincerti perché sai che sto dicendo la verità. Certo, sei testarda, hai delle idee folli e spesso sei una maniaca del controllo però faresti di tutto per le persone a cui tieni e ti meriti qualcuno che ti ami allo stesso modo.”
Un mese dopo la partenza di Joel, Zoe si sente distrutta ma ci penseranno i suoi amici a tirarla su di morale, uno in particolare che le ricorderà che la vita è imprevedibile e spesso non tutto il male viene per nuocere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Wade, cosa ci fai qui?” Chiese Zoe curiosa sedendosi accanto a lui. Prima non l’aveva notato ma appena il ragazzo alzò lo sguardo per risponderle, vide i segni dell’alcool sul suo viso e nei suoi occhi.
“Scusa se ti disturbo Doc, ma avrei bisogno di qualche punto.” Biascicò, aprendosi la giacca di jeans e mostrando una ferita sul fianco destro.
“Oddio, come hai fatto? Aspettami qui.” Chiese spaventata, per poi correre in casa a prendere la valigetta. Cosa stava succedendo a Bluebell? Ultimamente aveva più pazienti di sera che di giorno.
“E’ una lunga storia.” Replicò con un sorriso amaro.
“Hai le chiavi della macchina?” Wade gliele fece dondolare davanti al naso e poi le ritrasse verso di sé.
“Puoi rimanere a sanguinare sul mio portico, se vuoi.” Disse Zoe seccata, incrociando le braccia.
“Solo per questa volta.” Sorrise prima di consegnargliele definitivamente. La dottoressa scosse la testa, era sempre il solito.
Una volta arrivata in clinica, lo fece sdraiare sul lettino mentre con mano esperta gli disinfettava e ricuciva la ferita.
“Tutto questo ha per caso qualcosa a che fare col fatto che sei ubriaco?” Domandò, continuando il suo lavoro.
“Forse.”
“E si può sapere perché ti sei ridotto in questo stato?”
“Potresti chiederlo a tua cugina.” Wade si lasciò scappare una risata, trovando divertentissima la sua battuta.
“Cosa intendi dire?” Zoe si finse confusa. In realtà, immaginava quale potesse essere il motivo ma Wade non poteva saperlo.
“Ha rotto con me. Per via di quello stupido incidente con la bici e per colpa tua. Dio, mi hai rovinato Zoe. Nessuna donna mi amerà mai perché ci sarà sempre il tuo fantasma a terrorizzarle.” Zoe sapeva che Wade era ubriaco però quelle parole la ferirono ugualmente e la fecero infuriare, cosa mai aveva fatto per far credere a sua cugina che c’era ancora qualcosa tra loro due? Era tornata da New York con un fidanzato ed era chiaro a tutti che ci stava malissimo per la sua partenza.
“Vorrei farti notare che è poco furbo dire queste cose alla donna con in mano un bisturi.” Disse, esercitando un po’ troppa pressione su di lui, infatti la sua faccia si contrasse in una smorfia di dolore. “Scusa.”
“La parte divertente di questa faccenda è che tu non hai fatto niente per farla ingelosire.” Continuò, quasi come se le avesse letto nella mente. “Ho fatto tutto da solo, come al solito. Dice che parlo troppo di te. Passo tutto il giorno con lei a tal punto da farle trascurare il figlio però quella a cui penso sei tu, secondo lei.” Rise amaramente. “Il che non è vero perché io, a dire la verità, non ti sopporto. Come potrei sopportare una persona che torna a Bluebell dopo mesi di totale silenzio sbattendomi in faccia la sua nuova relazione?” Nonostante i litri di alcool che Wade aveva nel sangue, non l’era mai parso più serio di così. E non poteva negare a sé stessa che avesse ragione, si era comportata in maniera davvero orribile con lui però poi l’avevano superata ed erano diventati amici, o almeno così credeva.
Rimase in silenzio, assorbendo tutte le cose che Wade le aveva sputato in faccia, concentrandosi solo sul suo lavoro.
Alla fine, gli applicò una benda e si stampò un sorriso professionale sul volto. “Ecco fatto, ora ti accompagno fuori.”
Quando furono in macchina Wade si avvicinò pericolosamente al suo viso e Zoe temette di svenire. Ma non stava per succedere quello che pensava lei.
“Dimmi come posso liberarmi di te.” Sussurrò con voce quasi impercettibile, facendole accapponare la pelle.
“Non lo so.” Rispose semplicemente, mettendo in moto l’auto.
 
*
“Lavon?” Wade entrò nella cucina del sindaco massaggiandosi le tempie. Nello stato in cui era ridotto, pure pronunciare il semplice nome dell’amico gli era difficile. Urgeva un rimedio e in fretta.
“Wade? Sei uno straccio.” Notò, alzando lo sguardo dalla sua ciotola di cereali. “Rimedio anti sbornia?” Domandò Lavon, ottenendo subito un consenso e una smorfia di dolore da parte dell’amico. “Tu che lavori in un bar dovresti saperlo che la mattina dopo è sempre la parte peggiore.” Scosse la testa, preparando la speciale bevanda che era come la manna degli ubriachi.
Il ragazzo rispose con un grugnito e trangugiò l’intruglio tutto d’un sorso.
“Lavon, chiudi quella bocca.” Wade odiava i “te l’avevo detto”, se li sorbiva da una vita e ne aveva abbastanza.
Il sindaco ridacchiò e poi aggiunse “Allora, vuoi dirmi cosa ti è successo ieri sera?”
“Vivian ha rotto con me.” Disse molto semplicemente, lasciando l’amico sconvolto.
“Cavolo, mi dispiace.”
“E questa non è la parte peggiore.” Rispose, lasciando Lavon confuso. “Stamattina mi sono svegliato e mi sono accorto di avere dei punti sulla mia pelle.”
“Oh no.” Replicò Lavon, immaginando già cosa fosse successo.
“Oh sì, ero con Zoe e non mi ricordo assolutamente nulla della notte scorsa.”
“Oh no. No, no, no. Amico, non sarai mica andato a letto con Zoe Hart?” Indagò Lavon, alzando un sopracciglio.
“No!” Esclamò Wade scandalizzato. “Non credo! Cioè lei era sobria… io non lo so, okay? Ed è terrificante!”
“Okay niente panico. Che ne dici se proviamo a ricostruire ieri sera? Magari ti riaffiora qualche ricordo…” Propose Lavon.
“Non è proprio il tipo di sera che vorrei ricordare.” Affermò, piegando la testa da un lato.
“Wade…”
“Okay, okay. Allora ricordo di aver parlato co-“
“Lavon!” Zoe entrò come un tornado, noncurante di ciò che stava succedendo. I suoi problemi erano decisamente più importanti.
“Non si usa più bussare da queste parti?!” Domandò retoricamente Lavon infastidito.
“Dopo avermi aiutata potrai scrivere un libro sulle buone materie, ora devi ascoltarmi.” Disse Zoe decisa, poggiando le mani sulle spalle del sindaco.
“Ehm, veramente io e Lavon stavamo avendo una conversazione.” Intervenne Wade, cercando di richiamare l’attenzione dell’amico.
“Davvero Wade, davvero?” Zoe lo fulminò, per poi rivolgere a Lavon il suo migliore sguardo da cucciolo.
“No, Lavon Hayes non può essere messo sotto pressione dai suoi migliori amici, non fatemi scegliere chi aiutare perché potrei prendere la decisione di finire la mia colazione in pace.” Disse con lo sguardo corrucciato.
“Posso aiutarti io con qualsiasi problema abbia Wade. E’ un idiota, lascialo perdere.” Sillabò le ultime parole, incrociando le braccia.
“Beh su questo non posso darti torto…”
“Ehi!” Si ribellò il ragazzo.
“Okay, okay. Allora, Wade non si ricorda nulla di ieri sera, potresti dirgli cos’è successo e trascurare eventuali particolari vietati ai minori così poi possiamo passare al tuo problema?” Propose il sindaco.
“Particolari…? Con chi credi di parlare, Lavon!” Esclamò indignata la dottoressa. “Ieri sera il tuo caro amico è venuto da me ubriaco e ferito e io ho dovuto applicargli i punti mentre venivo insultata. Scusa se non sono la sua più grande fan al momento.” Disse sospirando. Tralasciò il fatto che parte degli insulti se li era meritati perché era troppo arrabbiata e di fretta per poter affrontare tutto quello. Si promise di dirgli tutto dopo.
“Hey Zoe, mi dispiace…” Non sapeva cosa le aveva detto però si sentiva comunque in colpa e scusarsi era il minimo che potesse fare.
“Tempo scaduto.” Disse secca. “Lavon?” Guardò l’amico speranzosa, il quale alla fine cedette e l’ascoltò.
“Tra quanto arriva Joel?!” Ripeté, sperando di aver capito male.
“E’ appena atterrato a Mobile. Ma sai com’è, magari ci mette molto a ritirare la valigia…” Affermò, speranzosa.
“Mobile è a quaranta minuti da qui!” Replicò Lavon stizzito.
“E magari non trova un taxi…”
“Zoe! Come possiamo preparare una grande festa in quaranta minuti?” Cercò di far ragionare l’amica che sembrava aver perso il senso della realtà.
“Lavon, si tratta del mio fidanzato. Che vive a Los Angeles. Che non vedo da due settimane. Non dico di stendergli davanti un tappeto rosso, anche se sarebbe una bella idea, ma di organizzare qualcosa di intimo, per farlo sentire bentornato. Per favore?” Chiese supplicandolo. Si rendeva conto che gli stava chiedendo l’impossibile però non l’avrebbe fatto se non credeva che fosse davvero importante.
“Okay, allora cosa devo fare?” Cedette Lavon, non riusciva a resistere a quel faccino adorabile che sfoggiava ogni volta che le serviva qualcosa.
Dopo una buona mezz’ora di ordini e di urla, Zoe sentì il suono dei freni di un auto stridere appena fuori casa del sindaco. Questo poteva significare una sola cosa, Joel era arrivato e lei non aveva ancora finito di preparare la sua festa a sorpresa.
“A.B. vai a distrarlo!” Esclamò la dottoressa in preda al panico.
“Io? E cosa dovrei dirgli?” Domandò Annabeth, sentendosi chiamata in causa.
“Non lo so, parla del tempo, di quello che vuoi, va’ per favore!” La pregò Zoe, mentre cercava di finire in tutta fretta gli ultimi preparativi.
“Mi devi un grande favore, amica.” Esclamò A.B. puntandole un dito contro prima di uscire dalla cucina di Lavon.
“Joel!” Esclamò Annabeth, fingendosi sorpresa di vederlo e andandogli incontro.
“A.B., ciao! Sai dov’è Zoe? Ho provato a bussare a casa sua ma non risponde nessuno…” Domandò dubbioso.
“Sai com’è Zoe, sempre indaffarata..” Rispose ridacchiando. “Ma piuttosto raccontami un po’, com’è Los Angeles? Le grandi città non ti spaventano?” Chiese, cercando di distrarlo.
“Ehm, in realtà vivevo in una grande città. New York, ricordi?” Disse confuso, corrugando le sopracciglia.
“Giusto, giusto… E il volo com’è stato?” Annabeth mimetizzò il tutto con una risata.
“Avevo accanto un signore anziano che continuava a tossire quindi spero di non essermi preso qualche malanno proprio ora…” Raccontò Joel leggermente preoccupato.
“Sai cosa, non si è mai troppo prudenti oggigiorno, dovresti farti vedere dal dottor Breeland!” Esclamò come se le fosse venuto un colpo di genio, trascinando via il ragazzo.
“Che ne dici se mi aiutassi a trovare Zoe? Anche lei è un dottore quindi risolverei il problema.” Rispose ridendo guardando stranito A.B., avviandosi verso la casa del sindaco.
“Joel! Devi aiutarmi con una cosa!” Urlò quasi, fiutando il pericolo.
“Oddio Annabeth, che c’è?” Domandò Joel preoccupato dal suo tono di voce.
“Si tratta di Crickett. E di Stanley. Stanno divorziando.” Inventò al momento, non sapendo come trattenerlo.
 “Oh mi dispiace. Cantavano sempre le sigle degli show insieme.” Ricordò Joel, non molto piacevolmente. “Cos’è successo?”
“Beh… un giorno hanno cantato sigle di show rivali e così hanno avuto un’accesa discussione e hanno deciso di separarsi. Ma so che non è quello che vogliono e quindi devi aiutarmi a rimetterli insieme.” Si morse la lingua per la stupidaggine che aveva detto, non era mai stata molto brava a mentire.
“Oh, okay. Ti aiuterò, ma ora devo assolutamente cercare Zoe. Chiederò a Lavon.” Fece un passo verso casa, domandandosi perché Annabeth si stesse comportando in un modo così strano.
“No Joel!” Non sapendo più cosa inventarsi, gli fece uno sgambetto e fece cadere il ragazzo con la faccia a terra.
“Annabeth, cosa c’è che non va in te oggi?” Domandò Joel arrabbiato, tirandosi su in piedi. Nel frattempo, Zoe e Lavon si precipitarono fuori a vedere cosa stesse succedendo. La dottoressa si affrettò ad aiutare il fidanzato mentre il sindaco non riuscì a trattenere una risata.
“A.B. ti sembrava il caso?!” Domandò Zoe, alzando un sopracciglio.
“Non urlare con me, Zoe!” Rispose indignata, allontanandosi dal gruppo, subito dopo seguita da Lavon che non riusciva a rimanere serio in quella situazione.
“Mi spieghi che sta succedendo?” Domandò stanco Joel.
“Okay… volevo prepararti una festa a sorpresa ma poi tu hai sorpreso me ed evidentemente A.B. ha sorpreso tutti.” Spiegò con una risatina triste, entrando in casa di Lavon. “E ora abbiamo uno striscione appeso a metà e la torta ancora in forno, mi dispiace.” Sospirò Zoe.
“Per fortuna che lo champagne non ha bisogno di tante preparazioni.” Disse Joel stappandolo e versandone il contenuto in due bicchieri, strappando un sorriso alla fidanzata.
“Zoe, c’è una cosa di cui vorrei parlarti.” Joel strinse le mani della ragazza e si fece più serio.
 
*
“Wade.” Vivian sospirò, trovandosi il ragazzo sulla porta di casa. Sapeva che non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente e questo le rendeva ancora più arduo il compito di tenerlo lontano.
“Possiamo parlare?” Domandò, deciso a non essere liquidato con tanta facilità.
“Non è proprio un buon momento…”
“Non ci vorrà molto. Voglio sapere la vera ragione per cui non possiamo più stare insieme.”
“Te l’ho detto, al momento mio figlio viene prima di tutto..” Ripeté stanca Vivian.
“Anche in questi quattro mesi c’era tuo figlio e io ho sinceramente fatto di tutto per poterlo far sentire a suo agio. Non può essere lui il vero motivo e nemmeno Zoe.”
“Wade, per favore…” Sapeva che Wade si meritava una spiegazione, era solo che era tutto molto doloroso per lei.
“E’ Charles, non è vero? Sei ancora innamorata di lui…”
“E’ il padre di Harley…” Disse, come quello potesse spiegare tutto.
“Posso sopportare la verità, so di non poter competere con lui.”
“E’ più complicato di così, Wade. Charles ha lasciato quell’orribile lavoro e ne ha trovato uno più onesto a Mobile. Lavorerà cinque giorni a settimana così il weekend lo può passare con me e Harley. Da quando lo conosco, il lavoro è sempre stato la sua vita e ora ha cambiato ciò che ha sempre significato di più per lui per la sua famiglia. Sta cercando di dare il meglio di sé, io non posso fare finta di niente soprattutto perché c’è mio figlio di mezzo.” Vivian aveva gli occhi lucidi mentre cercava di spiegare ciò che pure lei faticava a capire.
“Quindi vi trasferirete tutti a Mobile?” Disse infine amareggiato.
Vivian annuì. “Mi dispiace.” Wade sollevò le spalle e se ne andò, sconfitto ma almeno consapevole del fatto che questa volta non era stato lui a rovinare tutto con le sue mani.
 
*
Zoe aveva un grande piano e così tante aspettative ma ovviamente non potevano rispecchiare la realtà. Non era nemmeno riuscita a restituirgli il suo inalatore. Joel non era venuto a Bluebell per riprenderselo, né tanto meno per vederla. Era tornato per chiudere la loro relazione.
Ogni volta Zoe si domandava cosa avesse che non andava. Perché era sempre lei a finire con il cuore infranto? Joel era convinto di fare la cosa giusta, lasciarla libera e non incatenata a un uomo che non sarebbe tornato tanto presto e con il senno di poi era davvero una cosa nobile da fare. Allora perché lei la percepiva come un errore? Non poteva più farci niente ormai, il messaggio le era arrivato forte e chiaro, doveva andare avanti con la sua vita.
Mentre beveva un bicchiere dello champagne rimanente seduta sotto il portico della sua casa, alzò lo sguardo e notò che anche Wade, dall’altra parte del lago, stava facendo lo stesso.
Si scambiarono un sorriso e Zoe si ricordò di dovergli ancora spiegare tutto e magari allegarci delle scuse, dato che era stata un po’ troppo dura con lui. In fondo, non erano poi così diversi.

juls.
Terzo capitolo a voi! Mi dispiace non averlo potuto pubblicare prima ma ora che sono in periodo esami, credo che cinque giorni sarà il minimo di attesa che potrò infliggervi xD credo che studiare ritirarmi dall'uni sia la giusta decisione u.u
Scherzi a parte, vi ringrazio come al solito per il vostro affetto, significa davvero tanto per me.
Vi invito ad ascoltare questa bellissima canzone che probabilmente conoscete già perchè fa da sottofondo al primo incontro tra Wade e Zoe nella 3x01 di Hart of Dixie e che da il nome alla mia FF. Si chiama Fight di Lee Dewyze ( https://www.youtube.com/watch?v=HFPIzdKq3go ) e niente ci tenevo solo a farvi sapere che mi ha ispirata XD
Un bacio, alla prossima!
   
 
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